Opinione scritta da Locuste
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Ristoranti
2016-07-24 20:17:30
Locuste
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Recensione
Data di visita
Luglio 22, 2016
Recensione
Chi dice Chiavenna dice crotto, e sarebbe un delitto lasciare la valle in provincia di Sondrio senza essersi concessi un pranzo o una cena in uno di questi tipici ristoranti ricavati da cavità naturale della roccia, che da sempre fungono da cantine e dispense. Il Crotto Torricelli, gestito dagli anni Sessanta dalla famiglia Trussoni, è uno dei più raffinati come ambiente e atmosfera, e ha il privilegio di una posizione particolarmente panoramica, con vista sul giardino botanico detto "Paradiso". Il menu è quello tipico della tradizione, con piatti particolarmente "carichi" e abbondanti e qualche incursione nella cucina stagionale a base di funghi e cacciagione.
La partenza non può che essere a base di salumi della Valchiavenna: bresaola grande protagonista, ma non mancano salame, coppa e lardo, accompagnati dai tipici "schisciat", sorta di focaccine schiacciate di grano saraceno con formaggio. Il tutto è una ghiotta introduzione al piatto principe del ristorante e della zona, ossia i pizzoccheri: attenzione a non confonderli con quelli valtellinesi, per non incorrere nelle ire degli autoctoni! Da queste parti il nome indica gnocchetti bianchi da servire con abbondante burro, formaggio e patate. Nella versione del crotto Torricelli il condimento è particolarmente cremoso, il che rende il piatto più gustoso ma anche più pesante: commensali avvisati...
Ammesso che si riesca ad arrivarci, anche il secondo si inserisce pienamente nel solco della tradizione: la specialità sono le costine di maiale, al forno oppure al lavecc (tipica pentola di pietra, con cottura nel vino), accompagnate da abbondante polenta. Menzione particolare merita il semifreddo al biscotto di Prosto, una debordante meringa in cui bisogna "scavare" la propria strada per raggiungere il suddetto biscotto: uno dei dolci più... dolci mai mangiati. Meritano un assaggio anche le pere al vino rosso e la mousse al cioccolato fondente. Sotto la media il vino della casa, meglio optare per una bottiglia della cantina.
La partenza non può che essere a base di salumi della Valchiavenna: bresaola grande protagonista, ma non mancano salame, coppa e lardo, accompagnati dai tipici "schisciat", sorta di focaccine schiacciate di grano saraceno con formaggio. Il tutto è una ghiotta introduzione al piatto principe del ristorante e della zona, ossia i pizzoccheri: attenzione a non confonderli con quelli valtellinesi, per non incorrere nelle ire degli autoctoni! Da queste parti il nome indica gnocchetti bianchi da servire con abbondante burro, formaggio e patate. Nella versione del crotto Torricelli il condimento è particolarmente cremoso, il che rende il piatto più gustoso ma anche più pesante: commensali avvisati...
Ammesso che si riesca ad arrivarci, anche il secondo si inserisce pienamente nel solco della tradizione: la specialità sono le costine di maiale, al forno oppure al lavecc (tipica pentola di pietra, con cottura nel vino), accompagnate da abbondante polenta. Menzione particolare merita il semifreddo al biscotto di Prosto, una debordante meringa in cui bisogna "scavare" la propria strada per raggiungere il suddetto biscotto: uno dei dolci più... dolci mai mangiati. Meritano un assaggio anche le pere al vino rosso e la mousse al cioccolato fondente. Sotto la media il vino della casa, meglio optare per una bottiglia della cantina.
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10
Ristoranti
2016-07-24 19:08:48
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 24 Luglio, 2016
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Luglio 20, 2016
Recensione
I crotti sono un'istituzione di Chiavenna, e quelli di corso Pratogiano hanno il privilegio di trovarsi direttamente in città, a ridosso di una parete di roccia in cui si aprono le cavità naturali che nel tempo sono state trasformate in dispense e poi in ristoranti. Il Crotto Ombra deve certo moltissimo alla sua posizione particolarmente scenografica, ma rispetto ai rivali sembra avere una marcia in più anche dal punto di vista gastronomico: pur mantenendosi nei rigidi canoni della tradizione, la cucina arricchisce il tutto con un tocco di raffinatezza e creatività, e anche servizio e atmosfera sono sempre all'altezza. Il tutto si traduce in prezzi leggermente più alti che altrove (7-10 euro i primi, 14-17 euro i secondi), ma ne vale davvero la pena.
Già tra gli antipasti si notano le prime variazioni sul tema: non mancano naturalmente i classici della zona, come la bresaola (qui "brisaola") e gli schisciat (frittelline schiacciate di grano ripiene di formaggio), ma in lista troviamo anche piatti più particolari come i filetti di trota bianca in carpione e il carpaccio di manzo. Tra i primi spuntano entrambe le versioni del "piatto della discordia": i pizzoccheri valtellinesi e quelli valchiavennaschi, qui chiamati pudicamente "gnocchetti". La sostanza però non cambia: il piatto è eccezionale, debordante sì di burro e formaggio, ma anche delicato ed equilibrato. In alternativa, gnocchi di ricotta con luganiga e pomodorini, gnocchi di patate con bresaola e spinaci o tagliolini verdi con caprino e trota.
