Opinione scritta da Locuste
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Ristoranti
2012-05-09 16:14:13
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 09 Mag, 2012
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Ottobre 11, 2011
Recensione
Chi ha il coraggio di sperimentare va premiato, soprattutto se in una zona gastronomicamente "depressa" come quella del varesotto. Già perché, al dispetto del nome che richiama immagini di trattorie casalinghe, l'Osteria dell'Angiolina propone una cucina piuttosto sofisticata, in una cornice raffinata e discreta (anche se, forse, l'assenza di un'insegna fuori dalla porta è un po' eccessiva). L'arredamento minimale, pur con qualche tocco "estroso", è piacevole e il servizio impeccabile, eppure non è tutta apparenza: i piatti presentati dal giovane chef Stefano Gallazzi sono elaborati ma non pretenziosi, gli accostamenti sempre riusciti. Unico vero neo del ristorante sono i prezzi, che si posizionano su un livello medio-alto. In compenso, a mezzogiorno il trattamento è radicalmente diverso, con prezzi popolarissimi (10 euro per un menu completo).
Il menu, come detto, ha ben pochi legami con la cucina del territorio ma presenta preparazioni eterogenee, con una spiccata nota di mare. Lo si avverte fin dagli antipasti fra cui spiccano l'insalata di astice alla catalana, il pesce crudo (crudité di pesce spada) e la più classica impepata di cozze. Tra i primi, di tanto in tanto, fanno capolino piatti del giorno come le pappardelle alla lepre; sempre in lista invece i riuscitissimi gnocchetti di ricotta e ortiche con pomodorini, melanzane, basilico e bufala. Altra ricetta interessante quella degli spaghetti di Gragnano con calamari, spinaci, pinoli e bottarga (malgrado l'eccessiva presenza di aglio). Molto interessanti anche gli spaghetti alla chitarra con astice fresco.
Il più richiesto dei secondi è indubbiamente la fiorentina di chianina (4,20 euro all'etto) ma meritano un assaggio anche altri tagli di carne, come l'eccellente filetto al foie gras e la cotoletta di vitello alla milanese al burro chiarificato con rucola selvatica. Ci sono anche piatti di pesce, ad esempio il trancio di tonno rosso con noci, mandorle e spinaci glassati. Di buon livello i dolci tra cui spiccano la torta al cioccolato con cuore fondente e la torta di mandorle con crema pasticcera. Piuttosto ben fornita, con ricarichi medi, la cantina, che presenta diverse etichette di tutte le regioni; buono il Morellino di Scansano. Al dolce si può abbinare un assaggio dell'ottimo passito francese "Un 15 de novembre".
A pranzo, come accennato, cambia tutto: menu fisso con primo, secondo, bevande e caffè a soli 10 euro. Diversa ovviamente anche la proposta culinaria: tra i primi lasagne (più che buone), fusilli ai frutti di mare e fusilli al salmone, come secondo fritto misto di pesce o salsiccia alla griglia. Le porzioni sono medie, ma attenzione: piatti e posate sovradimensionati le fanno sembrare di gran lunga inferiori!
Il menu, come detto, ha ben pochi legami con la cucina del territorio ma presenta preparazioni eterogenee, con una spiccata nota di mare. Lo si avverte fin dagli antipasti fra cui spiccano l'insalata di astice alla catalana, il pesce crudo (crudité di pesce spada) e la più classica impepata di cozze. Tra i primi, di tanto in tanto, fanno capolino piatti del giorno come le pappardelle alla lepre; sempre in lista invece i riuscitissimi gnocchetti di ricotta e ortiche con pomodorini, melanzane, basilico e bufala. Altra ricetta interessante quella degli spaghetti di Gragnano con calamari, spinaci, pinoli e bottarga (malgrado l'eccessiva presenza di aglio). Molto interessanti anche gli spaghetti alla chitarra con astice fresco.
Il più richiesto dei secondi è indubbiamente la fiorentina di chianina (4,20 euro all'etto) ma meritano un assaggio anche altri tagli di carne, come l'eccellente filetto al foie gras e la cotoletta di vitello alla milanese al burro chiarificato con rucola selvatica. Ci sono anche piatti di pesce, ad esempio il trancio di tonno rosso con noci, mandorle e spinaci glassati. Di buon livello i dolci tra cui spiccano la torta al cioccolato con cuore fondente e la torta di mandorle con crema pasticcera. Piuttosto ben fornita, con ricarichi medi, la cantina, che presenta diverse etichette di tutte le regioni; buono il Morellino di Scansano. Al dolce si può abbinare un assaggio dell'ottimo passito francese "Un 15 de novembre".
