Opinione scritta da Locuste

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Ristoranti
 
2017-03-11 15:48:34 Locuste
Voto medio 
 
6.9
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
9.0
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
3.0
Opinione inserita da Locuste    11 Marzo, 2017
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Marzo 07, 2017
Recensione
Non è in una posizione particolarmente invitante, non brilla per eleganza né per atmosfera, non presenta creazioni gastronomiche raffinate e ricercate; ma con questo breve elenco abbiamo esaurito i difetti della Sirenella, una scelta sempre azzeccata per chi voglia mangiare pesce a Milano senza doversi necessariamente ridurre sul lastrico. Celebre per i suoi antipasti crudi e cotti, il locale può contare su materie prime freschissime e di ottima qualità, che si accompagnano a un servizio rapidissimo e impeccabile; l'ambiente è essenziale e "old school", ideale per famiglie e tavolate numerose. I prezzi, non certo bassissimi, sono però abbordabili rispetto alla media di questa tipologia di ristorante (55-60 euro per un pasto completo).

Come anticipato, il cavallo di battaglia del locale sono decisamente gli antipasti, di pregio ma anche abbondantissimi: se ci si affida al personale senza intervenire, difficilmente resterà spazio per altro... La debordante royal di crudité (40 euro) comprende ostriche, cozze e cozze pelose, fasolare, cannolicchi, gamberi e scampi, da accompagnare (volendo) al delizioso condimento a base di aceto e cipolle. Nell'antipasto della casa troviamo invece bruschette, focaccia alla pugliese, insalata di gamberi e pomodorini, insalata di polpo con verdure, involtini di pesce spada, deliziose frittelle di gianchetti e lo stuzzicante misto gratinato (capesante, gamberi, seppie e verdure). Ultimi ma non ultimi, i carpacci di tonno e di salmone e la superba tartare di tonno.

Come si può intuire, andare oltre questo tourbillon di antipasti non è facile, anche se ne varrebbe la pena: tra i primi si segnalano infatti piatti di qualità come i paccheri al granchio e gli essenziali spaghetti alle vongole, impreziositi da bottarga di muggine grattugiata direttamente sul piatto. Ottimi anche i secondi, come branzino alla piastra, grigliata mista e frittura di paranza. Un "vero" sorbetto di limone artigianale, accompagnato da frutta di stagione, costituisce il dessert ideale insieme a qualche assaggio di pasticceria secca. Perfetto l'abbinamento con i vini delle cantine Solopaca, tra cui il leggero e delicato Fiano.
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Ristoranti
 
2017-03-08 11:23:30 Locuste
Voto medio 
 
7.5
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
9.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    08 Marzo, 2017
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Marzo 04, 2017
Recensione
Terra incantevole ma ancora relativamente risparmiata dal turismo di massa, compreso quello enologico, il Monferrato Casalese può ancora riservare ai visitatori graditissime sorprese: inattesi panorami mozzafiato, vini dai profumi inediti e persino... partite di tamburello in piazza (occhio a dove parcheggiate l'auto!). Il Bagatto, pur essendo in attività dal 1964 come ristorante e da molti decenni prima come caffè, rientra senz'altro nel novero delle sorprese positive, sia per l'incantevole location - splendide le volte a botte in mattoni che incorniciano un ambiente ricchissimo di cimeli e memorabilia - sia per la cucina semplice e genuina, filologicamente aderente alla tradizione. La cantina è decisamente all'altezza della situazione, con un'accuratissima selezione di etichette del territorio. Prezzi non bassissimi, ma adeguati alle abbondanti quantità.

Ingredienti e materie prime sono tutti rigorosamente di produzione locale, e lo si nota già dall'imperdibile antipasto misto: insalata russa, vitello tonnato (eccezionale), tartare di Fassona, peperoni con bagna cauda, salumi monferrini e una delicatissima parmigiana di melanzane. Non da meno i primi piatti, tutti base di pasta fresca: ottimi gli agnolotti ripieni di carne (al burro e salvia oppure al sugo di arrosto), debordanti gli gnocchi al Gorgonzola. Meno convincenti, invece, i tagliolini alle verdure, nonostante la perfetta fattura della pasta.