Assolute protagoniste sono anche le costine di maiale, sia alla piota (piastra) sia "al lavecc", servite direttamente nella pentola di pietra ollare in cui vengono cotte con vino rosso ed erbe aromatiche. Una prelibatezza, da accompagnare con abbondante polenta taragna. Non mancano poi tagliata, filetto, costata, luganiga e persino trota, tutto cucinato alla piota. Da provare i formaggi della casa, tutti invecchiati nel crotto e serviti con marmellate e miele. Non da meno i dolci: la torta saracena ai mirtilli è una specialità della casa, ottimo anche il sorbetto alla mela verde con Calvados. La cantina è ben fornita e comprende tutte le migliori etichette della zona: eccellente il Sassella "Sommarovina" delle cantine Mamete Prevostini.
Da segnalare anche un menu degustazione a 30 euro che propone piatti non presenti in lista come le manfrigole, sorta di crespelle di grano saraceno.
Già tra gli antipasti si notano le prime variazioni sul tema: non mancano naturalmente i classici della zona, come la bresaola (qui "brisaola") e gli schisciat (frittelline schiacciate di grano ripiene di formaggio), ma in lista troviamo anche piatti più particolari come i filetti di trota bianca in carpione e il carpaccio di manzo. Tra i primi spuntano entrambe le versioni del "piatto della discordia": i pizzoccheri valtellinesi e quelli valchiavennaschi, qui chiamati pudicamente "gnocchetti". La sostanza però non cambia: il piatto è eccezionale, debordante sì di burro e formaggio, ma anche delicato ed equilibrato. In alternativa, gnocchi di ricotta con luganiga e pomodorini, gnocchi di patate con bresaola e spinaci o tagliolini verdi con caprino e trota.
Assolute protagoniste sono anche le costine di maiale, sia alla piota (piastra) sia "al lavecc", servite direttamente nella pentola di pietra ollare in cui vengono cotte con vino rosso ed erbe aromatiche. Una prelibatezza, da accompagnare con abbondante polenta taragna. Non mancano poi tagliata, filetto, costata, luganiga e persino trota, tutto cucinato alla piota. Da provare i formaggi della casa, tutti invecchiati nel crotto e serviti con marmellate e miele. Non da meno i dolci: la torta saracena ai mirtilli è una specialità della casa, ottimo anche il sorbetto alla mela verde con Calvados. La cantina è ben fornita e comprende tutte le migliori etichette della zona: eccellente il Sassella "Sommarovina" delle cantine Mamete Prevostini.
Da segnalare anche un menu degustazione a 30 euro che propone piatti non presenti in lista come le manfrigole, sorta di crespelle di grano saraceno.
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00
Ristoranti
2016-07-24 18:47:01
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 24 Luglio, 2016
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Luglio 19, 2016
Recensione
Chiunque sia mai passato dalla Valchiavenna ha sentito parlare dei crotti, anfratti naturali scavati nella roccia in cui spira il "sorèl", una corrente di aria fredda che li trasforma, di fatto, in veri e propri frigoriferi (al loro interno c'è una temperatura costante di 8 gradi). Da sempre usati per conservare salumi, formaggi e altri cibi, nel secolo scorso alcuni crotti sono stati adibiti a ristoranti e taverne, mentre altri sono rimasti privati (e vengono aperti al pubblico in occasione della famosa Sagra dei Crotti). Il Crotto Quartino, immerso nelle montagne a poche centinaia di metri dall'abitato di Piuro, è uno dei più antichi - è attivo dal 1930 - ma è stato recentemente modernizzato dai giovani gestori, conquistando nuova clientela grazie ai menu degustazione, ai prezzi invitanti e a una presenza importante sul web e sui social.
L'ambiente è rustico e accogliente: d'estate si mangia all'esterno, su tavoloni in legno con tovaglie di carta, d'inverno al piano superiore del crotto, dove si possono anche acquistare liquori e prodotti tipici. Come in tutti i crotti della zona, il menu è praticamente fisso: può convenire quindi optare per uno dei due menu degustazione a 20 o 25 euro (più 5 euro per le bevande). La carta ha comunque prezzi molto vantaggiosi, a cominciare dai salumi (6 euro), tra cui spicca ovviamente la bresaola, e dai formaggi (3 euro). Una particolarità del Quartino è la disponibilità degli sciatt, frittelline di grano ripiene di formaggio tipiche della Valtellina, che nella zona di Chiavenna solitamente sono disponibili solo su ordinazione: vale la pena di approfittarne.
Il piatto forte arriva naturalmente con i pizzoccheri, quelli bianchi della Valchiavenna, letteralmente affogati nel burro e mantecati con formaggio, salvia e aglio: le porzioni sono più che abbondanti e il prezzo è di soli 7 euro. Per secondo si vira decisamente sulla carne: classiche costine alla piota (lastra di pietra ollare), controfiletto di manzo o salsiccette, tutto accompagnato da polenta taragna (con formaggio e burro) e verdure alla piota. Dolci molto interessanti: ai biscottini di Prosto, naturalmente a base di burro, e alla focaccia Fioretto al profumo di anice si aggiunge il gelato artigianale al fiordilatte, vera "bomba" calorica, da provare con amaro Braulio o con granella di biscotti. Più che discreto il vino della casa, da segnalare le serate del giovedì dedicate alla degustazione dei migliori vini valtellinesi. Per chiudere il pasto, non può mancare un bicchierino del delicato digestivo al limone e salvia, frutto di una ricetta segretissima!
