Opinione scritta da Locuste

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Ristoranti
 
2018-05-11 15:46:05 Locuste
Voto medio 
 
7.9
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
8.5
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
7.0
Opinione inserita da Locuste    11 Mag, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Mag 14, 2018
Recensione
Pur non essendo il più famoso ristorante in città, l' Hanu' Lui Manuc vince a mani basse la palma della location più scenografica nel centro storico di Bucarest (e non solo tra i ristoranti), oltre a piazzarsi ottimamente in un'ipotetica classifica di qualità. Parliamo infatti del più antico albergo di Bucarest, costruito nel 1808 dal turco di origini armene Manuc Bei, che prese a modello un antico caravanserraglio: per questo la locanda, ancora oggi sostanzialmente immutata nell'aspetto, include uno spettacolare cortile interno con porticati in legno e una vasta copertura alberata, un vero e proprio gioiello per la stagione estiva. Il ristorante è dunque una tappa imprescindibile in tutti i tour della città, ma al di là della prima impressione non è soltanto un'attrazione turistica: l'ampia varietà di piatti, l'abbondanza delle porzioni e il servizio impeccabile lo rendono ideale anche per un primo impatto con la gastronomia romena.

Il locale punta ovviamente moltissimo sull'atmosfera, con numerosi riferimenti all'epoca della dominazione turca, camerieri in costume e spettacoli musicali (di solito serali), e ospita anche matrimoni e cerimonie. La sostanza però resta la stessa ed è molto corposa, fin dagli antipasti: grandi piatti di salumi e formaggi, polpette di agnello, il prelibato e fin troppo abbondante cascaval (formaggio impanato e fritto), la zacusca (salsina di melanzane), una serie infinita di insalate e il roboante "bulz ciobanesc" con pancetta, salsicce di montone e formaggio fritto al lardo. Come si può ben capire, nulla di dietetico, comprese le ciorba (zuppe): eccezionale quella di agnello, in alternativa ci sono anche la tradizionale zuppa di trippa e quella, più delicata, con lenticchie e menta.

Inevitabilmente, vista anche l'immensa griglia che troneggia su un lato della corte, le specialità principali sono carnivore: domina il Manuc Gourmand, un piatto da 1 kg di carne con manzo, pollo, maiale e salsicce varie, ma non mancano hamburger, spiedini e bistecche di ogni genere. Da provare i plescoi (salsicce affumicate) e i mici (salsiccette speziate). Fuori dalla griglia troviamo altre specialità: l'invitante stinco di agnello caramellato cotto in vino ed erbe, la scenografica "Cununa" (corona), costato di agnello con erbe e spezie varie, e ancora cosce d'anatra al forno, zampe di tacchino, goulash e l'immancabile sarmale (foglie di verza con carne macinata). Da non perdere pure i dolci, tra cui spiccano la Pavlova (mascarpone con meringa e frutti di bosco, di imprevedibili origini neozelandesi) e il cataif, versione rumena della turca baklava. Il locale produce anche birra, servita alla spina, e può contare su un vasto assortimento di vini rumeni e internazionali (da evitare però quello della casa). Conto finale decisamente moderato, non sopra i 30 euro.
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Ristoranti
 
2018-05-11 15:20:41 Locuste
Voto medio 
 
7.5
Qualità 
 
6.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
7.5
Opinione inserita da Locuste    11 Mag, 2018
Ultimo aggiornamento: 11 Mag, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Mag 05, 2018
Recensione
Se state cercando il ristorante più famoso di Bucarest e dell'intera Romania, potete smettere di cercare. Il Caru' cu Bere ("carro della birra") è letteralmente un'istituzione della capitale, non solo in virtù delle sue antiche origini (è attivo dal 1879), ma anche perché occupa uno dei pochissimi edifici del centro storico a essersi perfettamente conservati, come dimostra lo spettacolare interno neo-gotico con tanto di mosaici e vetrate dipinte. Su questa tradizione il locale non solo sopravvive, ma prospera al punto da essere diventato un punto di riferimento imprescindibile tanto per gli abitanti del luogo quanto per i turisti: negli orari di punta è assolutamente necessario prenotare, anche se poi c'è ampio spazio per i ritardatari, visto che la cucina resta aperta fino a mezzanotte e addirittura fino alle 2 nei weekend.

