Recensione
Ammettiamolo: anche con un notevole sforzo di immaginazione, scambiare le acque del Naviglio Martesana con quelle dell'azzurro mare greco non è poi così facile. Eppure quella che sorge in questo angolo comunque pittoresco e inconsueto di Milano è una perfetta riproduzione di una vera taverna ellenica, quasi indistinguibile nell'ambientazione e nello stile dell'originale. La figura quantomeno eccentrica del proprietario, che sembra uscito direttamente da un film degli anni Settanta, ci mette del suo: tra benevole lavate di capo ai commensali, goliardiche dissertazioni sui poteri afrodisiaci della cucina greca e calcolata lentezza del servizio (a volte ben oltre i limiti della sopportazione), tutto contribuisce a creare l'atmosfera. A tratti è un peccato, perché la cucina di per sé meriterebbe certamente un assaggio più "ponderato". Il rapporto qualità-prezzo, comunque, è più che buono.
Il menu si divide sostanzialmente in antipasti e piatti principali, pur con qualche variante. Per iniziare il gestore cercherà di "imporvi" la pikilìa, un misto di quattro salse tra cui tzatzìki (a base di yogurt), tirosalàta (feta e ricotta), meligianosalàta (melanzane). Accettate pure, ma non fermatevi lì: sono da provare almeno il feta psitì, gustoso formaggio al forno con abbondante pomodoro, e i piperiès kafterès, peperoni verdi ripieni di feta piccante, oltre alle immancabili olive di Kalamata e di Tessaglia. Nel frattempo, gustatevi un bicchiere di retsina, l'antico vino greco con resina di pino: inconsueto per il gusto italiano, ma certamente fresco e bevibile e adatto ad accompagnare i corposi condimenti ellenici. Disponibili, comunque, anche alcuni vini in bottiglia.
Lunga e molto varia la lista delle portate principali: si comincia con la classica mussakàs, con melanzane, carne, formaggio e besciamella, e con gli appetitosi ndolmàdakia, involtini di foglie di vite ripieni di carne e riso. Il pìta (tipica sfoglia a metà tra pane e piadina) può essere consumato ripieno di formaggio e verdure, oppure in accompagnamento alla carne, come nel superclassico gyros me pita, con pomodorini, aglio e cipolla in quantità industriali. Enciclopedico l'elenco degli spiedini (suvlàki), di lonza di maiale, petto di pollo o agnello, serviti con ottime patate e salsa di yogurt. Ammesso che si arrivi ai dolci senza essere troppo esasperati dalla lentezza del servizio, inevitabile concedersi uno yogurt greco con miele e noci, visciole, fichi caramellati o mela cotogna. Il classico caffè greco è da ordinare anche solo per assistere al rito della preparazione, mentre l'ouzo (tipico liquore all'anice) merita davvero e introduce nel modo migliore alla laboriosa digestione.