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Pane, fame e salame...

Pubblicato Lunedì, 15 Gennaio 2007 19:38
"Bisogna avere l'appetito del povero per godere appieno la ricchezza del ricco".

Questa splendida citazione di A.de Rivarol è una delle tante perle di saggezza di questo libro deliziosamente "fuori tempo" che Teresio Bianchessi ha pubblicato per l'editore Giunti nel 2006. Definire questo volume è impresa assai ardua: forse un manuale, forse un ricettario, forse una malinconica riflessione su un mondo contadino che sta ormai scomparendo o forse ancora una caustica apologia della miseria... certo, anche la personalità assai complessa e sfaccettata del suo autore, di cui si può avere un saggio sul suo sito personale, non aiuta a scegliere l'approccio giusto.
Con Pane, fame e salame (160 pagine, 5,90 euro), insomma, è difficile discernere l'ironia dal sentimento, i ricordi d'infanzia dalla celebrazione della genuinità. Quello che è certo è che il libro affascina e appassiona grazie alla sua filosofia semplice e accattivante ("La fame, più che l'appetito, era l'ingrediente fondamentale della cosiddetta cucina povera"), ma anche al suo stile di racconto al tempo stesso minimalista e commovente, un po' deamicisiano, se il paragone è lecito.

Il ricettario è strutturato in capitoli, uno per ogni pasto (colazione, pranzo, merenda e cena) più due "speciali" dedicati al pane e al maiale. In ogni sezione trovano posto diverse ricette, rigorosamente "povere" e legate alla tradizione rurale, ciascuna delle quali è associata a un breve episodio nella vita di una famiglia contadina. In alcuni casi ci troviamo di fronte a vere e proprie pietanze (interiora di pollo, risotto con i fagioli), ma più spesso le ricette rivelano fin dal titolo la loro essenzialità: ne sono esempi il pane, burro e zucchero, la granita di neve, o addirittura gli avanzi. "Specialità" di certo poco gradite ai gastronomi ma che bastano - o bastavano - a far felice chi deve, e sa, accontentarsi di poco. Come i bambini, principali protagonisti dell'epopea.
Il fascino di questa piccola, ma significativa opera è proprio nella sua capacità di celebrare il momento di sincera commozione e felicità che accompagna, da sempre, il rito del mangiare, anche nelle situazioni più difficili ed economicamente disagiate; e anche se i ricordi dell'autore sono strettamente legati a un luogo e a un momento ben definiti, siamo certi che pochi lettori rimarranno indifferenti di fronte alle suggestioni d'infanzia che queste pagine sanno ricreare.