L'ambiente è rustico e accogliente: d'estate si mangia all'esterno, su tavoloni in legno con tovaglie di carta, d'inverno al piano superiore del crotto, dove si possono anche acquistare liquori e prodotti tipici. Come in tutti i crotti della zona, il menu è praticamente fisso: può convenire quindi optare per uno dei due menu degustazione a 20 o 25 euro (più 5 euro per le bevande). La carta ha comunque prezzi molto vantaggiosi, a cominciare dai salumi (6 euro), tra cui spicca ovviamente la bresaola, e dai formaggi (3 euro). Una particolarità del Quartino è la disponibilità degli sciatt, frittelline di grano ripiene di formaggio tipiche della Valtellina, che nella zona di Chiavenna solitamente sono disponibili solo su ordinazione: vale la pena di approfittarne.
Il piatto forte arriva naturalmente con i pizzoccheri, quelli bianchi della Valchiavenna, letteralmente affogati nel burro e mantecati con formaggio, salvia e aglio: le porzioni sono più che abbondanti e il prezzo è di soli 7 euro. Per secondo si vira decisamente sulla carne: classiche costine alla piota (lastra di pietra ollare), controfiletto di manzo o salsiccette, tutto accompagnato da polenta taragna (con formaggio e burro) e verdure alla piota. Dolci molto interessanti: ai biscottini di Prosto, naturalmente a base di burro, e alla focaccia Fioretto al profumo di anice si aggiunge il gelato artigianale al fiordilatte, vera "bomba" calorica, da provare con amaro Braulio o con granella di biscotti. Più che discreto il vino della casa, da segnalare le serate del giovedì dedicate alla degustazione dei migliori vini valtellinesi. Per chiudere il pasto, non può mancare un bicchierino del delicato digestivo al limone e salvia, frutto di una ricetta segretissima!
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20
Ristoranti
2016-07-19 13:47:17
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 19 Luglio, 2016
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Luglio 16, 2016
Recensione
La versione comasca della celebre hamburgeria "brianzola" di Carate (vedi relativa recensione), che nel frattempo ha aperto un'ulteriore sede a Montorfano. Il giudizio è sostanzialmente invariato: quelli del Mystic Burger sono forse i migliori hamburger in assoluto della "nuova generazione", per qualità degli ingredienti, creatività del progetto e soprattutto per la quasi inedita capacità di sfornare panini che antepongono alla quantità lo studio degli abbinamenti - tutti incomparabilmente azzeccati. L'intelligenza della confezione, con tanto di marchio Brianza Soul, e i prezzi non troppo alti (12 euro per menu completo di patatine fritte e contorno) fanno il resto. Peccato per il servizio, che nella filiale di Como risente dell'affollamento e della scarsità di personale, risultando un po' troppo lento.
Il menu varia a rotazione, spesso includendo alcuni dei panini che in precedenza erano proposti fuori lista: un esempio è il goliardico e godibilissimo Va da Via al Culatel (tratto da un'espressione dialettale non proprio amichevole...) che ha appunto nel culatello il suo ingrediente principe, insieme a scamorza e insalata capricciosa. Spettacolare anche Ul Vunciun, con tanto di uovo al tegamino. Confermati invece alcuni grandi classici come Ul Tracagnott, 250 grammi di chianina ripiena di nduja, più taleggio, spinaci, cipolla di Tropea e cavolo rosso, Ul Mountain con luganega, pancetta, caprino e funghi, e Ul Dionigi con carne affumicata in legno di faggio, stracciatella, guanciale e songino. Per i più eccentrici non mancano hamburger di pollo, di pesce, di seitan e persino un panino... senza hamburger, aromatizzato con sugo di salsiccia. Da notare poi che ogni hamburger è abbinato a una diversa tipologia di pane artigianale (ai capperi, al mais, alla cipolla, ai cereali).
Ottime come sempre le patate fritte, servite in curiosi "dipper" da friggitrice; in alternativa alette di pollo con salsa barbecue, stick di mozzarella impanati o nuggets di pollo. Decisamente da migliorare l'offerta di dolci, ottimo invece l'assortimento di birre artigianali, uno dei cavalli di battaglia del locale: le birre alla spina variano periodicamente e ce n'è anche una prodotta appositamente per il Mystic. Noi, comunque, ci siamo fiondati sulla sempre validissima Grapefruit Spaceman, la IPA aromatizzata al pompelmo del birrificio Brewfist.
Il menu varia a rotazione, spesso includendo alcuni dei panini che in precedenza erano proposti fuori lista: un esempio è il goliardico e godibilissimo Va da Via al Culatel (tratto da un'espressione dialettale non proprio amichevole...) che ha appunto nel culatello il suo ingrediente principe, insieme a scamorza e insalata capricciosa. Spettacolare anche Ul Vunciun, con tanto di uovo al tegamino. Confermati invece alcuni grandi classici come Ul Tracagnott, 250 grammi di chianina ripiena di nduja, più taleggio, spinaci, cipolla di Tropea e cavolo rosso, Ul Mountain con luganega, pancetta, caprino e funghi, e Ul Dionigi con carne affumicata in legno di faggio, stracciatella, guanciale e songino. Per i più eccentrici non mancano hamburger di pollo, di pesce, di seitan e persino un panino... senza hamburger, aromatizzato con sugo di salsiccia. Da notare poi che ogni hamburger è abbinato a una diversa tipologia di pane artigianale (ai capperi, al mais, alla cipolla, ai cereali).
