Stampa

Un giorno di ordinaria follia

Arrivo a casa, mi tolgo le scarpe e mi rinfresco la faccia pensando che anche questa volta ce l’abbiamo fatta.
Torno in camera e inizio a mandare i messaggi di rito: “Bella Ale sei arrivato a casa sano e salvo?”, “Uge tutto ok?”, “Lorenz il tuo collega sta bene?”.
Il primo titolo che mi viene in mente per queste scene è “Cronaca di una morte annunciata” anche se un altro, ovvero “Vedi Gusto e poi muori” non ci sta proprio male.

E’ la sera del giorno del pranzo da Gusto e queste domande sono ormai un'abitudine della serata.
Iniziano ad arrivare le prime risposte: “Tutto ok, sto vedendo la partita con Anto” – ovviamente nessun dubbio che il Navigatore Capo sia in perfetta forma; “Mi sono perso a Milano ma ora sono arrivato a Motta” – azz… almeno è arrivato a casa. Ale lo vedo il lunedì seguente al lavoro, un bozzo in testa che suggella la perfetta riuscita della giornata enogastronomica in montagna nonché le sue ripetute perdite di equilibrio.
Lorenz, ovvero il Mastro Coppiere, non risponde. Attendo, ma niente. Alla fine la risposta: “Tutto bene Andre, mi sono addormentato. Il mio collega credo sia vivo”.
Tutto a posto. Un’altra missione compiuta alla grande. Vi chiederete cosa sia successo quel fatidico sabato 07 ottobre 2006. Ecco la realtà, nuda e cruda.

Considerato il numero dei partecipanti e anticipando i problemi logistici che dovremo superare abbiamo fissato il ritrovo alla rotonda di Saronno e partenza alle 10.00 puntuali. Ovviamente siamo partiti alle 11 per arrivare da Gusto alle 12.45, dopo aver perso, trovato, riperso e ritrovato la maggior parte della truppa tra Saronno e Como.
Nonostante questo eccoci arrivati al ristorante tanto amato immerso nel verde tra i monti di Gottro, comune di Carlazzo.

Tempo infame, ovviamente, ma questa volta non si preannuncia nessuna camminata e, quindi, nessuna rinuncia anzi il tempo incute ancora più paura alla buona Giulia che dovrà sopportare tutta la combriccola per un tempo più lungo.
Dopo i saluti di rito e nonostante manchi ancora qualcuno (noi avremo sbagliato orari ma c’è chi ha fatto molto peggio di noi) si aprono le danze: affettati a fiumi, polenta e cotechino, vino su vino, GT su GT.
Dopo l’antipasto qualcuno già accusa il colpo e cerca di sfuggire all’impeto dei più esperti che, presi dal sacro furore, coinvolgono sempre più persone – facendo un casino infernale – nel pranzo ormai destinato a degenerare in un’orgia culinaria.
Splendida forma per Sir Macchi, che non si tira mai indietro per un GT, soprattutto quando non guida; i suoi due degni compari non sono da meno e partecipano goliardicamente all’allegria generale.
Simone, dal canto suo, sembra soffrire un po’ l’effetto soporifero del vino, come se non bastasse la sua indole già di per se tranquilla.
Micky sembra stranamente più tranquillo del solito e la cosa mi preoccupa leggermente, anche se, senza dubbio, darà il meglio di sé come al solito.

L’area dei fedelissimi, ovvero i tre fondatori – Navigatore Capo, Resp. Risorse Umane, Primo Consigliere - più Laurina, gentil pulzella di Garlasco (per inciso il quarto fondatore risulta assente ingiustificato), forte dell’esperienza ormai decennale maturata nel campo, controlla la situazione con una certa soddisfazione per l’avvenuta riuscita dell’evento.
Il mio mitico collega Alessandro, testato più e più volte in vari aperitivi-cena-dopocena estenuanti, sembra accusare il colpo: l’inesperienza gli giocherà un brutto tiro.
Per quel che riguarda l’area controllata dal Sultan, la situazione è tranquilla e morigerata, e contribuisce a ritardare il delirio collettivo della giornata.
Causa problemi logistici rimangono separati, su di un tavolo adiacente, Lorenz con due colleghi (se ne salverà solamente uno) e Francesco con tre amici. Quest’ultimo verrà provato anche fisicamente nella successiva scampagnata all’ormai famigerato monumento agli Alpini.

