Opinione scritta da Locuste

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Ristoranti
 
2021-06-02 11:19:20 Locuste
Voto medio 
 
7.8
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
8.0
Opinione inserita da Locuste    02 Giugno, 2021
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Mag 30, 2021
Recensione
Immersa nei boschi del Parco del Ticino, a due passi dalle rive del fiume, la trattoria La Chiocciola è un'oasi di pace nel verde oltre che un punto di partenza e (soprattutto) di arrivo per escursioni e passeggiate. La cucina punta tutto sui piatti della tradizione, senza nessuna concessione alla modernità (neppure le carte di credito...!), e ripropone anche piatti e sapori troppo spesso dimenticati: il nome non è casuale, visto che una delle specialità della casa sono proprio le lumache, ma anche il pesce di fiume appena pescato è da non perdere. I prezzi sono davvero economici, non più di 30 euro per un pasto completo, e fanno perdonare alla grande il servizio alla buona e talvolta un po' lento.

Già la portata d'ingresso presenta qualche "chicca": più dell'antipasto della casa (11 euro per due persone), con sottaceti, pomodori secchi, insalata russa e altri stuzzichini, suggeriamo di provare lo spiedino di lumache avvolte nella pancetta. Ma il piatto più strabiliante è il midollo di bue al rosmarino, servito intero e da mangiare col cucchiaino: in un locale alla moda di Milano sarebbe una "creazione" da 20 euro, qui ne costa 4,50! I primi (8-10 euro) sono forse le proposte più standard, ma le pappardelle al ragù di cinghiale sono comunque più che valide, così come gli gnocchi di patate al burro e rosmarino o i rigatoni alla bersagliera.

Con i secondi arrivano le vere specialità della casa: gustose lumache trifolate (10 euro), polenta taragna con funghi porcini, la succulenta tagliata di lago e i pesciolini fritti (11 euro). Se si è fortunati si può contare anche sulle rane fritte, sul pesce persico o sulle alborelle, rara prelibatezza. Sui vini inutile avanzare pretese: il rosso della casa si lascia bere e accompagna vivacemente il pasto. Ristretto l'assortimento di dolci: tiramisù, salame di cioccolato e, in stagione, gelato o fragole con zucchero e cannella, il tutto seguito dall'originale liquore al melograno.
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Bar & Pub
 
2021-05-26 10:01:44 Locuste
Opinione inserita da Locuste    26 Mag, 2021
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Mag 16, 2021
Recensione
Ricavata dalle cantine di una storica casa di Tremezzo, questa enoteca si affaccia sul lago di Como con una terrazza tranquilla e riservata. Il gestore olandese, Joost, e la moglie Deborah possono contare su una cantina ben fornita di etichette locali e non, accompagnata da aperitivi a base di specialità locali. Tutti i prodotti sono anche in vendita.
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Ristoranti
 
2020-12-03 15:18:47 Locuste
Voto medio 
 
7.6
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
6.0
Opinione inserita da Locuste    03 Dicembre, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Novembre 20, 2020
Recensione
I classici della cucina romana, l'atmosfera calda e conviviale, un eccellente rapporto qualità-prezzo: tutto vero, ma la cosa che più rimane impressa dell'Osteria dell'Angelo è... il rugby. Il titolare, Angelo Croce, è infatti un ex rugbysta e non fa nulla per nasconderlo, visto che le pareti sono letteralmente tappezzate di palloni, maglie, locandine e foto storiche che non possono non catturare l'occhio. Poi lo sguardo scende sui tavoli in legno e sulle tovagliette di carta con il menu ("Er coperto nun se paga, er pane pure") e si capisce subito perché in questi anni il ristorante, a pochi passi da San Pietro e nel cuore del quartiere Trionfale, si sia conquistato un ruolo da vera e propria istituzione, grazie anche alla presenza fissa nella guida Osterie d'Italia di Slow Food. Riconoscimento ben meritato, ci sentiamo di dire.

