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Quattro amici in cantina

Amicizia, s.f.: reciproco affetto tra due o più persone, generato da affinità spirituali e da stima. Se si tiene presente questa definizione (tratta dal dizionario Hoepli) si può ben dire che quello di Terroir Vino è davvero un gran bel gruppo di amici: non nel senso della confidenza personale, che pure esiste tra molti di loro, ma in quello della sincera e spontanea convergenza di interessi, di idee, di ispirazioni, naturalmente in gran parte legate al vino e a tutto ciò che gli ruota intorno. Alla fiera genovese, la cui ultima edizione si è svolta lunedì 13 giugno, è più facile vedere gli operatori allo stand accanto che non al proprio, intenti a scambiarsi pareri o improvvisare assaggi “volanti”; è facile, soprattutto, respirare un’atmosfera di convivialità e simpatia, senza nulla togliere alla sana competizione tra cantine – e, infatti, anche in occasione dell’ultimo appuntamento non sono mancati i premi riservati ai singoli produttori più meritevoli. È questo, senza dubbio, il principale punto di forza della kermesse ospitata dai Magazzini del Cotone, al porto antico di Genova. Gli altri già li conosciamo: la possibilità di acquistare i vini direttamente dal produttore e a prezzo speciale (una rarità nelle altre fiere di settore), la relativa limitazione al numero dei partecipanti, che garantisce tempi e modalità umani della visita, il fatto che dietro al “roster” definitivo delle cantine ci sia un processo di selezione attuato in base a rigidi criteri qualitativi. E mettiamoci pure la presenza di indicazioni chiare e precise sulla provenienza, il nome, l’annata e il prezzo dei vini, caratteristica davvero poco usuale per eventi di questo tipo.

D’accordo, non viviamo in un mondo perfetto e qualche piccola sbavatura organizzativa c’è; dettagli già noti, come l’assenza di un vero e proprio servizio di ristoro che vada oltre grissini e stuzzichini vari (urgerebbe qualcosa di più sostanzioso, non soltanto per tamponare l’ubriachezza degli aspiranti alcolisti, ma anche semplicemente per chi passa tutta la giornata in fiera!) e anche il prezzo un po’ troppo elevato dei parcheggi. Ma si tratta, lo abbiamo già rilevato, di piccolezze.
Importante invece sottolineare che la parola d’ordine della manifestazione è “terroir”, perché a essere premiati e messi in luce sono proprio i vini e i produttori che evidenziano un forte legame con il territorio d’origine, le sue caratteristiche e le sue tradizioni. Davvero curioso che un’idea così sia nata grazie all’esperienza di TigullioVino e poi di Vinix, cioè proprio sul web, il non luogo per eccellenza, fuori dal tempo e dallo spazio: quasi un ossimoro, tanto per citare uno dei vini che più abbiamo apprezzato alla rassegna genovese. Ma forse siamo solo noi che ragioniamo per stereotipi: dovremmo abituarci all’idea che anche un prodotto eminentemente “fisico” come il vino può circolare liberamente sotto forma di byte, e che Internet per il mondo dell’enologia rappresenta più un medium che un messaggio, con buona pace delle teorie di Marshall McLuhan. Di tutto questo, comunque, si è già discusso più approfonditamente e con ben maggiore cognizione di causa nella consueta “Vinix Unplugged Unconference” di domenica 12 giugno, seguita da una cena altrettanto leggendaria. Noi ci limitiamo al consueto lavoro oscuro e cerchiamo, per quanto possibile, di individuare i prodotti più degni di nota in cui ci siamo imbattuti nel corso della nostra breve ma intensissima carrellata.

Pietraventosa - Gioia del Colle (BA): Amanti del vino ma anche delle figure retoriche i proprietari di quest'azienda pugliese, e lo si capisce dal nome delle due bottiglie più interessanti: l'eccellente IGT Ossimoro, un riuscitissimo blend di Primitivo e Aglianico, e l'Allegoria, Primitivo in purezza di cui questo territorio rivendica con orgoglio la paternità (prima della migrazione verso il Salento). Chiude la serie il Primitivo Riserva, affinato per 18 mesi in tonneau.

But - Costigliole d'Asti (AT): Viva la semplicità. Sono gli usi e le metodologie di una volta a guidare il lavoro di questa piccola cantina di Costigliole, che ha ovviamente il suo punto di forza nel Barbera: ben riuscito quello del 2008, ma davvero sorprendente per intensità e aroma il But 2007. Attenzione però: nella produzione della cantina ci sono pure il Dolcetto Spaccavetro, tutto fuorché banale con i suoi sapori forti e taglienti, e il gradevolissimo mosto parzialmente fermentato Strameij'd Pinota.

Cascina I Carpini - Pozzol Groppo (AL): Ci vediamo costretti a citarla ancora una volta perché continua a sfornare nuove prelibatezze: ormai uno stand non basta più per contenere l'intera gamma della produzione. Gli ultimi "nati" (ma ancora in attesa di etichetta) sono un'Albarossa dai profumi esotici, un'Ancellotta da denuncia penale - se la corposità fosse un reato - e un misterioso Barbera tutto da definire.

Balbiano Melchiorre
- Andezeno (TO): Gli integralisti del Freisa di Chieri, dall'ottimo Secco Vivace al fermo Surpreisa, non hanno cambiato politica per la loro ultima creazione, il Vigna della Regina, naturalmente un Freisa derivante da un vitigno reimpiantato sui terreni un tempo appartenenti ai Savoia. Il risultato è un vino sorprendente e in continua evoluzione.


