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Ristoranti
 
2012-06-01 10:27:01 utente
Voto medio 
 
6.4
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
5.5
Servizio 
 
6.5
Prezzo 
 
6.0
Opinione inserita da utente    01 Giugno, 2012
Top 10 opinionisti  -  

Recensione

Data di visita
Mag 05, 2012
Recensione
Volevo avvisarvi che il ristorante indicato( finora in modo sacrosanto) nella vostra top-ten (che ho frequentato per almeno quindici anni e da cui mancavo da 3 anni), da sempre l’ideale per chi ama la cucina abbondante e di qualità al tempo stesso, purtroppo, non è più lo stesso.

Ho portato alcuni amici buongustai (a cui avevo raccomandato di digiunare a mezzogiorno per poter gustare appieno il “volume” di fuoco a cui sarebbero stati sottoposti) sabato sera 5 maggio u.s. e la mia delusione, a fine pasto, era totale.

Gli antipasti a raffica di una volta sono stati ridotti in modo drastico per la varietà (è ancora buona la qualità) e la quantità ed i primi vengono serviti al ritmo di 2 (dico 2) ravioli per volta, un cucchiaio di riso ed un assaggino (viene portato un piattino semivuoto per ciascun commensale) della pasta primavera.

I secondi, come i primi, sono ridotti all’osso (e la qualità mi sembra anche un po’ scaduta) ed, infine, la mitica conclusiva polenta finale, che una volta si distribuiva da un carrello debordante di ogni ben di Dio e che stremava anche i più incalliti commensali, è stata confinata in un piattino con al centro un cucchiaio di polenta sopra dello zola ed ai lati una castagna e lumache.

A cena terminata la cosa che più ha colpito i miei amici è stata l’enorme quantità di piatti usata per portate anche di una o due fettine di mangiare e, pur facendo presente da parte mia che si poteva chiedere il bis per quasi tutto, la risposta (loro) è stata che non puoi chiedere sempre perché, generalmente, quando sei in un ristorante dove si mangia a menù fisso sei tu commensale che fermi il cameriere quando ti versa il mangiare nei piatti.

Anche il personale che serve il mangiare non è più lo stesso (sono tutte ragazze albanesi che mancano del necessario calore umano) che una volta rendeva questo posto unico nel suo genere. Unica nota veramente positiva è la presenza della inossidabile “sciura” che, nonostante l’età, da ancora una bella impronta alla cucina.

Ci eravamo accorti che qualcosa non andava dal fatto che hanno preso la prenotazione senza difficoltà (una volta dovevi chiamare almeno un mese prima) e che almeno tre tavoli erano vuoti.

In conclusione Righini ha subito una “normalizzazione” drastica (anche i liquori vengono serviti su specifica richiesta ed in bicchierini singoli a parte la grappa) che potrebbe anche essere accettata ma ad un prezzo corrente non superiore ai 20/22 Euro come si conviene nei tradizionali ristoranti della zona che operano a menù fisso. I 37 Euro a testa mi sono sembrati sproporzionati alla nuova realtà del ristorante. Un mito è crollato!

Recensione di Leopass
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11
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Ristoranti
 
2012-05-25 20:18:38 utente
Voto medio 
 
8.0
Qualità 
 
10.0
Quantità 
 
6.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
8.0
Opinione inserita da utente    25 Mag, 2012
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Recensione

Data di visita
Ottobre 15, 2006
Recensione
Sulla splendida città di Verona ogni commento è superfluo: le sue mura romane, con l’Arena e le splendide vie di epoca medioevale, in cui si riconoscono ancora i tracciati del cardo e del decumano romano, sono fuor di dubbio una delle mete culturali principali della nostra bella Italia. Ma Italia vuol dire anche mangiar bene, e se dopo una gita culturale si potesse unire il “pane al companatico” si potrebbe dire che la giornata sarebbe davvero completa. La cosa è davvero possibile se la sosta culinaria avviene alla Taverna di via Stella.
Provenendo dall’Arena si entra direttemente in via Stella e dopo aver passato l’incrocio di via Cappello, la celebre via veronese in cui sorge la mitica casa di Giulietta, ci si trova direttamente l’osteria sulla destra.

