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Pubblicato Lunedì, 21 Gennaio 2013 17:28
Inutile nasconderlo:
Leggere di Gusto, cofanetto in quattro volumi pubblicato da
Sellerio (808 pagine complessive, 35 euro), è il risultato di un'operazione commerciale molto in voga nel mondo editoriale, la classica "
strenna natalizia" che strizza l'occhio al compratore distratto all'affannosa alla ricerca di un dono piacevole e non troppo impegnativo. Rispetto ad altri arditi abbinamenti di questo tipo, però, c'è un vantaggio non da poco:
nessuno dei quattro libri inclusi nella confezione è un "fondo di magazzino" di cui liberarsi il più in fretta possibile, anzi siamo di fronte a quattro letture interessanti e piacevoli, peraltro reperibili senza difficoltà anche separatamente nel catalogo dell'editore palermitano.
Nel poker d'assi calato dalla Sellerio c'è innanzitutto una sorta di Bibbia della gastronomia mondiale: il celeberrimo trattato
"Fisiologia del gusto" di Anthelme Brillat-Savarin, magistrato e diplomatico vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento, che proprio negli ultimi anni della sua vita si appassionò ai piaceri del cibo e pubblicò quest'opera seminale, a cui deve la sua notorietà.
Alcune delle sue meditazioni sono alquanto bizzarre, altre ormai obsolete, e certamente poco rispettose della vera e propria fisiologia così come noi la conosciamo; il libro, tuttavia, è una vera e propria miniera di frasi argute e citazioni (pescandone solo una, la
celeberrima "Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei") oltre che di stimolanti riflessioni sull'alimentazione e sull'atto del nutrirsi.
Di tutt'altro genere gli altri tre volumi contenuti nel cofanetto, a cominciare da "
Un filo d'olio" di Simonetta Agnello Hornby, autrice palermitana trapiantata in Inghilterra che, con questo libro del 2011, cede alla tentazione di una vera e propria autobiografia. Il racconto delle lunghe estati trascorse nella ricca tenuta di famiglia può risultare a tratti un po' didascalico e senza dubbio porta con sé un retrogusto elitario, ma vale assolutamente una lettura per
l'ampio spazio riservato al cibo, vero elemento ispiratore della ricostruzione: le vicende narrate nel libro sono infatti accompagnate da 28 ricette "storiche" della famiglia Agnello e della tradizione contadina, certosinamente ricostruite con l'aiuto di Chiara, sorella dell'autrice. Insomma: pagine evocative da assaporare virtualmente e, perché no, da utilizzare anche come manuale
sui generis di cucina.
Restiamo in Sicilia ma cambiamo ancora genere con il fulminante "
Tacchino farcito" di Alda Bruno, pubblicato per la prima volta nel 2008: un breve raccontino a dir poco velenoso che riassume, in poche pagine, la saga e la decadenza della famiglia Malaspina, nobile stirpe palermitana contaminata negli anni da istinti meschini e geni non proprio purissimi (a causa dei continui matrimoni tra consanguinei). L'unica cosa che riunisce per un giorno i litigiosi Malaspina è
il rituale pranzo natalizio, in cui non può mancare come pietanza principale un debordante tacchino ripieno: le trasformazioni e le mutilazioni subite da questo piatto procedono parallelamente al disgregarsi della famiglia, in un vero e proprio gioco al massacro che non prevede sconti per nessuno dei personaggi.
Lo ammettiamo, abbiamo lasciato volutamente per ultimo il boccone più prelibato: una vera e propria chicca dal titolo "
Trattato di culinaria per donne tristi", misconosciuto gioiello del 1997 dello scrittore colombiano (ma italiano d'adozione) Héctor Abad Faciolince. Il titolo è affascinante ma ingannevole: il libro, in realtà, non si concentra affatto sulla "tristezza" ma affronta una dopo l'altra tutte le possibili emozioni femminili (e umane), dall'innamoramento alla paura della morte. Con piglio da sciamano o da guaritore,
affabulatore ma anche autoironico, l'autore trova una "ricetta" più o meno realistica per curare le avversità della vita, mescolando sapienti consigli gastronomici a una visione fatalista dell'esistenza. Ne risulta un'opera di rara gradevolezza e sensibilità, assolutamente da leggere anche per chi non crede nei poteri taumaturgici della carne di mammut...