A pranzo, come accennato, cambia tutto: menu fisso con primo, secondo, bevande e caffè a soli 10 euro. Diversa ovviamente anche la proposta culinaria: tra i primi lasagne (più che buone), fusilli ai frutti di mare e fusilli al salmone, come secondo fritto misto di pesce o salsiccia alla griglia. Le porzioni sono medie, ma attenzione: piatti e posate sovradimensionati le fanno sembrare di gran lunga inferiori!
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Ristoranti
2012-05-09 16:09:17
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 09 Mag, 2012
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Marzo 25, 2011
Recensione
Se l'accoglienza conta, e conta, la Taverna degli Amici parte decisamente in pole position: nelle cinque sale allestite da Ernesto, ristoratore di origini calabresi trasferitosi ormai da decenni a Milano, sono un capolavoro di atmosfera e convivialità. Sarà merito delle deliziose decorazioni alle pareti o delle centinaia di bottiglie che si affacciano in ogni angolo, solo un assaggio della fornitissima cantina; fatto sta che entrando nel locale di via Spartaco ci si sente davvero a casa. I prezzi alla carta sono un po' meno amichevoli (ci si attesta tra i 40 e i 50 euro) ma il ristorante può contare sulle offerte speciali che hanno fatto la sua fortuna: 35 euro per un menu completo dal primo al dolce, vino compreso, a patto che non si scelgano secondi piatti troppo onerosi. La qualità, purtroppo, è altalenante e non sempre all'altezza della presentazione.
Ampia offerta alla carta per quanto riguarda gli antipasti: dominano gli affettati di ogni tipo, da quelli toscani (coppa, salame toscano, finocchiona) ai classici lardo di Arnad o di Colonnata, per proseguire con specialità "etniche" come il chorizo iberico o il jamon serrano. Meno sfizioso, ma altrettanto ricco, il piatto di salumi misti previsto dal menu fisso. I primi piatti sono un po' lasciati in disparte ma presentano comunque qualche proposta stuzzicante, come le linguine alla 'nduja o i curiosi paccheri con parmigiana di melanzane. Non mancano piatti più rustici: pasta e fagioli e purè di fave e cicorie. Invitanti, ma non del tutto riuscite le linguine fave, guanciale e pecorino: il condimento risulta un po' secco e poco amalgamato.
La vera specialità della casa è la carne, e in questo campo il ristorante ha davvero poco da invidiare ai concorrenti più ambiziosi: c'è davvero di tutto, dalla semplice salamella alla fiorentina scozzese da 1100 g, passando per carrè di maiale, arrosticini di pecora, controfiletto, il tutto con materie prime bavaresi, irlandesi o statunitensi. Non convincono del tutto la costata di cavallo e il petto d'anatra alla brace (decisamente poco cotto). Contorni classici di verdure: patate al forno, broccoli o cime di rapa saltate in padella. Interessante il misto di formaggi italiani e francesi, anche abbinati con mostarde, miele e confetture. Tra i dolci merita un plauso la torta alle tre creme. Davvero sorprendente la cantina, che presenta alcune bottiglie di estremo pregio.
Ampia offerta alla carta per quanto riguarda gli antipasti: dominano gli affettati di ogni tipo, da quelli toscani (coppa, salame toscano, finocchiona) ai classici lardo di Arnad o di Colonnata, per proseguire con specialità "etniche" come il chorizo iberico o il jamon serrano. Meno sfizioso, ma altrettanto ricco, il piatto di salumi misti previsto dal menu fisso. I primi piatti sono un po' lasciati in disparte ma presentano comunque qualche proposta stuzzicante, come le linguine alla 'nduja o i curiosi paccheri con parmigiana di melanzane. Non mancano piatti più rustici: pasta e fagioli e purè di fave e cicorie. Invitanti, ma non del tutto riuscite le linguine fave, guanciale e pecorino: il condimento risulta un po' secco e poco amalgamato.