La prima cosa che colpisce entrando in questa tipica taverna sono le infinità di prosciutti, culatelli e salumi veneti vari appesi al soffitto quasi fossero dei festoni, ed infatti si rivelerà presto una festa del gusto. Come nelle migliori tradizioni dei locali “vecchio stile” buona parte del menù, ricco di specialità locali, è scritto in dialetto, ma non c'è da preoccuparsi: è tutto talmente buono che i problemi di lingua sono gli ultimi a cui pensare.
Ma veniamo alle specialità del posto. Tra gli antipasti come non segnalare i diversi tipi di taglieri con salumi nostrani, come la culaccia a metà strada tra il prosciutto crudo e il culatello, oppure la selezione di formaggi stagionati, tra i quali un encomio particolare va al formaggio verde, un gorgonzola speciale e solo per veri intenditori. Infine da ricordare anche una specialità tipica come le sarde cucinate con cipolle.

Tra i primi segnaliamo il risotto all’amarone, un vino rosso dal profumo intenso dovuto al lungo invecchiamento, un vino molto particolare e raro che ricorda il barolo piemontese. Oppure la classica polenta e baccalà cucinata alla vicentina o alla veronese. Infine, per i palati più fini ed incontentabili ricordiamo una vasta selezione di tipi di pasta fatta in casa con sughi stagionali. Tra i secondi non possiamo dimenticare l’ampia scelta di selvaggina come coniglio o arrosti, fino alle quagliette servite con la tipica salsa di pane veronese.
Dopo una mangiata di questo tipo e dopo aver goduto di un’atmosfera d’altri tempi ci si dovrebbe aspettare un conto salatissimo ed invece la dolce sorpresa di scoprire che a volte mangiare secondo i canoni della qualità dello "slow food" non è così proibitivo. Costo medio tra antipasto, primo, caffè, acqua, vino sfuso e coperto: 25 euro circa.
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Ristoranti
 
2012-05-25 20:12:37 utente
Voto medio 
 
6.6
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
3.5
Opinione inserita da utente    25 Mag, 2012
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Recensione

Data di visita
Novembre 11, 2011
Recensione
Al ristorante si arriva per caso, camminando per le calli di Venezia in una zona, quella di campo Santa Margherita, particolarmente animata e frequentata soprattutto da studenti. Il locale è a pochi passi dalla chiesa di San Barnaba e a dieci minuti di cammino dal Ponte dell'Accademia. Interni rustici ma al tempo stesso raffinati, con tavoli di legno e mattoni a vista alle pareti. Servizio veloce ed efficiente; il locale svolge anche le funzioni di pizzeria. I prezzi sono medio-alti: antipasti e primi intorno ai 13 euro, la pizza arriva fino ai 9.

Nel menu si fanno decisamente apprezzare le schie su base di polenta, un classico piatto della zona in una versione più che discreta: purtroppo l'abbondanza delle porzioni non è quella sperata. Tra i primi, invece, spicca il filetto di sgombro con cips di verdure, presentato in maniera molto gradevole. Il pesce è fresco e la cottura è quella giusta; ottime anche le verdure (peperoni e zucchine). Di buona qualità la pizza, provata nella variante con carciofi e olive. Non certo indimenticabile il vino della casa, mentre merita una menzione il caffè. Interessante, a questo proposito, anche il vicino bar "Il Caffè" in Dorsoduro 2963: scenografica l'antica macchina utilizzata per la preparazione e da non perdere gli enormi tramezzini della casa.

Sari Morimoto
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Ristoranti
 
2012-05-25 12:53:46 utente
Voto medio 
 
7.8
Qualità 
 
9.0
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
7.0
Opinione inserita da utente    25 Mag, 2012
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Recensione

Data di visita
Marzo 13, 2010
Recensione
Trattoria moooolto alla mano, tavolacci, ambiente familiare (i proprietari sono due “burberi” fratelli), camerieri multietnici che ti sanno ottimamente consigliare i piatti friulani, vecchie foto, cartelli, ritagli di giornale alle pareti. Si mangia sempre molto bene. La cucina è quella tipica della regione: cjalsons o cjarsons (pasta ripiena con sapore dolce salato, perché ripieni di spinaci e ricotta, ma anche cannella e uvetta, a volte cioccolato), gnocchi buonissimi, trippa, frico (patate e ritagli di fomaggio friulano fritti), polenta, secondi vari di carne tra cui spezzatino e polpette, contorni molto buoni come erbette, crauti e caponata.

