Opinione scritta da Locuste
1235 risultati - visualizzati 81 - 90 | « 1 ... 6 7 8 9 10 11 ... 12 124 » | Resultati per pagina: |
Bar & Pub
2019-03-14 16:27:10
Locuste
Segnala questa recensione ad un moderatore
Opinione inserita da Locuste 14 Marzo, 2019
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Gennaio 19, 2019
Recensione
Storico bar milanese, merita di essere visitato per l'atmosfera deliziosamente rétro e l'accoglienza amichevole. Nulla di particolare da segnalare sul piano del bere.
Trovi utile questa opinione?
00
Bar & Pub
2019-03-14 16:23:57
Locuste
Segnala questa recensione ad un moderatore
Opinione inserita da Locuste 14 Marzo, 2019
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Gennaio 25, 2019
Recensione
Bar ispirato nel nome alla Bumbasina, la tradizionale maschera del Carnevale bustocco. Buon caffè e pranzi veloci.
Trovi utile questa opinione?
00
Ristoranti
2019-02-20 15:59:11
Locuste
Segnala questa recensione ad un moderatore
Opinione inserita da Locuste 20 Febbraio, 2019
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Febbraio 17, 2019
Recensione
A due passi dallo stadio Olimpico e in un quartiere interamente residenziale si nasconde un'osteria che è un vero gioiellino. Nel piccolo, ma davvero piccolo locale (fortemente consigliata la prenotazione) si fondono abilmente, e in modo quasi inestricabile, la cucina piemontese e quella siciliana: certo, per chi vuole fare il purista ci sono due menù dedicati alle tradizioni delle due regioni, ma sull'insegna c'è scritto non a caso "cucina viva", e dunque contaminazioni e innovazioni sono (per fortuna) all'ordine del giorno. L'arredamento sobrio e ben curato e l'attenzione alle materie prime fanno il resto; l'accoglienza è più che cortese, anche se c'è da aspettarsi qualche ritardo nei giorni di maggiore affollamento.
Come accennato, il ristorante propone tra l'altro due robusti menu degustazione, per almeno due persone: quello piemontese (30 euro) include un succulento antipasto con battuta di fassone, terrina di fagiano e altre prelibatezze, e poi agnolotti, tagliata di fassone con patate e dolci "sabaudi", mentre in quello siciliano (35 euro) troviamo tra l'altro sarde alla beccafico, caponata, cuscus, fritto di baccalà, calamari e verdure, e naturalmente abbondanti dolci. Il menu alla carta è però molto più ricco e variegato, anche perché integrato da molte proposte del giorno: tra queste abbiamo provato il delizioso risotto al cavolo viola, guanciale e fonduta e gli agnolotti del plin abbinati alle gustose polpettine di cervo. Altra originale creazione dello chef sono i "Baci e abbracci": involtini di pesce spada e baci di dama salati con maionese di baccalà.
Per quanto riguarda i piatti "standard", sul fronte siciliano sono da provare la pasta con le sarde (11 euro), vera specialità della casa, la pasta alla Norma, le busiate trapanesi con pesto di pistacchi e gamberetti (14 euro); su quello piemontese le "scintille granata" con gorgonzola e noci, la tagliata di fassone (17 euro), le lumache alla parigina. E poi ci sono la bagna caoda e, su prenotazione, il monumentale fritto misto alla piemontese.
Un capitolo a parte meritano i dolci, che raccolgono il meglio delle due regioni: su tutti dominano la straordinaria cassata (7 euro) e lo zabajone al Marsala, serviti con abbinamento di zibibbo. Impossibile concludere senza assaggiare uno dei vari caffè "speciali" della casa, corretti con vari liquori e aromi: buonissimo (e segretissimo nella ricetta) il Caffè Cecè. Giudizio sospeso invece sulla cantina, anche se in occasione della nostra visita abbiamo assaggiato un ottimo - ma anonimo - Nebbiolo.