Ma torniamo a noi.
E’ in arrivo una bella sorpresa: Giulia, appositamente per l’occasione, sfoggia tre zuppiere stracolme di pizzoccheri stile valtellinese.
Aggiornamento. Macchi continua a macinare chilometri – pardon, bocconi – su bocconi, Alessandro è ormai perso nei fumi dell’alcol, lato Sultan tutto tranquillo, nel resto della tavola regna una rumorosità allegra.
E’ l’ora della polenta concia, molti stanno abbandonando la speranza di riuscire a mangiare qualcosa nei prossimi dieci giorni.
Arrivano le carni (per intenderci brasato, coniglio e pollo), i formaggi, la mitica crostata e, per finire, caffè e grappa a volontà.
Mi guardo intorno: faccio a un po’ fatica a riconoscere i volti dei commensali, in parte per il mio stato comatoso, in parte per i tratti ormai sconvolti della gente che mi sta intorno.
Il resto è ordinaria follia, appunto: passeggiata – o meglio processione – al monumento, renis ovunque, chi si riprende lentamente, chi altrettanto lentamente scivola nell’oblio o, peggio ancora, verso qualche giorno di agonia e tisane assicurate.
Torniamo a casa e quel che più conta è che, anche questa volta, Gusto non ci ha traditi. Per continuare insieme la tradizione…

Coordinatore delle Risorse Umane
Stampa

Vent'anni di lentezza

La “fame” degli appassionati sta lievitando, e dopo due anni di digiuno non potrebbe essere altrimenti. Il Salone del Gusto è pronto a tornare, con la consueta cadenza biennale, e il mondo dell’enogastronomia è in fermento, anche perché quest’anno si festeggiano due anniversari ricchi di significati: nel 1996 veniva inaugurata la prima edizione della manifestazione, mentre nel 1986 veniva fondata (con il nome di Arcigola) l’associazione Slow Food, che dell’evento è creatrice e organizzatrice insieme a Regione Piemonte e Città di Torino.
Da giovedì 26 a lunedì 30 ottobre 2006 il centro espositivo del Lingotto Fiere di Torino ospiterà dunque la più grande manifestazione italiana del settore, nella speranza di migliorare i già imponenti numeri dell’ultima edizione: oltre 140.000 visitatori, 600 espositori, 125 stand istituzionali. Di certo c’è che aumenteranno i Presìdi, prodotti tutelati da Slow Food come patrimonio di biodiversità da salvare: ad essi (oltre 300) è dedicato un intero padiglione della fiera.

Come sempre il Salone fungerà da fondamentale vetrina per gli innumerevoli prodotti di alto livello del mercato enogastronomico italiano, ma sarà anche un’occasione per avvicinare i visitatori al mondo dei piccoli produttori e degli artigiani, promuovendo il valore della qualità contrapposto alla standardizzazione e all’appiattimento culturale. A sottolineare questo aspetto, contemporaneamente al Salone si svolgerà negli spazi della fiera anche la seconda edizione di “Terra Madre”, meeting internazionale delle comunità del cibo: un momento di incontro importante tra produttori, distributori, cuochi di tutto il mondo, che contribuirà a trasformare per cinque giorni il Lingotto in un vero e proprio “villaggio globale del cibo”.

Le tre parole chiave dell’edizione 2006 nascono dal libro di Carlo Petrini “Buono, pulito e giusto. I principi di una nuova gastronomia” e identificano nel modo più chiaro e immediato l’approccio scelto dagli organizzatori. Il termine “buono” richiama il sapore, ma anche il valore affettivo del cibo; “pulito” si riferisce al rispetto degli ecosistemi e dell’ambiente; “giusto”, infine, ricorda che la produzione e la commercializzazione del cibo devono rispettare il concetto di giustizia sociale. In questo filone si inseriscono tutti gli eventi e le iniziative che saranno ospitati dal Salone: dalle conferenze tenute con il patrocinio dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Colorno al Teatro del Gusto, nel quale si esibiranno 17 chef di tutto il mondo fra cui il celebre Ferran Adrià, fino alle lezioni di cucina e alle degustazioni di vini pregiati. Naturalmente non mancano gli assaggi: dalle Isole del Gusto, ideali per uno “stuzzichino” in piedi, fino ai veri e propri ristoranti che offrono prelibati menu da tutto il mondo. Impossibile enumerare tutti gli appuntamenti che si susseguono nel programma del Salone, al cui centro resta comunque il già ricordato padiglione della biodiversità, con 200 presidi italiani (dalla bottarga di Orbetello alle susine bianche di Monreale) e 85 internazionali. Durante la manifestazione sarà infine disponibile un bus turistico che partirà da piazza Solferino e permetterà di scoprire le bellezze di Torino con un tour in 15 tappe della durata di un’ora.

