Opinione scritta da Locuste
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Negozi
2018-07-26 14:39:14
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 26 Luglio, 2018
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Giugno 27, 2018
Recensione
Cantina che produce pregiate versioni dei principali vini abruzzesi: Montepulciano, Cerasuolo, Trebbiano e Pecorino. Da assaggiare l'ottimo Montepulciano Incanto, affinato in acciaio, e il barricato Inferi.
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Ristoranti
2018-07-26 14:23:04
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 26 Luglio, 2018
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Luglio 11, 2018
Recensione
Benché al di fuori delle principali rotte turistiche della Sardegna, Olbia è in realtà un punto di passaggio obbligato per chiunque si rechi sull'isola per via aerea o marittima, soprattutto se la sua destinazione sono le affollate spiagge della Costa Smeralda. E proprio nelle vicinanze dello scalo aeroportuale si trova questo ristorantino senza pretese che, malgrado l'aspetto esterno piuttosto dimesso, è in grado di regalare piacevoli sorprese culinarie. La verandina interna è infatti più che confortevole anche nella stagione più calda, i piatti sono semplici e genuini e le porzioni davvero abbondanti: insomma, il locale ideale per i viaggiatori in cerca di un ristoro veloce ma al tempo stesso gustoso.
Olbia è universalmente nota per le sue cozze: gli allevamenti, creati per la prima volta negli anni Venti del Novecento, sono ben visibili per chi arriva in nave (o in aereo) e producono ogni anno quasi 40.000 quintali di mitili. Inevitabile, quindi, che protagoniste assolute del menu siano proprio le cozze: preferibilmente nella loro versione più essenziale, ossia alla marinara, in quantità più che generosa e con un generoso brodo di cottura in cui inzuppare a piene mani il pane. Le cozze si ripresentano anche come condimento degli spaghetti e persino come ripieno dei ravioli, ma non vanno trascurate altre prelibatezze come le arselle, rese ancora più deliziose dall'abbinamento con pangrattato, aglio e prezzemolo, e parte essenziale di un corposo antipasto che comprende anche la freschissima insalata di polpo.
Tra i primi piatti più riusciti, sempre all'insegna della semplicità, ci sono appunto gli spaghetti con arselle e vongole; interessanti però anche i tagliolini agli scampi e nero di seppia e gli spaghetti alla bottarga, con o senza frutti di mare. I secondi sono altrettanto basici e soddisfacenti: frittura mista (o di soli calamari) di alto livello e grigliata mista con gamberoni, calamari, seppie e pescato del giorno. Per i più esigenti non mancano aragosta e astice, e persino qualche piatto di terra. I dolci sono ridotti al minimo indispensabile, mentre la cantina è ben fornita di etichette locali e il bianco della casa è più che accettabile. Prezzi intorno ai 40 euro per un pasto completo.
Olbia è universalmente nota per le sue cozze: gli allevamenti, creati per la prima volta negli anni Venti del Novecento, sono ben visibili per chi arriva in nave (o in aereo) e producono ogni anno quasi 40.000 quintali di mitili. Inevitabile, quindi, che protagoniste assolute del menu siano proprio le cozze: preferibilmente nella loro versione più essenziale, ossia alla marinara, in quantità più che generosa e con un generoso brodo di cottura in cui inzuppare a piene mani il pane. Le cozze si ripresentano anche come condimento degli spaghetti e persino come ripieno dei ravioli, ma non vanno trascurate altre prelibatezze come le arselle, rese ancora più deliziose dall'abbinamento con pangrattato, aglio e prezzemolo, e parte essenziale di un corposo antipasto che comprende anche la freschissima insalata di polpo.
Tra i primi piatti più riusciti, sempre all'insegna della semplicità, ci sono appunto gli spaghetti con arselle e vongole; interessanti però anche i tagliolini agli scampi e nero di seppia e gli spaghetti alla bottarga, con o senza frutti di mare. I secondi sono altrettanto basici e soddisfacenti: frittura mista (o di soli calamari) di alto livello e grigliata mista con gamberoni, calamari, seppie e pescato del giorno. Per i più esigenti non mancano aragosta e astice, e persino qualche piatto di terra. I dolci sono ridotti al minimo indispensabile, mentre la cantina è ben fornita di etichette locali e il bianco della casa è più che accettabile. Prezzi intorno ai 40 euro per un pasto completo.
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Ristoranti
2018-07-24 14:25:33
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 24 Luglio, 2018
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Giugno 29, 2018
Recensione
Mettiamola così: il Sapò è uno di quei ristoranti che suscita emozioni contrastanti, a giudicare dalle critiche e dai feroci dibattiti scatenati online, forse anche per lo spirito creativo e incostante del suo gestore. Un peccato, perché la posizione sul lungomare di Montesilvano è invidiabile e la qualità, benché incostante, è tutto sommato più che discreta. A penalizzare il locale sono forse i prezzi, in verità non elevatissimi ma probabilmente non in linea con lo standard della zona, e qualche trascuratezza di troppo nel servizio e nella presentazione.