Come accennato, il ristorante propone tra l'altro due robusti menu degustazione, per almeno due persone: quello piemontese (30 euro) include un succulento antipasto con battuta di fassone, terrina di fagiano e altre prelibatezze, e poi agnolotti, tagliata di fassone con patate e dolci "sabaudi", mentre in quello siciliano (35 euro) troviamo tra l'altro sarde alla beccafico, caponata, cuscus, fritto di baccalà, calamari e verdure, e naturalmente abbondanti dolci. Il menu alla carta è però molto più ricco e variegato, anche perché integrato da molte proposte del giorno: tra queste abbiamo provato il delizioso risotto al cavolo viola, guanciale e fonduta e gli agnolotti del plin abbinati alle gustose polpettine di cervo. Altra originale creazione dello chef sono i "Baci e abbracci": involtini di pesce spada e baci di dama salati con maionese di baccalà.
Per quanto riguarda i piatti "standard", sul fronte siciliano sono da provare la pasta con le sarde (11 euro), vera specialità della casa, la pasta alla Norma, le busiate trapanesi con pesto di pistacchi e gamberetti (14 euro); su quello piemontese le "scintille granata" con gorgonzola e noci, la tagliata di fassone (17 euro), le lumache alla parigina. E poi ci sono la bagna caoda e, su prenotazione, il monumentale fritto misto alla piemontese.
Un capitolo a parte meritano i dolci, che raccolgono il meglio delle due regioni: su tutti dominano la straordinaria cassata (7 euro) e lo zabajone al Marsala, serviti con abbinamento di zibibbo. Impossibile concludere senza assaggiare uno dei vari caffè "speciali" della casa, corretti con vari liquori e aromi: buonissimo (e segretissimo nella ricetta) il Caffè Cecè. Giudizio sospeso invece sulla cantina, anche se in occasione della nostra visita abbiamo assaggiato un ottimo - ma anonimo - Nebbiolo.
Trovi utile questa opinione?
00
Bar & Pub
2019-02-14 16:51:58
Locuste
Segnala questa recensione ad un moderatore
Opinione inserita da Locuste 14 Febbraio, 2019
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Febbraio 09, 2019
Recensione
Questa è una non-recensione, perché The Botanical Club è un non-ristorante: si sarebbe quasi tentati di definirlo un non-luogo, se non fossimo fin troppo evidentemente a Milano. Sofisticato nell'atmosfera, raffinato nel design, ruffiano nelle luci soffuse che spuntano tra una pianta tropicale e l'altra, questo locale è l'archetipo del cocktail bar meneghino e si trova, non a caso, al centro della strada più chic della città, quella via Tortona diventata da ormai un decennio il luogo di ritrovo prediletto dei milanesi alla moda (ci sono poi altre due sedi, in via Pastrengo e via Melzo).
Al Botanical si mangia, e visto il contesto il menu non può che essere di stampo fusion: esempi concreti sono il pokè-gunkan, un incrocio tra il tipico pesce crudo alla hawaiana e uno dei più diffusi tipi di sushi giapponese, il ceviche di dentice, il taco di gambero con salsa verde e mayo al rocoto, e molto altro ancora. Rientra in questa casistica, ma in chiave più tradizionale, anche il discreto risotto giallo con tartare di tonno. Il piatto più sostanzioso è il fritto del Generale, composto da pollo e gamberoni (ma in realtà soprattutto pollo), mentre non soddisfa dal punto di vista quantitativo il lobster roll, a base di aragosta. I prezzi sono piuttosto elevati, dai 12 ai 20 euro a piatto, pokè escluso.
Più che per una cena completa, il menu è l'ideale per accompagnare uno dei fantasiosi ed elaborati cocktail, basati su profumi e sapori originali: zafferano, liquore al fico, bitter al sedano, miele di agave e molto altro ancora. Idee interessanti, anche se alla prova dei fatti almeno due creazioni (il Ray Manzarek a base di rum e il fresco Come Giulia, con vodka) sono un po' deludenti, perché eccessivamente sbilanciati dall'utilizzo del lime. Irresistibile invece, fin dal nome, l'Akira Kurosour, mix di bourbon, frutta esotica e caffè. Nel complesso: un luogo ideale se volete fare bella figura, senza badare troppo al portafoglio.