La vera specialità della casa è la carne, e in questo campo il ristorante ha davvero poco da invidiare ai concorrenti più ambiziosi: c'è davvero di tutto, dalla semplice salamella alla fiorentina scozzese da 1100 g, passando per carrè di maiale, arrosticini di pecora, controfiletto, il tutto con materie prime bavaresi, irlandesi o statunitensi. Non convincono del tutto la costata di cavallo e il petto d'anatra alla brace (decisamente poco cotto). Contorni classici di verdure: patate al forno, broccoli o cime di rapa saltate in padella. Interessante il misto di formaggi italiani e francesi, anche abbinati con mostarde, miele e confetture. Tra i dolci merita un plauso la torta alle tre creme. Davvero sorprendente la cantina, che presenta alcune bottiglie di estremo pregio.
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Ristoranti
2012-05-09 16:06:03
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 09 Mag, 2012
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Agosto 21, 2003
Recensione
Magari non capiterà tutti i giorni (com'è successo a noi) di mangiare un piatto di amatriciana stando seduti al tavolo accanto a quello del sindaco di Amatrice. Ma una cosa è certa: quando sotto il cartello segnaletico che annuncia l'ingresso nel paese scorgono l'indicazione "città degli spaghetti all'amatriciana", le locuste si sentono davvero a casa.
Naturalmente il menu propone anche altri piatti (tra cui la classica pasta alla carbonara), ma l'ordinazione è d'obbligo, anche perché l'amatriciana è proposta non solo nella sua ricetta originale - guanciale, pecorino e cipolla, qui nella versione con pomodoro - ma anche al giusto grado di cottura: gli spaghetti sono perfettamente al dente e consentono di apprezzare pienamente ogni sapore (oltre a essere serviti in porzioni decisamente abbondanti).
Il resto del pasto rischierebbe di passare in secondo piano se non fosse per l'abbacchio a scottadito, altra specialità locale, non meno soddisfacente del primo. Discreto il vino della casa. Il tutto in un ambiente alla buona, non particolarmente ricercato ma funzionale, e privilegiato, come detto, anche dalle autorità locali.
Non possiamo chiudere senza menzionare un altro notevole locale di Amatrice, il ristorante "La Conca" di via della Madonnella 24: fra gli altri, il proprietario ha anche il merito di averci consigliato questo locale!
Naturalmente il menu propone anche altri piatti (tra cui la classica pasta alla carbonara), ma l'ordinazione è d'obbligo, anche perché l'amatriciana è proposta non solo nella sua ricetta originale - guanciale, pecorino e cipolla, qui nella versione con pomodoro - ma anche al giusto grado di cottura: gli spaghetti sono perfettamente al dente e consentono di apprezzare pienamente ogni sapore (oltre a essere serviti in porzioni decisamente abbondanti).
Il resto del pasto rischierebbe di passare in secondo piano se non fosse per l'abbacchio a scottadito, altra specialità locale, non meno soddisfacente del primo. Discreto il vino della casa. Il tutto in un ambiente alla buona, non particolarmente ricercato ma funzionale, e privilegiato, come detto, anche dalle autorità locali.
Non possiamo chiudere senza menzionare un altro notevole locale di Amatrice, il ristorante "La Conca" di via della Madonnella 24: fra gli altri, il proprietario ha anche il merito di averci consigliato questo locale!
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Ristoranti
2012-05-09 15:45:26
Locuste
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Recensione
Data di visita
Novembre 09, 2017
Recensione
Prendersi troppo sul serio può condurre alla perdizione, ma è un rischio che questo ormai celebre locale non corre di certo: è bene che la clientela si prepari a restare stupita, a più livelli e su più fronti. Innanzitutto, se vi aspettate vialoni scarsamente illuminati e degrado in stile Bronx (che in effetti trovereste a poche centinaia di metri di distanza), resterete delusi: a Baggio si è perfettamente conservato il nucleo storico dell’antico borgo contadino, compresa l’imponente chiesa di Sant’Apollinare, e la periferia milanese sembra lontana mille miglia. Arrivati all’osteria, una serie di cartelli, insegne e articoli goliardici - fino a qualche tempo fa c'era persino una gigantografia dell'oste nudo - fa subito intuire l’atmosfera che regna all’interno. Se si è fortunati, si può incappare persino nell'esibizione di un "menestrello" che allieta la cena con canti da osteria o classici della tradizione meneghina. E poi c’è la cucina: piatti semplici, genuini e abbondanti a prezzi imbattibili per chi è assuefatto ai salatissimi conti cittadini. A pranzo, poi, l'offerta ha dell'incredibile: 8 euro bevande escluse.
