Recensione
Questione di incroci (culinari) e di fiumi. Quello che si attraversa per arrivare a Bellinzago dalla Lombardia è, ovviamente, il Ticino; ma il dubbio di aver sbagliato strada ed essere finiti sul Po è più che legittimo se si capita all'Osteria del Mercato. È infatti una vera e propria roccaforte della cucina piacentina questo piccolo ma grazioso locale, aperto dal 2002 e gestito con accuratezza ma senza eccessi da Lorenzo e Silvia Bisagni; e va aggiunto che, sulla fedeltà alla tradizione e la cura nella scelta dei prodotti, neppure i più smaliziati frequentatori di Piacenza e dintorni avrebbero nulla da ridire. Il risultato finale è più che discreto anche perché agevolato da un servizio rapido e cortese e da prezzi molto appetibili: difficile superare i 25 euro dall'antipasto al dessert.
La cantina è piuttosto ben fornita di bottiglie da tutte le regioni, ma sono una piacevole sorpresa anche i vini della casa: Ortrugo e Gutturnio, ideale accompagnamento per un classico antipasto all'emiliana. E si comincia dunque con una sequenza di affettati: ottimi culaccia, culatello e coppa, a cui si aggiungono salame, pancetta e lardo (un po' troppo speziato). Per accompagnarli non si può fare a meno della torta fritta: quella piacentina naturalmente, di forma quadrata e di piccole dimensioni. In alternativa c'è la burtleina, tipica focaccia molle a base di farina e uova. Completano l'antipasto formaggi con spezie, insalata di fagioli e cipolle e torta salata alle verdure.
Sempre nel solco della classicità il resto del menu, che varia di stagione in stagione. Tra i primi ecco gli immancabili pisarei e fasö, qui nella versione con pomodori e verdure, insieme agli strozzapreti panna e speck e al risotto ai funghi porcini. Secondi molto vari: brilla soprattutto la fesa di tacchino al Marsala e grana, più ordinaria la tagliata di manzo al rosmarino. In lista ci sono anche brasato e cosciotto di vitello al forno. Da non perdere tra i dolci la spizzicona, una variante più "delicata" della sbrisolona mantovana, e il salame di cioccolato, magari abbinati a un bicchiere di Passito di Malvasia per chiudere degnamente una cena più che onesta.