La cucina del Sapò è incentrata esclusivamente su piatti e ingredienti di mare. Due i menu degustazione fissi: uno da 20 euro (valido solo a pranzo) e uno da 28 con tris di antipasti freddi, calamarata ai frutti di mare, filetto di orata alla brace con patate al forno e sorbetto limone (nell'offerta è compreso anche un calice di vino). Frequenti inoltre i menu a tema e le iniziative speciali. La lista è ben fornita anche se, come accennato, molto incostante: tra gli antipasti, ad esempio, sono ben riuscite le preparazioni tradizionali come impepata di cozze o insalata di mare, ma decisamente meno azzeccata la degustazione di antipasti caldi, anche per le porzioni troppo ridotte. Vasta anche l'offerta di crudità e tartare di pesce.
Interessanti i primi piatti, tra cui spiccano gli spaghettoni ai frutti di mare (con cozze, vongole, scampi e seppie), ma anche i ravioli di pesce. Discreta pure la frittura mista, mentre è insufficiente la ricciola; meglio, a questo punto, puntare su una semplice orata o comunque sul pescato del giorno. Vini bianchi ben assortiti dalle principali cantine abruzzesi, come il solito ottimo Pecorino di Pasetti. Qualche dolce di buona qualità - tra cui un tiramisù in barattolo curiosamente privo di caffè - anche se la vera chicca sono gli amari: il proprietario è un vero appassionato del genere e può sfoderare alcune prelibatezze artigianali, tra cui una perfetta genziana. Nel complesso una cena non indimenticabile, ma neppure così tragica come purtroppo apparirebbe dai presupposti.
La cucina del Sapò è incentrata esclusivamente su piatti e ingredienti di mare. Due i menu degustazione fissi: uno da 20 euro (valido solo a pranzo) e uno da 28 con tris di antipasti freddi, calamarata ai frutti di mare, filetto di orata alla brace con patate al forno e sorbetto limone (nell'offerta è compreso anche un calice di vino). Frequenti inoltre i menu a tema e le iniziative speciali. La lista è ben fornita anche se, come accennato, molto incostante: tra gli antipasti, ad esempio, sono ben riuscite le preparazioni tradizionali come impepata di cozze o insalata di mare, ma decisamente meno azzeccata la degustazione di antipasti caldi, anche per le porzioni troppo ridotte. Vasta anche l'offerta di crudità e tartare di pesce.
Interessanti i primi piatti, tra cui spiccano gli spaghettoni ai frutti di mare (con cozze, vongole, scampi e seppie), ma anche i ravioli di pesce. Discreta pure la frittura mista, mentre è insufficiente la ricciola; meglio, a questo punto, puntare su una semplice orata o comunque sul pescato del giorno. Vini bianchi ben assortiti dalle principali cantine abruzzesi, come il solito ottimo Pecorino di Pasetti. Qualche dolce di buona qualità - tra cui un tiramisù in barattolo curiosamente privo di caffè - anche se la vera chicca sono gli amari: il proprietario è un vero appassionato del genere e può sfoderare alcune prelibatezze artigianali, tra cui una perfetta genziana. Nel complesso una cena non indimenticabile, ma neppure così tragica come purtroppo apparirebbe dai presupposti.
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Ristoranti
2018-07-24 13:45:37
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 24 Luglio, 2018
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Giugno 28, 2018
Recensione
Bisogna riconoscerlo: ci vuole un certo coraggio a scegliere un nome come "Abruzzorante" - soprattutto se ci si trova nel cuore dell'Abruzzo, a pochi passi da Pescara - e a proporsi come depositari dell'intera tradizione culinaria della regione, perlomeno quella di terra. Il rischio è quello di passare per ristorante "turistico" e artefatto, impressione comunicata inizialmente anche dall'ambientazione, tra una tovaglia a quadri e un recipiente di terracotta. Ma una volta abbordato il menu, e soprattutto il sostanzioso antipasto della casa, ci si rende conto che la formula è genuina: ricette della tradizione, porzioni pantagrueliche, atmosfera semplice e alla buona. Il locale ideale per tavolate di gruppo e cene tra amici, con una sola pecca: il menu non troppo adatto alla stagione estiva!
Come abbiamo anticipato, uno dei cavalli di battaglia della casa è l'antipasto, che da solo potrebbe tranquillamente bastare a saziare anche gli stomaci più allenati: grandi taglieri di salumi e formaggi, bruschette con vari condimenti, ma anche un delizioso "assaggio" (per così dire) di farro con formaggio e tartufo, le classiche pallotte cacio e ova (gustosissime polpette senza carne) e persino abbondanti porzioni di trippa e di pecora "alla callara", marinata e bollita con erbe e spezie. Ce ne sarebbe abbastanza per fermarsi qui, ma i primi piatti non sono da meno: ottime le sagne e ceci o le sagne e fagioli, tipica pasta corta nelle due versioni con o senza pomodoro. In alternativa chitarrina all'abruzzese (con sugo di carne, cipolla e pecorino), bucatini alla vaccinara, fettuccine ai funghi e salsiccia.