Al Botanical si mangia, e visto il contesto il menu non può che essere di stampo fusion: esempi concreti sono il pokè-gunkan, un incrocio tra il tipico pesce crudo alla hawaiana e uno dei più diffusi tipi di sushi giapponese, il ceviche di dentice, il taco di gambero con salsa verde e mayo al rocoto, e molto altro ancora. Rientra in questa casistica, ma in chiave più tradizionale, anche il discreto risotto giallo con tartare di tonno. Il piatto più sostanzioso è il fritto del Generale, composto da pollo e gamberoni (ma in realtà soprattutto pollo), mentre non soddisfa dal punto di vista quantitativo il lobster roll, a base di aragosta. I prezzi sono piuttosto elevati, dai 12 ai 20 euro a piatto, pokè escluso.
Più che per una cena completa, il menu è l'ideale per accompagnare uno dei fantasiosi ed elaborati cocktail, basati su profumi e sapori originali: zafferano, liquore al fico, bitter al sedano, miele di agave e molto altro ancora. Idee interessanti, anche se alla prova dei fatti almeno due creazioni (il Ray Manzarek a base di rum e il fresco Come Giulia, con vodka) sono un po' deludenti, perché eccessivamente sbilanciati dall'utilizzo del lime. Irresistibile invece, fin dal nome, l'Akira Kurosour, mix di bourbon, frutta esotica e caffè. Nel complesso: un luogo ideale se volete fare bella figura, senza badare troppo al portafoglio.
Trovi utile questa opinione?
00
Ristoranti
2019-01-23 16:25:28
Locuste
Segnala questa recensione ad un moderatore
Opinione inserita da Locuste 23 Gennaio, 2019
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Gennaio 19, 2019
Recensione
Fa un certo effetto entrare in un ristorante chiamato "Lo Storico" e trovarsi di fronte un locale nuovo di zecca, con arredamento moderno e "stiloso", inaugurato poco più di un anno prima; ma una spiegazione c'è, dato che il nuovo indirizzo prende il posto, per l'appunto, di un caffè che ha lasciato il segno nei ricordi dei gallaratesi. L'apparenza inganna, d'altra parte, anche per quanto riguarda la tipologia del locale, che somiglia più a un'osteria a conduzione familiare che a un wine bar alla moda (e, sia chiaro, è un gran merito). Il menu, scritto a mano su una lavagna, si compone di piatti semplici ma accattivanti, con novità quasi quotidiane; gli ingredienti sono di qualità, i prezzi molto contenuti (13 euro a pranzo e intorno ai 40 euro per una cena completa, dall'antipasto al dolce) e il servizio, attento e cortese, ha una marcia in più. Insomma, davvero una piacevole sorpresa a cui dedicare attenzione.
Piccolo e raccolto, lo Storico è ideale anche per l'aperitivo, ma è a cena che dà il meglio di sé. Come accennato, non esiste una lista, ma i piatti del menu sono elencati sulla lavagna, con relativi prezzi: attenzione però a non lasciarsi sfuggire gli antipasti, in particolare l'ottimo tagliere misto con salumi vari (alcuni anche di cinghiale), burrata e formaggi, tra cui quello al tartufo e l'"ubriaco", accompagnati da miele e confetture. Eterogenea la lista dei primi: si va dai bigoli alla carbonara agli eccellenti fusilloni toma e porcini (13 euro), passando per piatti più alla buona come polenta e cinghiale, o per gli sfiziosi risotti, tra cui quello al Castelmagno. Nelle serate invernali, su ordinazione, si può trovare anche la cassoeula.
All'altezza della situazione anche i secondi, incentrati prevalentemente sulla carne: tra le varie proposte troviamo un'interessante tartare e la gustosa entrecote con carciofi (17 euro), perfetta per abbinamento e cottura. Non mancano però stuzzicanti proposte a base di pesce, come il delicato (nonostante le apparenze) pesce spada con 'nduja. Molto interessanti anche i dessert, tra cui la dolcissima crema di latte al cucchiaio con amaretti e cioccolato. Unico appunto: di una lista dei vini si sentirebbe davvero il bisogno, per non rischiare di perdersi le perle della ben selezionata cantina! Nel nostro caso, abbiamo comunque apprezzato il sempre convincente Barbera dei Marchesi di Barolo e, in chiusura, un paio di bicchierini di Amaro San Marco, anche lui a suo modo "storico" (è in commercio dal 1920).