Il dolce è superlativo e merita una menzione a parte: è la Coppa Stallo, una specie di crema al mascarpone imperdibile. Ci sono però anche panna cotta, mousse al cioccolato e biscotti di polenta con Verduzzo. Il vino rosso della casa si gode assai ed è difficile uscire senza almeno tre giri di grappa, spesso offerti. I prezzi si aggirano sui 7-10 euro per i primi, 7-8 euro i secondi, contorni 3-4 euro, dolci 4-5 euro.

Alessandra Cianciosi
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Ristoranti
 
2012-05-25 10:48:32 utente
Voto medio 
 
10.0
Qualità 
 
10.0
Quantità 
 
10.0
Servizio 
 
10.0
Prezzo 
 
10.0
Opinione inserita da utente    25 Mag, 2012
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Recensione

Data di visita
Gennaio 22, 2008
Recensione
Abbiamo deciso di andare a cenare Ai Secoli Bui su consiglio di altri nostri conoscenti. Il motivo? Dicono che fanno una focaccia che tiene testa a quella che fanno a Recco. Così da cari e vecchi amanti di questa leccornia, decidiamo di partire direzione Locanda, seppure molto dubbiosi e scettici.
Grazie alle indicazioni dei nostri amici, riusciamo a trovare il locale con molta facilità, parcheggiamo in un ampio parcheggio gratuito posto proprio di fronte alla nostra meta e c'incamminiamo verso l’entrata.
L’ampia veranda ricoperta da una bellissima pianta rampicante, probabilmente gelsomino, un’insegna in ardesia che riporta in caratteri gotici il nome della locanda e la grande porta a vetrata ci invitano ad entrare.
La musica che ci avvolge entrando, unita a muri antichi in pietra, panche e tavoli in legno, ci fa un po’ tornare indietro nel tempo, mai però quanto l’arrivo di un pittoresco oste in abiti dell’epoca.

Accomodati al nostro tavolo ( per rimanere a tema, una tavola rotonda!) con l’arrivo delle liste l’oste ci intrattiene narrandoci a memoria nel dettaglio i piatti fuori lista della serata; oltre alla già citata focaccia viene proposto: taglieri di salumi di Alta Norcineria (a detta dell’oste sono una delle prime Norcinoteche della Liguria), formaggi di nicchia, zuppe di loro produzione, pizze e crostoni dai nomi medievali (ricordiamo Il Plebeo, Il Duca e La Strega) e per finire diversi piatti di carne, alcuni di allevamento locale. È stata una dura scelta, ma alla fine abbiamo optato per: una teglia di Focaccia tipo Recco da 45 cm: ottima! Da far concorrenza a quella di Manuelina, ci siamo subito pentiti di non averne prese di più. Salumi e formaggi: nati come accompagnamento alla Recco, dimostratisi all’altezza della stessa, i salumi di alta qualità e gustosi formaggi (alcuni presidio Slow-Food) abbinati a particolari salsine per amanti dell’agrodolce. Grigliata mista di carne per cinque: eccellente! Siamo capitati in una sera in cui proponevano la Chianina…purtroppo l’abbiamo solo vista cruda al tavolo accanto (portano a vista i tagli al tavolo). Invece abbiamo gustato 20 rostelle tra capra e pollo, costata di vitellone piemontese di allevamento locale, salsiccia (nella foto) e tagliata di Angus argentino, con contorni a scelta compresi nel prezzo. Carni e cotture perfette.

Nonostante una cinquantina di vini italiani in carta, abbiamo optato per la birra:
ne hanno tre diverse alla spina di produzione artigianale (bionda, rossa e weiss) e una ventina di birre in bottiglia ricercate e in continua rotazione: a partire da microbirrifici liguri per finire a birre di Abbazia e Trappiste. Non sono mancati poi i dolci, ed erano tutti molto buoni, sia quelli fatti da loro che non.
L'alleggerimento del portafoglio complessivamente è stato di 24 euro a testa. Peccato non aver fatto gli Occhi del Serpente, il gioco Medioevale che permette di vincere una consumazione, ma la qualità dei prodotti, il servizio dei camerieri gentilissimi nonché il cospicuo sconto applicato ci ha portato a una conclusione unanime: abbiamo mangiato benissimo, in un posto carino e originale, seguiti con cura e a un prezzo più che ragionevole. Da segnalare anche che ogni venerdì c’è sempre un piatto in "edizione limitata" e viene offerto a tutti un fresco pinzimonio in olio nuovo.