Cantina Li Seddi - Badesi (SS): Incredibile che a pochi passi dal mare sorga una cantina così prolifica: il vino di punta è il Vermentino, nelle due varianti Lagrimedda e Li Pastini (affinato anche in bottiglia). Entrambi nascono da uve cresciute su terreni sabbiosi, che li rendono freschi e aromatici. Tra i rossi si segnalano gli Isola dei Nuraghi Petra Rujae e Lu Ghiali, quest'ultimo esclusivamente da uve Cannonau.

Cantine del Notaio - Rionero in Vulture (PZ): I nomi sulle bottiglie mettono già in soggezione e trasmettono alla perfezione l'austerità e la serietà di questi vini lucani. Il che non significa mancanza di fantasia, anzi: per informazioni provare Il Preliminare, accattivante Aglianico vinificato in bianco, oppure l'aromatico rosato Il Rogito. E poi c'è il pezzo forte, ovviamente l'Aglianico del Vulture: ottimo e strutturato L'Atto.

Trequanda - Trequanda (SI): Facciamo uno strappo alla regola e parliamo prima di tutto del favoloso Olio Dop Terre di Siena, dal gusto inconfondibile e travolgente che quasi finisce per oscurare i vini; quasi, perché accanto all'ottimo Chianti Riserva Alticato fanno capolino due versioni di un vino da riscoprire come l'Orcia Rosso: il profumato Tre Calici e soprattutto il premiatissimo Invidia, invecchiato per almeno 12 mesi in barrique.

Forti del Vento - Ovada (AL): Ritroviamo questa giovanissima azienda impegnata in nuove produzioni: accanto all'Altophrà e all'eccellente Ovada Docg Ottotori, già provati lo scorso anno, ecco comparire l'Albarossa Altaguardia e soprattutto l'eccellente Monferrato Rosso Doc Ventipassi, interamente da uve Nibiö (che sarebbe il Nebbiolo, ma detto così fa meno impressione!).

Capellini
- Riomaggiore (SP): Anticamente si chiamava "Cantina der vin bun" e dovrebbe essere già una garanzia. Tutti i vini qui prodotti sono indissolubilmente legati al territorio d'origine, dal Cinque Terre al ricercatissimo Sciacchetrà; il più sorprendente e invitante è però il Vin de Gusa, maturato sulle bucce delle uve utilizzate per lo Sciacchetrà. Ovviamente nessun disciplinare lo contempla, ma questo non significa che sia meno buono...


Movia - Dobrovo (Slovenia): Per raggiungere la celebrità forse può bastare anche creare un incredibile vino arancione come il Lunar, Ribolla Gialla di impressionante raffinatezza; ma il resto della produzione dell'azienda, dal Rosé Puro allo spettacolare blend Veliko Belo, dimostra che i premi e gli elogi meritati da questa cantina non sono certo casuali.


La Basia
- Puegnago del Garda (BS): Qui siamo in un territorio a lungo inesplorato ma da riscoprire per gli amanti del vino, quello sulle rive del Garda. Il Garda Classico Superiore Martì merita sicuramente un assaggio, più del Groppello La Botte Piena; ma il prodotto migliore e più intrigante è senza dubbio il Chiaretto La Moglie Ubriaca.


Vadiaperti - Montefredane (AV): Un'occhio alla tradizione e l'altro alla qualità per questa storica azienda avellinese: non a caso è qui che è stato praticamente "riscoperto" l'IGT Coda di Volpe, da una varietà di uve in precedenza utilizzate solo per il taglio di altri vini. Ma non mancano, naturalmente, i due prodotti storici del territorio: Greco di Tufo e Fiano di Avellino, anche nelle versioni invecchiate, rispettivamente l'eccezionale Tornante e l'Aipierti.


La Cantina Levantese - Levanto (SP): Sono ovviamente i vini bianchi il punto di forza di questa cantina: vini senza fronzoli che vanno dritti all'obiettivo, come il semplice Colline di Levanto Bianco o il più strutturato Costa di Montaretto. I migliori sono però il Costa di Brazzo, da uve Vermentino, e il Costa di Framura, affinato in barrique.

Colonnara - Cupramontana (AN): Tutti i prodotti storici delle Marche e anche di più. Inizialmente specializzata nel Verdicchio dei Castelli di Jesi, la cantina ha pian piano esteso il suo territorio di riferimento fino a includere anche la produzione del freschissimo Offida Passerina e dell'Offida Pecorino, coltivati nella parte meridionale della regione..

Menti - Gambellara (VI): Ovviamente si parla di Gambellara, e non potrebbe essere altrimenti: dal fresco Paiele all'invecchiato Monte del Cuca, anche se il migliore è senza dubbio il delicatissimo Riva Arsiglia. Da provare poi il Durello Spumante Omomorto e anche il dolce Recioto Albina.

Arcipelago Muratori - Adro (BS): Quando si dice il "multitasking". Qui siamo a livelli da scatenare i no global, con quattro diverse tenute in altrettanti territori diversissimi tra loro: Ischia, il Sannio, la Franciacorta e la Maremma. Dalla sterminata produzione emerge il Val Di Cornia Suvereto Rumpotino, invecchiato nell'originale "barricoccio", un contenitore di terracotta delle dimensioni di una barrique.

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