Ottime come sempre le patate fritte, servite in curiosi "dipper" da friggitrice; in alternativa alette di pollo con salsa barbecue, stick di mozzarella impanati o nuggets di pollo. Decisamente da migliorare l'offerta di dolci, ottimo invece l'assortimento di birre artigianali, uno dei cavalli di battaglia del locale: le birre alla spina variano periodicamente e ce n'è anche una prodotta appositamente per il Mystic. Noi, comunque, ci siamo fiondati sulla sempre validissima Grapefruit Spaceman, la IPA aromatizzata al pompelmo del birrificio Brewfist.
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Ristoranti
2016-07-08 14:44:05
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 08 Luglio, 2016
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Giugno 29, 2016
Recensione
Nel cuore di uno dei borghi più belli d'Italia, tra viuzze scenografiche e un po' sonnolente, non c'è spazio per un ristorante "normale". E infatti la Cantina di Spello, con le sue volte in pietra in netto contrasto con l'arredo modernista e la gestione ringiovanita, è un locale di grandi ambizioni, che vanta anche apparizioni televisive e la partecipazione a numerosi eventi enogastronomici. Per fortuna la cucina, strettamente legata ai piatti della tradizione, può essere definita in ogni modo fuorché pretenziosa, e anche i prezzi restano decisamente contenuti (sotto i 40 euro per un pasto completo). Vale una sosta, anche soltanto per gli eccezionali piatti a base di tartufo nero.
Gli antipasti della lista sono tanti e ben riusciti, ma è bene farsi consigliare dal personale: spesso spuntano prelibatezze fuori menu come i funghi porcini trifolati, da gustare da soli o come condimento per la pasta. Per iniziare, comunque, è d'obbligo un assaggio della deliziosa frittatina al tartufo nero o dell'altrettanto delicato sformatino di patate e tartufo; per chi non teme i sapori forti ecco le acciughe con la pregiata cipolla di Cannara. Un po' meno convincente l'antipastone della casa (10 euro) che comprende tra l'altro bruschette con patè di fegato, vellutata di ceci, salame e lonzino. Di assoluto pregio (com'è logico che sia in cantina!) l'assortimento dei vini: c'è un po' di tutto, dalle bottiglie più giovani di Rosso Assisi ai complessi e invecchiati Montefalco Rosso e Sagrantino.
Come primo piatto, nella stagione giusta, è d'obbligo puntare sulle saporitissime tagliatelle ai funghi porcini; in alternativa tagliatelle al tartufo (15 euro) o ravioli con ricotta di pecora, serviti con sugo di pomodoro o al burro e salvia. Spicca nell'elenco dei secondi il morbidissimo guancialetto di vitello brasato al vino rosso; in alternativa tagliata, pollo alla cacciatora, galletto alla diavola o trippa. Tra i dolci, a parte la crostata della casa, suscitano interesse soprattutto i biscotti misti con vinsanto. Le porzioni sono "normali", non particolarmente abbondanti, ma atmosfera e servizio danno un notevole valore aggiunto.
Gli antipasti della lista sono tanti e ben riusciti, ma è bene farsi consigliare dal personale: spesso spuntano prelibatezze fuori menu come i funghi porcini trifolati, da gustare da soli o come condimento per la pasta. Per iniziare, comunque, è d'obbligo un assaggio della deliziosa frittatina al tartufo nero o dell'altrettanto delicato sformatino di patate e tartufo; per chi non teme i sapori forti ecco le acciughe con la pregiata cipolla di Cannara. Un po' meno convincente l'antipastone della casa (10 euro) che comprende tra l'altro bruschette con patè di fegato, vellutata di ceci, salame e lonzino. Di assoluto pregio (com'è logico che sia in cantina!) l'assortimento dei vini: c'è un po' di tutto, dalle bottiglie più giovani di Rosso Assisi ai complessi e invecchiati Montefalco Rosso e Sagrantino.
Come primo piatto, nella stagione giusta, è d'obbligo puntare sulle saporitissime tagliatelle ai funghi porcini; in alternativa tagliatelle al tartufo (15 euro) o ravioli con ricotta di pecora, serviti con sugo di pomodoro o al burro e salvia. Spicca nell'elenco dei secondi il morbidissimo guancialetto di vitello brasato al vino rosso; in alternativa tagliata, pollo alla cacciatora, galletto alla diavola o trippa. Tra i dolci, a parte la crostata della casa, suscitano interesse soprattutto i biscotti misti con vinsanto. Le porzioni sono "normali", non particolarmente abbondanti, ma atmosfera e servizio danno un notevole valore aggiunto.