Come secondo sarebbe d'obbligo puntare sul carrello dei bolliti misti, accompagnati naturalmente da salsa verde; se però si è esagerato con il primo, ci si può anche "accontentare" di un eccellente coniglio arrosto con patate al forno. Tra i dolci è assolutamente imprescindibile il classico Bonnet, seguito naturalmente da un corroborante amaro San Simone.
Capitolo vini: il Barbera sfuso della casa è di qualità, ma è difficile non farsi tentare da una carta ricca di Freisa, Grignolino e Barbera dalle principali cantine della zona. Stuzzicante anche il Ruché di Castagnole Monferrato della cantina Crivelli.
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Negozi
 
2017-03-07 16:20:57 Locuste
Opinione inserita da Locuste    07 Marzo, 2017
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Marzo 04, 2017
Recensione
Piccola ma affermata e di antiche origini, questa cantina di Cella Monte è da visitare anche solo per il caratteristico "Infernot", il locale scavato nella roccia dedicato alla conservazione dei vini. Tra i prodotti spiccano l'originale brut La Casaccia e il Barbera Calichè, insieme a Freisa, Monferrato Rosso e Grignolino.
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Negozi
 
2017-03-07 16:17:28 Locuste
Opinione inserita da Locuste    07 Marzo, 2017
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Marzo 04, 2017
Recensione
Pluridecorata cantina nata dall'iniziativa di tre soci (VIsconti, CAssinis, RAvizza), è oggi la più estesa dell'intero Monferrato. Il suo prodotto di punta è il celebre Grignolino G., premiato con i Tre Bicchieri; ottima però anche la variante invecchiata in Barrique (Uccelletta), i Barbera Cantico della Crosia e Volpuva, particolarmente delicati nonostante l'elevata acidità, e lo spumante rosè Domino.
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Ristoranti
 
2017-01-27 14:57:22 Locuste
Voto medio 
 
7.4
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
8.5
Servizio 
 
7.5
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    27 Gennaio, 2017
Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 2017
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Gennaio 21, 2017
Recensione
Un ristorante che, in gennaio, vanta prenotazioni per cena fino al mese di aprile, ha già segnato parecchi punti a suo favore. Sarà per la genuina "toscanità" dei proprietari, provenienti direttamente dalle colline senesi, sarà per la semplicità e la concretezza del locale e dell'offerta gastronomica, o più realisticamente perché la bistecca alla fiorentina, specialità regina del locale, è davvero eccellente: sta di fatto che questo angolo semisconosciuto della Lomellina è diventato un punto di riferimento (lo era, in verità, già dalla precedente gestione) per tutti gli appassionati della chianina e suoi derivati. Inutile dire che le porzioni sono abbondantissime e i prezzi, tenendo conto dei costi della materia prima, abbordabili: unica avvertenza, come da premessa iniziale, è quella di prenotare con larghissimo anticipo!

Il menu, come si accennava, è praticamente fisso: un'infinita teoria di antipasti "della casa", seguiti da primi a base di pasta casereccia e dall'immancabile fiorentina. In apertura nulla di particolarmente originale, ma tanti spunti golosi: citiamo in ordine sparso salumi toscani (crudo, finocchiona e lardo), frittata di porri, polentina con cinghiale, roastbeef all'olio toscano, crostini con fegatini, pappa al pomodoro. Di ottima fattura i primi piatti: particolarmente riusciti i tagliolini al tartufo bianchetto (da non confondersi con quello bianco), ma anche i pici al ragù di cinghiale non sono da meno. In alternativa pici all'aglione, tortelli al tartufo, ribollita.

Ovviamente, per quanto riguarda il secondo non c'è possibilità di scelta: al massimo si può decidere di optare per la costata o il pregiato filetto in luogo della celebre fiorentina, ma la carne è sempre quella, e di ottima qualità. Le bistecche vengono mostrate al tavolo prima della cottura, che risulta ineccepibile; ottimo l'accompagnamento di patate al forno e fagiolini bianchi, e di tutto rispetto il prezzo (33 euro al kg). Se dopo la scorpacciata resta ancora spazio, ci si può concedere un dolce; torte della casa, cantucci e vin santo, gli ottimi sorbetti Calvados e pere o ananas e maraschino. Ben selezionata la lista dei vini, quasi tutti toscani; più che accettabili comunque anche i fiaschetti di Chianti della casa, 14 gradi di "leggerezza". Chiusura in grande stile con l'amaro toscano alle erbe.
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Ristoranti
 
2016-12-16 13:09:38 Locuste
Voto medio 
 
7.4
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    16 Dicembre, 2016
Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 2019
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Marzo 15, 2019
Recensione
A guardarsi intorno si vedono il cavalcavia dell'autostrada, un po' di boscaglia abbandonata, qualche campo di calcetto e le mura del carcere di Busto Arsizio: non esattamente un contesto affascinante. Eppure, una volta entrati nel rustico cascinale che ospita il ristorante, tutto cambia completamente: l'atmosfera - sia davanti al caminetto sia nello splendido giardino estivo - è calda e accogliente, il servizio curato, lo spirito vivace e originale si percepisce già dall'arredamento. La Cascina del Lupo si è costruita negli anni una solida fama grazie ai suoi piatti di carne alla griglia, ma il menu non si limita affatto a questo e sa sperimentare con garbo e moderazione, il tutto a prezzi medio-alti ma per nulla esorbitanti. Insomma, una piacevolissima scoperta.