Sul piano strettamente culinario, il ristorante non offre in realtà nulla di molto diverso rispetto a molti altri indirizzi della capitale, anzi in alcuni casi - fatta salva la curata presentazione - è un po' meno soddisfacente per qualità delle preparazioni e delle cotture. Il menu può fregiarsi però di qualche piatto-totem come il famigerato Ciolan romanesc de porc, uno stinco di maiale da 1,6 kg con debordanti quantità di verze, polenta e rafano, oltre all'immancabile peperoncino. Uno di quei piatti che non si dimenticano, soprattutto se consumato da soli... L'altra specialità della casa è ovviamente la birra alla spina, che per la verità non ha niente di straordinario, salvo l'essere particolarmente beverina e il costo assolutamente trascurabile.

Nel resto della lista troviamo tutti i piatti della tradizione, con un occhio particolare alla griglia. Come antipasti ecco dunque formaggi e insaccati vari, polpette, zacusca (saporita salsa di melanzane e peperoni) e cascaval (formaggio impanato e fritto), seguiti dalle classiche zuppe (ciorba) tra cui quella ai fagioli, servita in una ciotola scavata nel pane. I piatti principali sono tutti a base di carne: sarmale (foglie di verza ripiene di carne macinata), carnati (salsicce), mici (salsiccette speziate), frigarui (spiedini) e persino un inusuale ossobuco bollito, oltre a ogni tipo di grigliata. Interessanti i dolci, tra cui i papanasi (ciambelline fritte al formaggio), lo strudel di mele e la torta ai tre cioccolati. Per finire, impossibile non concedersi una boccetta di tuica, l'aromatica grappa locale. Il conto è particolarmente generoso, sui 25 euro mance comprese.
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Ristoranti
 
2018-05-11 14:59:12 Locuste
Voto medio 
 
7.1
Qualità 
 
7.0
Quantità 
 
9.0
Servizio 
 
6.0
Prezzo 
 
6.5
Opinione inserita da Locuste    11 Mag, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Mag 04, 2018
Recensione
Visitare il centro storico di Bucarest, in particolare nel fine settimana, è un'esperienza straniante: ci si aspetta la classica capitale grigia e austera e ci si trova immersi in una via di mezzo tra Chernobyl e Las Vegas. Tutto ciò che non è abbandonato e in rovina, infatti, è occupato da un'infinita serie di ristoranti, bar e locali notturni invasi da una sfrenata "movida" fino alle prime ore del mattino. La Crama Domneasca (letteralmente la "Cantina del Re"), ristorante dall'aria classica ed elegante, rimane coinvolta quasi suo malgrado da questo bailamme, sorgendo in una delle vie più frequentate e chiassose; ma ciò nulla toglie alla sua proposta culinaria basata su un'aderenza quasi filologica alla tradizione. I piatti tipici di tutta la Romania sono proposti nella loro versione migliore e in porzioni davvero pantagrueliche; unica pecca il servizio un po' lento e non particolarmente cortese, cosa peraltro piuttosto comune da queste parti.

"In cibum speramus" è il benaugurante motto che compare sullo stemma del ristorante, e in effetti la speranza è ben riposta: i classici della cucina rumena sono tutti presenti, in copiose quantità, nell'ampio e variegato menu. Numerose le insalate e le zuppe (ciorba), tutte decisamente robuste, da quella di trippa - tipica e molto impegnativa - a quelle a base di agnello e manzo. Tra gli antipasti sono assolutamente da assaggiare le peculiari salsiccette di montone, non facili da trovare altrove: piccanti e saporite, accompagnate da robuste dosi di polenta (mamaliga). Più ordinarie, ma comunque interessanti, le polpette e il cascaval, formaggio a cubetti impanato e fritto. Si beve naturalmente birra, alla spina o in bottiglia, anche se il ristorante dispone di una vasta selezione di vini rumeni e internazionali.