Importante conservarsi un po' di spazio per i secondi, perché con essi arriva il piatto più tipico della zona: gli immancabili arrosticini, serviti a porzioni da 25 ma aumentabili a piacimento. Non i migliori mai assaggiati, ma di tutto rispetto. Altrimenti ci si può scatenare con la griglia: filetto, tagliata di vitello con rucola e pomodori o con crema di funghi, fiorentina e grigliata mista, tutto a base di carni di allevamenti locali. Ben fornita la cantina, con vini dalle principali case vinicole della zona (citiamo Marramiero, Spinelli, Masciarelli). I dolci non sono di particolare interesse, se si esclude l'ottimo semifreddo al torroncino con cioccolato fuso e nocciole. Per chiudere è d'obbligo concedersi un bicchierino di genziana, se non si temono i sapori amari. Prezzi davvero popolari e abbordabili per tutte le tasche.
Come abbiamo anticipato, uno dei cavalli di battaglia della casa è l'antipasto, che da solo potrebbe tranquillamente bastare a saziare anche gli stomaci più allenati: grandi taglieri di salumi e formaggi, bruschette con vari condimenti, ma anche un delizioso "assaggio" (per così dire) di farro con formaggio e tartufo, le classiche pallotte cacio e ova (gustosissime polpette senza carne) e persino abbondanti porzioni di trippa e di pecora "alla callara", marinata e bollita con erbe e spezie. Ce ne sarebbe abbastanza per fermarsi qui, ma i primi piatti non sono da meno: ottime le sagne e ceci o le sagne e fagioli, tipica pasta corta nelle due versioni con o senza pomodoro. In alternativa chitarrina all'abruzzese (con sugo di carne, cipolla e pecorino), bucatini alla vaccinara, fettuccine ai funghi e salsiccia.
Importante conservarsi un po' di spazio per i secondi, perché con essi arriva il piatto più tipico della zona: gli immancabili arrosticini, serviti a porzioni da 25 ma aumentabili a piacimento. Non i migliori mai assaggiati, ma di tutto rispetto. Altrimenti ci si può scatenare con la griglia: filetto, tagliata di vitello con rucola e pomodori o con crema di funghi, fiorentina e grigliata mista, tutto a base di carni di allevamenti locali. Ben fornita la cantina, con vini dalle principali case vinicole della zona (citiamo Marramiero, Spinelli, Masciarelli). I dolci non sono di particolare interesse, se si esclude l'ottimo semifreddo al torroncino con cioccolato fuso e nocciole. Per chiudere è d'obbligo concedersi un bicchierino di genziana, se non si temono i sapori amari. Prezzi davvero popolari e abbordabili per tutte le tasche.
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Ristoranti
2018-07-18 15:18:39
Locuste
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Recensione
Data di visita
Giugno 27, 2018
Recensione
Ci sono ristoranti che vivono in un tale rapporto di simbiosi con il territorio che li ospita da rendere inimmaginabile quel contesto senza la loro presenza (e viceversa). Istrionico, brioso, sorprendente ma al tempo stesso elegante e tradizionale, il locale creato nel 1980 da Giovanni Marrone sembra aver assorbito lo spirito letterario e teatrale che deborda dai manifesti alle pareti, dai piatti ispirati alle opere di D'Annunzio, dalla casa natale di Flaiano posta a pochi metri; e, al tempo stesso, quello trasgressivo della casa di piacere che un tempo sorgeva da queste parti. Tutto ciò abbinato a un menu insuperabile, con ingredienti di prima scelta e piatti tanto semplici quanto ricercati, fedeli alla tradizione ma anche innovativi. Un vero e proprio "must" per chi passa dalle parti di Pescara e non solo.
Immergersi nell'atmosfera delle splendide volte in mattoni (che nascondono addirittura reperti archeologici romani) è di per sé un piacere, e lo è anche sfogliare l'irresistibile menu infarcito di citazioni e richiami letterari. Non a caso è previsto addirittura un menu dannunziano a 28 euro, con il "Bocconcino del Vate" (una crespella con formaggio e zafferano) seguita da entrecote di agnellone ai funghi prataioli o "frittata sublime" (con ortaggi e formaggio di capra alla griglia), fino ad arrivare al parrozzo di cioccolato e mandorle affogato nel liquore Aurum, il cui nome fu ideato proprio dal poeta. Anche nella lista comunque non mancano le perle, a cominciare dagli antipasti (9 euro): baccalà a crudo, "ciammariche" (lumache di terra), fellata abruzzese (prosciutto di Torano, pecorino di Campo Imperatore, patè di papera e salumi vari) e le celebri pallotte, polpette di ricotta di pecora con ortaggi, oltre agli immancabili arrosticini.
Pure tra i primi (9-10 euro) c'è l'imbarazzo della scelta: deliziose le fregnacce al sugo, pasta fresca con sfrigoli di prosciutto che, secondo il menu, andrebbe gustata "in piedi, con un piede e una spalla appoggiati al muro". Ma altrettanto invitanti sono la chitarrina con funghi e tartufo, la makaira alla trappettara (spaghetti d'orzo con erbette, olio e olive), gli inconsueti strangozzi alla borbonica con pancetta, peperoncino e cioccolato. Come secondo (15-16 euro) imperdibile la robusta pecora della maiella nel tegame di coccio, ma attirano anche il coniglio al fieno di erbe aromatiche, il baccalà con cipolla caramellata e la scottata di vitellone "palluto", per non parlare del gustoso revival anni '80 con l'anatra all'arancia, ai tempi cavallo di battaglia del locale.
