Voci dal Salone: Pomodori contro la discarica
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- Pubblicato Lunedì, 25 Ottobre 2010 20:29
Il problema non è soltanto quello contingente, legato alle violente proteste dei cittadini nelle ultime settimane: "Come agricoltore - continua il titolare di Casa Barone - ritengo che non si debba tacere il problema, ma far sentire la propria voce perché finalmente anche in Campania si arrivi a una gestione normale del ciclo dei rifiuti. Il nostro no non è per principio alle discariche; è un no a come attualmente viene gestito, anzi non viene gestito il ciclo dei rifiuti in Campania. Perché il ciclo non funziona, c'è poca raccolta differenziata, non c'è un impianto di compostaggio dell'umido: basti dire che si chiede ai Comuni di fare la raccolta dell'umido per mandarlo fuori regione, al costo di 230 euro a tonnellata, mentre scaricarlo tale e quale in discarica costa 80 euro a tonnellata. Non mi sembra un granché come incentivo. Per non parlare poi degli impianti CDR, quelli della famose ecoballe, ora riconvertiti in STIR, Stabilimenti di Tritovagliatura e Imballaggio Rifiuti: impianti che non funzionano, perché dovrebbero separare i rifiuti in umido da stabilizzare, secco differenziato da riciclare, secco indifferenziato per il termovalorizzatore di Acerra e solo alla fine inviare il resto in discarica. E invece a Terzigno ci finisce qualunque cosa, come gli stessi parlamentari europei hanno potuto constatare: quella è una discarica illegale". Il no a un'ennesima soluzione-tappabuchi, insomma, è chiaro e netto: "Noi le discariche in un Parco Nazionale riconosciuto dall'UNESCO non ce le vogliamo, aspiriamo a un modello di sviluppo ben diverso". Eppure già oggi, a discarica chiusa, esiste un problema-rifiuti: lo stesso generale Mario Morelli, capo della struttura d'emergenza, ha parlato del Parco come di un "immenso immondezzaio". "E' vero - commenta Giovanni Marino - esiste un problema di microdiscariche, esiste un Ente Parco Nazionale che non è mai decollato e non si può certamente parlare di un livello di coscienza ecologica della popolazione particolarmente elevato. Ciò nonostante dissento dal generale Morelli: quello che lui dice è vero, ma ciò non significa che dobbiamo metterci sopra il carico da novanta aprendo due discariche, di cui una sarebbe tra l'altro la più grande d'Europa, e non invece lavorare per avere un Parco Nazionale degno di questo nome".
Il tutto naturalmente anche a beneficio di prodotti che, come il Pomodorino del Piennolo, sono davvero unici al mondo. Questo ortaggio, coltivato solamente tra i 150 e i 450 metri sul livello del mare e senza irrigazione, trae dal terreno vulcanico e dai raggi solari caratteristiche inconfondibili: la forma tondeggiante, la buccia spessa, che consente una conservazione più lunga, e il sapore dolcissimo ma al tempo stesso acidulo. Il "piennolo" non è altro che un grande grappolo, del peso di diversi kg, legato con un filo di canapa e tenuto sollevato da terra per consentire un'aerazione costante e una lenta maturazione. "Sicuramente il nostro pomodorino non può essere considerato un competitor del San Marzano - spiega Marino - anzi, i due prodotti possono tranquillamente camminare a braccetto perché hanno usi gastronomici abbastanza diversi. Se devo fare un ragù lo faccio con il San Marzano, se devo macchiare uno spaghetto alle vongole uso il pomodorino, come farebbe qualunque cuoca napoletana e non solo. Ci sono altri prodotti che hanno caratteristiche simili, ma quello che rende il Piennolo insuperabile sono a mio avviso gli abbinamenti con i piatti di pesce: grazie alla sua elevata conservabilità, infatti, il Piennolo acquista nel tempo un retrogusto leggermente amaro, che si riscontra già verso ottobre e che spezza la nota dolce tipica del pesce. Questo benché sia un pomodoro molto dolce, ben 8-9 gradi sulla scala Brix, contro i 6,5 previsti dal disciplinare di produzione".
Ascolta l'audio dell'intervista
http://www.locuste.org/suoni/Piennolo.mp3
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