Opinione scritta da Locuste

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Negozi
 
2018-12-03 16:09:22 Locuste
Opinione inserita da Locuste    03 Dicembre, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Dicembre 01, 2018
Recensione
Produzione ampia e diversificata per questa cantina dei Colli Berici: segnaliamo il fresco e profumato Garganega Riveselle, il Tai Rosso (ex Tocai) base e il Thovara affinato in botte, ma soprattutto l'elegante Polveriera, blend di Cabernet, Carmenère e Merlot.
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2018-12-03 16:03:31 Locuste
Opinione inserita da Locuste    03 Dicembre, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Dicembre 01, 2018
Recensione
Da una famiglia che produce vini sin dall'Ottocento nasce una cantina di impostazione classica. Pochi e selezionati i prodotti: lo Chardonnay ModetMonet, i due Nebbiolo Crussi e Vigna Argantino, gli eccellenti passiti (bianco e rosso). L'originalità sta nel Castelleone, uno dei pochi Pinot Nero in purezza della zona.
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Negozi
 
2018-12-03 15:59:40 Locuste
Opinione inserita da Locuste    03 Dicembre, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Dicembre 01, 2018
Recensione
In una terra di grandi vini e "buoi grassi" c'è tanto spazio anche per malto e luppolo. Questo birrificio produce due linee di bottiglie, una delle quali ispirata al mondo di Harry Potter, oltre a chinotto e gazzosa. Si segnalano diversi esperimenti interessanti come le IGA For Meat e Manico Rosso, con mosto di Moscato, e la Pale Ale For Pizza, aromatizzata all'origano; le migliori però sono la classica APA For Cheese e la Strong Dark Belgian Ale Yule.
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Negozi
 
2018-12-03 15:54:44 Locuste
Opinione inserita da Locuste    03 Dicembre, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Dicembre 01, 2018
Recensione
Antica e consolidata azienda dei Colli Tortonesi, produce tra l'altro due ottimi bianchi (Derthona e Filari di Timorasso) e una serie di Barbera di qualità, caratterizzati da ottima acidità. Tra questi il corposo Poggio delle Amarene, affinato per 12 mesi in cemento e altrettanti in bottiglia.
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Negozi
 
2018-12-03 15:50:28 Locuste
Opinione inserita da Locuste    03 Dicembre, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Dicembre 01, 2018
Recensione
Attiva dagli anni '60 e rinnovata da una nuova generazione di viticoltori, l'azienda si concentra ovviamente sui prodotti tipici della Valdobbiadene: l'ottimo Prosecco Brut Rive di Refrontolo, fresco e fruttato, il Prosecco Settolo (Extra Dry) e il sur lie Prosecco Collfòndo.
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Ristoranti
 
2018-11-06 16:13:54 Locuste
Voto medio 
 
7.3
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
9.0
Prezzo 
 
4.5
Opinione inserita da Locuste    06 Novembre, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Novembre 03, 2018
Recensione
Sonnacchioso e poco pubblicizzato, il Canavese è in realtà un luogo di delizie paesaggistiche e culinarie, ideale "buen retiro" di molti torinesi, vista la vicinanza del capoluogo. Tra un castello e l'altro regna sovrana l'enogastronomia, e il piccolo borgo di Orio Canavese (meno di 800 abitanti) non fa eccezione: il Barba Toni, creato nel 2001 da Alain Zanolo, è un vero gioiellino per chi ama i piatti della tradizione piemontese, ma non solo. Non fatevi ingannare dal nome: della "trattoria" il locale non ha nulla, anzi l'eleganza degli arredi e l'abbigliamento dello chef possono provocare un po' di iniziale soggezione. Ci pensano però la squisita cortesia del servizio e l'estrema qualità di materie prime e preparazioni a riscaldare l'atmosfera, insieme al camino nell'angolo. I prezzi sono altini (45-50 euro per un pasto completo) ma è chiaro che non siamo di fronte a un locale da abbuffate, bensì a un ristorante per degustazioni d'eccellenza.