Se ancora non si fosse capito, il livello qualitativo è eccezionale - come lo sono i piatti di ceramica su cui sono servite tutte le pietanze - e i dolci non smentiscono il trend: oltre al già citato parrozzo, va assolutamente assaggiato il gelato all'amarena con tanto di deliziose amarene in sciroppo. La cantina è adeguata al contesto e include tutte le principali etichette locali: consigliatissimo il Montepulciano "Incanto" della cantina Marramiero. Vasto pure l'assortimento di liquori amari e dolci per il post. A pranzo è disponibile anche un menu ristretto a 18 euro, bevande escluse.
Immergersi nell'atmosfera delle splendide volte in mattoni (che nascondono addirittura reperti archeologici romani) è di per sé un piacere, e lo è anche sfogliare l'irresistibile menu infarcito di citazioni e richiami letterari. Non a caso è previsto addirittura un menu dannunziano a 28 euro, con il "Bocconcino del Vate" (una crespella con formaggio e zafferano) seguita da entrecote di agnellone ai funghi prataioli o "frittata sublime" (con ortaggi e formaggio di capra alla griglia), fino ad arrivare al parrozzo di cioccolato e mandorle affogato nel liquore Aurum, il cui nome fu ideato proprio dal poeta. Anche nella lista comunque non mancano le perle, a cominciare dagli antipasti (9 euro): baccalà a crudo, "ciammariche" (lumache di terra), fellata abruzzese (prosciutto di Torano, pecorino di Campo Imperatore, patè di papera e salumi vari) e le celebri pallotte, polpette di ricotta di pecora con ortaggi, oltre agli immancabili arrosticini.
Pure tra i primi (9-10 euro) c'è l'imbarazzo della scelta: deliziose le fregnacce al sugo, pasta fresca con sfrigoli di prosciutto che, secondo il menu, andrebbe gustata "in piedi, con un piede e una spalla appoggiati al muro". Ma altrettanto invitanti sono la chitarrina con funghi e tartufo, la makaira alla trappettara (spaghetti d'orzo con erbette, olio e olive), gli inconsueti strangozzi alla borbonica con pancetta, peperoncino e cioccolato. Come secondo (15-16 euro) imperdibile la robusta pecora della maiella nel tegame di coccio, ma attirano anche il coniglio al fieno di erbe aromatiche, il baccalà con cipolla caramellata e la scottata di vitellone "palluto", per non parlare del gustoso revival anni '80 con l'anatra all'arancia, ai tempi cavallo di battaglia del locale.
Se ancora non si fosse capito, il livello qualitativo è eccezionale - come lo sono i piatti di ceramica su cui sono servite tutte le pietanze - e i dolci non smentiscono il trend: oltre al già citato parrozzo, va assolutamente assaggiato il gelato all'amarena con tanto di deliziose amarene in sciroppo. La cantina è adeguata al contesto e include tutte le principali etichette locali: consigliatissimo il Montepulciano "Incanto" della cantina Marramiero. Vasto pure l'assortimento di liquori amari e dolci per il post. A pranzo è disponibile anche un menu ristretto a 18 euro, bevande escluse.
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Ristoranti
2018-07-16 13:11:41
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 16 Luglio, 2018
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Giugno 26, 2018
Recensione
Piuttosto lontano dal centro di Pescara, ma a due passi dal lungofiume, il quartiere Portanova è una zona tranquilla e accogliente che pullula di piacevoli scoperte gastronomiche. Tra queste c'è senza dubbio il ristorante Acquapazza, seminascosto in una viuzza laterale e non troppo visibile neppure dalla strada: di pubblicità, il locale non ha molto bisogno, sia per via delle dimensioni ridottissime (l'unica sala può contenere al massimo 40 persone), sia perché evidentemente il passaparola ha fatto conoscere a molti le qualità della cucina. Le limitazioni non mancano: si mangia esclusivamente pesce, non esiste menu (enunciato solo a voce) e non si serve caffè. Ma vale senza alcun dubbio la pena di prestarsi al gioco per gustare alcune vere e proprie prelibatezze.
La proposta varia quotidianamente a seconda della stagione e del pescato del giorno: in genere si può contare su due primi e due secondi a scelta, ma soprattutto su una corposa selezione di antipasti caldi e freddi. Tra questi segnaliamo prelibate sardine, pesce azzurro, cozze alla marinara, ma soprattutto - nel periodo giusto - i gustosissimi gamberetti con asparagi, una vera delizia. I primi piatti (prezzi intorno ai 10 euro) sono altrettanto validi: gli immancabili spaghetti allo scoglio si accompagnano agli spaghetti alla chitarra con vongole e a un'interessante offerta di zuppe.
