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Eat Parade e il giornalismo eco-gastronomico

Dalla televisione alla libreria: un percorso non certo originale, visto che negli ultimi vent'anni tutto quello che passa dal piccolo schermo diventa, con maggiore o minore fortuna, l'occasione per pubblicare un instant book. Nel caso di Bruno Gambacorta e della sua Eat Parade, però, lo sbocco editoriale era quasi obbligato: troppi i mondi avvicinati in tredici anni di trasmissione, troppe le storie da approfondire e sviscerare, troppi i personaggi da raccontare per costringerli in pochi minuti davanti alla telecamera. Il volume pubblicato da Rai-ERI e Vallardi (272 pagine per 15,90 €) rappresenta quindi un'ottima lettura anche per chi non avesse mai posato gli occhi sulla fortunatissima rubrica del Tg2, la prima a trattare il tema dell'enogastronomia in un telegiornale nazionale, ben prima dell'esplosione del fenomeno. Tra le pagine del libro, 35 storie di casi esemplari del panorama gastronomico italiano: per scelta editoriale non ci sono immagini, ma le gallerie fotografiche si possono andare a "ripescare" sull'apposita pagina Facebook. Uno strumento che Gambacorta ammette di non padroneggiare al massimo ma che, in questo caso, costituisce un'imprescindibile appendice "virtuale" del suo lavoro, oltre che un veicolo di promozione non indifferente.
Si è parlato di questo, ma anche di molto altro nella presentazione del libro svoltasi a Perugia, nel corso della sesta edizione del Festival Internazionale del Giornalismo: il panel "Eat Parade e il giornalismo eco-gastronomico" si è trasformato in una sorta di dibattito a tutto tondo sui prodotti alimentari italiani e su tutto ciò che li circonda, con ospiti di rilievo come il direttore della comunicazione di Slow Food Italia, Valter Musso, e il critico enogastronomico Antonio Paolini, che abbiamo intervistato sul tema del rapporto tra giornalismo e Internet.

Gli elogi per il lavoro di Gambacorta, naturalmente, non mancano: "Eat Parade - dice Musso - ha fatto quello che il servizio pubblico dovrebbe sempre fare, ha portato l'informazione enogastronomica in televisione in un periodo in cui se ne parlava soltanto in caso di scandali, e i media di settore si parlavano solo tra loro, un po' come fanno adesso i blog. Gambacorta ci ha fatto guardare nei nostri piatti, portandoci alla scoperta delle radici economiche, sociali e culturali della cucina. Oggi ci sono tanti programmi dedicati all'enogastronomia, ma pochissimi approfondiscono l'argomento, occupandosi di territorialità e stagionalità". Antonio Paolini va anche oltre: "Eat Parade per me è la regola, le altre sono eccezioni che si sono autoproclamate regole. Il segreto del grande successo di Bruno è l'applicazione alla cucina delle norme del giornalismo e dell'indagine, norme che restano sempre valide indipendentemente dal mezzo usato. Un esempio è il suo splendido racconto di quello che sta accadendo all'Aquila, una città che dopo il terremoto è tenuta in vita soltanto dalla riapertura di ristoranti e negozi di alimentari: l'unico punto di aggregazione sociale in un luogo ormai morto". L'autore, dal canto suo, rivendica l'originalità della sua opera: "L'obiettivo è sempre stato quello di attirare l'attenzione di milioni di spettatori sulla realtà del cibo e del vino, un mondo che si presenta in modo ammirevole e senza innalzare barriere culturali: non a caso è anche una valida occasione di riscatto per i carcerati, una delle tante storie che ho raccontato nel libro. In queste pagine racconto spesso l'innestarsi dell'innovazione sulla tradizione, ma soprattutto racconto storie di successo anche nel momento più difficile del nostro paese".

Inevitabile, quindi, soffermarsi sul tema economico: l'enogastronomia può davvero essere la "salvatrice della patria" e farci uscire dalla crisi? "La mia impressione - dice Gambacorta - è che il settore si regga grazie a eroi solitari, manca un'organizzazione globale che ci aiuti a riunire i soggetti più disparati che operano in questo campo". Valter Musso rincara la dose: "Tutti promuovono i loro prodotti, ma non c'è mai un punto di riferimento e la legislazione in questo senso non aiuta. C'è tanto disordine e poca consapevolezza. Dal punto di vista economico le possibilità ci sono, ma se si evitasse di butare via 4000 kg di cibo al giorno forse sarebbe meglio". E il mercato del vino è paradigmatico: "Le cantine sono piene - spiega Paolini - anche perché ci sono produttori incapaci e un sistema del vino che non fa... sistema".
L'ultimo tema toccato è quello dell'enogastronomia sul web: "Dopo porno e borsa, il cibo è il terzo argomento più cliccato - provoca Paolini - ma stiamo attenti a non prendere la deriva che ha già toccato altri settori, lanciandoci sul sensazionalismo per fare contatti a tutti i costi". D'accordo anche Gambacorta: "I vantaggi di fare questo mestiere in rete sono tanti, dalla possibilità di offrire un'informazione più completa e verticale al giornalismo partecipativo, per non parlare della geolocalizzazione. D'altra parte, la brevità imposta dal mezzo e la necessità di fare audience spesso limitano la possibilità di trattare argomenti di maggior peso".

Qui sotto il video integrale del panel, tratto dal sito del Festival del Giornalismo.


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