Il compito più arduo richiesto ai visitatori del Barba Toni è senza dubbio la selezione del menu: troppi i piatti che meriterebbero un assaggio, ognuno in grado di valorizzare una o più prelibatezze locali. Già tra gli antipasti (12 euro) spiccano delizie come la battuta di fassone al coltello, con crema di sedano e Pignoletto rosso, e i cubi di salmone al cirmolo su crema di patate viola; ma è tra i primi che la scelta diventa davvero ardua. I tagliolini del Barba Toni al doppio uovo (13 euro), una sorta di "carbonara piemontese" con mocetta e pepe rosso, sono davvero il non plus ultra, ma attirano pure il risotto al gorgonzola e castagne (12 euro), gli gnocchi di rape rosse su fonduta di toma di Ceresole Reale e, fuori menu, le tagliatelle al ragu di quaglia.

I secondi sono all'altezza: tagliata di fassone, galletto allevato a terra con senape al miele e lo squisito filetto di maiale al passito di Caluso (16 euro), forse - a cercare il pelo nell'uovo - penalizzato dal condimento a base di cipolla di Tropea e cavolo verza, che vira un po' troppo sull'agrodolce. Difficile però risparmiarsi l'assaggio del tagliere di prelibati formaggi freschi e stagionati (14 euro). Senza contare che, nella stagione giusta, non mancano i piatti a base di tartufo bianco: battuta di fassone, fonduta, tagliolini in varie preparazioni e uovo al palet, tutti disponibili con tartufo già grattato o da grattugiare (prezzo al consumo). In chiusura dolci altrettanto prelibati: le specialità della casa sono lo zabaione al passito di Caluso con paste di Meliga e il bunet sempre al passito, davvero un capolavoro (6 euro).

Inutile dire che la cantina, ben fornita e ricercata, è tra i punti di forza della casa, con abbondanza di vini locali e da tutto il Piemonte. Per le degustazioni al calice meglio affidarsi direttamente al proprietario, che proporrà ad esempio il corposo Nebbiolo delle cantine Giacometto; immancabile poi, con il dessert, il bicchierino di passito di Caluso, magari quello dell'azienda Cieck.
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10
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Ristoranti
 
2018-10-30 12:50:54 Locuste
Voto medio 
 
7.1
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    30 Ottobre, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Ottobre 26, 2018
Recensione
I ristoranti siciliani a Milano sono tanti e, di solito, costituiscono una garanzia: è raro trovarne uno di cattiva qualità o a prezzi esorbitanti. Poi però bisogna valutare chi riesce ad andare oltre la pasta con le sarde e i cannoli e proporre qualcosa di più creativo e originale. Rientra senz'altro in questo secondo gruppo la Bottega Sicula (niente a che fare con il quasi omonimo street food in zona Navigli), che nell'ormai sterminato panorama gastronomico del quartiere Porta Romana emerge per cura, equilibrio e inventiva. Le accoglienti salette, disposte su due piani, sono il luogo ideale per una cenetta riservata: malgrado i soprammobili un po' kitsch (carretto siciliano compreso) l'ambiente è tutt'altro che chiassoso, e il servizio molto cortese e discreto. Una piacevole scoperta.

Si comincia subito con un antipasto imperdibile: le alici alla Bastien (dal nome dello chef), cioè impanate e ripiene di mozzarella di bufala (10 euro). Un abbinamento delizioso che si ripete anche nella caprese di gamberi con mozzarella, mentre le alternative sono più tradizionali ma non meno gustose: cozze a piacere, polpo e crudi di ogni tipo, dalle tartare a scampi e gamberi. Tra i primi torna il leit motiv del pesce abbinato al formaggio: i paccheri con gamberi di Mazara e pecorino di Bronte (12 euro) sono riuscitissimi. Lo stesso si può dire, del resto, per i rigatoni con gamberi, broccoli e acciughe o per quelli con calamari e carciofi. Tra le specialità, nella stagione giusta, ci sono anche gli spaghettoni ai ricci freschi (22 euro).