Il piatto che dà il nome al ristorante è naturalmente un cavallo di battaglia della casa: splendida la pescatrice all'acquapazza, spesso inserita anche tra gli antipasti, ma con lo stesso condimento sono preparati anche altri pesci, a seconda della disponibilità. In alternativa non mancano la frittura mista e i robusti spiedi di pesce arrosto. Il dessert non è un terreno congeniale al locale, ma i gelati godono di buone recensioni, in particolare quello al pistacchio. Piccola ma ben selezionata la cantina, con tante buone etichette locali: il Pecorino dell'azienda Pasetti è ideale come accompagnamento a un ottimo pranzo a base di pesce.
La proposta varia quotidianamente a seconda della stagione e del pescato del giorno: in genere si può contare su due primi e due secondi a scelta, ma soprattutto su una corposa selezione di antipasti caldi e freddi. Tra questi segnaliamo prelibate sardine, pesce azzurro, cozze alla marinara, ma soprattutto - nel periodo giusto - i gustosissimi gamberetti con asparagi, una vera delizia. I primi piatti (prezzi intorno ai 10 euro) sono altrettanto validi: gli immancabili spaghetti allo scoglio si accompagnano agli spaghetti alla chitarra con vongole e a un'interessante offerta di zuppe.
Il piatto che dà il nome al ristorante è naturalmente un cavallo di battaglia della casa: splendida la pescatrice all'acquapazza, spesso inserita anche tra gli antipasti, ma con lo stesso condimento sono preparati anche altri pesci, a seconda della disponibilità. In alternativa non mancano la frittura mista e i robusti spiedi di pesce arrosto. Il dessert non è un terreno congeniale al locale, ma i gelati godono di buone recensioni, in particolare quello al pistacchio. Piccola ma ben selezionata la cantina, con tante buone etichette locali: il Pecorino dell'azienda Pasetti è ideale come accompagnamento a un ottimo pranzo a base di pesce.
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Ristoranti
2018-07-13 10:02:28
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 13 Luglio, 2018
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Giugno 25, 2018
Recensione
Non sappiamo esattamente che immagine avesse in mente Francesco Guccini quando scrisse la sua celebre "Canzone delle osterie di fuori porta", ma riteniamo che dovesse essere qualcosa di molto simile alla Civichella: uno di quei luoghi fuori dal tempo in cui le tradizioni (e il vino) resistono immutabili negli anni, e atmosfere e sapori restano davvero quelli di una volta, senza infingimenti o nostalgie artificiali. Fuori porta l'osteria lo è certamente, a qualche km da Castel San Pietro, ma non per questo meno frequentata, e infatti si consiglia la prenotazione. Ne vale davvero la pena, perché qui ci sono tutti gli ingredienti per sentirsi a casa: ingredienti di prima qualità, porzioni generosissime, servizio all'insegna della cortesia e della familiarità. Uno di quegli indirizzi che non si dimenticano.
Nel corso della settimana l'osteria offre un ottimo pranzo di lavoro a 15 euro, ma il consiglio è quello di puntare sui piatti del menu, stampato direttamente sulla tovaglietta di carta. L'attività nasce come produzione e rivendita di salumi artigianali e quindi è d'obbligo iniziare da qui: il debordante tagliere misto (12 euro) comprende tra l'altro prosciutto crudo, mortadella, coppa di testa, ciccioli e lardo, tutto accompagnato da eccezionali piadine e ficattole (torta fritta). Assai più difficile scegliere un primo fra le tantissime e prelibate proposte della casa (9-10 euro): i ravioli di patate con ragù di salsiccia sono superlativi, ma ingolosiscono anche i tortelloni di ricotta (al ragù, al burro e salvia o allo speck e noci), le tagliatelle con il friggione e, nella stagione invernale, gli immancabili tortellini in brodo.
I secondi sono inevitabilmente tutti a base di carne: la specialità della casa è la salsiccia artigianale ai ferri (9 euro), ma attrae anche la grigliata mista (16 euro). In alternativa ci sono i tagli più classici di manzo e castrato, la robusta braciola di coppone e gli straccetti all'aceto balsamico, con contorno di verdure, patate e friggione. Disponibili anche taglieri di formaggi con confetture e miele. I dolci sono tutti eccellenti, ma non si può non provare lo spettacolare budino di nonna Mariuccia (4,50 euro), una versione casereccia del crème caramel. Il vino della casa scorre a fiumi ed è più che soddisfacente; come conclusione, e dopo l'amaro, non può mancare il digestivo "medicinale" offerto direttamente dal titolare. Un dettaglio che fa la differenza, così come altri particolari "folcloristici", tra cui gli splendidi quadri alle pareti ma anche l'ascensore/montacarichi per raggiungere il bagno!