"La sera, se magna o non se magna, 25 sò l'euro" (bevande e caffè escluse): questa la formula della casa, per un prezzo decisamente amichevole - che sale a 35 euro se si sceglie di attingere alla graticola posta direttamente sul camino nella sala principale. A pranzo, poi, il conto è più abbordabile: antipasti a 5 euro, primi a 9, secondi da 10 a 15 e via di seguito. Ma la cucina non si risparmia nulla in termini di quantità e di qualità, come si vede già dall'apertura: bruschetta con pomodori e paté di tonno, focaccine con mortadella, fagioli al pomodoro. I piatti sono quanto di più casereccio e tradizionale si possa immaginare, ma preparazione e ingredienti sono impeccabili e lo è anche il servizio, compreso il menu enunciato a voce.

Nei primi, ovviamente, l'osteria dà il suo meglio: ci sono i tonnarelli cacio e pepe, i rigatoni all'amatriciana, alla carbonara o alla gricia, ma anche qualche appetitosa minestra. I secondi prevedono invece la già menzionata carne alla griglia (filetto, bistecca, salsiccia), ma anche un corposo spezzatino con sugo piccante, trippa alla romana, coniglio alla cacciatora e, su prenotazione, la coda alla vaccinara. Da non perdere anche i contorni, come i carciofi alla romana e le gustosissime puntarelle fresche con salsa di alici. Solo sui dolci si pecca un po': l'unica scelta disponibile sono le sfiziose ciambelline all'anice da inzuppare nel vino Olevano. E a proposito di vino, quello della casa scorre che è un piacere e si adatta perfettamente all'atmosfera dell'osteria, anche se alle pareti non mancano le bottiglie pregiate.
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Ristoranti
 
2020-10-08 13:11:02 Locuste
Voto medio 
 
6.6
Qualità 
 
7.0
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
6.0
Prezzo 
 
5.5
Opinione inserita da Locuste    08 Ottobre, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Settembre 30, 2020
Recensione
Con questo nome da "Signore degli Anelli", ci si aspetterebbe perlomeno un'ambientazione fantasy o un elfo a servire ai tavoli. Invece il Gran Burrone è "solo" una normale osteria dall'apparenza rustica, con tutti i crismi del genere: soffitto a travi, tovaglie a quadre, arredamento vintage. Il locale, che un tempo godeva di una certa fama in zona Navigli, si è trasferito nella più tranquilla zona di Porta Romana, ma non ha cambiato formula: piatti alla buona e sostanziosi, non certo da gourmet ma per gli amanti della semplicità. La qualità è complessivamente buona, ma purtroppo il locale è penalizzato dall'approssimazione sia nella presentazione dei piatti, sia nel servizio, che non giovano certo all'impressione generale. Altro aspetto che fa storcere il naso sono i prezzi piuttosto "gonfiati" per poter poi offrire uno sconto del 20% sulla piattaforma The Fork (si consiglia, quindi, di prenotare tramite quest'ultima). Ciò non toglie che l'indirizzo resti valido per una cena veloce e senza pretese.

Il marchio di fabbrica del ristorante è la fusione tra la cucina milanese e quella pugliese, con una netta prevalenza di quest'ultima. Soprattutto tra gli antipasti (9-10 euro) le origini è evidente il richiamo alle origini: il gustoso purè di fave con cicoria, le bombette di scamorza con pancetta arrotolata (non entusiasmanti) e le "polpette pugliesi" sono segnali inequivocabili. Buona scelta è anche il crostone di pane con scarola, stracciatella e bottarga. Anche tra i primi (14-15 euro) fanno capolino le orecchiette alla crudaiola (con basilico, pomodorini e ricotta dura), accompagnate però da piatti più "internazionali" come gli strozzapreti alla norcina con salsiccia e crema di tartufo o gli scialatielli con cozze e gamberoni.

I secondi (17-18 euro) sono dominati da due piatti forti: la cotoletta di maiale "orecchia di elefante", di buona fattura, e il polpo, nella versione alla griglia oppure in umido. Il menu offre anche altre preparazioni di carne, dal filetto di manzo a quello di maiale passando per tartare e tagliata, e di pesce, come impepata di cozze o gamberoni. Dolci iperclassici, come tiramisu e profiteroles, a cui si accompagna in stagione qualche gelato e sorbetto al limone. La cantina non è fornitissima ma propone qualche discreta bottiglia; il vino sfuso non ispira molto, ma è disponibile una buona soluzione intermedia, un Rosso di Valtellina "della casa" in bottiglia a 15 euro.
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Ristoranti
 