Secondi all'altezza del resto: la frittura mista (18 euro) è leggera ma corposa, il pesce (6 euro/etto) è freschissimo e disponibile al forno, alla griglia o sotto sale. Una chicca il trancio di ricciola con frutto della passione (20 euro). Per chi amasse altri sapori, è disponibile anche un menu di terra, con piatti come paccheri alla Norma e tagliata di filetto. Infine, trattandosi di Sicilia, non possono mancare i dolci: cannoli, sorbetti di ogni tipo (da provare quello al fico d'India) e una splendida cassata, di celestiale dolcezza. Ristretta ma ben assortita la carta dei vini, con diversi bianchi di qualità: ottimo il Grillo della cantina Centonze. Si conclude con le bottiglie di limoncello e meloncello a disposizione dei commensali. Il prezzo di una cena completa, dall'antipasto al dolce, si aggira sui 45 euro.
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Ristoranti
 
2018-10-24 17:51:31 Locuste
Voto medio 
 
7.8
Qualità 
 
7.0
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
7.5
Prezzo 
 
9.5
Opinione inserita da Locuste    24 Ottobre, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Ottobre 13, 2018
Recensione
Lalibela, con le sue incredibili chiese rupestri del XII secolo, è senza dubbio una delle meraviglie dell'Etiopia e dell'intera Africa, ed è anche una cittadina in continua espansione: la zona più vicina all'aeroporto, grazie anche alle strade asfaltate (per la verità non benissimo) da industrie cinesi, si sta velocemente riempiendo di hotel, negozi e persino di qualche ristorante, merce rara da queste parti. Modernissimo, colorato e insolitamente curato nella location e nel servizio, il Kana Restaurant soffre della posizione isolata ma, ci scommettiamo, saprà presto ritagliarsi uno spazio sulle guide turistiche. La cucina è a metà strada tra etiope e internazionale, la qualità media è di buon livello e l'ambiente piacevole, tanto che molti lo frequentano anche solo per una (o, più spesso, molte) birra in compagnia.

La lista dei piatti, tra zuppe, injera e pietanze tradizionali come shiro e tibs, non si differenzia più di tanto dalla maggioranza dei ristoranti etiopi. La particolarità è semmai la presenza di una vasta scelta di carne alla griglia: vitello e agnello sono presentati in tutti i modi possibili, compresi bistecche, hamburger e filetto alla Strogonoff, non proprio una specialità da queste parti! Senza esagerare, si può ordinare una grigliata mista, che è concepita "alla etiope" (cioè con la carne sminuzzata in piccoli pezzi) e con robusto condimento di riso e verdure. E' anche possibile, se si prenota con almeno mezza giornata di anticipo, provare il famoso doro wot, lo stufato di pollo che è considerato uno dei piatti nazionali. Altro "plus" del ristorante è la presenza dei dessert, anche se le torte non erano disponibili al momento della nostra visita: ci si può consolare con banane, papaya e cocktail alla frutta. Come bevande, accanto alla birra (segnaliamo, oltre alle solite marche, la più che discreta Bedele) si possono bere anche i vini delle cantine Castel: Acacia o Rift Valley. I prezzi sono forse i più elevati dell'intero viaggio in Etiopia, dato che per un pranzo completo ci si può spingere fino a 250 birr: quasi 8 euro!
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Ristoranti
 
2018-10-24 17:37:48 Locuste
Voto medio 
 
7.6
Qualità 
 
7.0
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
9.5
Opinione inserita da Locuste    24 Ottobre, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Ottobre 10, 2018
Recensione
Di tutte le località visitate in Etiopia, Axum è di gran lunga la più organizzata, tranquilla e piacevole dal punto di vista del turista, ma anche da queste parti non è poi così facile trovare un ristorante affidabile. L'AB Cultural Restaurant, nel pieno centro della città, è senza dubbio tra i più appariscenti, ma suscita parecchia diffidenza: con i suoi spettacoli di danze tradizionali messi in scena ogni sera, il sentore di "trappola per turisti" è decisamente forte. Per fortuna, il locale dispone anche di una tranquilla veranda in cui è possibile dedicarsi semplicemente al cibo, e il bilancio finale risulta più che positivo: piatti semplici e curati, servizio rapido, prezzi come al solito decisamente modici.