Federica Calcagno
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Ristoranti
 
2012-05-24 21:23:35 utente
Voto medio 
 
8.0
Qualità 
 
10.0
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
10.0
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da utente    24 Mag, 2012
Ultimo aggiornamento: 24 Mag, 2012
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Recensione

Data di visita
Marzo 20, 2008
Recensione
Se non la conosci sicuramente non ci arrivi, ma quando l'hai scoperta inevitabilmente ci ritorni. E' una casa isolata a Scaltenigo di Mirano che attira l'attenzione per il numero di automobili parcheggiate al suo esterno. Accostiamo anche noi: eccoci nella Ragnatela.
Una sala da pranzo senza troppe pretese crea subito un ambiente disteso, capace di mettere a proprio agio, anche se la dominante bianca che pervade tutta la stanza è la prima avvisaglia del fatto che non ci stiamo addentrando in una realtà propriamente "familiare". La conferma arriva dal menu: anche nella semplicità dialettale della prima sezione di pietanze, si intravede un'accurata ricerca del prodotto particolare e di qualità.

L'avventore della Ragnatela si trova dunque di fronte a due tipologie di menu, può scegliere tra due tendenze culinarie, due approcci diversi alla cucina: la prima parte denominata "La tradizione" consiste in piatti tipici della tradizione veneta (bigoi mori in salsa, baccalà alla veneziana); la seconda parte, chiamata "Il mercato e la ricerca", lascia via libera alla sperimentazione e all'estro dello chef che riesce a comporre tavolozze alimentari con funamboleschi accostamenti di tutto rispetto (polpettine di pesce in crosta di pistacchi, ravioli di faraona e asparagi). Nonostante che i piatti appartengano alla tradizione veneta, la loro presentazione è estremamente innovativa, una riuscita commistione tra antico e moderno, tra classico e avanguardia che, combinata all'ottimo servizio, rende la cena estremamente piacevole.

Imperdibili (se la stagione lo permette) le tipiche moeche fritte, piatto sconosciuto ai più e praticamente introvabile al di fuori della regione. Se le pietanze a base di pesce lasciano completamente soddisfatti, non è però lo stesso per la carne. Il manzo al miele con caramello alla salsa di soia, cuore di coscia di vitello in crosta di pistacchi di Bronte e patatine croccanti al timo impallidisce di fronte ai prodotti del mare: nonostante l'accurata presentazione risulta un piatto piuttosto scialbo, sicuramente non riuscito. Non dimentichiamo infine che nel menù del ristorante sono presenti quasi tutti i presidi Slow Food del Veneto.
Una cena completa richiede una spesa di circa 30-35 € a testa vini esclusi.

Martina Bernareggi
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Ristoranti
 
2012-05-24 19:29:32 utente
Voto medio 
 
8.3
Qualità 
 
9.0
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
9.0
Prezzo 
 
7.0
Opinione inserita da utente    24 Mag, 2012
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Recensione

Data di visita
Luglio 08, 2008
Recensione
Come si mangia in Paradiso? Senz'altro nessuno può saperlo meglio del Padreterno. E dunque non resta che rivolgersi a Giancarlo e Claudio Antenucci, i portatori di questo assai ingombrante soprannome (ad adottarlo per la prima volta fu il nonno dei due proprietari) che fa intuire delizie paradisiache. Così è, in effetti: la modestia magari non ha assistito i gestori nella scelta del nome, ma di certo regna sovrana in cucina, dove ingredienti genuini si sposano in preparazioni all'insegna della semplicità. Il risultato è un inno alla gastronomia molisana e all'alimentazione tradizionale in generale, che trova riscontro anche nell'aspetto rustico dei locali e nella cordialità del personale.