L’Osteria sa bene di essere una mosca bianca nel panorama milanese e ci ricama su... alla grande, giocando sul suo ruolo di “specie in via di estinzione” ed ergendosi ironicamente a ultimo baluardo della tradizione culinaria; ma questo non significa che la formula sia costruita a tavolino, anzi. Qui si mangia davvero alla grande, in tutti i sensi: a cominciare dall’antipasto, al singolare perché ce n’è uno solo, un piattone di legno colmo di salumi piacentini (pancetta, coppa, crudo e salame) e formaggi (taleggio, gorgonzola e parmigiano). Ampia, in compenso, la scelta dei primi: validissimi gli gnocchi di patate al gorgonzola e i ravioli al brasato con sugo di arrosto, riuscito anche il risotto alla longobarda (con funghi porcini e zafferano), ma il piatto migliore sono senz’altro le tagliatelle al mitico ragù di Elena, che tengono davvero fede al loro nome!
Tra i secondi lasciamo purtroppo da parte la cassoeula, disponibile solo su ordinazione: restano però prelibatezze come i mondeghili (polpettine di carne) con purè di patate, il brasato alla Grande con polenta, la trippa, l’ossobuco e gli eccezionali involtini con polenta. Più originali ma non meno appetitosi lo spezzatino di cinghiale del Ticino e lo stinco alla birra; e poi, naturalmente, c’è la classica cotoletta alla milanese, in una delle sue migliori versioni. Tutto in quantità più che soddisfacenti e a prezzo uguale per tutti: 13 euro. Si chiude poi con una ristretta scelta di dolci: gelati, sorbetti e le torte della cuoca Elena, tra cui quella alle pesche e cioccolato. Pochi ma buoni i vini, e quello della casa – in caraffa – non fa eccezione. Una curiosità: oltre a divertirvi a scoprire le scritte dissacranti e i racconti goliardici nascosti ovunque, potrete anche identificare il personale del locale e gli ospiti più assidui nei ritratti del "Codice Perdinci", disegnato sulle tovagliette di carta...
L’Osteria sa bene di essere una mosca bianca nel panorama milanese e ci ricama su... alla grande, giocando sul suo ruolo di “specie in via di estinzione” ed ergendosi ironicamente a ultimo baluardo della tradizione culinaria; ma questo non significa che la formula sia costruita a tavolino, anzi. Qui si mangia davvero alla grande, in tutti i sensi: a cominciare dall’antipasto, al singolare perché ce n’è uno solo, un piattone di legno colmo di salumi piacentini (pancetta, coppa, crudo e salame) e formaggi (taleggio, gorgonzola e parmigiano). Ampia, in compenso, la scelta dei primi: validissimi gli gnocchi di patate al gorgonzola e i ravioli al brasato con sugo di arrosto, riuscito anche il risotto alla longobarda (con funghi porcini e zafferano), ma il piatto migliore sono senz’altro le tagliatelle al mitico ragù di Elena, che tengono davvero fede al loro nome!
Tra i secondi lasciamo purtroppo da parte la cassoeula, disponibile solo su ordinazione: restano però prelibatezze come i mondeghili (polpettine di carne) con purè di patate, il brasato alla Grande con polenta, la trippa, l’ossobuco e gli eccezionali involtini con polenta. Più originali ma non meno appetitosi lo spezzatino di cinghiale del Ticino e lo stinco alla birra; e poi, naturalmente, c’è la classica cotoletta alla milanese, in una delle sue migliori versioni. Tutto in quantità più che soddisfacenti e a prezzo uguale per tutti: 13 euro. Si chiude poi con una ristretta scelta di dolci: gelati, sorbetti e le torte della cuoca Elena, tra cui quella alle pesche e cioccolato. Pochi ma buoni i vini, e quello della casa – in caraffa – non fa eccezione. Una curiosità: oltre a divertirvi a scoprire le scritte dissacranti e i racconti goliardici nascosti ovunque, potrete anche identificare il personale del locale e gli ospiti più assidui nei ritratti del "Codice Perdinci", disegnato sulle tovagliette di carta...
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Sagre
2012-05-09 15:42:58
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 09 Mag, 2012
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Luglio 01, 2008
Recensione
Se avete voglia di fare un'ora e mezza di coda prima di mangiare piatti di pesce per nulla esaltanti...
