Recensione
Sonnacchioso e poco pubblicizzato, il Canavese è in realtà un luogo di delizie paesaggistiche e culinarie, ideale "buen retiro" di molti torinesi, vista la vicinanza del capoluogo. Tra un castello e l'altro regna sovrana l'enogastronomia, e il piccolo borgo di Orio Canavese (meno di 800 abitanti) non fa eccezione: il Barba Toni, creato nel 2001 da Alain Zanolo, è un vero gioiellino per chi ama i piatti della tradizione piemontese, ma non solo. Non fatevi ingannare dal nome: della "trattoria" il locale non ha nulla, anzi l'eleganza degli arredi e l'abbigliamento dello chef possono provocare un po' di iniziale soggezione. Ci pensano però la squisita cortesia del servizio e l'estrema qualità di materie prime e preparazioni a riscaldare l'atmosfera, insieme al camino nell'angolo. I prezzi sono altini (45-50 euro per un pasto completo) ma è chiaro che non siamo di fronte a un locale da abbuffate, bensì a un ristorante per degustazioni d'eccellenza.
Il compito più arduo richiesto ai visitatori del Barba Toni è senza dubbio la selezione del menu: troppi i piatti che meriterebbero un assaggio, ognuno in grado di valorizzare una o più prelibatezze locali. Già tra gli antipasti (12 euro) spiccano delizie come la battuta di fassone al coltello, con crema di sedano e Pignoletto rosso, e i cubi di salmone al cirmolo su crema di patate viola; ma è tra i primi che la scelta diventa davvero ardua. I tagliolini del Barba Toni al doppio uovo (13 euro), una sorta di "carbonara piemontese" con mocetta e pepe rosso, sono davvero il non plus ultra, ma attirano pure il risotto al gorgonzola e castagne (12 euro), gli gnocchi di rape rosse su fonduta di toma di Ceresole Reale e, fuori menu, le tagliatelle al ragu di quaglia.
I secondi sono all'altezza: tagliata di fassone, galletto allevato a terra con senape al miele e lo squisito filetto di maiale al passito di Caluso (16 euro), forse - a cercare il pelo nell'uovo - penalizzato dal condimento a base di cipolla di Tropea e cavolo verza, che vira un po' troppo sull'agrodolce. Difficile però risparmiarsi l'assaggio del tagliere di prelibati formaggi freschi e stagionati (14 euro). Senza contare che, nella stagione giusta, non mancano i piatti a base di tartufo bianco: battuta di fassone, fonduta, tagliolini in varie preparazioni e uovo al palet, tutti disponibili con tartufo già grattato o da grattugiare (prezzo al consumo). In chiusura dolci altrettanto prelibati: le specialità della casa sono lo zabaione al passito di Caluso con paste di Meliga e il bunet sempre al passito, davvero un capolavoro (6 euro).
Inutile dire che la cantina, ben fornita e ricercata, è tra i punti di forza della casa, con abbondanza di vini locali e da tutto il Piemonte. Per le degustazioni al calice meglio affidarsi direttamente al proprietario, che proporrà ad esempio il corposo Nebbiolo delle cantine Giacometto; immancabile poi, con il dessert, il bicchierino di passito di Caluso, magari quello dell'azienda Cieck.