2020-09-30 15:25:35 Locuste
Voto medio 
 
7.0
Qualità 
 
9.0
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
2.5
Opinione inserita da Locuste    30 Settembre, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Settembre 16, 2020
Recensione
È difficile gustare a Milano la cucina abruzzese più genuina (e, secondo i locali, non è facilissimo neppure in Abruzzo): al di là di un paio di indirizzi "storici", sono pochi i ristoranti in grado di proporre un menu al contempo rispettoso della tradizione e attento alla qualità delle materie prime. Quest'ultimo, però, è sicuramente il caso del Capestrano, legato alle radici fin dall'insegna: nome e logo, infatti, si ispirano al famoso Guerriero di Capestrano, antica scultura rinvenuta in Abruzzo che testimonia le origini del popolo italico. Insomma, da queste parti il rispetto per le specialità regionali - rigorosamente descritte in dialetto - è sacro, e anche l'ambiente (elegante, ma dal sapore vagamente rurale) lo testimonia. Certo, tutto questo ha un prezzo ed è piuttosto elevato, superiore ai 55 euro per un pasto completo; inevitabilmente il conto incide sul giudizio finale, anche se siamo davvero di fronte a uno di quei casi in cui ogni euro è ben speso.

Fin dagli antipasti (10-14 euro) si respira profumo d'Abruzzo: ci sono le classiche pallote cacio e ova (polpette di pane raffermo con uovo, formaggio e salsa al pomodoro), il pane di Avezzano con la scamorza, la pizz' e foje (pizza di granturco con verdure, tra cui il peperone dolce di Altino, presidio Slow Food). E poi ci sono formaggi e salumi, tra cui si segnala la ventricina nelle sue due versioni: quella del vastese (a fette) e quella teramana (spalmabile). Tra i primi (14-15 euro) assolutamente da non perdere le tagliatelle aquilane al ragù bianco d'agnello, con limone, ginepro e pecorino di Castel del Monte, ma anche i cazzellitt' di Scanno (gnocchetti con cime di rapa, alici e peperoncino); nella stagione giusta si possono gustare anche zuppe e minestre come le tipiche sagne con i fagioli.

Ovviamente tra i secondi domina la brace, e sulla brace dominano gli arrosticini: rigorosamente fatti a mano e a base di carne di pecora, davvero spettacolari (14 euro per 6 pezzi). Ma altrettanto saporiti sono l'agnello arrosto (24 euro) e le costine di pecora (18 euro) con laccatura all'aceto, miele ed erbe. In alternative, pecora "aj'e cotture" (stracotto alle erbe), trippa alla pennese e persino tartare di pecora. Non sono da meno i dolci (6-10 euro), dal classico parrozzo alla "pizza doce", sorta di versione abruzzese della zuppa inglese, senza tralasciare il tiramisù all'abruzzese e gli originali gelati, come quello allo zafferano. Infine, come digestivo non può mancare un bicchierino di genziana, amarissima e aromatica.

Abbiamo lasciato per ultima la carta dei vini, ma non perché meriti meno attenzione: vi sono rappresentate tutte le principali cantine della regione, da Emidio Pepe a Masciarelli passando per Pasetti e Marramiero. Consigliato, per rapporto qualità-prezzo, l'Ilico delle cantine Illuminati.
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Ristoranti
 
2020-09-23 10:34:59 Locuste
Voto medio 
 
7.3
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
4.5
Opinione inserita da Locuste    23 Settembre, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Settembre 06, 2020
Recensione
A chi non si accontenta di vederli dall'autostrada A4 - ma non è necessario allontanarsene di molto - i Colli Berici offrono angoli incantevoli, gioielli paesaggistici nascosti e soprattutto (dal nostro punto di vista) ghiotte sorprese gastronomiche. Tra queste c'è la Trattoria Zamboni, che trattoria forse lo è stata una volta, ma oggi è un elegante e curato ristorante con una bella veranda affacciata sulle colline. Frequentato per feste e cerimonie, il locale è però adattissimo anche per chi vuole "solamente" concedersi un assaggio delle specialità più tradizionali, con qualche gradita variazione sul tema e un'attenzione particolare agli ingredienti a chilometro zero. E finito il pranzo, nella bella stagione, c'è spazio per una passeggiata "defatigante" lungo il vicino lago di Fimon.

