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Osteria Il Gran Burrone
2020-10-08 13:11:02
Locuste
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Recensione
Data di visita
Settembre 30, 2020
Recensione
Con questo nome da "Signore degli Anelli", ci si aspetterebbe perlomeno un'ambientazione fantasy o un elfo a servire ai tavoli. Invece il Gran Burrone è "solo" una normale osteria dall'apparenza rustica, con tutti i crismi del genere: soffitto a travi, tovaglie a quadre, arredamento vintage. Il locale, che un tempo godeva di una certa fama in zona Navigli, si è trasferito nella più tranquilla zona di Porta Romana, ma non ha cambiato formula: piatti alla buona e sostanziosi, non certo da gourmet ma per gli amanti della semplicità. La qualità è complessivamente buona, ma purtroppo il locale è penalizzato dall'approssimazione sia nella presentazione dei piatti, sia nel servizio, che non giovano certo all'impressione generale. Altro aspetto che fa storcere il naso sono i prezzi piuttosto "gonfiati" per poter poi offrire uno sconto del 20% sulla piattaforma The Fork (si consiglia, quindi, di prenotare tramite quest'ultima). Ciò non toglie che l'indirizzo resti valido per una cena veloce e senza pretese.
Il marchio di fabbrica del ristorante è la fusione tra la cucina milanese e quella pugliese, con una netta prevalenza di quest'ultima. Soprattutto tra gli antipasti (9-10 euro) le origini è evidente il richiamo alle origini: il gustoso purè di fave con cicoria, le bombette di scamorza con pancetta arrotolata (non entusiasmanti) e le "polpette pugliesi" sono segnali inequivocabili. Buona scelta è anche il crostone di pane con scarola, stracciatella e bottarga. Anche tra i primi (14-15 euro) fanno capolino le orecchiette alla crudaiola (con basilico, pomodorini e ricotta dura), accompagnate però da piatti più "internazionali" come gli strozzapreti alla norcina con salsiccia e crema di tartufo o gli scialatielli con cozze e gamberoni.
I secondi (17-18 euro) sono dominati da due piatti forti: la cotoletta di maiale "orecchia di elefante", di buona fattura, e il polpo, nella versione alla griglia oppure in umido. Il menu offre anche altre preparazioni di carne, dal filetto di manzo a quello di maiale passando per tartare e tagliata, e di pesce, come impepata di cozze o gamberoni. Dolci iperclassici, come tiramisu e profiteroles, a cui si accompagna in stagione qualche gelato e sorbetto al limone. La cantina non è fornitissima ma propone qualche discreta bottiglia; il vino sfuso non ispira molto, ma è disponibile una buona soluzione intermedia, un Rosso di Valtellina "della casa" in bottiglia a 15 euro.
Il marchio di fabbrica del ristorante è la fusione tra la cucina milanese e quella pugliese, con una netta prevalenza di quest'ultima. Soprattutto tra gli antipasti (9-10 euro) le origini è evidente il richiamo alle origini: il gustoso purè di fave con cicoria, le bombette di scamorza con pancetta arrotolata (non entusiasmanti) e le "polpette pugliesi" sono segnali inequivocabili. Buona scelta è anche il crostone di pane con scarola, stracciatella e bottarga. Anche tra i primi (14-15 euro) fanno capolino le orecchiette alla crudaiola (con basilico, pomodorini e ricotta dura), accompagnate però da piatti più "internazionali" come gli strozzapreti alla norcina con salsiccia e crema di tartufo o gli scialatielli con cozze e gamberoni.
I secondi (17-18 euro) sono dominati da due piatti forti: la cotoletta di maiale "orecchia di elefante", di buona fattura, e il polpo, nella versione alla griglia oppure in umido. Il menu offre anche altre preparazioni di carne, dal filetto di manzo a quello di maiale passando per tartare e tagliata, e di pesce, come impepata di cozze o gamberoni. Dolci iperclassici, come tiramisu e profiteroles, a cui si accompagna in stagione qualche gelato e sorbetto al limone. La cantina non è fornitissima ma propone qualche discreta bottiglia; il vino sfuso non ispira molto, ma è disponibile una buona soluzione intermedia, un Rosso di Valtellina "della casa" in bottiglia a 15 euro.
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