Opinione scritta da Locuste

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Ristoranti
 
2012-05-09 14:41:42 Locuste
Voto medio 
 
7.5
Qualità 
 
6.0
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
9.0
Opinione inserita da Locuste    09 Mag, 2012
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Agosto 26, 2008
Recensione
Dalle scarne indicazioni in nostro possesso non è facilissimo, ne conveniamo, risalire all'ubicazione del locale, che comunque si trova nel pieno centro del borgo di Chiclana, a pochi passi dal lungofiume. Il gioco però, sebbene arduo, ne vale la candela: il ristorante non offre nulla di eccezionale sul piano della qualità, ma dà l'occasione per una sosta molto economica e soprattutto molto gradita sul piano dell'ospitalità. L'accoglienza è infatti delle migliori e il personale si prodiga per servire nel modo migliore anche i turisti meno smaliziati. Anche l'aspetto del locale, una sorta di rustico pub con caratteristiche illustrazioni alle pareti, rende più piacevole il soggiorno.

Il menu è scarno ma abbastanza appetibile per chi volesse cimentarsi nel rito delle tapas, anche se le porzioni non sono particolarmente abbondanti. Nonostante la vicinanza del mare, il pesce non è il piatto forte. Meglio buttarsi sui ricchi piatti di affettati come la tabla iberica, un misto di prodotti locali: jamon iberico (prosciutto crudo), queso (formaggio), morcon (salsiccia farcita con verdure e spezie) e lomo (una sorta di coppa aromatizzata). Per bere, visto l'arredamento, non si può che affidarsi alla cerveza locale: la solita Cruzcampo, naturalmente, disponibile anche in una particolare versione "ghiacciata" che tuttavia sconsigliamo.

Le pietanze calde sono anch'esse quasi tutte di carne: discreto il filete con Pedro Ximenez, aromatizzato con una salsa a base del pregiato vino di Jerez. Piuttosto anonima la presa iberica (filetto di maiale) mentre più originale è la carne al horno, nient'altro che manzo a fettine ripassato al forno, piuttosto appetitoso. Tutti i piatti sono serviti con abbondante contorno di patatas fritas o di papalinas (patate lesse con aglio, olio e acciughe). A fine pasto, benché l'usanza non sia comune da queste parti, fatevi offrire un digestivo: il licor de hierba locale merita un assaggio.
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Bar & Pub
 
2012-05-09 07:21:01 Locuste
Opinione inserita da Locuste    09 Mag, 2012
Ultimo aggiornamento: 09 Mag, 2012
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Settembre 01, 2011
Recensione
Nuovissima gelateria nel cuore della città: l'offerta è limitata (16 gusti, appunto) ma il mix è di grande successo. Ci sono anche ghiaccioli al gusto di Campari o di mojito.
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Negozi
 
2012-05-09 07:19:18 Locuste
Opinione inserita da Locuste    09 Mag, 2012
Ultimo aggiornamento: 09 Mag, 2012
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Giugno 07, 2010
Recensione
Una cantina di ispirazione tradizionale che però non disdegna qualche originale sperimentazione, come il Dolcetto Spaccavetro. Ottimo comunque il Barbera.
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Ristoranti
 
2012-05-08 22:29:24 Locuste
Voto medio 
 
7.5
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
6.5
Opinione inserita da Locuste    08 Mag, 2012
Ultimo aggiornamento: 09 Mag, 2012
#1 recensione  -  

Ossobuco

Recensione

Data di visita
Dicembre 14, 2010
Recensione
Un tempo teatro di scollacciate canzoni da osteria, poi zona residenziale per agiati professionisti, Porta Romana è diventata negli anni uno dei gangli vitali della Milano "by night". Ora il cerchio si chiude e si torna alle osterie: più o meno antiche, ma genuinamente depositarie di quel poco di tradizione gastronomica che la città della Madunina può ancora vantare. L'Osteria dell'Acquabella nasce, o meglio rinasce nel 2003 per iniziativa dei figli di Mario Artuso, storico ristoratore milanese che gestiva un locale con lo stesso nome in piazzale Susa, ed è oggi uno dei pochissimi indirizzi a cui si possano gustare i veri piatti tipici della città, sia pure con qualche contaminazione piacentina (del resto appropriata, visto che la via Emilia è a pochi passi). L'atmosfera è rilassata e amichevole, il rapporto qualità-prezzo - per una volta - di tutto rispetto.