Gli antipasti sono forse la portata meno interessante del menu, ma un assaggio di soppressa con sottaceti e polentina (8 euro) non fa mai male; in alternativa, sformatino di zucca su fonduta di grana padano o crostone con stracciatella e prosciutto crudo veneto. Con i primi (10-12 euro), invece, si comincia a fare sul serio: in stagione sono imperdibili le fettuccine con finferli freschi, ma anche gli gnocchi di patate con bruscandoli (tipica erba selvatica), le pappardelle al ragù bianco di sorana e asparagi e i maltagliati al tartufo nero meritano sicuramente fiducia. Non bisogna inoltre dimenticare di farsi elencare dal personale le proposte fuori menù.

Sui secondi domina ovviamente un perfetto baccalà alla vicentina con polenta e verdure (15 euro), ma le altre proposte non sono meno gustose: lumachine in umido, petto di faraona con tartufo nero (17 euro), luccio in crosta di erbe, oltre alla carne alla brace (filetto o costata) e, se si è fortunati, alla selvaggina, dal cinghiale al cervo. Finita? Assolutamente no: i dolci (6 euro) sono un must, a partire dalla deliziosa zuppa di ciliegie di Lapio con gelato alla cannella, per arrivare alla sfoglia caramellata con miele d'acacia, crema e fragole o al semifreddo allo zabaione e porto con salsa di melone. La lista dei vini al calice è particolarmente ricca, con ottimi prodotti di cantine come Cà Rugate e Inama, ed è accompagnata da una sintetica ma meritevole selezione di bottiglie per "bere bene a pochi schei". Tutto da applausi, anche grazie a un servizio impeccabile.
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Ristoranti
 
2020-09-21 13:52:49 Locuste
Voto medio 
 
7.1
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
7.5
Prezzo 
 
5.5
Opinione inserita da Locuste    21 Settembre, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Settembre 05, 2020
Recensione
Il bello della provincia di Brescia è che, a due passi dall'industrioso e trafficato capoluogo, è possibile rifugiarsi in oasi di tranquillità e silenzio, come il centro storico di Bedizzole. Basta addentrarsi per qualche metro tra i vicoli per scoprire, allo sbocco di un tornante, il grazioso e accogliente ristorante Al Borgo Antico, che è anche un curato bed & breakfast. Un locale di stampo classico, che offre specialità del territorio abbinate a piatti classici della cucina italiana; nulla di straordinario, ma preparazione e servizio sono inappuntabili, e qualche tocco di originalità rende il tutto più interessante. I prezzi sono abbordabili, specialmente se si usufruisce degli sconti offerti dalle piattaforme online (come The Fork).

Il menu si apre con una serie di antipasti tradizionali: con il tagliere di salumi misti con gnocco fritto (12 euro) si va sul sicuro, ma ispirano anche il bauletto di patate e speck in sfoglia con salsa allo zafferano e il tortino vegetariano caldo con fonduta di formaggi (10 euro). Sui primi (12-14 euro) il ristorante si gioca i due assi nella manica: i casoncelli di Barbariga al burro e salvia, grande specialità della zona, e l'eccellente risotto al Bagoss (tipico formaggio di Bagolino) e tartufo nero di Valtenesi, una vera prelibatezza. Da provare anche il risotto al pesce persico e timo e gli originali spaghetti con prugne secche, bacon e pomodorini.

Per i secondi si attinge a piene mani dalla griglia: la fiorentina di chianina (50 € al kg) è infatti una delle specialità della casa, accompagnata da una tagliata di manzo di ottima qualità e aromatizzata dal gustoso olio alla lavanda (16 euro). Non mancano costata, filetto di angus, filetto di maialino e petto d'anatra con mirtilli e yogurt. Diverse anche le alternative di pesce, dal tonno ai gamberoni. Di buona qualità i dolci (6-7 euro): panna cotta, tortino al cioccolato e mandorle, croccante con frutta fresca e crema al mascarpone e, in stagione, gelati e sorbetti. Il vino rosso della casa è più che onesto, ma si può contare anche su una discreta selezione di bottiglie locali e non.
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Ristoranti
 