Piccolo e raccolto, lo Storico è ideale anche per l'aperitivo, ma è a cena che dà il meglio di sé. Come accennato, non esiste una lista, ma i piatti del menu sono elencati sulla lavagna, con relativi prezzi: attenzione però a non lasciarsi sfuggire gli antipasti, in particolare l'ottimo tagliere misto con salumi vari (alcuni anche di cinghiale), burrata e formaggi, tra cui quello al tartufo e l'"ubriaco", accompagnati da miele e confetture. Eterogenea la lista dei primi: si va dai bigoli alla carbonara agli eccellenti fusilloni toma e porcini (13 euro), passando per piatti più alla buona come polenta e cinghiale, o per gli sfiziosi risotti, tra cui quello al Castelmagno. Nelle serate invernali, su ordinazione, si può trovare anche la cassoeula.
All'altezza della situazione anche i secondi, incentrati prevalentemente sulla carne: tra le varie proposte troviamo un'interessante tartare e la gustosa entrecote con carciofi (17 euro), perfetta per abbinamento e cottura. Non mancano però stuzzicanti proposte a base di pesce, come il delicato (nonostante le apparenze) pesce spada con 'nduja. Molto interessanti anche i dessert, tra cui la dolcissima crema di latte al cucchiaio con amaretti e cioccolato. Unico appunto: di una lista dei vini si sentirebbe davvero il bisogno, per non rischiare di perdersi le perle della ben selezionata cantina! Nel nostro caso, abbiamo comunque apprezzato il sempre convincente Barbera dei Marchesi di Barolo e, in chiusura, un paio di bicchierini di Amaro San Marco, anche lui a suo modo "storico" (è in commercio dal 1920).
Trovi utile questa opinione?
10
Ristoranti
2019-01-11 17:53:19
Locuste
Segnala questa recensione ad un moderatore
Opinione inserita da Locuste 11 Gennaio, 2019
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Gennaio 06, 2019
Recensione
La capacità di raccontare storie è essenziale per qualsiasi arte, compresa la ristorazione. Lo dimostra il caso del Norman, che sarebbe potuto essere soltanto uno dei centomila ristoranti milanesi con arredamento vintage, tavoli in legno, tovagliette di carta ecc.; e che, invece, quelle tovagliette ha scelto di usarle per narrare la storia di un misterioso scrittore americano, Norman appunto, che conobbe per caso la trattoria e vi ritrovò miracolosamente l'ispirazione. Il grado di verità della storia, in fondo, conta pochissimo: l'importante è che il locale di viale Umbria abbia trovato, con scaltrezza, il modo di crearsi un'identità. Scaltro è pure il menu, incentrato su piatti "facili" (da apprezzare) come risotti e carne alla griglia, con qualche incursione nella cucina del territorio. La pecca del ristorante sono i prezzi, un po' troppo alti per la tipologia di locale e non giustificati dall'abbondanza delle porzioni.
Il menu, come accennato, è essenziale: a parte hamburger e insalatone, ci si concentra su pochi e semplici piatti. Tra gli antipasti spiccano il tagliere di salumi misti con gnocco fritto e il piatto di bruschette miste (6 euro a persona), meritevole soprattutto per il pane fatto in casa. Più sfiziose, ma anche costose, la stracciatella di burrata con acciughe, il camembert in crosta di nocciole o la millefoglie di guttiau con crema di melanzane e battuto di pomodoro fresco (tutti a 11,50 euro). I primi sono per scelta esclusivamente risotti (14 euro): quelli classici alla milanese o ai porcini, ma anche i più originali al mascarpone, limone e timo, oppure al brie, verza e castagne, e persino alla carbonara.