Il meglio del menu viene ovviamente con quelli che possono essere considerati piatti unici, vista anche la quantità: il più famoso (meritatamente) è il sarmale, o meglio "le" sarmale, involtini di verza ripieni di carne macinata e riso, naturalmente serviti su un letto di polenta. Immancabile il peperoncino verde di accompagnamento, da non consumare con avventatezza! Nel menu non mancano poi altri piatti interessanti, dalle cosce di pollo al sugo piccante ad ogni tipo di carne alla griglia; anche i contorni sono robustissimi, a cominciare dal prelibato ragù di fagioli. Come dolce arriva poi una chicca: i papanasi, dolcissime ciambelline fritte a base di ricotta o formaggio, ricoperti da panna e frutti di bosco. Un'iniezione di zuccheri da non perdere! Il conto finale può apparire generoso, ma attenzione agli "accessori" (una bottiglia d'acqua costa fino a 5 euro!) e alle mance: nel complesso si possono raggiungere facilmente i 250 lei, circa 40 euro.
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Ristoranti
 
2018-04-25 22:27:32 Locuste
Voto medio 
 
7.9
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
7.5
Prezzo 
 
8.5
Opinione inserita da Locuste    25 Aprile, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Aprile 18, 2018
Recensione
Il grande quartiere Studentski Kompleks è tra i più animati di Sofia, grazie alla presenza (evocata dal nome) della maggior parte degli istituti universitari della città e dei relativi studenti. Per questo, oltre a locali notturni e attività commerciali di ogni genere, nella zona a ridosso del grande parco Studentski sorgono anche numerosi ristoranti pronti a soddisfare ogni gusto e inclinazione. Il ristorante Borimechkata si caratterizza fin dall'aspetto esteriore come ultimo baluardo della cucina etnica: modellato su una tradizionale taverna di campagna, accoglie il visitatore con arredi in legno, attrezzi d'epoca alle pareti e personale in costume tipico. L'insieme può forse essere giudicato un po' troppo turistico, ma la cucina è molto apprezzata anche dai locali e i prezzi davvero alla portata di tutti.

Il menu, come spesso accade da queste parti, è immenso e dispersivo, ma basato su infinite combinazioni di pochi elementi. Tra quelle che vengono genericamente definite insalate si trova di tutto: la debordante Borimechkata con ogni tipo di ingrediente e la più "umana" Country Style, con formaggio feta, pomodori, cetrioli e olive, ma pure la snezhanka (yogurt con cetrioli e aneto) e il caratteristico katak, un mix tra formaggio fresco e yogurt. Svariate anche le zuppe e gli antipasti, prevalentemente a base di formaggio e salumi: da non perdere il formaggio fritto (kashkaval) e il Fillet Elena, un insaccato abbondantemente speziato. Tra le altre proposte davvero originali, ma non adatte a tutti i palati, ci sono le interiora di pollo in varie versioni.

I piatti principali sono tassativamente a base di carne: si segnalano il kavarma, gustoso spezzatino di pollo o di maiale, e l'onnipresente kebab. Le portate più interessanti vengono però dalla griglia, a cominciare dalle kufteta (polpette di maiale e manzo, anche in versione piccante o al formaggio) e dal kebapcheta (salsiccette piccanti). Non mancano filetto di manzo, cosciotto d'agnello, pollo al bacon o al miele, trota o sgombro: insomma, ce n'è davvero per tutti i gusti. Da non sottovalutare il contorno a base di patate, che in Bulgaria sono davvero una prelibatezza. Pochi ma appetitosi i dolci, tra cui emerge lo yogurt - altro cavallo di battaglia locale - con miele e noci. La cantina dispone di un'interessante selezione di vini, tra cui alcune bottiglie bulgare; in alternativa ci sono tutte le principali marche di birre locali (Zagorka, Stolichno, Ariana) e alcune internazionali. Imperdibile, per chiudere, un bicchierino di rakia, l'acquavite bulgara. Il prezzo di un pasto completo difficilmente supera i 20 euro.
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Ristoranti
 