Il menu di specialità etiopi è molto più ampio rispetto ad altri ristoranti, ma purtroppo di non facile interpretazione, almeno per chi non conosce l'amarico. Oltre ai soliti tibs, firfir, shiro e compagnia, spicca qui la presenza di diverse tipologie di wot (stufato), che però va ordinato con largo anticipo, visti i lunghi tempi di preparazione. Per nostra fortuna siamo riusciti comunque ad assaggiare il key wot, ottimo stufato di manzo, speziato ma non troppo piccante, servito in tegamino e da versare sull'injera. Invitante anche il classico "National food", con diversi assaggi disposti su un grande piatto di injera. Mancano del tutto i dessert, come quasi ovunque, mentre si può consumare abbondante birra etiope, dalla Walia alla Dashen.
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Ristoranti
 
2018-10-24 17:28:15 Locuste
Voto medio 
 
8.6
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
8.5
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
9.5
Opinione inserita da Locuste    24 Ottobre, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Ottobre 08, 2018
Recensione
Nella nostra carriera di recensori, mossi da insaziabile appetito ma anche da altrettanto insaziabile curiosità, non ci è capitato spesso di tornare per due giorni di fila nello stesso locale. Se lo abbiamo fatto con il Four Sisters non è solo per una certa carenza di alternative, ma anche perché questo ristorante tutto al femminile, gestito - come suggerisce il nome - da quattro sorelle, è di gran lunga il migliore da noi provato nella nostra breve trasferta in Etiopia. Oltre a costituire un'ancora di salvezza nel desolante panorama di Gondar, dove i ristoranti sono pochi e chiudono quasi tutti entro le 20, il Four Sisters offre una strepitosa panoramica sulla gastronomia etiope, con ingredienti e preparazioni di primo livello; e nonostante l'evidente vocazione turistica, con tanto di canti e balli in costume, non ha nulla di artefatto o truffaldino, anzi fa della genuinità dei suoi piatti un punto d'onore. Unico difetto, se così si può dire, è la difficoltà nel trovarlo: fatevi guidare da uno dei tanti bahaj o "tuc-tuc", i furgoncini che (dopo aver contrattato il prezzo!) vi porteranno ovunque.

Il visitatore viene accolto al Four Sisters da un ambiente pittoresco e affascinante: tappeti e decorazioni tipiche alle pareti, cameriere che indossano i tradizionali, un mantello (simile a un poncho) per ogni commensale, e persino gli squilli di tromba all'arrivo! Anche i piccoli particolari del servizio sono però più che invitanti, dalla brocca per il lavaggio delle mani alla zuppa servita come omaggio all'apertura del pasto. Tutto a uso e consumo dei turisti, è ovvio: il bello, però, è che i piatti sono non soltanto ben riusciti, ma addirittura squisiti. In particolare l'injera (la tipica focaccia spugnosa) assaggiata qui è decisamente superiore, nonché molto più digeribile, rispetto a quella provata in ogni altro luogo del paese.

Il miglior modo per andare alla scoperta delle tradizioni culinarie locali è scegliere uno dei luculliani piatti assortiti proposti dal menu: il "fasting food", letteralmente cibo da digiuno, o il "National food", di fatto la stessa cosa ma con l'aggiunta di carne. Si tratta di grandi vassoi di injera ricoperti di assaggi di ogni sorta di specialità: purè di ceci, fave e lenticchie, insalata di pomodoro e cipolle, barbabietole e verdure varie, frittelline di patate dolci e zucca, l'inconfondibile shiro, e - nella versione carnivora - agnello, manzo e pollo sminuzzati, con un uovo al centro. Il tutto condito con abbondanti spezie e peperoncino. Basterebbe questo per concludere, ma il menu offre anche tutti gli altri piatti tipici della zona (wot, firfir, tibs) tra cui anche il kitfo, a base di carne macinata, proposto sia nella versione cruda che in quella cotta (più consigliabile per motivi igienici). Caso più unico che raro, il ristorante offre anche qualche frutto (soprattutto banane) come dessert, oltre a proporre il caffè preparato con il rito tradizionale. Si bevono birre locali tra cui la Dashen, prodotta proprio a Gondar.
I prezzi sono incredibilmente bassi per la tipologia del locale: si rimane costantemente sotto i 200 birr (poco più di 6 euro) per un pasto completo.
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