Il menu è semplice e senza fronzoli: impossibile prendere cantonate, ma se proprio non si vuole sbagliare la strategia vincente è affidarsi ai consigli del personale. Sicuramente opportuno iniziare da un assaggio dell'ottima raspadura lodigiana (per chi non lo sapesse, sottilissime sfoglie di formaggio grana), il migliore tra gli antipasti, che comprendono anche salame, prosciutto crudo e coppa, nervetti, insalata russa e tartine di pane caldo. Fra i primi, il più gettonato è naturalmente l'impeccabile risotto alla milanese, tanto essenziale quanto prelibato; da provare anche il risotto al salto (ripassato in padella), la pasta e fagioli o il risotto al Buttafuoco. Il non plus ultra è però il piatto unico della casa: ossobuco di vitello con risotto, 18 euro ben spesi sia per qualità della carne - e del midollo - che per abbondanza delle porzioni.

Chi invece volesse optare per un altro secondo può gettarsi sulla cotoletta alla milanese oppure su una serie di altre preparazioni di carne meno "locali": punta di vitello al forno, filetto alla Bonarda, controfiletto ai ferri. Attira parecchio, e non soltanto per la presentazione, la bistecca del magutt (muratore), dove la bistecca sta solo nel nome: si tratta di un corposo piatto di polenta e gorgonzola. Tra i dolci al carrello, oltre ai classici tiramisu e salame di cioccolato, spiccano la sbrisolona secca o "bagnata" (di liquore all'anice) e la torta bruta ma buona al cioccolato. La cantina è molto ben fornita e diviso per regioni: vista la zona, è bene puntare sul San Colombano, unica DOC della provincia, e in particolare sul Mombrione riserva della cantina Nettare dei Santi.
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Ristoranti
 
2012-05-08 22:12:43 Locuste
Voto medio 
 
6.9
Qualità 
 
9.0
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
3.0
Opinione inserita da Locuste    08 Mag, 2012
Ultimo aggiornamento: 09 Mag, 2012
#1 recensione  -  

Poesie di Trinacria

Recensione

Data di visita
Aprile 17, 2011
Recensione
Immersa nell'atmosfera sontuosa e raffinata del suo centro storico barocco, Acireale sembra lontana mille miglia dal traffico e dall'inquinamento di Catania. Il locale perfetto per questo contesto è sicuramente la Locanda degli Abbatazzi, ristorantino tanto anonimo nell'apparenza esteriore quanto curato ed elegante all'interno. L'attenzione riservata alla presentazione dell'ambiente e dei piatti non deve però trarre in inganno: siamo di fronte a un locale di grande "sostanza" dal punto di vista culinario, grazie a materie prime di alto livello (il pesce, freschissimo, può essere scelto direttamente al tavolo prima della cottura) e preparazioni fantasiose e accurate. La fascia di prezzo è medio-alta, in particolare se si opta per il pesce, ma si tratta senza alcun dubbio di soldi ben spesi.

Il menu si apre con una serie di sfiziosi antipasti più o meno tipici della tradizione locale: la caponatina si accompagna alla parmigiana di melanzane, all'insalata allo stocco (baccalà) e alle impareggiabili frittelline di neonato che, malgrado il nome, non comportano la dedizione al cannibalismo, ma sono a base di pesciolini (noti altrove come "bianchetti"). Tra i primi spiccano i classici spaghetti cu anciovi e muddica - acciughe e mollica abbrustolita - ma non mancano gli spaghetti ai frutti di mare, le bavette all'astice, la pasta alla Norma e i più inconsueti ravioli di zucca con fonduta di parmigiano. Piatti più che soddisfacenti anche dal punto di vista della quantità.

Per il secondo, come detto, è saggio affidarsi al pescato del giorno (7 euro all'etto): si casca sempre bene, sia che si tratti di un pagro, di una spigola o dei succulenti saraghetti. Da sottolineare anche la primissima qualità dei condimenti, olio in primis. Si può però puntare anche su una frittura mista da applausi, sul delicato filetto in crosta al pistacchio o su gamberoni e pesce spada. Altro piatto tipico lo stocco alla messinese, mentre per chi ama la carne a disposizione anche filetto al Marsala stravecchio e pollo ruspante. Tra i dolci scelta obbligata: non si può non provare la splendida cassata. Curata e ben fornita la cantina in cui dominano i vini isolani: spicca, nella fascia più abbordabile, il bianco La Segreta delle cantine Planeta.

Piccola nota terminologica per chiudere: gli "Abbatazzi" sono poeti che nel Settecento si dedicavano all'improvvisazione di rime in strada nei giorni del Carnevale.
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