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Ristoranti
2016-07-07 13:16:41
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 07 Luglio, 2016
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Giugno 30, 2016
Recensione
Trovare una location migliore è una missione ai limiti dell'impossibile: a due passi dalla splendida piazza del Comune di Assisi, preceduta da un'antica volta con affreschi del XVI secolo, la trattoria Pallotta si affaccia tra gli archi medioevali della città umbra, centralissima ma discreta e appartata. Lungi dal vivere di rendita, però, il ristorante (che dispone anche di un hotel annesso) ha continuato a lavorare negli anni per alzare il livello della cucina e innovare il suo menu, fino a consolidarsi tra i numeri uno della città in termini di accoglienza e di rapporto qualità-prezzo: ad oggi, un indirizzo imperdibile per chi visita la città di San Francesco.
Il locale propone tra l'altro tre menu degustazione: uno "turistico" a 18 euro con antipasto, primo, contorno e frutta, uno più completo a 28 euro e uno vegetariano a 26. Il consiglio però è quello di affidarsi alla carta per scoprire le eccellenti "proposte stagionali" fuori menu. Tra gli antipasti (6-9 euro) non possono ovviamente mancare le... star locali: salumi con torta al testo, crostini di patè di fegatini, bruschette miste, accompagnate a seconda della stagione da crostini di alici e parmigiana di melanzane. Nei primi (5-10 euro) la cucina dà il suo meglio: strangozzi alla Pallotta con pesto di funghi e olive nere, tagliatelle al ragù di agnello e pistacchi, strangozzi al tartufo. Ma soprattutto gli strabilianti cappellacci al pecorino di fossa e miele di acacia, davvero insuperabili per equilibrio e armonia di sapori.
Non è da meno l'assortimento dei secondi (8-18 euro), a cominciare dal semplice agnello allo scottadito per arrivare al coniglio alla cacciatora e al tipico piccione "alla ghiotta" con crostone. Tra i piatti fuori menu segnaliamo il filetto di maiale con pere e parmigiano, ma soprattutto una vera e propria chicca: il petto di faraona alle ciliegie e mandorle, antica ricetta medioevale rielaborata, dal ricco e sorprendente gusto agrodolce. Molto interessante anche il carrello dei dolci, dalla zuppa inglese allo yogurt con ciliegie, passando per un vasto assortimento di torte e crostate. La cantina presenta una superba panoramica sulle etichette locali: il Montefalco Rosso dell'azienda Ruggeri è una sicurezza.
Il locale propone tra l'altro tre menu degustazione: uno "turistico" a 18 euro con antipasto, primo, contorno e frutta, uno più completo a 28 euro e uno vegetariano a 26. Il consiglio però è quello di affidarsi alla carta per scoprire le eccellenti "proposte stagionali" fuori menu. Tra gli antipasti (6-9 euro) non possono ovviamente mancare le... star locali: salumi con torta al testo, crostini di patè di fegatini, bruschette miste, accompagnate a seconda della stagione da crostini di alici e parmigiana di melanzane. Nei primi (5-10 euro) la cucina dà il suo meglio: strangozzi alla Pallotta con pesto di funghi e olive nere, tagliatelle al ragù di agnello e pistacchi, strangozzi al tartufo. Ma soprattutto gli strabilianti cappellacci al pecorino di fossa e miele di acacia, davvero insuperabili per equilibrio e armonia di sapori.
Non è da meno l'assortimento dei secondi (8-18 euro), a cominciare dal semplice agnello allo scottadito per arrivare al coniglio alla cacciatora e al tipico piccione "alla ghiotta" con crostone. Tra i piatti fuori menu segnaliamo il filetto di maiale con pere e parmigiano, ma soprattutto una vera e propria chicca: il petto di faraona alle ciliegie e mandorle, antica ricetta medioevale rielaborata, dal ricco e sorprendente gusto agrodolce. Molto interessante anche il carrello dei dolci, dalla zuppa inglese allo yogurt con ciliegie, passando per un vasto assortimento di torte e crostate. La cantina presenta una superba panoramica sulle etichette locali: il Montefalco Rosso dell'azienda Ruggeri è una sicurezza.
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Ristoranti
2016-07-07 12:56:34
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 07 Luglio, 2016
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Giugno 27, 2016
Recensione
Non capita tutti i giorni di mangiare sotto le colonne di un antico portico romano, a due passi dagli straordinari monumenti di Assisi, nel cuore della zona più antica della città. Ma non ci dilunghiamo in dettagli: quelli ve li esporrà, tra un calice di Montefalco Rosso e l'altro, l'istrionico gestore, uno dei pochi "superstiti" di un quartiere che un tempo contava migliaia di abitanti e oggi è ridotto a ospitarne meno di 800. Per fortuna, nonostante dello spopolamento, la zona continua a essere vivace grazie anche a locali come il Baccanale, sempre attivo culturalmente e soprattutto gastronomicamente: la proposta culinaria è davvero di livello, con piatti della tradizione e qualche "chicca" creativa, e i prezzi non troppo elevati - sui 40 euro per un pasto completo - attirano ogni tipo di clientela.