Anche qua il pesce è fornito dalla pescheria "Capra" di Biassono, ma il servizio è davvero scadente. Meglio andare alla vicina Sagra del Pesce di Sovico!
Alcuni piatti: Pesce in carpione con nervetti, fritto misto e lavarelli alla piastra
Anche qua il pesce è fornito dalla pescheria "Capra" di Biassono, ma il servizio è davvero scadente. Meglio andare alla vicina Sagra del Pesce di Sovico!
Alcuni piatti: Pesce in carpione con nervetti, fritto misto e lavarelli alla piastra
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Sagre
2012-05-09 15:39:13
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 09 Mag, 2012
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Luglio 01, 2008
Recensione
La sola trippa meriterebbe 5 locuste con lode! Menu davvero infinito.
Alcuni piatti: Pesce in carpione, costoletta d'agnello, insalata di mare, trippa e costine
Alcuni piatti: Pesce in carpione, costoletta d'agnello, insalata di mare, trippa e costine
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Ristoranti
2012-05-09 15:32:41
Locuste
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Recensione
Data di visita
Agosto 19, 2005
Recensione
ATTENZIONE: purtroppo il ristorante non risulta più in attività.
In gallurese l'agliola è lo spazio in cui il grano viene separato dalla spiga, mentre ruja significa "rossa". Qui ci arrestiamo con le spiegazioni e diamo il via alle nostre espressioni di stima e ammirazione. Questo agriturismo, raggiungibile attraverso una lunga stradina accidentata a pochi km da Tempio, ci ha regalato infatti un'esperienza straordinaria da ogni punto di vista: sapori eccezionali, abbondanza difficilmente sperimentata, cordialità straordinaria, prezzi bassissimi. Di storie ce ne sarebbero da raccontare altre (molte delle quali riguardano Fabrizio De André, che proprio qui stabilì la sua residenza in Sardegna) ma le lasciamo alla voce del signor Favore, proprietario di questo immenso terreno che solo recentemente è diventato - per fortuna! - un agriturismo.
Per gustare al meglio le potenzialità della cucina è opportuno prenotare: solo così infatti si avrà l'occasione di assaggiare piatti come la zuppa gallurese e, soprattutto, il tradizionale porcetto. Anche gli avventori casuali, tuttavia, troveranno di che soddisfarsi, a cominciare dall'ottimo vino della casa, che per una volta merita una menzione in positivo. Tutti i prodotti serviti (ad eccezione dello stesso vino e del miele) provengono direttamente dalla tenuta. Affettati - ottimi il salame e il lardo - e pecorino, accompagnati da olive, offrono un degno antipasto prima degli abbondantissimi primi.
Qui si ha la tentazione di fermarsi in adorazione delle mastodontiche porzioni di gnocchetti sardi al sugo, capaci di saziare anche il palato più esigente, e dei ricchissimi ravioli di ricotta; se si ha la forza di continuare, si può però gustare anche l'ottima salsiccia in umido servita come contorno. I secondi sono "semplici" bistecche di manzo e braciole di maiale, ma la qualità della carne è esemplare e ottima la cottura. Una freschissima anguria precede i dolci: le seadas, ripiene di formaggio succulento e ricoperte di eccezionale miele, si meritano il voto massimo. Come se non bastasse il proprietario provvederà a rifornire la clientela di liquori: mirto, filu 'e ferru e anche altre preparazioni di sua invenzione, di cui non vi sveliamo gli ingredienti segreti. Di fronte a tutto questo ben di Dio l'unica difficoltà è uscirne vivi: chi ce la fa non dimenticherà questo luogo.
In gallurese l'agliola è lo spazio in cui il grano viene separato dalla spiga, mentre ruja significa "rossa". Qui ci arrestiamo con le spiegazioni e diamo il via alle nostre espressioni di stima e ammirazione. Questo agriturismo, raggiungibile attraverso una lunga stradina accidentata a pochi km da Tempio, ci ha regalato infatti un'esperienza straordinaria da ogni punto di vista: sapori eccezionali, abbondanza difficilmente sperimentata, cordialità straordinaria, prezzi bassissimi. Di storie ce ne sarebbero da raccontare altre (molte delle quali riguardano Fabrizio De André, che proprio qui stabilì la sua residenza in Sardegna) ma le lasciamo alla voce del signor Favore, proprietario di questo immenso terreno che solo recentemente è diventato - per fortuna! - un agriturismo.