Il menu prende il via con un abbondante e gustoso antipasto della casa: zucchine fritte, salame nostrano, melanzane al forno con sugo di pomodoro e mozzarella, bocconcini di baccalà alla griglia, polpettine, ricotta (freschissima), peperoni grigliati e tortino di verdure. I primi non sono da meno in quanto a tipicità: trucioli di pasta fresca ai funghi porcini e essenziali, quanto ottimi, spaghetti al pomodoro fresco e basilico. In stagione, una delle specialità del locale sono le lasagne e fagioli.

I secondi si incentrano quasi esclusivamente sulla carne alla brace: davvero eccezionali le costolette di capretto da latte alla griglia, servite con contorno di mozzarella e scamorza scottata sulla griglia stessa. Da provare, comunque, anche il baccalà, sempre alla griglia con condimento di aglio, olio e peperoncino. Il tutto accompagnato dal generoso rosso della casa. I dolcetti, anche questi di produzione propria, chiudono alla grande insieme al limoncello artigianale. Prezzi mai al di sopra dei 30 euro per un pasto completo.
Per la cronaca: il nome "Osteria del Paradiso" deriva semplicemente dalla cappella posta di fronte al locale, dove il 4 e 5 agosto si festeggia la Madonna del Paradiso... eppure, nella cucina del luogo, qualche sapore ultraterreno indubbiamente c'è!

Paolo Rossi
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Ristoranti
 
2012-05-24 09:22:23 utente
Voto medio 
 
8.5
Qualità 
 
10.0
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
10.0
Prezzo 
 
6.0
Opinione inserita da utente    24 Mag, 2012
Top 10 opinionisti  -  

Recensione

Data di visita
Novembre 03, 2006
Recensione
A Comerio, cittadina arroccata sopra Varese, con il suo castello che domina il paesaggio circostante, si trova un locale di indubbio valore eno-gastronomico: l’Hostaria de la Movida. Non lasciatevi ingannare dal nome spagnoleggiante, se cercate piatti della tradizione mediterranea spagnola, cambiate locale, Qui è possibile invece gustare un ricco menù che varia da stagione a stagione, fondendo in maniera sapiente e fantasiosa la cucina italiana in genere con piatti tipici della tradizione lombarda.

Il locale, sorto da una ristrutturazione di un’antica cascina dei primi del ‘900, si presenta subito all’ingresso molto accogliente, nonostante la sua piccola dimensione, uno dei motivi, questo, che rende vivamente consigliata la prenotazione. La cortesia dei proprietari e del personale vi farà sentire subito dei graditi ospiti e nell’attesa delle portate potrete degustare del prosecco accompagnato da piccoli stuzzichini di volta in volta differenti a seconda della fantasia dello chef.

Partendo dagli antipasti nel periodo autunnale potrete ritrovare: il carpaccio di pere con caprino e funghi porcini oppure gli sfilacci di cavallo con scaglie di grana. Tra i primi invece si segnalano come piatti forti: il risotto al Sangiovese con corona di Finferli, oppure gli gnocchetti di patate con fonduta al Castelmagno. I secondi non sono da meno rispetto alle altre portate: ampia la scelta tra pesce e carne. Si segnalano come portate consigliate dallo chef: il petto d’anatra in salsa aromatica e la tagliata di manzo con carpaccetto di funghi porcini e scaglie di grana.
I dolci sonorigorosamente fatti in casa. Vi segnaliamo la panna cotta alla liquirizia, il salame di cioccolato croccante e la bounette all’amaretto.
Ampia scelta di vini e liquori per il fine pasto. Una nota conclusiva, il caffé servito con mini pasticcini è di una straordinaria bontà rispetto alla media dei ristoranti che non sempre sono eccelsi in questo campo.
Il costo non è certamente da pizzeria, ma direi nel complesso per tutte le tasche e di tutto rispetto in rapporto all’ottima qualità servita.

Sergio Camisasca
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Ristoranti
 
2012-05-23 21:07:04 utente
Voto medio 
 
7.3
Qualità 
 
9.0
Quantità 
 
6.0
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
7.0
Opinione inserita da utente    23 Mag, 2012
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Recensione

Data di visita
Novembre 26, 2006
Recensione
A pochi chilometri dalle trafficate direttrici del varesotto, ma anche da località pittoresche e ricche di storia come Castelseprio e Castiglione Olona, l'agriturismo Cascina Martina è un'oasi di pace immersa nel verde e grazie al suo grande parco si propone come sede ideale per ricevimenti e cerimonie. Dal punto di vista culinario le proposte-degustazione sono allettanti: due menu fissi, uno per primavera e estate, l'altro per autunno e inverno (entrambi a 24 € bevande escluse). La cucina, che spazia nelle tradizioni di tutta la Lombardia, si rivela qualitativamente di ottimo livello, anche se l'abbondanza delle porzioni è poco significativa per un agriturismo.

