Recensione
In una zona a due passi dalla stazione Centrale (a forte rischio di "trappole per turisti") e da tempo dominata dalla presenza cinese, sorge un po' inaspettato questo piccolo ristorante senza troppe pretese, ma sobriamente elegante, con tutte le cose al posto giusto. Il nome rende giustizia fino a un certo punto alla cucina: la specialità della casa è senza dubbio la carne alla griglia, ma i cognomi dei proprietari (Sedda & Faedda) denunciano chiare origini sarde, che si riflettono in poche e apprezzatissime "perle" all'interno del menu. Servizio efficiente e cantina molto ben fornita sono gli altri punti di forza del locale, che ha prezzi non economici ma più che onesti: per una cena completa si spendono tra i 40 e i 50 euro.
Il menu si apre con antipasti robusti e non particolarmente originali, con due eccezioni: la sfiziosa insalata di bottarga (15 euro) e la bresaola proveniente da Campodolcino, in Valchiavenna. Non che il resto sia disprezzabile: mozzarella di bufala, crostini al lardo, prosciutto di Parma, salame felino e pancetta steccata (tutto tra gli 8 e i 10 euro). Molto interessanti invece i primi, equamente divisi tra due tradizioni regionali: da una parte c'è il risotto alla milanese (9 euro), molto apprezzato anche dagli autoctoni, e dall'altra i piatti di origine isolana come gli gnocchetti alla campidanese, gli spaghetti alla bottarga e l'ottima fregola sarda, nella versione con carne e verdure (10 euro), ma anche gli eccellenti ravioli artigianali (ripieni di ricotta e spinaci) con sugo di pomodorini. Tra gli altri piatti incuriosiscono le pappardelle "alla Sbornia", ovviamente con salsa... alcolica.
Il vero piatto forte arriva naturalmente in tavola con i secondi: pochi, ma ben rappresentativi, i tagli di carne, dalla fiorentina (55 euro/kg) al filetto (25 euro). Tra le proposte più interessanti, per due persone, ci sono la doppia entrecote all'antica (50 euro) con abbondante contorno di verdure alla griglia, lo Chateaubriand e il filetto alla Robespierre; in alternativa cotoletta alla milanese, rognoni e, solo su prenotazione, agnello o maialino sardo. Da assaggiare anche i formaggi, ovviamente pecorino sardo e la meno nota ricotta mustia (stagionata e salata); meno interessanti invece i dolci, tra cui però spiccano le "mitiche" seadas, discretamente riuscita. La cantina, come detto, è uno dei punti di forza del locale: rappresentate quasi tutte le regioni italiane, anche se la nostra scelta è caduta ancora una volta sulla Sardegna e precisamente sui vini delle tenute Pala (segnaliamo l'eccellente Monica). Inevitabile il mirto per chiudere un pasto molto soddisfacente.