Il Salone resterà aperto dalle 11 alle 23 da giovedì a domenica, dalle 11 alle 20 nella giornata di lunedì 30 ottobre. Il biglietto d’ingresso è di 20 euro (14 per i soci Slow Food, 12 per i ragazzi fino a 18 anni) mentre l’abbonamento per la manifestazione costa 60 euro. Entrambi sono acquistabili anche on line attraverso il sito www.salonedelgusto.it, da consultare per qualsiasi ulteriore informazione.

(Articolo di Eugenio Peralta pubblicato su Lombardia Oggi del 22 ottobre 2006)
Stampa

Croazia 2006 - Il video

Le Locuste sbarcano in Croazia nell'agosto 2006 a caccia di mare, sole, grigliate, ristoranti, kvalitetno vino e soprattutto pivo!

Regia: Le Locuste
Editing: Navigatore Capo


Stampa

Foto dalla Croazia

Un lungo viaggio sulle coste croate (18 agosto-2 settembre 2006) a caccia di sole, mare e soprattutto pesce alla griglia. Ulteriori immagini nelle recensioni dei ristoranti:
Hostaria Cansignorio
Buffet Da Pepi
Konoba Restaurant Kunjak
Restaurant Odmor


Il Coordinatore si mette al lavoro


Le Locuste infieriscono sulle creature marine


Poker di fondatori sul campanile di Trogir


Banana split... a Split


Come salvarsi la vita in Croazia


Pesce, pesce...


...e ancora pesce


Le Locuste mangiano proprio tutto!

Un uomo felice
Stampa

Nella terra dei Gallegos

Clima, vegetazione, musica, passioni cattoliche e acceso nazionalismo: tutto, in Galizia, ricorda in qualche modo l'Irlanda. Mancano solo gli irlandesi (sostituiti però egregiamente da centinaia di stranieri che trasformano quest'angolo di mondo in una terra cosmopolita) per completare l'illusione. La cucina non è certo un'eccezione a questa regola, e infatti patate, uova e birra sono fra i principali protagonisti di un'alimentazione fin troppo ricca di oli e grassi, ma anche di gustose attrattive.
Non mancano comunque, in aggiunta alle tentazioni gastronomiche, le ragioni per visitare questa regione ricca di fascino e di storia. Servita da qualche tempo da un comodo volo low cost della Ryan Air - compagnia, manco a dirlo, irlandese - Santiago de Compostela è una meta ideale sia perché non ancora del tutto "scoperta" malgrado la sua lunghissima storia, sia perché pronta a stupire con la sua insospettabile vivacità e il suo mix di analogie e divergenze con la cultura spagnola.

Del resto Santiago è, prima di tutto, una meta turistica. Secoli e secoli di pellegrinaggi da ogni parte d'Europa non sono passati inosservati, e hanno trasformato la cittadina gallega in un ricettacolo di risorse inesauribili per i viaggiatori, offrendo sistemazioni di ogni tipo e per ogni tasca. Certo, la prima impressione è quella di una città chiusa e immutabile: nelle stradine del centro, che tra chiesette ricoperte di muschio e casupole in pietra ricordano qualche piccolo borgo dell'Italia meridionale, il tempo per certi versi sembra essersi fermato. Anche all'interno le case sono rimaste quelle povere e anguste di una volta, dato che in massima parte gli abitanti hanno preferito trasferirsi nella parte più moderna e vivace della città, lasciando le abitazioni del centro alla moltitudine di studenti arrivati da ogni dove. Ma proprio da questo continuo "pellegrinaggio" laico derivano l'atmosfera vitale e la mentalità aperta che caratterizzano Santiago.