L'immancabile antipasto della Cascina (culatello, salame, caprino, patè di vitello, gnocco fritto e cipolla caramellata) si accompagna a una serie di proposte stuzzicanti, dai 10 ai 12 euro: tris di affumicati con salmone, tonno e pesce spada, crema di lenticchie con gamberi rossi, pomodori scottati e prosciutto crudo, puntarelle con acciughe, insalata di carciofi e grana, speck d'anatra con verdure e cedro candito. Per i più esigenti c'è anche la burrata fresca con insalata e crudo di parma (20 euro), da dividere in due o in tre. La cantina è curata e ben fornita, soprattutto di vini di fascia media: segnaliamo in particolare le ottime bottiglie della tenuta Montemagno di Asti, tra cui il Monferrato Rosso Violae e i Barbera Austerum e Mysterium (invecchiato in barrique), ma anche l'eccellente Furore Rosso (blend di Piedirosso e Aglianico) delle cantine Marisa Cuomo.

Eccellenti e fantasiosi i primi, in particolare le pappardelle con battuto di capriolo al Barbera e puntarelle, ma anche i paccheri napoletani con aragosta e carciofi, il risotto con storione e aneto o quello con mele e Lagrein, e la polentina con vongole (o cozze) e caldarroste (12 euro). Menzione particolare per gli sfiziosi pici al ragù di faraona con brandy e pistacchi. Tra i secondi spunta il piatto forte della casa, la carne alla griglia: fiorentina (4 euro all'etto), tagliata, tartare, filetto e la debordante "padellata" per due con tagliata e verdure. Ma attenzione anche all'eccellente filetto di tonno con insalata belga e arancia, una prelibatezza, o al cosciotto d'agnello ripieno con fagiolini e asparagi. In periodi selezionati la cucina propone anche piatti più "ruspanti" e tradizionali come la cotoletta alla milanese o la cassoeula con polenta; quest'ultima, in verità, non particolarmente esaltante. Ottimi invece i dolci, tra cui si segnalano il gelato con uvetta e grappa, quello con miele e aceto balsamico e l'originale gelato al Braulio; vasta scelta di grappe e liquori per chiudere. E un tocco di anarchia con il gatto nero che circola liberamente per la sala!
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Ristoranti
 
2016-12-06 15:53:27 Locuste
Voto medio 
 
7.0
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
6.5
Prezzo 
 
6.0
Opinione inserita da Locuste    06 Dicembre, 2016
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Dicembre 03, 2016
Recensione
La moda della cucina spagnola, e delle tapas in particolare, è scoppiata in Italia a cavallo tra i due millenni; non stupisce dunque che risalgano a quell'epoca i due locali tuttora più significativi e frequentati nel loro genere, e neppure che siano legati da uno stretto rapporto di collaborazione. Dell'Ajo Blanco (quartiere Isola) abbiamo già parlato tempo fa, ma il primo arrivato in ordine cronologico è appunto il Tapa, aperto fin dal 1995. Il locale ha tutte le caratteristiche per farsi amare da una clientela giovane e non troppo pretenziosa: posizione privilegiata a due passi da Porta Romana, atmosfera spartana ma trendy, piatti veloci e di piccole dimensioni da "stuzzicare" senza soluzione di continuità tra l'aperitivo e la cena. I prezzi, a conti fatti, non sono poi così stracciati (da 4 a 8 euro per una tapa), ma in fondo è la percezione che conta...

Come per ogni "taperia" che si rispetti, il cuore del menu sono naturalmente le piccole e veloci porzioni di piatti tipici spagnoli, da degustare e condividere più o meno rapidamente. L'elenco è sterminato, ma non manca nessuna delle specialità più conosciute: tortilla, albondigas (polpette) in salsa piccante, chorizo (salsiccia) cotto nel sidro, pimientos fritos (peperoni verdi), queso manchego (formaggio) fritto, gambas a la plancha (gamberi), boquerones (alici), pulpo a la gallega, frittelle di baccalà e, in estate, il fresco gazpacho. Senza dimenticare i crostini con la famigerata salsa allioli e il pan y tomate, che non hanno bisogno di presentazioni.