Tra i secondi spiccano alcuni piatti unici della tradizione come l'ossobuco di vitello con risotto (22 euro), ben riuscito anche se con una punta di limone di troppo; oppure, nella stagione giusta, la cassoeula. Il resto è carne alla griglia, come l'entrecote (19 euro) servita con tre salse, chimichurri, salsa barbecue e senape al miele, oppure fiorentina, costata di scottona, filetto di Angus e via dicendo. Dolci di buona fattura: particolarmente invitanti quelli al cucchiaio, come il tiramisu o la coppa di fragole e rabarbaro. In alternativa, torte fatte in casa, tra cui quella ai tre cioccolati. La proposta della cantina è abbastanza limitata, ma ci sono anche alcune bottiglie con un ottimo rapporto qualità-prezzo, come il Cirò Rosso di Librandi.
Il menu, come accennato, è essenziale: a parte hamburger e insalatone, ci si concentra su pochi e semplici piatti. Tra gli antipasti spiccano il tagliere di salumi misti con gnocco fritto e il piatto di bruschette miste (6 euro a persona), meritevole soprattutto per il pane fatto in casa. Più sfiziose, ma anche costose, la stracciatella di burrata con acciughe, il camembert in crosta di nocciole o la millefoglie di guttiau con crema di melanzane e battuto di pomodoro fresco (tutti a 11,50 euro). I primi sono per scelta esclusivamente risotti (14 euro): quelli classici alla milanese o ai porcini, ma anche i più originali al mascarpone, limone e timo, oppure al brie, verza e castagne, e persino alla carbonara.
Tra i secondi spiccano alcuni piatti unici della tradizione come l'ossobuco di vitello con risotto (22 euro), ben riuscito anche se con una punta di limone di troppo; oppure, nella stagione giusta, la cassoeula. Il resto è carne alla griglia, come l'entrecote (19 euro) servita con tre salse, chimichurri, salsa barbecue e senape al miele, oppure fiorentina, costata di scottona, filetto di Angus e via dicendo. Dolci di buona fattura: particolarmente invitanti quelli al cucchiaio, come il tiramisu o la coppa di fragole e rabarbaro. In alternativa, torte fatte in casa, tra cui quella ai tre cioccolati. La proposta della cantina è abbastanza limitata, ma ci sono anche alcune bottiglie con un ottimo rapporto qualità-prezzo, come il Cirò Rosso di Librandi.
Trovi utile questa opinione?
00
Ristoranti
2019-01-09 16:39:50
Locuste
Segnala questa recensione ad un moderatore
Opinione inserita da Locuste 09 Gennaio, 2019
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Gennaio 05, 2019
Recensione
Campo dei Fiori è una delle tante bellezze nascoste (almeno per i non autoctoni) della provincia di Varese: uno splendido parco montano che si estende a pochi km della città e che, pur ferito dal grave incendio del 2017, continua a offrire ai visitatori panorami spettacolari e totale immersione nella natura. A pochi passi dall'osservatorio astronomico, da cui si diparte la maggioranza dei sentieri, sorge la storica "pensione Irma", una classica locanda di montagna che proprio nel 2017 è stata ristrutturata e riadattata fino a trasformarla in un raffinato ristorante. Non che i piatti tradizionali, come polenta o casoeula, siano spariti, ma ora alla base del menu c'è un'approfondita ricerca di ingredienti (quasi tutti a chilometro zero) e preparazioni sfiziose. Non pensate dunque a un'abbuffata in baita: l'atmosfera è curata, i prezzi medio-alti (non meno di 40 euro per un pasto completo), ma qualità e accoglienza lo meritano.
Abbiamo visitato il locale nel periodo delle feste natalizie, e non poteva mancare un menu speciale con piatti ad hoc, come il cotechino con lenticchie di montagna; tuttavia, in tutte le stagioni si può contare su antipasti come il tagliere di salumi e formaggi locali (10 euro) e la bagna cauda con verdure croccanti (7 euro). Il meglio di sé la cucina lo dà nei primi e piatti unici, che attingono alla tradizione non solo locale: troviamo così i veri pizzoccheri di Teglio (13 euro) e persino gli spaghettoni alla carbonara, ma anche le pappardelle rustiche al capriolo (15 euro) e gli agnolotti piemontesi.