Una cosa è certa: qualunque cosa accada, dal Baccanale non si esce affamati. Le porzioni sono a prova di Locusta, come dimostra l'antipasto "A bocca aperta": nominalmente per 4 persone, in realtà un gigantesco tagliere ricoperto da cima a fondo di ogni ben di dio. Citiamo in ordine sparso: crostoni al tartufo e al patè, capocollo, ciauscolo, salame, mortadella umbra, salame piccante, pecorino di fossa, torte salate e l'eccezionale porchetta, il tutto accompagnato da abbondante torta al testo (disponibile naturalmente anche da sola, in abbinamento a ogni tipo di delizia). In teoria si potrebbe anche chiudere qua, con il robusto aiuto di uno dei vini della non banale cantina: ai grandi classici come Montefalco Rosso e Sagrantino si aggiungono ottimi rappresentanti delle meno conosciute Torgiano e Colli del Trasimeno.
Il menu però continua, e continua alla grande. Tra i primi c'è veramente l'imbarazzo della scelta: strangozzi al tartufo e tagliatelle al ragù di cinghiale, ma anche le più originali tagliatelle di sedano con pomodorini, barbozza (caratteristico salume derivato dalla guancia del maiale) e ricotta stagionata, e ancora gli umbricelli del perugino (con salsiccia, funghi e zafferano) o la gustosa zuppa di fagiolina del Trasimeno. Altrettanto stuzzicanti i secondi: brasato di cinghiale al ginepro, filetto di manzo al pecorino di fossa e tartufo, bocconcini di maiale allo zafferano, finocchietto e gocce di saba. Come se non bastasse c'è anche un interessante assortimento di piatti a base di pesce di lago, dal filetto di persico del Trasimeno al crostone con tinca affumicata.
Ammesso che rimanga ancora spazio, anche i dolci meritano un assaggio: si segnala in particolare la tipica rocciata, sfoglia ripiena di mele, fichi, frutta secca e marmellata, piuttosto simile allo strudel trentino.
Non si può però salutare senza aver assaggiato due digestivi straordinari: la grappa allo zafferano e miele e il liquore di zafferano prodotti dall'azienda Terra di Confine di Città della Pieve, degna conclusione di uno splendido pasto.
Una cosa è certa: qualunque cosa accada, dal Baccanale non si esce affamati. Le porzioni sono a prova di Locusta, come dimostra l'antipasto "A bocca aperta": nominalmente per 4 persone, in realtà un gigantesco tagliere ricoperto da cima a fondo di ogni ben di dio. Citiamo in ordine sparso: crostoni al tartufo e al patè, capocollo, ciauscolo, salame, mortadella umbra, salame piccante, pecorino di fossa, torte salate e l'eccezionale porchetta, il tutto accompagnato da abbondante torta al testo (disponibile naturalmente anche da sola, in abbinamento a ogni tipo di delizia). In teoria si potrebbe anche chiudere qua, con il robusto aiuto di uno dei vini della non banale cantina: ai grandi classici come Montefalco Rosso e Sagrantino si aggiungono ottimi rappresentanti delle meno conosciute Torgiano e Colli del Trasimeno.
Il menu però continua, e continua alla grande. Tra i primi c'è veramente l'imbarazzo della scelta: strangozzi al tartufo e tagliatelle al ragù di cinghiale, ma anche le più originali tagliatelle di sedano con pomodorini, barbozza (caratteristico salume derivato dalla guancia del maiale) e ricotta stagionata, e ancora gli umbricelli del perugino (con salsiccia, funghi e zafferano) o la gustosa zuppa di fagiolina del Trasimeno. Altrettanto stuzzicanti i secondi: brasato di cinghiale al ginepro, filetto di manzo al pecorino di fossa e tartufo, bocconcini di maiale allo zafferano, finocchietto e gocce di saba. Come se non bastasse c'è anche un interessante assortimento di piatti a base di pesce di lago, dal filetto di persico del Trasimeno al crostone con tinca affumicata.
Ammesso che rimanga ancora spazio, anche i dolci meritano un assaggio: si segnala in particolare la tipica rocciata, sfoglia ripiena di mele, fichi, frutta secca e marmellata, piuttosto simile allo strudel trentino.
Non si può però salutare senza aver assaggiato due digestivi straordinari: la grappa allo zafferano e miele e il liquore di zafferano prodotti dall'azienda Terra di Confine di Città della Pieve, degna conclusione di uno splendido pasto.
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Ristoranti
2016-06-26 18:26:24
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 26 Giugno, 2016
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Giugno 20, 2016
Recensione
Il lungomare di Trani, in una giornata di sole, è uno di quei posti in cui si è portati a chiedersi cosa si è fatto di sbagliato nella vita per essere finiti a vivere lontani da simili panorami e atmosfere. La piccola e spettacolare insenatura che ospita il porto è punteggiata da un'infinita teoria di ristoranti affacciati sul mare, più o meno originali nella presentazione, ma tutti accomunati da menu fissi o alla carta con ogni tipo di piatto a base di pesce. La Perla del Sud è il primo locale che si incontra arrivando dal centro storico e anche uno dei più convenienti per rapporto qualità-prezzo: il servizio è essenziale ma inappuntabile, gli ingredienti freschissimi, e la vista eccezionale fa il resto.
La cucina di mare è ovviamente la specialità della casa e l'antipasto per due persone (16 euro) fornisce già una rapida panoramica delle delizie locali; si può però scegliere anche alla carta tra carpacci di tonno e spada, pepata di cozze, insalata di polpo, alici fritte, baccalà in tempura e la splendida insalata di mare, tutto tra i 6 e gli 8 euro. Non bisogna poi dimenticare di informarsi sulla disponibilità di frutti di mare crudi. In alternativa, per chi proprio non ama il pesce, è d'uopo "buttarsi" sul misto di mozzarelle locali o sulla parmigiana di melanzane. Discretamente fornita la cantina, il bianco della casa è comunque valido.
