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Agriturismo Lo Casale
2012-05-10 10:40:03
Locuste
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Recensione
Data di visita
Settembre 24, 2009
Recensione
Quando si dice "agriturismo" si intende, o si dovrebbe intendere, esattamente questo: un luogo più o meno isolato - in questo caso i pochi km che separano dalla strada principale non sono certo un ostacolo insormontabile -, più o meno immerso nella natura ma soprattutto autosufficiente, cioè in grado di provvedere da solo a tutti, o quasi tutti, i prodotti utili per la sua cucina. Per fortuna la provincia di Alessandria è ricca di buoni esempi in questo senso, ma qui siamo di fronte a un caso davvero eccezionale: a tavola tutto, ma proprio tutto è fatto o raccolto in casa, dalle prelibate verdure dell'orto al maiale, dalle conserve al miele fino ai formaggi, alle castagne, ai funghi. Non che Anna Maria Rivera e la sua famiglia abbiano voluto rinunciare a qualsiasi elemento di novità nella loro cucina: semplicemente, quando ne sentivano il bisogno, lo hanno "importato" e allevato in casa, com'è successo nel caso del succulento coniglio grigio di Carmagnola.
Insomma un locale davvero "a chilometro zero" e anche a consumi molto prossimi allo zero, viste le ridottissime dimensioni della sala da pranzo e l'apertura solo nel weekend: indispensabile prenotare!. Viste le premesse il prezzo, 26 euro vini esclusi, è più che accettabile. Il menu è fisso - con le debite varianti stagionali - e annunciato a voce dal personale: il primo antipasto è il delicato paté di fegato servito con verdure sottaceto al miele, ed è rigorosamente da consumare con il pane fatto in casa (ottimo quello alle noci). Seguono assaggi di altre prelibatezze come il flan di zucca con formaggio fuso, il già citato tonneau di coniglio grigio e soprattutto l'eccellente polenta con Montébore (formaggio di mucca e pecora, presidio Slow Food della zona) e mostarda di Barbera. I vini, unico elemento che fa eccezione alla logica... autarchica, provengono comunque tutti da un'ottima selezione di cantine locali: a parte Dolcetto, Freisa, Barbera e il Grignolino delle cantine Saccoletto, c'è da provare il curioso Monferrato Rosso Picùla Rùsa dell'azienda agricola Rugrà.
I primi proseguono nel solco della semplicità e della fedeltà alla tradizione: il minestrone, nonostante i tagliolini artigianali e l'utilizzo di sole verdure "autoctone", non è un piatto indimenticabile. Meglio, anche se di cottura un po' eccessiva, le originali trofie di castagne al sugo di funghi (inutile dire che questi ultimi vengono direttamente dai boschi della zona). Tra i secondi spunta l'eccellente salsiccia di capriolo che si sposa perfettamente con il fresco contorno di insalata di cavolo e senape; più ordinario, ma morbido e saporito il porcellino arrosto. I dolci sfruttano ancora una volta gli onnipresenti prodotti della casa con la squisita crostata di fichi e sambuco e il latte dolce in tazza, in sostanza una crema pasticciera. Da non perdere a fine pasto l'archibùs, liquore estratto dall'omonima pianta che, in italiano, è detta "tanaceto"... il termine dialettale, però, rende meglio l'idea!
Insomma un locale davvero "a chilometro zero" e anche a consumi molto prossimi allo zero, viste le ridottissime dimensioni della sala da pranzo e l'apertura solo nel weekend: indispensabile prenotare!. Viste le premesse il prezzo, 26 euro vini esclusi, è più che accettabile. Il menu è fisso - con le debite varianti stagionali - e annunciato a voce dal personale: il primo antipasto è il delicato paté di fegato servito con verdure sottaceto al miele, ed è rigorosamente da consumare con il pane fatto in casa (ottimo quello alle noci). Seguono assaggi di altre prelibatezze come il flan di zucca con formaggio fuso, il già citato tonneau di coniglio grigio e soprattutto l'eccellente polenta con Montébore (formaggio di mucca e pecora, presidio Slow Food della zona) e mostarda di Barbera. I vini, unico elemento che fa eccezione alla logica... autarchica, provengono comunque tutti da un'ottima selezione di cantine locali: a parte Dolcetto, Freisa, Barbera e il Grignolino delle cantine Saccoletto, c'è da provare il curioso Monferrato Rosso Picùla Rùsa dell'azienda agricola Rugrà.
I primi proseguono nel solco della semplicità e della fedeltà alla tradizione: il minestrone, nonostante i tagliolini artigianali e l'utilizzo di sole verdure "autoctone", non è un piatto indimenticabile. Meglio, anche se di cottura un po' eccessiva, le originali trofie di castagne al sugo di funghi (inutile dire che questi ultimi vengono direttamente dai boschi della zona). Tra i secondi spunta l'eccellente salsiccia di capriolo che si sposa perfettamente con il fresco contorno di insalata di cavolo e senape; più ordinario, ma morbido e saporito il porcellino arrosto. I dolci sfruttano ancora una volta gli onnipresenti prodotti della casa con la squisita crostata di fichi e sambuco e il latte dolce in tazza, in sostanza una crema pasticciera. Da non perdere a fine pasto l'archibùs, liquore estratto dall'omonima pianta che, in italiano, è detta "tanaceto"... il termine dialettale, però, rende meglio l'idea!
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