Recensione
Siamo a Trastevere, uno dei luoghi della capitale dove è ancora possibile cogliere a tratti la vera "romanità", pur contaminata dall'enorme afflusso di turisti. Qui, tra la miriade di bar e locali, ha stabilito da anni la sua sede la famosa Taverna Trilussa, uno dei più noti ristoranti romani. Della taverna per la verità questo locale ha ormai solo il nome, visto che l'ambiente è più formale di quanto ci si aspetterebbe (nonostante la "caciara") e i prezzi sono piuttosto elevati. Per chi arriva in macchina è opportuno cercare parcheggio con largo anticipo.
La taverna, che trae il suo nome dal notissimo poeta romano dell'Ottocento a cui è dedicata anche la vicina piazza, svolge anche servizio di pizzeria, e la pizza è in effetti molto apprezzata anche se piuttosto costosa. Ma i piatti forti del locale vanno ricercati altrove, nel patrimonio tradizionale della cucina romana e laziale: non manca nessuna delle pietanze tipiche del luogo, a cominciare dagli antipasti. Qui troviamo infatti i classici supplì, le bruschette, i fiori di zucca, i crostini ai carciofi, e poi le mozzarelle di bufala, la ricotta casereccia, la pancetta fritta e le caratteristiche coppette di cavallo.
Con i primi si resta nella classicità più pura con i rigatoni all'amatriciana (si può optare anche per la variante alla norcina, senza pomodoro) e gli altrettanto canonici ma ottimi spaghetti alla carbonara. La particolarità sta nel fatto che molti piatti vengono serviti direttamente nella pentola di cottura. Lo stesso discorso vale per i secondi che soddisfano pienamente, dalla coda alla vaccinara fino all'abbacchio a scottadito passando per gli straccetti (ai funghi porcini o al grana e rucola). Decisamente abbondanti le porzioni e ottima la scelta di vini. Il servizio a volte è un po' approssimativo ma ciò non impedisce di imbattersi spesso (volenti o nolenti) in personaggi del mondo politico, dello spettacolo e dello sport.