2020-09-02 11:18:18 Locuste
Voto medio 
 
7.5
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
9.0
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
4.5
Opinione inserita da Locuste    02 Settembre, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Agosto 11, 2020
Recensione
Sono tempi duri per le discoteche, già da tempo in crisi e ora trascinate dalla pandemia di coronavirus in un gorgo di limitazioni e chiusure. Ma una via d'uscita esiste, e se si vuole un modello vincente per un locale notturno capace di reinventarsi e sopravvivere, consigliamo caldamente di visitare il Maden. La discoteca alle porte di Alghero ha continuato - fino a quando ha potuto - a organizzare eventi privati e serate ad hoc, ma nel contempo ha puntato fortemente su un business collaterale: il ristorante Fogo, un'originale "churrascaria sardo-brasiliana" aperta da poco più di un anno. E il risultato è stato esplosivo: immerso in una scenografica cornice da locale estivo, tra palme, fontane e incantevoli architetture in bambù, il Fogo si è rivelato un successo strepitoso. Un po' per la sua formula (di all-you-can-eat brasiliani in provincia di Sassari se ne erano visti pochi) e un po' per il contesto, elegante e alla moda ma al contempo discreto e poco invasivo.

Venendo al succo della cucina, le differenze con un tradizionale ristorante brasiliano non sono poi tante: la parola d'ordine è carne a volontà, servita direttamente al tavolo sul churrasco (lo spiedo brasiliano) e disponibile fino a esaurimento. Due sono i menu previsti, uno da 25 euro e uno da 35 che comprende anche gli antipasti. Questi ultimi però sono imperdibili, perché rappresentano il punto d'incontro tra la gastronomia sarda e quella brasiliana. Troviamo così taglieri ispirati all'isola (con salumi, panadas, pecorino, casizolu, zuppa gallurese) e altri arrivati direttamente da oltreoceano (con pastel di carne, uovo ripieno, alface recheada, feijao tropeiro, salpiçao de frango), fino ad arrivare ai mix in cui le due tradizioni si incontrano e si fondono, mostrando di non essere poi così distanti.

Il resto è presto detto: 8 portate di carne succulenta e di perfetta cottura, dall'immancabile picanha al black angus, dall'entrecote al maialetto (omaggio alla cucina isolana) passando per salsiccia, pollo e tacchino avvolto nella pancetta. I bis sono previsti e incoraggiati, ma non facili da affrontare. Meglio puntare sui dolci (5 euro), anche qui sul doppio filone: da una parte le seadas, da una parte il pudim de cocco (troppo stucchevole, però) o la mousse al maracuja. La cantina è un altro punto di forza del locale, con vini da tutta la Sardegna: bottiglie importanti come il Mamuthone di Sedilesu e altre meno conosciute come il Montessu dell'Agricola Punica. Conto finale sui 45-50 euro. Unico piccolo appunto al sistema di prenotazione online, che a volte tradisce.
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Ristoranti
 
2020-08-28 10:40:21 Locuste
Voto medio 
 
7.9
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
9.0
Servizio 
 
7.5
Prezzo 
 
7.0
Opinione inserita da Locuste    28 Agosto, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Agosto 09, 2020
Recensione
Quando si percorre la strada a scorrimento veloce (purtroppo mai completata) che da Porto Torres si allunga verso Nord-Est alle spalle di Castelsardo, probabilmente ci si trova nel punto della Sardegna meno celebrato dai dépliant turistici e meno soggetto alle "invasioni" turistiche. Ma questo non significa che si debba fare a meno dei capisaldi di una vacanza sull'isola: mare, sole, vento e... cene in agriturismo. La formula che ha preso piede in tutta l'isola, basata sui piatti tipici della Barbagia, funziona alla grande anche a Valledoria: basta un chilometro di strada sterrata per arrivare in cima alla collina dove la famiglia Cugusi, proveniente da Fonni, ha creato il suo ristorante, che è anche un residence con camere e appartamenti e un'azienda agricola. Negli anni l'agriturismo si è trasformato in una frequentatissima "fabbrica di coperti" con decine di posti a sedere, ma lo straordinario panorama su tutta la costa Nord, l'atmosfera tranquilla e familiare, i prezzi bassi e - soprattutto - i porcetti che sfrigolano sullo spiedo fanno dimenticare qualche concessione al turismo.

