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Il Terroir corre sul vino

Pubblicato Martedì, 08 Giugno 2010 13:32
Ci sono momenti in cui il settore del vino sembra un mondo ideale, pieno di delizie, a misura d'uomo e in cui tutti si vogliono bene. Di solito quei momenti arrivano alla fine delle degustazioni, quando l'alcool pervade ormai irrimediabilmente i corpi e gli spiriti: a Terroir Vino, invece, succede all'inizio, ed è già un piccolo miracolo. Il motivo forse è che nel "giro" della manifestazione, ideata dai creatori del fortunatissimo magazine on line Tigulliovino.it, si conoscono davvero un po' tutti: e questo non è necessariamente un fattore positivo ma, finché non degenera in bieco corporativismo, porta con sé disponibilità verso i visitatori, atmosfera di convivialità, persino apertura mentale. Poi, certo, c'è il fatto che l'evento si svolge di lunedì, in orario e luogo (il suggestivo Porto Antico di Genova) non esattamente alla portata delle masse, e quindi può contare su una frequentazione ridotta e selezionata; così come selezionati, punto importantissimo, sono i vini presentati all'incontro, tutti valutati dai degustatori del sito prima di andare "in scena". Criteri arbitrari, si dirà, ma proprio per questo genuini: gli organizzatori non inseguono un'illusoria obiettività di giudizio, ma danno spazio e voce a un'interpretazione personale del vino. E alla fine, con i premi al miglior vino dell'evento e al migliore rapporto qualità-prezzo, ristabiliscono quel minimo di gerarchie che nelle manifestazioni vinicole non possono mai mancare. Ma un altro premio spiega forse meglio l'essenza dell'evento, ed è il riconoscimento "Una vita per il vino", attribuito "ad una persona che abbia dedicato gran parte della propria vita al vino e/o al vigneto, con particolare riferimento al lavoro investito per la salvaguardia di un Terroir".

Il nome della manifestazione non è, infatti, un vezzo né una concessione alla moda del momento, ma piuttosto la rivendicazione di un sincero legame con la terra e con la regione di provenienza: cosa che nell'enologia potrebbe apparire scontata ma non lo è affatto, come abbiamo avuto modo di constatare noi stessi più volte, per esempio nel corso dell'ultima edizione di Cantine Aperte. Attenzione, però: l'attaccamento alla tradizione non va confuso con la mentalità retrograda o il rifiuto della modernità. Terroir Vino, non a caso, è anche l'evento "2.0" per eccellenza: da questo gruppo di vignaioli e di appassionati sono nate le più fortunate iniziative on line degli ultimi mesi, tra le quali citiamo le ormai celebri Twittingcantine. Per chiamarle con il loro nome: operazioni di marketing, e non è certo una parolaccia quando si abbina alla qualità della produzione e all'amore per il proprio lavoro.
Siamo certamente andati oltre con i ragionamenti sui massimi sistemi enologici. Quello che resta, per "asciugare" un po' il discorso, è una manifestazione ben riuscita, né troppo ridotta né troppo dispersiva, le cui dimensioni consentono anche di vendere sul posto gran parte dei vini presentati alla rassegna, a prezzi assolutamente concorrenziali. Divertente anche l'iniziativa del Baratto Wine Day: ogni visitatore può depositare le bottiglie della propria cantina e scambiate con quelle portate "alla cieca" dagli altri...
Giusto per non essere troppo stucchevoli, muoviamo un paio di appunti in conclusione: in primis, il vino alla lunga mette un po' di appetito e i pur meritevoli spuntini serviti dagli steward sono decisamente insufficienti a calmarlo. Per la prossima edizione proponiamo un servizio di catering più corposo (anche a pagamento) per non costringere i visitatori a sfamarsi con assaggini di pesto e formaggio proposti dai pochi stand gastronomici. Infine, è inammissibile che una manifestazione così votata alle nuove tecnologie non metta a disposizione di operatori una connessione Internet libera o, perlomeno, una password per navigare: quale vero "nerd" del vino resisterebbe alla possibilità di postare in tempo reale le sue impressioni sull'ultimo Pigato degustato?
Chiudiamo, come sempre, con una carrellata di discutibilissimi giudizi sui vini provati a Genova.

Cave du Vin Blanc de Morgex et de la Salle - Morgex (AO): Inutile negarlo, il Chaude Lune rimane una punta di eccellenza insuperabile: peccato che non lo si trovi in giro... Ma nella produzione del consorzio c'è ben altro: dai vitigni più alti d'Europa arrivano i bianchi Rayon e La Piagne e lo spumante Extreme. E poi a sorpresa arriva una novità, il rosso Enfer: sembra che venga da due anni in barrique, invece è vendemmiato nel 2009...

Le Rocche del Gatto - Bastia d'Albenga (SV): "Il Vermentino è un grande solista, il Pigato un'orchestra": parole indimenticabili dal creatore di vini bianchi liguri che fanno dell'originalità un punto d'onore, tanto da finire talvolta fuori dai disciplinari. A Terroir Vino l'azienda era presente con tre verticali: costante l'evoluzione del Vermentino, spettacolare quella del Pigato che nell'annata 2004 diventa quasi un vino da meditazione. E poi c'è il soprendente Spigau, una selezione di uve Pigato che risale addirittura al 2000 senza perdere profumi e intensità.