Come è facile immaginare, per chi è in cerca di vitto e alloggio la città presenta soltanto l'imbarazzo della scelta. I ristoranti sono secondi, in numero, soltanto agli innumerevoli negozi di souvenir, e garantiscono ogni tipo di soluzione: una cena con piatti alla carta ha un costo simile ai ristoranti italiani, ma è molto più comune e conveniente optare per il menu fisso proposto dalla quasi totalità dei locali. L'offerta è davvero allettante (primo, secondo e caffé per prezzi intorno agli 8-10 euro) e non delude dal punto di vista della qualità: esempi validi sono il frequentato Casa Manolo, recensito a parte, o l'allettante Taberna do Bispo (in Rua do Franco) che propone ogni tipo di frutti di mare - i mariscos sono fra le specialità locali - e piatti a base di pesce. Ancor più economica e caratteristica è la soluzione delle tapas: un'interminabile lista di minuscoli piattini, dalle tortillas alle immancabili patate fritte, per una sorta di cena allungata che consente di "svariare" a piacimento tra un locale e l'altro.

Le tapas sarebbero in teoria una sorta di aperitivo, ma in pratica sono disponibili a qualsiasi ora del giorno e della notte e basta ordinare due o più cañas (30 cl) di birra per vedersi recapitare in accompagnamento affettati, crocchette, salsicciotti con salsa piccante, e chi più ne ha più ne metta. Si è detto "birra" perché si esclude qualsiasi possibilità di scelta, a fronte dell'ingombrante presenza della celebrata Estrella Galicia, bevanda principe del luogo. Impossibile comunque elencare tutti i locali in cui dedicarsi agli assaggi: fra i migliori senza dubbio il Café Fonseca, nell'omonima piazza, e l'Arellà (sempre in rua do Franco) che propone qualche gustosa variazione sul tema come le cozze con salsa piccante.

Se poi si passa ai locali notturni diventa ancora più arduo suggerire una meta, tanto che è consigliabile, per non perdere il ritmo dei nottambuli del posto, provarne almeno tre o quattro in una nottata. Per avere un quadro della situazione, basti pensare che i locali hanno orari di apertura e di chiusura a scalare (ce ne sono alcuni che aprono alle 6 del mattino!) e sono gli stessi gestori ad accordarsi per traghettare gli avventori da un capo all'altro del centro. Di conseguenza per tutta la notte è facile imbattersi in sotterranei - bar e discoteche sono quasi tutti ospitati da umidissimi "budelli" sotto il livello della strada - traboccanti di persone, di musica e di fumo, che in Spagna è consentito se non addirittura incoraggiato. Si beve, naturalmente, e anche molto: l'Estrella Galicia continua a regnare sovrana, ma seriamente insidiata dai liquori più tipici, il licor café e l'agua ardiente, quest'ultima utilizzata anche per preparare la quemada (un utensile per bevute di gruppo simile alla grolla valdostana). Per non parlare poi dell'immancabile tequila.

Due le segnalazioni d'obbligo in questo campo: la prima è per la Casa das Crechas, angusto ma amatissimo bar la cui parte centrale è riservata alle esibizioni canore che danno libero sfogo alla più tradizionale musica gallega, incentrata su ritmi celtici e strumenti a fiato e a percussione. Ballare è difficile (per problemi di spazio) ma lasciarsi trascinare dalle melodie è quasi inevitabile. Per chi cerca qualcosa di più e soprattutto ha già raggiunto un tasso alcoolico più elevato c'è l'Avante: un locale che già dal nome denuncia l'ispirazione politica e che, in una curiosa colonna sonora a metà fra dance e folk, alterna Manu Chao ai canti della rivoluzione portoghese e Franco Battiato a O bella ciao. Forse una via moderna al socialismo, ma senz'altro un modo sicuro per svegliarsi con un cerchio alla testa la mattina dopo. Soprattutto se in precedenza si è fatta una visitina al piccolo bar adiacente, in apparenza importato direttamente dagli anni Cinquanta, che offre a prezzi ridicoli intere bottiglie di liquore e vino bianco spillato direttamente dalla botte.

Ricerca rapida

Regione
Provincia

Login Form

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Credits - Nota legale