Recensione
Ecco nuovi adepti per la filosofia "all you can eat" che tanto successo riscuote tra i ristoranti asiatici di Milano: dopo il Mongolian Barbecue e il Lucky Seven, in questo caso la stessa formula è applicata alla cucina giapponese (preparata peraltro da cinesi, com'è d'uso). Per 18 euro, bevande escluse, si può mangiare virtualmente all'infinito, a patto di non lasciare nulla nel piatto, pena il pagamento di un sovrapprezzo. Rispetto ai più o meno illustri precedenti, c'è però una piccola differenza: non c'è un buffet da cui servirsi, ma si ordina alla carta. In teoria un vantaggio, in pratica un rovinoso handicap perché in breve tempo l'affollamento del locale e il servizio assolutamente caotico generano mostri. Si rischia dunque di assistere a liti furibonde tra clienti, misteriose scomparse di piatti già ordinati e scene di panico alle soglie della cucina: esperienza senz'altro divertente ma non troppo appagante dal punto di vista gastronomico.
Non che sul piano della qualità ci siano da fare salti di gioia, beninteso: molti dei piatti hanno tutta l'aria di essere appena usciti da un freezer e la consistenza degli ingredienti, dal riso al pesce, non è certo ideale. Però almeno in quanto a varietà e ad abbondanza delle porzioni il menu non delude: ci sono le voluminose barche di sushi, ci sono i ravioli al vapore, c'è il chirashi (scodella di riso con sashimi) e in generale non manca nessuna delle tipiche preparazioni che hanno reso famosa anche a queste latitudini la cucina nipponica. Il problema è che si rischia di non veder arrivare in tavola niente di tutto ciò. Un consiglio? Ordinare a ripetizione, prima o poi qualche piatto giungerà dalle vostre parti, sempre che i vicini di tavolo non siano più rapidi e rapaci.
Qualche piatto, va detto, si fa rispettare, pur nella sua semplicità. I vari carpacci di tonno e salmone non sono da buttar via, così come i temaki (coni di alga ripieni di riso e pesce) e in generale il sashimi. Tra le infinite varietà di sushi alcune sono degne di nota, così come l'oggetto misterioso tempura: discreto quello di gamberi, mentre quelli misti e di verdure risultano purtroppo non pervenuti. Meglio lasciar perdere i dessert (gelato al tè verde) che comunque non sono inclusi nel prezzo. Ci si può però consolare con le consuete marche di birra del Sol Levante: sia la Asahi sia la Sapporo, nel marasma generale, finiscono per risultare una confortante certezza!