Per gustare al meglio le potenzialità della cucina è opportuno prenotare: solo così infatti si avrà l'occasione di assaggiare piatti come la zuppa gallurese e, soprattutto, il tradizionale porcetto. Anche gli avventori casuali, tuttavia, troveranno di che soddisfarsi, a cominciare dall'ottimo vino della casa, che per una volta merita una menzione in positivo. Tutti i prodotti serviti (ad eccezione dello stesso vino e del miele) provengono direttamente dalla tenuta. Affettati - ottimi il salame e il lardo - e pecorino, accompagnati da olive, offrono un degno antipasto prima degli abbondantissimi primi.
Qui si ha la tentazione di fermarsi in adorazione delle mastodontiche porzioni di gnocchetti sardi al sugo, capaci di saziare anche il palato più esigente, e dei ricchissimi ravioli di ricotta; se si ha la forza di continuare, si può però gustare anche l'ottima salsiccia in umido servita come contorno. I secondi sono "semplici" bistecche di manzo e braciole di maiale, ma la qualità della carne è esemplare e ottima la cottura. Una freschissima anguria precede i dolci: le seadas, ripiene di formaggio succulento e ricoperte di eccezionale miele, si meritano il voto massimo. Come se non bastasse il proprietario provvederà a rifornire la clientela di liquori: mirto, filu 'e ferru e anche altre preparazioni di sua invenzione, di cui non vi sveliamo gli ingredienti segreti. Di fronte a tutto questo ben di Dio l'unica difficoltà è uscirne vivi: chi ce la fa non dimenticherà questo luogo.
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Ristoranti
2012-05-09 15:28:23
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 09 Mag, 2012
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Agosto 20, 2006
Recensione
In Croazia c'è una sola religione: la griglia. In qualsiasi centro abitato, sia pure il più sperduto, in qualsiasi agglomerato di edifici ai margini della civiltà, dalla spiaggia più affollata alla più deserta stradina di campagna, basta fare pochi metri per scontrarsi con le cinque lettere di fuoco (è proprio il caso di dirlo) che compongono la parola magica: GRILL. La materia prima ovviamente cambia, anche se non più di tanto: nell'interno si mangia prevalentemente carne, sul mare pesce, e che pesce. Certo, i prezzi non sono più quelli di qualche anno fa e si stanno rapidamente adeguando agli standard del mercato occidentale, ma è ancora possibile portare a termine un pasto completo con meno di 20 euro.
Il buffet Aga sorge direttamente sulla spiaggia, a pochi passi dall'azzurro mare di Nemira, ed è senz'altro fra i locali più "internazionali" e commerciali della zona; si mangia all'aperto, su tavolini di plastica ben poco caratteristici. Tuttavia il servizio rapido ed efficiente e, soprattutto, la qualità degli ingredienti ne fanno un punto di riferimento sicuro. Il pesce, freschissimo e servito in generose quantità, ha sapore e consistenza d'eccezione, che raramente si ritrovano nel nostro paese dove ormai primeggiano gli animali d'allevamento. Non c'è distinzione tra antipasti e secondi, ma prima di passare alla griglia si può gustare un'abbondante insalata di polpo e patate (i nomi inglesi, o addirittura italiani dei piatti sono riportati quasi ovunque accanto agli impronunciabili equivalenti in croato).
Universale l'offerta di pesci e crostacei grigliati: dal pescato del giorno a scampi (ottimi) e calamari. Latitano un po' i frutti di mare. Il consiglio è quello di optare per il ricco piatto misto di pesce che comprende un'orata, un branzino, una discreta dose di scampi e calamari, filetto di merluzzo, pomodori e patate lesse. Il tutto servito con contorno delle immancabili patatine fritte e innaffiato da abbondante birra Kaltenberg che qui, come le altre marche locali, costa poco meno di 2 euro al litro (come sempre all'estero, l'acqua è piuttosto cara, anche se non esageratamente). In definitiva, un pasto assai semplice ma rappresentativo della cucina del luogo, con il fiore all'occhiello di un piatto di pesce da applausi.