Come piatto unico, nella giornata giusta si può contare su una squisita polenta, servita di volta in volta con brasato, salsiccia o morbidissimo spezzatino ai funghi porcini: l'ideale per ristorarsi dopo una bella camminata! In alternativa, nella stagione invernale c'è la cassoeula (16 euro) o proposte più raffinate come il filettino di vitello in panure di acciughe del Cantabrico e l'appetitosa lasagnetta di polenta, zola e pere (12 euro). Buoni anche i dolci artigianali (4,50 euro), tra cui la crostata di mirtilli e l'ottima torta cioccolato e pere. La cantina è ben selezionata e, visto il contesto, abbastanza fornita: mancherebbe, per completare il quadro, qualche proposta di vino al calice.
Abbiamo visitato il locale nel periodo delle feste natalizie, e non poteva mancare un menu speciale con piatti ad hoc, come il cotechino con lenticchie di montagna; tuttavia, in tutte le stagioni si può contare su antipasti come il tagliere di salumi e formaggi locali (10 euro) e la bagna cauda con verdure croccanti (7 euro). Il meglio di sé la cucina lo dà nei primi e piatti unici, che attingono alla tradizione non solo locale: troviamo così i veri pizzoccheri di Teglio (13 euro) e persino gli spaghettoni alla carbonara, ma anche le pappardelle rustiche al capriolo (15 euro) e gli agnolotti piemontesi.
Come piatto unico, nella giornata giusta si può contare su una squisita polenta, servita di volta in volta con brasato, salsiccia o morbidissimo spezzatino ai funghi porcini: l'ideale per ristorarsi dopo una bella camminata! In alternativa, nella stagione invernale c'è la cassoeula (16 euro) o proposte più raffinate come il filettino di vitello in panure di acciughe del Cantabrico e l'appetitosa lasagnetta di polenta, zola e pere (12 euro). Buoni anche i dolci artigianali (4,50 euro), tra cui la crostata di mirtilli e l'ottima torta cioccolato e pere. La cantina è ben selezionata e, visto il contesto, abbastanza fornita: mancherebbe, per completare il quadro, qualche proposta di vino al calice.
Trovi utile questa opinione?
00
Ristoranti
2018-12-21 14:53:50
Locuste
Segnala questa recensione ad un moderatore
Opinione inserita da Locuste 21 Dicembre, 2018
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Dicembre 18, 2018
Recensione
Un ristorante freschissimo di apertura, in una delle zone più affollate di Milano, con evidenti ambizioni di crescita e una proposta culinaria creativa: tutti elementi di forte rischio che, talvolta, possono tradursi in clamorosi flop. Ma non se al timone c'è lo chef Alessandro Teo, formatosi alla scuola di Gualtiero Marchesi e ultimo discendente della famiglia che da oltre un secolo gestisce il raffinato ristorante Umberto di Napoli. La formula potrebbe essere quella di innumerevoli altri locali milanesi, ma chi sta dietro i fornelli ci sa fare (anche nella composizione del menu) e si vede: piatti davvero ben curati e originali senza strafare, materie prime di qualità, servizio inappuntabile. I prezzi sono in linea con la media della zona, anche perché con le app specializzate (TheFork) è possibile usufruire di cospicui sconti.
Il locale è di dimensioni ridotte, con arredamento moderno ma ricercato, mattoni a vista e cucina altrettanto a vista: un design tipico dei ristoranti di nuova generazione. Unica pecca, i tavoli un po' troppo vicini tra loro. Ristretto ma ben studiato pure il menu, con cinque proposte per ogni portata. Tra gli antipasti spiccano l'appetitoso rollè di coniglio con salsa di melograno e chips di polenta (12 euro) e l'apprezzatissima battuta di manzo con stracciatella e semi di sesamo al wasabi (14 euro); non manca il classico polpo con patate, insaporito da curcuma e aneto. Di alta qualità i primi: perfetti, per consistenza e abbinamento di sapori, gli gnocchetti di polenta con lardo, crema di castagne e porri croccanti (12 euro). Interessanti anche le linguine di Gragnano con calamaretti spillo, zenzero e salsa al tarallo, il risotto scampi e agrumi (16 euro) e gli sperimentali paccheri con cipolla ramata, jus di manzo e cacao amaro.