Come per tutti i ristoranti di questo tipo, il menu è fisso e praticamente immutabile, anche se rispetto ai classici della cucina barbaricina qualche piccola variazione "locale" c'è. La più evidente è la presenza della zuppa gallurese, tipico e gustosissimo piatto del Nord-Est dell'isola a base di pane imbevuto di brodo di pecora e formaggio. Prima di arrivare a questo, però, bisogna passare dalle piacevolissime forche caudine di innumerevoli antipasti: salumi (pancetta, crudo, coppa, lonzino e l'immancabile salsiccia), pecorino con fichi e olive, zucchine alla menta e melanzane, ma soprattutto la deliziosa crema di formaggio spalmabile accompagnata da pane carasau nero (con carbone vegetale). Il vino della casa, un rosso più che discreto, scorre a fiumi già in questa fase.

Per i primi c'è da aspettare un po' - i tempi del servizio non sono sempre impeccabili - ma ne vale decisamente la pena: oltre alla zuppa compaiono anche gli attesissimi malloreddus con sugo di carne, impeccabili per consistenza e cottura. E a richiesta sono sempre disponibili i bis. Come secondo la pecora bollita, tanto tenera da non sembrare quasi carne ovina, fa da entrée per il piatto forte: il porcetto arrosto, perfetto per aroma e cottura, anche se forse penalizzato da una cotenna non troppo croccante. La cucina però ha ancora qualcosa da regalare, e lo fa con il dolce: le originali seadas alla marmellata di Cannonau, da provare. Mirto e caffè non incidono sul generosissimo conto finale (30 euro a persona, quasi un miracolo!) che rende l'agriturismo ideale per una panoramica "a volo d'uccello" sulla cucina sarda, senza sbavature e con qualche sorpresa.
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Ristoranti
 
2020-08-25 13:52:40 Locuste
Voto medio 
 
6.5
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
5.5
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    25 Agosto, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Agosto 01, 2020
Recensione
L'isola di San Pietro, all'estremo Sud-Ovest della Sardegna, è celebre per le sue coste selvagge e incontaminate quanto per l'irripetibile mix tra cultura sarda, genovese e tabarchina (da Tabarca, in Tunisia). E, ovviamente, per la gastronomia, a cominciare dal tonno, attorno a cui ruotano tutte le attività. Passeggiando per i vicoli del centro di Carloforte, che fa sorgere il dubbio di essere stati catapultati improvvisamente in Liguria, spuntano a ogni angolo ristoranti che propongono le specialità locali: quasi sempre pienissimi, almeno in estate, e quasi mai economici. Per questo una buona soluzione può essere un locale semplice informale come il Sandolo, nato come pescheria-gastronomia, in cui tuttora è possibile scegliere il pesce direttamente dal bancone. Le materie prime sono ottime e le preparazioni di qualità: purtroppo il servizio non è all'altezza in termini di velocità e cortesia, e qualche trascuratezza può costare lunghe attese, specie con l'infausta formula del "doppio turno".

Il menu parte da una serie di stuzzicanti antipasti (8-9 euro), dai classici pesce spada, insalata di polpo e zuppetta di cozze a quelli più legati alla tradizione locale, come capunadda con tunigna (tonno sotto sale) e facussa (varietà di cetriolo) o fagiolini con buzzonaglia (carni scure del tonno). Per chi non è del posto è d'obbligo però provare gli affettati di mare (10 euro all'etto): musciame (filetto di ventresca), tonno e pesce spada affumicati, cuore di tonno e su richiesta anche bottarga. Il tonno è presente anche sotto forma di carpaccio o tartare, insieme ad altri crudi succulenti: ostriche sarde, gamberi rossi, scampi imperiali e cozze.

Tra i primi l'immancabile pasticcio alla carlofortina, a base di pasta, ragù di tonno e pesto, si accompagna alla fregola con vongole e cozze o a un altro caposaldo della gastronomia isolana, il cous-cous. In alternativa spaghetti con diversi condimenti, dalla bottarga al ragù di polpo. Il pezzo forte resta però ovviamente il pescato del giorno, che come detto si può scegliere personalmente: saraghi, orate, spigole e pagelli ma anche sardine e tranci di dentice, il tutto preparato al forno, alla griglia o in padella. E per gli incontentabili non manca un'ottima frittura mista. Tra i dolci c'è l'onnipresente seadas, ma anche i deliziosi ravioli di ricotta fritti e i canestrelli con moscato, altro segnale eclatante dell'influenza ligure. Discreto l'assortimento di vini, con alcuni prodotti locali come il Vermentino "Ventou de Ma" e il "Perdigiournou" della cantina Tanca Gioia.
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