I primi sono uno dei pezzi forti del ristorante: da non perdere le linguine con cernia e vongole (9 euro), perfette nell'amalgama dei sapori, ma ispirano altrettanto le mezzemaniche scampi e basilico e i cavatelli ai frutti di mare (8 euro). Tra i secondi regna ovviamente il pescato del giorno: spigola e orata alla brace a 12 euro (secondo disponibilità), oppure al forno o al cartoccio. Calamari, gamberoni e scampi, alla griglia o fritti, fanno il resto, e non manca neppure la frittura di paranza (13 euro). Tutto di ottima qualità. Per chiudere un fresco sorbetto al limone, che consigliamo di accompagnare con un assaggio di Moscato di Trani.
La cucina di mare è ovviamente la specialità della casa e l'antipasto per due persone (16 euro) fornisce già una rapida panoramica delle delizie locali; si può però scegliere anche alla carta tra carpacci di tonno e spada, pepata di cozze, insalata di polpo, alici fritte, baccalà in tempura e la splendida insalata di mare, tutto tra i 6 e gli 8 euro. Non bisogna poi dimenticare di informarsi sulla disponibilità di frutti di mare crudi. In alternativa, per chi proprio non ama il pesce, è d'uopo "buttarsi" sul misto di mozzarelle locali o sulla parmigiana di melanzane. Discretamente fornita la cantina, il bianco della casa è comunque valido.
I primi sono uno dei pezzi forti del ristorante: da non perdere le linguine con cernia e vongole (9 euro), perfette nell'amalgama dei sapori, ma ispirano altrettanto le mezzemaniche scampi e basilico e i cavatelli ai frutti di mare (8 euro). Tra i secondi regna ovviamente il pescato del giorno: spigola e orata alla brace a 12 euro (secondo disponibilità), oppure al forno o al cartoccio. Calamari, gamberoni e scampi, alla griglia o fritti, fanno il resto, e non manca neppure la frittura di paranza (13 euro). Tutto di ottima qualità. Per chiudere un fresco sorbetto al limone, che consigliamo di accompagnare con un assaggio di Moscato di Trani.
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Ristoranti
2016-06-26 17:57:03
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 26 Giugno, 2016
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Giugno 19, 2016
Recensione
Nella città vecchia di Bari sono tanti i locali che possono vantarsi di essere ospitati da edifici storici, ma l'Osteria delle Travi li batte tutti: qui l'attività di ristorazione si esercita addirittura dal 1813, ossia da oltre due secoli, e a parte i progressivi lavori di ampliamento e manutenzione tutto è rimasto sostanzialmente immutato. Significativamente soprannominata "Il Buco", la trattoria è rimasta piuttosto piccola, ma soprattutto spartana e verace, decisamente inadatta a chi ama le formalità a tavola. Il servizio è essenziale, sbrigativo e chiassoso, i piatti semplici e casalinghi; il locale però è amatissimo dai baresi, per la sua genuinità e i prezzi bassi, e offre uno spaccato eccezionale della cucina e della vita cittadina.
Parliamo subito del conto, che è uno degli elementi più strabilianti: appena 6 euro per antipasti, primi e secondi, 2 euro per i dolci, il che significa che con meno di 25 euro (bevande e coperto compresi) si può portare a casa un pasto completo. L'antipasto è naturalmente a buffet, come da tradizione di quasi tutti i locali della città: ci si può servire liberamente da una serie interminabile di vassoi contenenti tra l'altro mozzarelle, focaccia barese, cozze gratinate, olive e sottaceti, carciofi sott'olio, zucchine "alla poverella" (fritte e marinate, con menta e basilico), melanzane alla griglia e in parmigiana, frittate e gateau di patate. Il consiglio è quello di non esagerare, anche se non sempre è possibile...
Primi piatti tanto semplici quanto interessanti, a cominciare dagli stuzzicanti cavatelli ceci e vongole in accattivante abbinamento con il pesto al basilico. Di sicuro affidamento anche le orecchiette al ragù di cavallo, così come - nella stagione giusta - il purè di fave con cicoria. Anche i secondi percorrono soprattutto strade di terra: l'immancabile braciola di cavallo (in realtà un involtino, letteralmente affogato nel ragù) e la grigliata mista fanno da corona a qualche semplice piatto di pesce. Discreto il vino rosso della casa, ottimi invece i dolci artigianali, come la torta di noci e quella pere e cioccolato. Come digestivo ci si può concedere un amaro o un delizioso vino di amarene.
Parliamo subito del conto, che è uno degli elementi più strabilianti: appena 6 euro per antipasti, primi e secondi, 2 euro per i dolci, il che significa che con meno di 25 euro (bevande e coperto compresi) si può portare a casa un pasto completo. L'antipasto è naturalmente a buffet, come da tradizione di quasi tutti i locali della città: ci si può servire liberamente da una serie interminabile di vassoi contenenti tra l'altro mozzarelle, focaccia barese, cozze gratinate, olive e sottaceti, carciofi sott'olio, zucchine "alla poverella" (fritte e marinate, con menta e basilico), melanzane alla griglia e in parmigiana, frittate e gateau di patate. Il consiglio è quello di non esagerare, anche se non sempre è possibile...