Sullo stesso filone i secondi (18-24 euro): irresistibile fin dal nome il "maialino cotto piano piano" con purea di mela annurca e spinaci crudi, morbido e saporito quasi come un porcetto sardo. Attira anche l'ombrina in crosta di mandorle con purea di sedano rapa; più classici il filetto di manzo al vino rosso e il trancio di branzino al vapore con salsa verde. Particolarmente ben riusciti i dolci (6 euro), soprattutto l'ottima mousse di ricotta, pere e croccante alla nocciola e il cremoso alla castagna con salsa di cachi e cioccolato amaro. La cantina è ristretta ma selezionata con grande cura, anche se forse un po' povera di proposte di fascia bassa: per rapporto qualità prezzo segnaliamo l'Aglianico Passo del Lupo di Benito Ferrara.
Il locale è di dimensioni ridotte, con arredamento moderno ma ricercato, mattoni a vista e cucina altrettanto a vista: un design tipico dei ristoranti di nuova generazione. Unica pecca, i tavoli un po' troppo vicini tra loro. Ristretto ma ben studiato pure il menu, con cinque proposte per ogni portata. Tra gli antipasti spiccano l'appetitoso rollè di coniglio con salsa di melograno e chips di polenta (12 euro) e l'apprezzatissima battuta di manzo con stracciatella e semi di sesamo al wasabi (14 euro); non manca il classico polpo con patate, insaporito da curcuma e aneto. Di alta qualità i primi: perfetti, per consistenza e abbinamento di sapori, gli gnocchetti di polenta con lardo, crema di castagne e porri croccanti (12 euro). Interessanti anche le linguine di Gragnano con calamaretti spillo, zenzero e salsa al tarallo, il risotto scampi e agrumi (16 euro) e gli sperimentali paccheri con cipolla ramata, jus di manzo e cacao amaro.
Sullo stesso filone i secondi (18-24 euro): irresistibile fin dal nome il "maialino cotto piano piano" con purea di mela annurca e spinaci crudi, morbido e saporito quasi come un porcetto sardo. Attira anche l'ombrina in crosta di mandorle con purea di sedano rapa; più classici il filetto di manzo al vino rosso e il trancio di branzino al vapore con salsa verde. Particolarmente ben riusciti i dolci (6 euro), soprattutto l'ottima mousse di ricotta, pere e croccante alla nocciola e il cremoso alla castagna con salsa di cachi e cioccolato amaro. La cantina è ristretta ma selezionata con grande cura, anche se forse un po' povera di proposte di fascia bassa: per rapporto qualità prezzo segnaliamo l'Aglianico Passo del Lupo di Benito Ferrara.
Trovi utile questa opinione?
10
Negozi
2018-12-03 16:22:08
Locuste
Segnala questa recensione ad un moderatore
Opinione inserita da Locuste 03 Dicembre, 2018
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Dicembre 01, 2018
Recensione
Attivissimo birrificio piemontese, tra i massimi esponenti in Italia del genere IGA: birre realizzate con mosto di vino, tra cui le premiatissime Samos (con Moscato) e Roè (con Arneis). Ottimo anche il resto della produzione: spiccano la Bacialè, con limone e menta di Pancalieri, e la triple T.Malefica.
Trovi utile questa opinione?
00
Negozi
2018-12-03 16:12:11
Locuste
Segnala questa recensione ad un moderatore
Opinione inserita da Locuste 03 Dicembre, 2018
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Dicembre 01, 2018
Recensione
Giovane e intraprendente cantina aretina, con eleganti etichette a cavallo tra il Futurismo e la classicità. Due i prodotti fondamentali: il Chianti Crono e il Sangiovese in purezza Aiace, affinato per 8/10 mesi in barrique.
Trovi utile questa opinione?
00
1235 risultati - visualizzati 81 - 90 | « 1 ... 6 7 8 9 10 11 ... 12 124 » | Resultati per pagina: |
Powered by JReviews
Ricerca rapida
Regione
Provincia