Nel corso della settimana l'osteria offre un ottimo pranzo di lavoro a 15 euro, ma il consiglio è quello di puntare sui piatti del menu, stampato direttamente sulla tovaglietta di carta. L'attività nasce come produzione e rivendita di salumi artigianali e quindi è d'obbligo iniziare da qui: il debordante tagliere misto (12 euro) comprende tra l'altro prosciutto crudo, mortadella, coppa di testa, ciccioli e lardo, tutto accompagnato da eccezionali piadine e ficattole (torta fritta). Assai più difficile scegliere un primo fra le tantissime e prelibate proposte della casa (9-10 euro): i ravioli di patate con ragù di salsiccia sono superlativi, ma ingolosiscono anche i tortelloni di ricotta (al ragù, al burro e salvia o allo speck e noci), le tagliatelle con il friggione e, nella stagione invernale, gli immancabili tortellini in brodo.
I secondi sono inevitabilmente tutti a base di carne: la specialità della casa è la salsiccia artigianale ai ferri (9 euro), ma attrae anche la grigliata mista (16 euro). In alternativa ci sono i tagli più classici di manzo e castrato, la robusta braciola di coppone e gli straccetti all'aceto balsamico, con contorno di verdure, patate e friggione. Disponibili anche taglieri di formaggi con confetture e miele. I dolci sono tutti eccellenti, ma non si può non provare lo spettacolare budino di nonna Mariuccia (4,50 euro), una versione casereccia del crème caramel. Il vino della casa scorre a fiumi ed è più che soddisfacente; come conclusione, e dopo l'amaro, non può mancare il digestivo "medicinale" offerto direttamente dal titolare. Un dettaglio che fa la differenza, così come altri particolari "folcloristici", tra cui gli splendidi quadri alle pareti ma anche l'ascensore/montacarichi per raggiungere il bagno!
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10
Ristoranti
2018-07-11 17:19:50
Locuste
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Recensione
Data di visita
Giugno 21, 2018
Recensione
Non è facile trovare una trattoria (una vera e genuina, perlomeno) che riesca a conservare la purezza delle tradizioni e, contemporaneamente, ad accontentare una numerosa clientela quotidiana fatta di lavoratori in pausa pranzo, operai, imprenditori, insomma gente con poco tempo da perdere, bisognosa di una cucina robusta e rapida. La Pergolina, in attività dal lontano 1877, riesce ad accontentare tutti con un'offerta culinaria semplice e pragmatica, ma al tempo stesso molto rispettosa dei piatti del territorio. Il cliente occasionale può contare anche su economici pranzi di lavoro (15 euro), mentre alla sera l'offerta è più variegata ma l'atmosfera resta familiare e accogliente. Il quadro è completato da porzioni più che rispettabili.
I prodotti locali sono protagonisti nel menu, a partire dal celebre formaggio Bagoss di Bagolino, servito anche come antipasto insieme a lonza affumicata e pere. Diverse le alternative, dai salumi (come lardo e culaccia) con crostini alle torte di verdure, dal tomino grigliato alle torte di verdure che variano a seconda della stagione; c'è anche qualche antipasto di pesce, abbastanza fuori contesto. Tra i primi ecco ricomparire il Bagoss, questa volta come ripieno dei superbi tortelli, uno dei piatti migliori della casa; altri cavalli di battaglia della casa sono i casoncelli al burro ed erbette e gli stracci di pasta fresca, con verdure oppure (se si è fortunati) con lepre in salmì. Interessanti anche i tagliolini al ragù di cinghiale e porcini e quelli al radicchio rosso.
Anche i secondi, quasi interamente a base di carne, sono decisamente "importanti": parliamo di piatti come brasato di cinghiale, porcini con gorgonzola, filetto di maialino ai peperoni, decisamente non per stomaci deboli. Da provare anche il tipico baccalà alla bresciana e le lumache in guazzetto. I prezzi vanno dai 13 ai 15 euro. Su prenotazione è disponibile anche un menu degustazione con il classico spiedo alla bresciana, accompagnato da patate al forno e polenta. I dolci (5 euro) sono tutti fatti in casa: interessanti i semifreddi, ad esempio agli amaretti o alla menta. La cantina è ricca di etichette del territorio: alcuni vini sono disponibili anche al calice.
Il caffè è accompagnato da biscottini artigianali, dettaglio che salta all'occhio (così come l'ottimo pane fatto in casa che accompagna tutto il pasto).
I prodotti locali sono protagonisti nel menu, a partire dal celebre formaggio Bagoss di Bagolino, servito anche come antipasto insieme a lonza affumicata e pere. Diverse le alternative, dai salumi (come lardo e culaccia) con crostini alle torte di verdure, dal tomino grigliato alle torte di verdure che variano a seconda della stagione; c'è anche qualche antipasto di pesce, abbastanza fuori contesto. Tra i primi ecco ricomparire il Bagoss, questa volta come ripieno dei superbi tortelli, uno dei piatti migliori della casa; altri cavalli di battaglia della casa sono i casoncelli al burro ed erbette e gli stracci di pasta fresca, con verdure oppure (se si è fortunati) con lepre in salmì. Interessanti anche i tagliolini al ragù di cinghiale e porcini e quelli al radicchio rosso.