Il menu autunnale si apre con una serie di antipasti, complessivamente di ottimo livello: piccole cipolle in agrodolce al forno, seguite da focaccia con lardo di Arnad e miele di acacia, carpaccio di bresaola della Valtellina con rucola e grana, salame cacciatore della Valtellina, frittata con erbe aromatiche e caprino con miele di castagno. Si prosegue poi con un bis di primi, senz'altro la portata migliore: i tradizionali pizzoccheri della Valtellina e il più originale risotto con funghi porcini e mirtilli, entrambi davvero eccellenti.

Tra gli altri piatti della lista da segnalare anche maltagliati con ragù d'anatra e risotto alla monzese con luganega; per quanto riguarda i secondi domina la tagliata di costata di manzo, servita con patate al forno e insalata mista, anche questa di buona qualità ma non del tutto soddisfacente sul piano della quantità. Infine si chiude con una discreta crostata con marmellata di mirtilli. Vini di medio livello, si fanno preferire Cabernet e Moscato. Appuntamento da segnare in agenda: ogni giovedì sera menu a base di bollito misto a 25 euro più bevande.

MaPpO
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Ristoranti
 
2012-05-23 15:02:42 utente
Voto medio 
 
7.5
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
6.0
Prezzo 
 
8.0
Opinione inserita da utente    23 Mag, 2012
Top 10 opinionisti  -  

Recensione

Data di visita
Febbraio 23, 2008
Recensione
Vi siete mai chiesti perché Renzo Tramaglino voleva sposare Lucia ne “I promessi sposi”? Probabilmente no, ammesso che voi non siate critici letterari di fama internazionale: ovviamente nemmeno io, che ricordo ancora i “4” della mia prof. di italiano al liceo. Ma se una sera tiepida di inizio marzo vi capitasse di salire verso Arquate, appena sopra Lecco, e sempre casualmente poteste perdervi nelle piccole viuzze fino ad arrivare davanti all'osteria Casa di Lucia, forse potreste afferrarne il motivo.

Entrate dalla porta a vetrate e scoprirete un piccolo angolo immutato di storia manzoniana. Vi sentirete forse viandanti o bravi, perché no, mentre vi accomoderete ai semplici tavolini apparecchiati da un’autentica “Agnese” dei giorni nostri e, in quell’istante, concorderete con il buon Renzo di quanto ci si possa innamorare di questo posto.
Il menù sarà semplice e vi permetterà di scegliere solo pietanze dal gusto autentico e senza fronzoli: come i paccheri al ragù di salsiccia, gustosi e mai troppo carichi di sapore se non nel profumo di una dolcissima carne di maiale e del pomodoro fresco, o i caserecci al carciofo, ricotta e bottarga. Ritornerete al “presente” solo per la soffusa musica jazz che fa, inconsapevolmente, così “vintage” questa tranquilla corte lombarda.

Passando ai secondi se pensate a un’alternativa alla pur ottima tagliata vi consiglio il fegato di vitello con cipollotte stufate: la tenerezza della carne e la leggera croccantezza del contorno renderanno questa vostra esperienza gastronomica unica. Ottima la lista dei vini che vi permetterà di spaziare dalla vicina Valtellina alla Sicilia, così come la proposta dei dolci varia e interessante come la friabilissima sbrisolona mantovana. Il prezzo si aggira sui trenta “denari” a testa ed è onestissimo sia per la cornice, il servizio, la qualità e l’armoniosa composizione dei piatti.
La tentazione di non andarvene subito sarà così forte che, anche dopo il pranzo o la cena, indugerete nel passeggiare ancora per gli stretti passaggi in cerca di un’apertura che vi farà sospirare nello scorgere dall’alto quell’immutato e pacifico ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno…

Lorenzo Filippi
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17 risultati - visualizzati 1 - 10 1 2 Resultati per pagina:
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