In teoria si potrebbe continuare così all'infinito, ma per chi preferisce porzioni più corpose c'è un vasto assortimento di formaggi (ottimo il queso en aceite, formaggio in olio d'oliva), insaccati (dal chorizo alla cecina de Leon) e piatti combinati con prosciutto e "tostadas". E poi la paella, in versione di pesce, di carne o "negra" con nero di seppia; per la verità non il piatto più entusiasmante del lotto. Tra i dolci non possono mancare crema catalana, torta Rosales e gelato con dulce de leche. Interessante l'assortimento di bevande: oltre alla sangria e alle birre in bottiglia c'è una buona selezione di vini bianchi e rossi (ottimo il Clamor dell'azienda Raimat).
Tra le proposte della cucina anche un menu degustazione con 8 tapas e un menu paella, entrambi per 30 euro a persona.
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Ristoranti
 
2016-12-01 14:42:11 Locuste
Voto medio 
 
6.4
Qualità 
 
7.0
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
3.0
Opinione inserita da Locuste    01 Dicembre, 2016
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Novembre 28, 2016
Recensione
Eleganza e lusso sono sempre concetti relativi, ma nella ristorazione c'è chi li prende particolarmente a cuore: è sicuramente il caso di Massimiliano Pepe, lo chef legnanese che, dopo aver lavorato all'Osteria Rossini (vedi recensione) e creato il primo "luxury burger" con il Love Eat di Castellanza, si è lanciato insieme all'inseparabile Fulvio d'Abrosca nell'avventura del MA. Un ristorante che fa della ricercatezza la sua cifra stilistica, sia nell'arredamento modernista sia nei piatti, e che costituisce un perfetto binomio con l'adiacente cocktail bar Maridol. Il successo è indiscutibile - i pochi tavoli sono pieni in ogni giorno della settimana - anche se, alla prova dei fatti, l'apparenza talvolta ha la meglio sulla sostanza: i piatti sono curati ma non di eccezionale originalità o creatività, e non tutti i dettagli sono all'altezza della fascia di prezzo elevata (non meno di 50 euro per un pasto completo).

Per i gruppi al di sopra delle 4 persone è disponibile un menu degustazione a 60 euro, composto da antipasti, primo, secondo, dessert e una Magnum di vino. Alla carta una vasta selezione di piatti ispirati alla cucina mediterranea, con nomi evocativi ma non sempre adeguati alla bisogna: i "gamberi siciliani sull'isola bianca nel tiepido Mar Rosso sotto la palma di basilico" (15 euro), ad esempio, sono normalissimi gamberi sgusciati con sugo di pomodoro e burrata, peraltro di buona qualità. Buono il misto di crudità di pesce, dal salmone al tonno passando per gamberi e scampi. In alternativa grandi classici come le puntarelle alla romana (12 euro) e la tartare di fassona con porcini, ma anche idee più elaborate come il "tributo al Foie Gras" (18 euro). Ben selezionata la cantina, anche se con ricarichi elevati: ottimi, come sempre, i vini di Alois Lageder, tra cui il Muller Thurgau.

I primi in lista vanno dai 12 ai 15 euro: spiccano tra gli altri gli spaghetti di grano aureo con vongole e bottarga, i tagliolini di Campofilone con burro di Normandia e tartare di salmone Balik con pepe rosa, i ravioli ripieni di Seirass, peperoni e nocciole. Tra i secondi ampia scelta di carni: cotechino con lenticchie di Castelluccio, maialino al forno, filettino di vitello Blonde con foie gras (25 euro). Anche la cucina di mare è ben rappresentata: noci di capesante con foie gras e Sauternes (25 euro), polpa di astice blu con burro di Normandia e purea di patate (30 euro) e il più abbordabile pescato del giorno (discreta l'orata al forno). Meno esaltanti i dolci, tra cui tarte Tatin e Meringata. Nel complesso, una buona scelta per una serata intima e romantica, anche se il conto finale potrebbe essere più clemente.
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Ristoranti
 