Tenuta Sette Ponti - Castiglion Fibocchi (AR): Forse, ma togliamo pure il forse, i migliori rossi assaggiati a Genova. Almeno tre i prodotti da citare: il profumatissimo Oreno, frutto di un blend tra Merlot, Cabernet Sauvignon e Sangiovese; l'elegante e deciso Crognolo (Sangiovese+Merlot); ma soprattutto il fantastico Bolgheri della tenuta Orma, non a caso incastonata fra due gioielli come Ornellaia e Sassicaia.

Carbone - Melfi (PZ): Si parte con il Fiano Bianco della Basilicata, poi è un crescendo di Aglianico del Vulture: dalla versione base Terra dei Fuochi al ricchissimo 400 Some, fino al più robusto Stupor Mundi.

Cascina Tollu - Rocca Grimalda (AT): Negli ultimi mesi l'azienda di Tomaso Armento si è data freneticamente da fare per creare (con altri imprenditori del settore) il nuovo marchio Forti del Vento, e l'impresa si può dire perfettamente riuscita. Al rosso base AltoFhrà - che attenua con un blend l'acidità naturale del Dolcetto della zona - si affiancano due vini dotati di decisa personalità come il Dolcetto Ottotori e il Barbera Superiore Podej. Anche se il prodotto più originale resta sempre quello dell'azienda madre, il fantasioso Bianco di Tollu.

La Mesma - Gavi (AL): Gli investimenti milionari fatti da alcune cantine rivali non bastano a competere con questa piccola ma splendida realtà enologica, interamente gestita da tre sorelle. Quasi perfetti per freschezza e profumi sia il Gavi Etichetta Gialla, sia la Docg Etichetta Nera.

Cascina I Carpini - Pozzol Groppo (AL): Paolo Carlo Ghislandi continua con profitto l'eterna battaglia a sostegno dell'acidità dei suoi Barbera. A parte il bianco Colli Tortonesi Rugiada del Mattino, il resto è un continuo crescendo: dal Sette Zolle affinato in solo acciaio al Falò d'Ottobre (8 mesi in botti di rovere), fino al "bruciante" Bruma d'Autunno. Non per tutti i palati, ma crediamo che sia un complimento.

Bele Casel - Caerano San Marco (TV): Possiamo ormai aggiungere ben poco a quanto già detto sull'azienda di Luca Ferraro, tappa ormai fissa in ogni manifestazione vinicola. Rispetto a qualche mese fa il surlie Prosecco Colfondo è ulteriormente maturato, e i risultati ottenuti sul mercato lo confermano. Sempre eccellente, grazie alla sua dolcezza non invasiva, anche l'Extra Dry.

Terre Contese - Terra del Sole (FC): Azienda di freschissimi natali che ha già dato vita a due prodotti interessanti: originale il Dogana 21, Forlì IGT da un mix di Alicante, Syrah e Merlot, ma il più convincente è senza dubbio il Sangiovese Superiore in purezza, con un retrogusto amaro che colpisce. Aspettiamo al varco il Passito!

Le Barbaterre - Quattro Castella (RE): Solo vini da agricoltura biologica per questa azienda emiliana. Non mancano Lambrusco, Cabernet Sauvignon e Marzemino, ma a incuriosire di più sono il Brut millesimato L'Orlando e il Pinot Nero Rosé Angelica.

Poggio Argentiera - Grosseto (GR): Della produzione dell'azienda restano nella memoria soprattutto i due rossi di punta: il Morellino di Scansano Capatosta, spettacolare per potenza e acidità, e il raro Finisterre, un Maremma IGT affinato in barrique. Da non sottovalutare però i bianchi, tra cui spicca l'originale Ansonica Bucce, fermentato (appunto) sulle bucce per 5-6 giorni.

Fattoria Lavacchio - Pontassieve (FI): Difficile scegliere tra olio e vino della fattoria, entrambi ricercati e di qualità. I rossi sono naturalmente il fiore all'occhiello: ottimo il Chianti Rufina Cedro, soprattutto nella versione Riserva (da una vigna di oltre 40 anni), anche se l'IGT Fontegalli sbaraglia la concorrenza grazie anche ai suoi 18 mesi in barrique.

Tenuta Anfosso - Soldano (IM): Tre diverse varietà di Rossese di Dolceacqua da vigneti che godono di terreni ed esposizioni molto variabili. La versione base è già molto meritevole, il Superiore Poggio Pini più corposo, ma il migliore equilibrio tra robustezza e profumo è forse quello del Luvaira.

Cascina Sarìa - Neive (CN): Al confine con la provincia di Asti una cantina dalla produzione basata essenzialmente su Barbera e Nebbiolo. Ottimo per rapporto qualità-prezzo il Langhe Nebbiolo, decisamente più ricco e strutturato il Barbaresco.

Kobler - Magrè sulla Strada del Vino (BZ): Interessante azienda altoatesina che può contare su diversi piccoli appezzamenti di terreno e quindi su una produzione abbastanza diversificata. Lo Chardonnay Ogeaner è talmente richiesto che Armin Kobler ha già dovuto imbottigliare quello vendemmiato nel 2009; ottimo anche il Gewurztraminer Feld. Ancora da affinare invece il Pint Grigio (Grauer Burgunder). Completano la produzione il Merlot rosé Kotzner e il Merlot Riserva Klausner.

Rossi - Genova (GE): C'entra poco col vino ma è forse il pesto in vasetto migliore mai assaggiato (da noi). E i prezzi sono assolutamente concorrenziali.

Fattorie Fiandino - Villafalletto (CN): Anche qui niente vino ma tantissimi formaggi basati sull'originale metodo Kinara (caglio vegetale da fiori spontanei). Emergono la Toma del Frà, il formaggio alla birra Frumage Baladin e il Gran Kinara, una sorta di grana tutto piemontese.