2018-04-25 21:56:00 Locuste
Voto medio 
 
7.5
Qualità 
 
7.0
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
6.0
Prezzo 
 
9.5
Opinione inserita da Locuste    25 Aprile, 2018
Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Aprile 16, 2018
Recensione
La cucina bulgara non è facile da affrontare per uno straniero, anche (se non soprattutto) per problemi di interpretazione. Evitando le soluzioni più scopertamente turistiche e i tantissimi locali del centro che millantano "cucina italiana", un ristorante genuinamente autoctono ma di stampo "occidentale" come il Divaka può essere l'ideale per un primo approccio, non fosse altro che per il suo pratico menu in inglese. Il successo del format è testimoniato dalle tre sedi che il locale può vantare nel centro di Sofia e dall'elevato numero di coperti a disposizione; l'arredamento moderno, quasi asettico, e il servizio piuttosto freddo nulla tolgono alla qualità del menu, che propone una serie infinita di piatti tipici in ogni possibile combinazione. I prezzi, qui come altrove, sono strabilianti agli occhi di un italiano: con meno di 10 euro si può tranquillamente consumare un pasto completo.

La lista, come accennato, è enciclopedica: basti pensare che già le varietà di insalate sono più di 15. Tralasciando quelle più internazionali (c'è persino la Caesar Salad), ci sentiamo consigliare la Bulgarian country-style salad, con formaggio fresco, cetrioli, pomodori, olive e abbondanti aglio e cipolla, e la Thracian salad, basata sul "katak" (un caratteristico mix di formaggio e yogurt, simile al greco tzatziki) servito con cetrioli e noci. Ritroviamo il katak nello sterminato elenco degli antipasti, insieme ad altre golosità come aringhe, uova di pesce, sazdarma (una tipica gelatina di carne) e, per i più coraggiosi, la trippa. Il menu propone inoltre un certo numero di zuppe, quasi tutte a base di carne.

Per carnivori sono anche i piatti principali: pollo, maiale, agnello e anatra in ogni possibile declinazione. Al di là delle più classiche grigliate si segnalano i tradizionali kebapcheta, salsiccette speziate servite con patate, cipolla e ajvar (una salsa piccante a base di peperoni, peperoncino e melanzane), e le altrettanto diffuse kufteta, polpette di maiale e manzo in versione semplice o piccante. Gettonatissimo anche il pollo Divaka (marinato in salsa piccante), e non mancano i piatti a base di pesci come sgombro e trota. L'offerta di dolci è invece stranamente ridotta: tra i più interessanti, mascarpone con cioccolato e mirtilli e tortino al cioccolato fondente ("lava cake"). Il ristorante ha una vasta lista di vini, quasi esclusivamente d'importazione, e un buon numero di birre tra cui l'onnipresente Zagorka e l'ottima Stolichno; ottimo anche l'assortimento di liquori, in particolare vodka e rakia, la locale acquavite. Il caffè si fregia orgogliosamente del marchio Lavazza, ma purtroppo è appena passabile.
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Ristoranti
 
2018-03-15 14:27:56 Locuste
Voto medio 
 
6.0
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
5.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
3.0
Opinione inserita da Locuste    15 Marzo, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Marzo 09, 2018
Recensione
Un nuovo ristorante che apre è (quasi) sempre una buona notizia, e ha (quasi) sempre bisogno di un periodo di assestamento. Per questo motivo saremo ragionevolmente cauti nel giudicare i primi passi di Altroké, piccolo e giovane locale spuntato nella zona Est di Milano, dall'atmosfera minimal e dal menu raffinato. Dare un giudizio globale è in effetti piuttosto complesso, perché il ristorante ha caratteristiche altalenanti: buona qualità dei piatti e inventiva nelle preparazioni si contrappongono all'eccessiva ristrettezza delle porzioni e i prezzi, che a tratti appaiono davvero sproporzionati, vanno però presi con il beneficio d'inventario perché il tentativo è quello di attirare i clienti attraverso sostanziosi sconti (anche del 50%). Insomma, il verdetto definitivo è rimandato a una seconda visita.

L'offerta culinaria è divisa abbastanza specularmente in due parti: menu di carne e menu di pesce. Il doppio binario parte dagli antipasti: se da una parte troviamo empanadas di carne, salumi con gnocco fritto e carpaccio di carne salada (18 euro), dall'altra fanno capolino ostriche, gamberi rossi, tartare (25 euro), ma anche acciughe del Cantabrico e l'ottimo polpo croccante su vellutata di patate e porri (20 euro). Anche nei primi si ripropone il dualismo: tra i più gettonati ci sono il risotto al salto con bacon e scaglie di grana e gli spaghetti con calamari e scorzette più agrumi, anche se la proposta più originale - formalmente fuori menu, in realtà quasi sempre presente - rimane la cacio e pepe con battuto di gamberi rossi (25 euro).

