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Pubblicato Lunedì, 12 Novembre 2007 22:40
Tanta carne al fuoco, forse troppa. La caratteristica della guida di
Paolo Massobrio, protagonista di una gustosa
presentazione a Milano, non è certo (ci si passi il gioco di parole) la sobrietà: quasi
1100 le pagine del Golosario 2008, pubblicato da
Comunica Edizioni al prezzo di
23,50 euro, per un campionario pressochè infinito di tutto lo scibile italico in materia di ghiottonerie, ristorazione, enologia e insomma, come dice il sottotitolo, “cose buone”. Se c’è un difetto nel mastodontico manuale è proprio l’ansia di
stipare troppe “cose” in una sola opera, che determina anche il peso e la scarsa maneggevolezza del volume: per il resto siamo di fronte a un ammirevole, e immaginiamo anche estenuante, lavoro di compilazione che può costituire un’utilissima guida per il viaggiatore curioso e goloso.
La parte più originale e interessante della guida è senza dubbio la prima, quella che raccoglie “
I produttori di cose buone”, ovvero
aziende agricole e artigiani, divisi per regione, impegnati nella fabbricazione e nella vendita di specialità gastronomiche. La consultazione non è esattamente automatica (gli esercizi sono disposti secondo l’ordine alfabetico delle città in cui hanno sede) ma è facilitata dalle “icone” che identificano di volta in volta la tipologia di prodotto. Simpatica anche l’idea di far intervenire un
VIP per ogni regione trattata, anche se la scelta di Valeria Marini per la Sardegna ci pare francamente discutibile!
Interessante anche la seconda sezione “
I luoghi del gusto” in cui sono elencate, località per località, tutte le
botteghe e le
rivendite di prodotti tipici e specialità gastronomiche. Anche qui, per la verità, la tendenza sembra più a “mettere” che a “togliere”: un po’ di selezione in più non guasterebbe, di certo, anche se si avverte chiaramente che per i curatori ogni esclusione è una sofferenza (e non possiamo dar loro torto).
Completano la guida “
I vini d’Italia” e “
I 320 ristoranti di Papillon”, rassegne delle migliori cantine e delle migliori tavole accompagnate da una breve recensione: sezioni interessanti che però restano a metà del guado, non abbastanza approfondite per essere vere e proprie guide e non abbastanza snelle per una consultazione rapida.
Questo Golosario, insomma, tiene fede al suo nome e sfiora addirittura il peccato di
ingordigia: nulla di male, s’intende, anche perché l’idea di raggruppare in un’unica guida tutte le
informazioni indispensabili per il viaggiatore-gourmet è meritevole e degna di fiducia. Servirebbe soltanto un po’ di
labor limae per rendere il tutto meno enciclopedico e più accessibile.