Anche i secondi, quasi interamente a base di carne, sono decisamente "importanti": parliamo di piatti come brasato di cinghiale, porcini con gorgonzola, filetto di maialino ai peperoni, decisamente non per stomaci deboli. Da provare anche il tipico baccalà alla bresciana e le lumache in guazzetto. I prezzi vanno dai 13 ai 15 euro. Su prenotazione è disponibile anche un menu degustazione con il classico spiedo alla bresciana, accompagnato da patate al forno e polenta. I dolci (5 euro) sono tutti fatti in casa: interessanti i semifreddi, ad esempio agli amaretti o alla menta. La cantina è ricca di etichette del territorio: alcuni vini sono disponibili anche al calice.
Il caffè è accompagnato da biscottini artigianali, dettaglio che salta all'occhio (così come l'ottimo pane fatto in casa che accompagna tutto il pasto).
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Ristoranti
2018-07-05 17:26:15
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 05 Luglio, 2018
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Giugno 16, 2018
Recensione
Dopo un lungo "inseguimento" siamo finalmente riusciti a visitare uno dei più rinomati locali di Bormio: l'agriturismo sorge proprio all'ingresso del paese, arrivando da Sondrio, e costituisce in effetti un'ideale porta d'accesso alla gastronomia del territorio, offrendo un campionario completo di tutte le principali specialità. A livello di qualità e raffinatezza ci sono indirizzi migliori, ma per chi vuole farsi una rapida idea della cucina valtellinese questo potrebbe essere un buon punto di partenza. Il servizio appare un po' sbrigativo, ma la location da baita montana, che ospita anche apprezzati alloggi e un negozio per acquistare i prodotti della stalla (con oltre 60 vacche da latte di razza pregiata), è davvero ideale.
Il sabato sera e nei giorni festivi il ristorante offre soltanto la possibilità del menu degustazione (30 euro vini esclusi), che peraltro è più che soddisfacente: si parte con una selezione di salumi tra cui regna ovviamente la bresaola, regina della Valtellina, e con un assaggio di ricotta fresca. A seguire, i cavalli di battaglia della casa: gli sciatt, frittelline di grano saraceno ripiene di formaggio, e i celeberrimi pizzoccheri. Come secondo, tagliata di manzo aromatizzata alle erbe con polenta taragna e un tagliere di gustosi formaggi (scimudin e bitto su tutti) con miele e noci. La cantina è ben fornita delle principali etichette locali.
In alternativa, la carta (disponibile dalla domenica al venerdì) propone alcuni piatti leggermente più elaborati: tra gli antipasti, ad esempio, lo speck affumicato con canestrello di ricotta fresca e noci, o la bresaola con funghi porcini e scaglie di grana. Come primi piatti spiccano i ravioli di selvaggina al sugo d'arrosto e ricotta (11 euro) e i tagliolini al ragù di maialino e trito alle erbe di montagna (9,50 euro). Infine se si è fortunati è possibile assaggiare la costoletta di cervo al salmoriglio e ginepro (21 euro) o, in alternativa, il ganassino brasato al Sassella (20 euro). I dolci della casa sono variegati, ma è indispensabile provare almeno una volta l'ottimo sorbetto al Braulio, prodotto appunto con il celebre amaro locale: una prelibatezza.
Il sabato sera e nei giorni festivi il ristorante offre soltanto la possibilità del menu degustazione (30 euro vini esclusi), che peraltro è più che soddisfacente: si parte con una selezione di salumi tra cui regna ovviamente la bresaola, regina della Valtellina, e con un assaggio di ricotta fresca. A seguire, i cavalli di battaglia della casa: gli sciatt, frittelline di grano saraceno ripiene di formaggio, e i celeberrimi pizzoccheri. Come secondo, tagliata di manzo aromatizzata alle erbe con polenta taragna e un tagliere di gustosi formaggi (scimudin e bitto su tutti) con miele e noci. La cantina è ben fornita delle principali etichette locali.
In alternativa, la carta (disponibile dalla domenica al venerdì) propone alcuni piatti leggermente più elaborati: tra gli antipasti, ad esempio, lo speck affumicato con canestrello di ricotta fresca e noci, o la bresaola con funghi porcini e scaglie di grana. Come primi piatti spiccano i ravioli di selvaggina al sugo d'arrosto e ricotta (11 euro) e i tagliolini al ragù di maialino e trito alle erbe di montagna (9,50 euro). Infine se si è fortunati è possibile assaggiare la costoletta di cervo al salmoriglio e ginepro (21 euro) o, in alternativa, il ganassino brasato al Sassella (20 euro). I dolci della casa sono variegati, ma è indispensabile provare almeno una volta l'ottimo sorbetto al Braulio, prodotto appunto con il celebre amaro locale: una prelibatezza.
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Ristoranti
2018-07-04 17:24:56
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 04 Luglio, 2018
#1 recensione -
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Recensione
Data di visita
Giugno 01, 2018
Recensione
I ristoranti "etnici" si trovano spesso di fronte a una doppia sfida: soddisfare i gusti alimentari del paese che li ospita e mantenersi aderenti alle tradizioni di quello d'origine. Le contraddizioni emergono quando a sedersi a tavola è un cliente che quel paese l'ha visitato davvero, come per l'Argentina nel nostro caso. Ma non c'è da temere: da questo punto di vista la Parrilla è promossa a pieni voti. Qualità e taglio delle carni, antipasti e dessert, persino vini e liquori sono infatti filologicamente perfetti e si può tranquillamente dire che tra l'oltrestazione di Legnano e il quartiere Palermo di Buenos Aires la differenza si avverta ben poco, a parte i prezzi (comunque più che accettabili). Qualche limite al massimo si può rilevare nel servizio e nella location, ma si tratta di difetti ampiamente limabili.