Tra i secondi di pesce, il pescato del giorno e i classici scamponi e gamberoni alla griglia si affiancano alla catalana dello chef (25 euro): a scelta, gamberi, calamari o polpo serviti con cipolla e pomodoro. Tutto di ottima qualità ma la porzione è davvero troppo risicata. Sul fronte carne, accanto a fiorentina e tartare ecco il filetto con zola, Barolo e pepe rosa o quello con crema di patate e tuorlo fondente (30 euro). Non particolarmente originali invece i dolci, dal tiramisù alla cheesecake. L'offerta di vini è ristretta ma piuttosto ben curata; qualcosa da migliorare però nel servizio.
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Ristoranti
 
2018-02-19 16:50:33 Locuste
Voto medio 
 
7.0
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
4.5
Opinione inserita da Locuste    19 Febbraio, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Febbraio 15, 2018
Recensione
Una specie in via d'estinzione a Milano è quella del ristorante "per tutte le stagioni", in grado di assicurare un buon assortimento di piatti di mare e di terra, senza particolari voli di fantasia ma con una discreta qualità di base. Tra le luminose eccezioni c'è l'osteria Le Pietre Cavate, aperta da decenni e diventata negli anni una vera e propria istituzione in zona corso Sempione: merito di una formula semplice e collaudata, di un menu vario e adatto a tutti i palati (nonostante la chiara ispirazione toscana) e anche di una non banale attenzione al cliente. I prezzi sono nella media della zona, tra i 40 e 50 euro per un pasto completo, e resi meno gravosi dalle porzioni decisamente abbondanti.

Anche se la carne alla brace è senza alcun dubbio il cavallo di battaglia della casa, il ristorante deve la sua fortuna anche ai numerosi piatti di pesce, a cominciare dagli antipasti: selezioni di crudi e di tartare (di tonno, salmone e ricciola) o totanetti ai funghi porcini tra i più golosi. Non si sbaglia però neppure a buttarsi sulle proposte di terra, come l'eccellente selezione di salumi toscani, il lardo di colonnata al miele, i crostini misti, la mozzarella di bufala o la stracciatella. Il dualismo terra/mare si ripropone anche tra i primi: da una parte spaghetti vongole e bottarga o i golosi tagliolini con gamberi, brie, uova di storione e panna, dall'altra pappardelle ai funghi porcini e gnocchi di zucca con fonduta e tartufo nero.

Tra i secondi, come accennato, dominano i diversi tagli di carne a disposizione: fiorentina (50 euro al kg), costata, tagliata con diversi condimenti e filetto, anch'esso in varie versioni (gustosa quella "Pietre Cavate" con bacon e senape, così come il classico Voronoff). In alternativa cotoletta alla milanese, tartare di scottona e, per gli amanti del mare, scamponi, gamberoni, frittura mista o rombo al forno. Ricchi e abbondanti i contorni (patate, spinaci, cime di rapa). Più ristretta ma interessante l'offerta di dolci, su tutti torta pere e cioccolato e semifreddo allo zabaione. La cantina è ben curata anche se con ricarichi piuttosto elevati. Si chiude con l'eccellente limoncello artigianale offerto dalla casa.
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Ristoranti
 
2018-01-31 15:25:05 Locuste
Voto medio 
 
7.4
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    31 Gennaio, 2018
Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Gennaio 25, 2018
Recensione
Da quando via Tortona è diventata il regno dell'alta moda e del design, tutto il quartiere che la circonda è risorto a nuova vita, popolandosi di stilosi locali notturni e di (costosissimi) ristoranti all'ultimo grido per viveur milanesi o aspiranti tali. Fa quindi ancora più effetto varcare la soglia dell'antica Trattoria Aurora e ritrovarsi catapultati in un altro secolo: a dispetto del nome, siamo di fronte a un grande ristorante all'antica, immerso in un'incantevole atmosfera liberty e con tanto di spazioso giardino estivo. Ma ad attirare da queste parti la clientela non sono soltanto il servizio impeccabile e la cortesia d'altri tempi: il pezzo forte del locale è un menu di fortissima ispirazione piemontese, con la possibilità (solo su prenotazione!) di gustare addirittura il tradizionale fritto misto, una vera rarità a Milano.