2016-11-25 18:35:05 Locuste
Voto medio 
 
7.3
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
7.0
Opinione inserita da Locuste    25 Novembre, 2016
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Novembre 22, 2016
Recensione
Ormai è chiaro a tutti: le hamburgerie sono un virus. Piacevole, certo, ma pur sempre un virus che ha contagiato un po' tutti i ristoratori d'Italia, in costante competizione sfornare l'hamburger più gourmet di tutti: ossia il più originale, raffinato, sfizioso e possibilmente costoso, in assoluta controtendenza con il vecchio assioma "burger=junk food". In questo contesto, soprattutto milanese ma ormai esteso a tutto il paese, al Fatto Bene vanno riconosciuti diversi meriti: innanzitutto è stato uno dei primi locali a cavalcare la nuova tendenza e per questo è tra quelli di maggior successo, tanto da aver aperto ben cinque filiali in città (via Borsieri, via Monti, via Col di Lana e via Muratori oltre a quella di via Buonarroti). E poi: la formula è rimasta semplice, gli ambienti a misura d'uomo, e la ricercatezza dei panini non prende mai il sopravvento sull'obiettivo finale, che tutto sommato (vista la tipologia di cibo) resta soprattutto quello di sfamare.

I burger sono disponibili in due formati, da 180 e 280 grammi, a prezzi variabili dai 12 a 18 euro a seconda degli ingredienti e delle dimensioni. La carne è rigorosamente di razza fassona piemontese, mentre i condimenti variano in maniera notevole: si passa dal classico Opening con fontina, pomodoro, cipolla di Tropea, lattuga e maionese ai ben più elaborati Yellow Head (uovo, bacon, melanzane), o Fatto-Bene (asiago, crema di foie gras, germogli di soia). Ottimo nonostante il nome indecifrabile il L.W.L.B. con melanzane, burratina e senape. Non mancano le varianti sfiziose: il Golden Chicken con petto di pollo, il Tartare con carne cruda, avocado e dressing allo yogurt, il Salmon Chic e il Fish&Chips al pesce, il Bauscia con cotoletta di manzo, cuore di carciofo e zola, e persino qualche variante vegetariana con burger vegetale, di quinoa e zucchine.

Del tutto essenziali gli accompagnamenti: patate chips, patate novelle al forno, bocconcini di pollo impanato e taleggio dorato. Qualche dolce non troppo originale ma abbondante nelle porzioni (tortino di mele, soufflè al cioccolato), una ristretta scelta di vini e le birre artigianali Dolomiti. Può bastare così: con meno di 20 euro non si cena, ma questa è ormai una caratteristica di tutte le hamburgerie "moderne"...
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Ristoranti
 
2016-11-15 16:31:14 Locuste
Voto medio 
 
7.4
Qualità 
 
7.0
Quantità 
 
8.5
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
7.0
Opinione inserita da Locuste    15 Novembre, 2016
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Novembre 12, 2016
Recensione
Locanda, bar, albergo, ristorante: probabilmente è più semplice chiamarlo "Jolly", un nome che è anche un tributo alla sua poliedricità. Il Jolly è il più classico dei locali di paese: il primo edificio che si incontra sulla provinciale proveniente da Polesine Parmense, il primo a cui visitatori e autoctoni ricorrono per qualunque tipo di ristoro, dal caffè dell'alba all'amaro del dopocena. All'interno tutto sa di anni Settanta, dai mobili ai quadri (compreso qualche frequentatore abituale...), e l'atmosfera da vecchia trattoria si applica anche alla cucina: semplice, genuino, senza fronzoli. La presentazione può apparire un po' trascurata, ma la prima qualità degli ingredienti è fuori discussione e i prezzi sono davvero alla portata di tutti: l'ideale per un pranzo robusto e senza troppe pretese.

Abbiamo visitato il locale in occasione del November Porc, la manifestazione itinerante dedicata ai piatti a base di maiale, ma siamo certi che anche in circostanze normali il menu non sia poi troppo diverso. Inevitabile, infatti, aprire le danze con un pot pourri di salumi locali: il delizioso culatello di Zibello, il fiocco e lo strolghino (salame di culatello), perfettamente abbinati alle cipolline borettane in agrodolce. Il primo è ovviamente a tema: tagliolini caserecci al culatello, un condimento debordante di grassi ma dal sapore irresistibile... In alternativa, lasagne al ragù di strolghino o i classici anolini in brodo alla parmigiana.

Di assoluto rilievo (e peso) anche i secondi piatti: lo stinco di maiale al forno fa sempre la sua figura, ma a stupire maggiormente è il tenerissimo guancialino al Lambrusco, accompagnato da abbondante purea di patate. Ottimo anche il misto di carni bollite: cotechino, costine, cappello del prete e mariola, il tutto servito con accompagnamento di mostarda di pere. Anche i dolci sono più che corposi: sbrisolona e torta cioccolatino, da abbinare a un bicchiere del bargnolino della casa. L'unica nota stonata è il vino: né il rosso alla spina né il Gutturnio in bottiglia (da frigo) sono all'altezza della situazione.
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