Il buffet Aga sorge direttamente sulla spiaggia, a pochi passi dall'azzurro mare di Nemira, ed è senz'altro fra i locali più "internazionali" e commerciali della zona; si mangia all'aperto, su tavolini di plastica ben poco caratteristici. Tuttavia il servizio rapido ed efficiente e, soprattutto, la qualità degli ingredienti ne fanno un punto di riferimento sicuro. Il pesce, freschissimo e servito in generose quantità, ha sapore e consistenza d'eccezione, che raramente si ritrovano nel nostro paese dove ormai primeggiano gli animali d'allevamento. Non c'è distinzione tra antipasti e secondi, ma prima di passare alla griglia si può gustare un'abbondante insalata di polpo e patate (i nomi inglesi, o addirittura italiani dei piatti sono riportati quasi ovunque accanto agli impronunciabili equivalenti in croato).
Universale l'offerta di pesci e crostacei grigliati: dal pescato del giorno a scampi (ottimi) e calamari. Latitano un po' i frutti di mare. Il consiglio è quello di optare per il ricco piatto misto di pesce che comprende un'orata, un branzino, una discreta dose di scampi e calamari, filetto di merluzzo, pomodori e patate lesse. Il tutto servito con contorno delle immancabili patatine fritte e innaffiato da abbondante birra Kaltenberg che qui, come le altre marche locali, costa poco meno di 2 euro al litro (come sempre all'estero, l'acqua è piuttosto cara, anche se non esageratamente). In definitiva, un pasto assai semplice ma rappresentativo della cucina del luogo, con il fiore all'occhiello di un piatto di pesce da applausi.
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Ristoranti
2012-05-09 15:23:56
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 09 Mag, 2012
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Aprile 02, 2010
Recensione
I grandi chef, come tutti gli artisti, un minimo di egocentrismo ce l'hanno nel DNA. Per questo il curioso nome del ristorante Ad Amor, a due passi dalla splendida area archeologica di Santa Cristina (da visitare assolutamente), non stupisce più di tanto una volta informati che si tratta del locale di Adamo Camedda, proprietario nonché cuoco sopraffino. A sorprendere, semmai, è la location: in una frequentatissima area di sosta lungo la più trafficata arteria della Sardegna ci si aspetterebbe una tavola calda per camionisti e non certo un locale dalla cucina raffinata e sperimentale, che propone porzioni decisamente ridotte ma adatte ai palati più fini. La formula, comunque, funziona grazie anche ai veri punti di forza del ristorante: gli ingredienti di primissima qualità, alcuni dei quali, come l'olio, prodotti direttamente "in casa", e le tecniche di cottura sane e all'avanguardia (niente fritture, e sulla piastra ci si può specchiare...).
In alternativa alla lista, è possibile scegliere una delle proposte di menu fissi che assicurano un'efficace panoramica sulle ultime creazioni dello chef. Il più economico - ma attenzione, la quantità non è certo abbondante - comprende antipasto, secondo e bevande a 25 euro. Come inizio si possono provare gli ottimi calamari ripieni serviti su un letto d'insalata: gusto sopraffino e consistenza altrettanto soddisfacente grazie all'efficace contrasto tra la morbidezza del ripieno e la croccantezza del "contenitore". Da segnalare anche un secondo tanto ridotto quanto delicato nel sapore: il filetto di spigola all'arancia accompagnato da un profumatissimo rosmarino. È però il dolce a far pendere decisamente la bilancia dalla parte della cucina: lo zabaione freddo con miele e mandorle, in pratica un torrone "scomposto" nelle sue parti elementari, sfiora il paradisiaco. Da assaggiare, se ce n'è l'occasione, i formaggi, quasi tutti provenienti da aziende dei dintorni. Ben fornita la cantina nella quale spiccano i vini di Contini, celebre per la Vernaccia.
In alternativa alla lista, è possibile scegliere una delle proposte di menu fissi che assicurano un'efficace panoramica sulle ultime creazioni dello chef. Il più economico - ma attenzione, la quantità non è certo abbondante - comprende antipasto, secondo e bevande a 25 euro. Come inizio si possono provare gli ottimi calamari ripieni serviti su un letto d'insalata: gusto sopraffino e consistenza altrettanto soddisfacente grazie all'efficace contrasto tra la morbidezza del ripieno e la croccantezza del "contenitore". Da segnalare anche un secondo tanto ridotto quanto delicato nel sapore: il filetto di spigola all'arancia accompagnato da un profumatissimo rosmarino. È però il dolce a far pendere decisamente la bilancia dalla parte della cucina: lo zabaione freddo con miele e mandorle, in pratica un torrone "scomposto" nelle sue parti elementari, sfiora il paradisiaco. Da assaggiare, se ce n'è l'occasione, i formaggi, quasi tutti provenienti da aziende dei dintorni. Ben fornita la cantina nella quale spiccano i vini di Contini, celebre per la Vernaccia.