Che all'Aurora, malgrado il clima austero, non ci si neghi alcun piacere gastronomico lo si intuisce già dagli antipasti: già corposi quelli della casa (sformatino di ricotta e spinaci, peperoni arrosto, patè di fegato d'anatra, salame e pancetta), a cui si affiancano leccornie come carne cruda all'albese (15 euro) e carpaccio di fassone. La vera sfida è però la bagna cauda (12 euro) con verdure di stagione, uno dei tanti cavalli di battaglia della cucina. Tra i primi domina la pasta fatta in casa (10 euro): agnolotti con sugo d'arrosto, tajarin ai funghi porcini, i tipici rabaton (gnocchi di ricotta) con verdure e noci, e anche qualche piatto più "mediterraneo". In alternativa i risotti (12 euro), tra cui quello al Barolo e funghi e la classica panissa vercellese.

Ovviamente incentrati sulla carne i secondi: tartare, filetto, una prelibata costata di bue grasso di Carrù, arrosto al latte, tagliata di fassone con patate (20 euro). Eccezionale il brasato con polenta, e per gli irriducibili meneghini non mancano neppure l'ossobuco con risotto e la cotoletta (ma con un tocco piemontese: funghi e fontina). Abbastanza canonici i dolci, molto ben assortita invece la cantina, con tante etichette dal Piemonte e non e un più che discreto Barbera della casa.

Come accennato, una delle attrazioni (se non la principale) è il gran fritto alla piemontese: 32 euro per almeno 15 "pezzi" serviti a cadenza regolare. Attenzione a non abbuffarsi perché arrivare in fondo non è da tutti, ma al contempo è un'esperienza da non perdere! Dopo un inizio "soft" con peperoni e zucchine, si procede spediti con qualche assaggio di pesce (persico, salmerino) e persino gamberi e rane, prima di passare alla carne vera e propria: cotolettine, salsicce, galletto, il prelibato filetto, e poi i pezzi forti non per tutti gli stomaci, come batsoà (piedino di maiale), cervello, animelle, fegato, cuore e rognone. Impeccabile e persino leggera, compatibilmente con le quantità, la frittura. Per finire ecco il dessert, naturalmente in padella: mele fritte, semolino dolce e amaretti di Mombaruzzo, entrambi paradisiaci. E dopo tutto questo ben di Dio come farsi mancare una grappa offerta dalla casa?
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Ristoranti
 
2018-01-22 11:44:35 Locuste
Voto medio 
 
6.6
Qualità 
 
6.5
Quantità 
 
8.5
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
4.5
Opinione inserita da Locuste    22 Gennaio, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Gennaio 11, 2018
Recensione
Quindici anni fa, e anche qualcosa in più, via Muratori a Milano era sinonimo di "Giulio Pane e Ojo": un angolo di romanità nel capoluogo lombardo, nel contesto di un'osteria spartana e casereccia. La formula ha avuto talmente successo da espandersi a macchia d'olio, tanto che oggi il suo creatore, David Ranucci, può disporre in pratica di un intero quartiere: nel giro di pochi metri, allo storico Giulio si affiancano altri due ristoranti, Abbottega e appunto Casa Tua, che garantiscono in pratica l'esclusiva gastronomica sulla zona. Il concetto cambia di pochissimo da un locale all'altro: per Casa Tua l'ispirazione vira maggiormente sulla Toscana, anche se non mancano i piatti laziali. Restano immutati l'arredamento vintage, il servizio semplice (tavoli di legno e immancabili tovagliette di carta) e le porzioni abbondanti; peccato però che l'insieme, alla lunga, suoni un po' artificioso e che la qualità dei piatti spesso si fermi al "compitino".