All'ingresso nel locale, infatti, salta agli occhi (si fa per dire) l'azzardata scelta di design che prevede una sala quasi completamente buia, illuminata solo da faretti "occhio di bue" in corrispondenza dei tavoli, che però permettono a stento di leggere il menu e, soprattutto, vedere i piatti. Insomma, si apprezza il coraggio ma forse il risultato è da rivedere.
Il ristorante dispone di un menu all you can eat a 25 euro (bevande escluse), che permette di scegliere tra 5 piatti, lasciando fuori però i tagli di carne più pregiati: a conti fatti, conviene optare per la carta, spendendo un po' più di 40 euro a persona con una buona bottiglia di vino. Gli antipasti, tra cui l'ambizioso "sashimi di manzo", la tartare di Fassona e il peceto (manzo marinato), sono tranquillamente evitabili; se proprio se ne sente il bisogno consigliamo i più caratteristici, le empanadas (frittelline di pasta ripiene di carne, salumi o formaggio) e le mollejas, animelle alla griglia.
Inutile dire che il piatto forte della casa è la carne di manzo, in tutti i possibili tagli caratteristici della cucina argentina: lomo (filetto), bife ancho (entrecote), asado de tira (costine), entrana (diaframma), quest'ultimo davvero eccezionale, e anche quelli più intraducibili come tapa de asado, picana, colita de cuadril. Un buon modo per gustarli tutti è assaggiare la parrillada mixta (1,1 kg, 39 euro) e la parrillada especial (600 grammi allo stesso prezzo, con i tagli più pregiati). Per chi proprio non si accontenta il menu offre anche pollo, maiale e chorizo (salsiccia), oltre a vari contorni a base di patate e verdure: la vera prelibatezza però sono le salsine di condimento, tra cui il leggendario "chimichurri". Anche i dolci, purtroppo, sono genuinamente argentini e quindi - almeno per i nostri gusti - tutt'altro che invitanti, a meno che si voglia sprofondare nella melassa del dulce de leche o degli alfajores. La cantina è in compenso straordinaria, con Malbec delle migliori case vinicole di Mendoza e non solo, tra cui il pregiato Don Diego: i ricarichi sono elevati, ma ne vale la pena. E a fine pasto arriva anche la sorpresa del misconosciuto Legui, un liquore leggero e dolce che chiude degnamente l'esperienza "sudamericana".
All'ingresso nel locale, infatti, salta agli occhi (si fa per dire) l'azzardata scelta di design che prevede una sala quasi completamente buia, illuminata solo da faretti "occhio di bue" in corrispondenza dei tavoli, che però permettono a stento di leggere il menu e, soprattutto, vedere i piatti. Insomma, si apprezza il coraggio ma forse il risultato è da rivedere.
Il ristorante dispone di un menu all you can eat a 25 euro (bevande escluse), che permette di scegliere tra 5 piatti, lasciando fuori però i tagli di carne più pregiati: a conti fatti, conviene optare per la carta, spendendo un po' più di 40 euro a persona con una buona bottiglia di vino. Gli antipasti, tra cui l'ambizioso "sashimi di manzo", la tartare di Fassona e il peceto (manzo marinato), sono tranquillamente evitabili; se proprio se ne sente il bisogno consigliamo i più caratteristici, le empanadas (frittelline di pasta ripiene di carne, salumi o formaggio) e le mollejas, animelle alla griglia.
Inutile dire che il piatto forte della casa è la carne di manzo, in tutti i possibili tagli caratteristici della cucina argentina: lomo (filetto), bife ancho (entrecote), asado de tira (costine), entrana (diaframma), quest'ultimo davvero eccezionale, e anche quelli più intraducibili come tapa de asado, picana, colita de cuadril. Un buon modo per gustarli tutti è assaggiare la parrillada mixta (1,1 kg, 39 euro) e la parrillada especial (600 grammi allo stesso prezzo, con i tagli più pregiati). Per chi proprio non si accontenta il menu offre anche pollo, maiale e chorizo (salsiccia), oltre a vari contorni a base di patate e verdure: la vera prelibatezza però sono le salsine di condimento, tra cui il leggendario "chimichurri". Anche i dolci, purtroppo, sono genuinamente argentini e quindi - almeno per i nostri gusti - tutt'altro che invitanti, a meno che si voglia sprofondare nella melassa del dulce de leche o degli alfajores. La cantina è in compenso straordinaria, con Malbec delle migliori case vinicole di Mendoza e non solo, tra cui il pregiato Don Diego: i ricarichi sono elevati, ma ne vale la pena. E a fine pasto arriva anche la sorpresa del misconosciuto Legui, un liquore leggero e dolce che chiude degnamente l'esperienza "sudamericana".
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