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Ristoranti
2012-05-09 14:45:07
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 09 Mag, 2012
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Recensione
Data di visita
Dicembre 09, 2010
Recensione
Per fortuna il profilo del seicentesco Santuario di Nostra Signora dell'Acquasanta si staglia imponente nel cielo della Liguria, altrimenti sarebbe ben difficile scovare questo interessante locale immerso nel verde e in un silenzio quasi irreale (sembra incredibile che a soli 6 km scorra la trafficatissima Aurelia). All'interno, comunque, l'atmosfera è ben diversa: ambienti e arredi moderni donano un look decisamente lontano da quello delle vecchie osterie. La "mission" del ristorante è abbastanza semplice da individuare, incentrata com'è su una riproposizione quasi filologica dei piatti tipici della regione, con appena qualche piccola variazione sul tema. Poche pietanze selezionate, ma corpose e abbondanti, con prezzi onesti (sugli 8 euro i primi, dai 10 i secondi); peccato per il servizio un po' troppo lento, complice la carenza di personale in sala.
Non abbiamo provato in occasione della nostra visita l'antipasto della casa, e qualche rimpianto ci rimane: tortini caldi con verdure, polpettone, salumi misti e soprattutto pane e burro con acciughe sono richiami invitanti. Ma i primi a base di pasta fresca non sono da meno: davvero eccezionali le lasagnette al pesto, proprio grazie alla consistenza della pasta che esalta un condimento impegnativo quanto delicato - a Mele, del resto, ha sede la storica azienda dei fratelli Sacco che produce un pesto fra i migliori della Liguria. Invitanti anche le altre proposte, dalle fettucce alle puntine di maiale e barbera ai curiosi cannelloni di lenticchie e cotechino (nel periodo natalizio), anche se i piatti più legati al territorio sono il minestrone - non sempre disponibile - e i ravioli alla genovese.
Secondi sempre nel solco delle tradizione, a cominciare dalle poco conosciute tomaxette alla genovese, involtini di carne ripieni serviti con abbondante sugo di pomodoro e pinoli; un piatto relativamente "povero" che merita di essere riscoperto. Tra le altre opzioni il lesso di ganassino di vitello con salsa verde, la salsiccia ai porri e vino bianco e gli straccetti di filetto al Raschera e mandorle. Nelle giornate giuste non mancano coniglio e baccalà. Interessanti anche i dolci, come lo sfizioso semifreddo al torrone di Visone (tipico della provincia di Alessandria), la torta moka al caffè, la torta all'amaretto o la cremina di panna. Buona la lista dei vini, molti dei quali, come il Morellino di Scansano, disponibili anche al calice.
Non abbiamo provato in occasione della nostra visita l'antipasto della casa, e qualche rimpianto ci rimane: tortini caldi con verdure, polpettone, salumi misti e soprattutto pane e burro con acciughe sono richiami invitanti. Ma i primi a base di pasta fresca non sono da meno: davvero eccezionali le lasagnette al pesto, proprio grazie alla consistenza della pasta che esalta un condimento impegnativo quanto delicato - a Mele, del resto, ha sede la storica azienda dei fratelli Sacco che produce un pesto fra i migliori della Liguria. Invitanti anche le altre proposte, dalle fettucce alle puntine di maiale e barbera ai curiosi cannelloni di lenticchie e cotechino (nel periodo natalizio), anche se i piatti più legati al territorio sono il minestrone - non sempre disponibile - e i ravioli alla genovese.
Secondi sempre nel solco delle tradizione, a cominciare dalle poco conosciute tomaxette alla genovese, involtini di carne ripieni serviti con abbondante sugo di pomodoro e pinoli; un piatto relativamente "povero" che merita di essere riscoperto. Tra le altre opzioni il lesso di ganassino di vitello con salsa verde, la salsiccia ai porri e vino bianco e gli straccetti di filetto al Raschera e mandorle. Nelle giornate giuste non mancano coniglio e baccalà. Interessanti anche i dolci, come lo sfizioso semifreddo al torrone di Visone (tipico della provincia di Alessandria), la torta moka al caffè, la torta all'amaretto o la cremina di panna. Buona la lista dei vini, molti dei quali, come il Morellino di Scansano, disponibili anche al calice.
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