Il menu della trattoria è molto ricco ma non certamente sorprendente: si apre con una serie di antipasti caratteristici della Tuscia, dai salumi (capocollo, prosciutto e salame) ai formaggi, dalle bruschette alla mozzarella in carrozza, passando per la panzanella in versione "maremmana" (con sole verdure). Il tutto dai 6,50 ai 9,50 euro. Vasto l'assortimento di primi, da quelli tipici della Toscana come ribollita e caciucco, alle specialità laziali: spaghetti cacio e pepe, bombolotti alla gricia - non esaltanti - e l'amatriciana, curiosamente però utilizzata come condimento per gli gnocchi di patate. Tra le altre proposte spiccano le pappardelle all'antica, con ragù di tre carni (manzo, vitello e petto d'anatra), e i semplici ma riusciti pici con briciole di pane e acciughe. Prezzi dai 10,50 ai 12,50 euro.

I secondi sono essenzialmente di carne: il peposo alla Fornacina (stracotto di manzo in vino rosso) è abbondante e corposo, ma poco equilibrato nei sapori. Interessanti l'agnello in umido alla maremmana e il pollo "del Magnifico", con patate e spezie; filetto, tagliata e straccetti di manzo completano l'offerta, che va dai 14,50 ai 19,50 euro, esclusi i contorni. Molto basici i dolci, dal tiramisù alla torta di mele, per finire con i tradizionali cantucci e vin santo. Abbastanza interessante invece la carta dei vini, che comprende anche alcune non comunissime etichette laziali come il Cesanese del Principe Pallavicini. Nel complesso una cena gustosa e senza pretese, ma non memorabile.
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Ristoranti
 
2017-12-22 12:09:42 Locuste
Voto medio 
 
7.5
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    22 Dicembre, 2017
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Dicembre 18, 2017
Recensione
Ci sono ristoranti che amano sorprendere la propria clientela, e la Trattoria Podazzera ne è decisamente un fulgido esempio. Pochi, infatti, immaginerebbero che quella vecchia cascina con inquietante insegna al neon adiacente a un grande albergo, ai piedi della trafficata statale che congiunge Vigevano a Milano, possa nascondere un piccolo gioiello di raffinata cucina lombarda e non solo. Eppure, una volta varcata la soglia, tutto cambia completamente: atmosfera calda e raccolta, arredamento vintage con cimeli dei primi del Novecento (con chicche come una sterminata collezione di bottigliette mignon di liquore!) e affettuosa attenzione al cliente e al servizio. Il resto lo fa il menu, che punta molto sui piatti dalla tradizione locale ma si lancia con successo anche su qualche preparazione più originale, con materie prime di qualità: promosso a pieni voti.

La selezione di antipasti in apertura è già da applausi: ottimo il piatto di salumi misti (salame di Varzi, crudo di Parma, coppa piacentina, pancetta e cotto artigianale) ma ancora più stuzzicante quello di salumi d'oca (salame di Mortara, galantina e petto stagionato). Da non perdere poi, solo su richiesta, le specialità della casa: in primis il figadej, un insaccato di fegato di maiale che gode della denominazione De.Co., e poi salamini artigianali sotto grasso, milanesine in carpione, trippa e se si è fortunati anche frittura di rane.
L'oca è un leit motiv di tutto il menu: la si rivede anche tra i primi sotto forma di sugo al brasato per le tagliatelle fatte in casa, davvero perfette. In alternativa, risotti con vari condimenti (topinambour e salsa ristretta di vitello, un esempio) oppure crema di zucca con crostini, robiola e porri fritti, gnocchi di patate con castagne e toma, o ancora pennette spadellate al pesto, queste ultime meno entusiasmante.

I secondi sono soprattutto di carne: quella di Fassona piemontese viene dalla macelleria Oberto, nel cuneese, e si presenta come tagliata oppure entrecote (per due persone). Da provare però anche le acquadelle fritte e le eccellenti lumache trifolate, con abbondante salsina al burro, in versione con o senza guscio. L'oca torna poi in grande stile con la delicatissima scaloppa di fegato grasso, servita con soncino e lamponi: una prelibatezza (22 euro). Tra i dolci, anch'essi interessanti, emerge soprattutto la torta di nocciole con fragole e salsa al cioccolato bianco. Cantina ottimamente fornita di vini locali, tra cui l'originale Uva Rara dell'azienda Frecciarossa e il robusto Buttafuoco di Quaquarini. In conclusione, un'eccellente selezione di grappe offerte dalla casa, tra cui quelle delle cantine Gaja. Il conto finale si aggira tra i 40 e i 50 euro per un pasto completo.
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