Primi piatti tanto semplici quanto interessanti, a cominciare dagli stuzzicanti cavatelli ceci e vongole in accattivante abbinamento con il pesto al basilico. Di sicuro affidamento anche le orecchiette al ragù di cavallo, così come - nella stagione giusta - il purè di fave con cicoria. Anche i secondi percorrono soprattutto strade di terra: l'immancabile braciola di cavallo (in realtà un involtino, letteralmente affogato nel ragù) e la grigliata mista fanno da corona a qualche semplice piatto di pesce. Discreto il vino rosso della casa, ottimi invece i dolci artigianali, come la torta di noci e quella pere e cioccolato. Come digestivo ci si può concedere un amaro o un delizioso vino di amarene.
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Ristoranti
2016-06-24 12:49:50
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 24 Giugno, 2016
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Giugno 18, 2016
Recensione
Chi non ha mangiato almeno una volta a Bari non può sapere davvero cosa si intende per "antipasti": qui il culto di quelli che, in teoria, dovrebbero essere piccoli assaggi di apertura del pranzo ha raggiunto livelli assolutamente fuori dall'ordinario. In città non c'è ristorante che, appena seduti a tavola, non proponga un'interminabile sfilza di stuzzichini e manicaretti vari; in alcuni locali il predominio degli antipasti arriva al punto da soverchiare decisamente il resto del pranzo (o della cena). Questo è il caso del Sorso Preferito, creato dallo chef Pietro Lonigro e ormai da oltre 40 anni una vera e propria istituzione del quartiere "murattiano", a due passi dal centro storico e dal lungomare: luogo d'elezione per pantagruelici pranzi familiari ma anche per il turista che voglia concedersi - a prezzi più che competitivi - un campionario completo della cucina barese.
Come si è detto sfuggire agli antipasti è impossibile, anche perché, dando una sbirciata agli altri tavoli, ben presto ci si accorge che per quasi tutti questo è il motivo principale della visita. Meglio dunque alzare bandiera bianca e sottoporsi a un vero e proprio tour de force: carciofini e funghi porcini sott'olio, deliziosi calamaretti fritti su un letto di purè di fave, le immancabili zucchine "alla poverella" (fritte e marinate, con menta e prezzemolo), focaccia alla barese, nodini di mozzarella, cozze gratinate, baccalà in umido, polpettine con pomodori, verdure in pastella, riso Venere con gamberetti (a quanto pare una vera e propria moda in città), prosciutto con fichi fioroni. Il tutto costa appena 14 euro e possiamo assicurare che le quantità sono tali da sostituire un pasto completo.
Visto che però la gola vince sempre sulla sazietà, impossibile non concedersi con una piccola aggiunta - altri 4 euro - uno spettacolare piatto di frutti di mare crudi: ostriche, cozze, cozze pelose e vongole, accompagnate da calamari, gamberetti e da un delicato carpaccio di tonno. A questo punto il pranzo sarebbe finito: un peccato, perché tra i primi compaiono delizie come la "tiedda" o riso, patate e cozze, qui in una versione particolarmente saporita, il purè di fave con cicoria e le orecchiette alle cime di rapa. E anche il pesce fresco, che giocoforza passa in secondo piano, si fa rispettare con piatti a base di rana pescatrice, scorfano, triglia e molto altro. Dolci interessanti, a partire dalla cassata siciliana, ma forse è più opportuno concedersi un sorbetto al limone per agevolare la digestione!
Come si è detto sfuggire agli antipasti è impossibile, anche perché, dando una sbirciata agli altri tavoli, ben presto ci si accorge che per quasi tutti questo è il motivo principale della visita. Meglio dunque alzare bandiera bianca e sottoporsi a un vero e proprio tour de force: carciofini e funghi porcini sott'olio, deliziosi calamaretti fritti su un letto di purè di fave, le immancabili zucchine "alla poverella" (fritte e marinate, con menta e prezzemolo), focaccia alla barese, nodini di mozzarella, cozze gratinate, baccalà in umido, polpettine con pomodori, verdure in pastella, riso Venere con gamberetti (a quanto pare una vera e propria moda in città), prosciutto con fichi fioroni. Il tutto costa appena 14 euro e possiamo assicurare che le quantità sono tali da sostituire un pasto completo.
Visto che però la gola vince sempre sulla sazietà, impossibile non concedersi con una piccola aggiunta - altri 4 euro - uno spettacolare piatto di frutti di mare crudi: ostriche, cozze, cozze pelose e vongole, accompagnate da calamari, gamberetti e da un delicato carpaccio di tonno. A questo punto il pranzo sarebbe finito: un peccato, perché tra i primi compaiono delizie come la "tiedda" o riso, patate e cozze, qui in una versione particolarmente saporita, il purè di fave con cicoria e le orecchiette alle cime di rapa. E anche il pesce fresco, che giocoforza passa in secondo piano, si fa rispettare con piatti a base di rana pescatrice, scorfano, triglia e molto altro. Dolci interessanti, a partire dalla cassata siciliana, ma forse è più opportuno concedersi un sorbetto al limone per agevolare la digestione!
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