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Nella terra dei Gallegos

Pubblicato Sabato, 18 Marzo 2006 16:00
Clima, vegetazione, musica, passioni cattoliche e acceso nazionalismo: tutto, in Galizia, ricorda in qualche modo l'Irlanda. Mancano solo gli irlandesi (sostituiti però egregiamente da centinaia di stranieri che trasformano quest'angolo di mondo in una terra cosmopolita) per completare l'illusione. La cucina non è certo un'eccezione a questa regola, e infatti patate, uova e birra sono fra i principali protagonisti di un'alimentazione fin troppo ricca di oli e grassi, ma anche di gustose attrattive.
Non mancano comunque, in aggiunta alle tentazioni gastronomiche, le ragioni per visitare questa regione ricca di fascino e di storia. Servita da qualche tempo da un comodo volo low cost della Ryan Air - compagnia, manco a dirlo, irlandese - Santiago de Compostela è una meta ideale sia perché non ancora del tutto "scoperta" malgrado la sua lunghissima storia, sia perché pronta a stupire con la sua insospettabile vivacità e il suo mix di analogie e divergenze con la cultura spagnola.

Del resto Santiago è, prima di tutto, una meta turistica. Secoli e secoli di pellegrinaggi da ogni parte d'Europa non sono passati inosservati, e hanno trasformato la cittadina gallega in un ricettacolo di risorse inesauribili per i viaggiatori, offrendo sistemazioni di ogni tipo e per ogni tasca. Certo, la prima impressione è quella di una città chiusa e immutabile: nelle stradine del centro, che tra chiesette ricoperte di muschio e casupole in pietra ricordano qualche piccolo borgo dell'Italia meridionale, il tempo per certi versi sembra essersi fermato. Anche all'interno le case sono rimaste quelle povere e anguste di una volta, dato che in massima parte gli abitanti hanno preferito trasferirsi nella parte più moderna e vivace della città, lasciando le abitazioni del centro alla moltitudine di studenti arrivati da ogni dove. Ma proprio da questo continuo "pellegrinaggio" laico derivano l'atmosfera vitale e la mentalità aperta che caratterizzano Santiago.

Come è facile immaginare, per chi è in cerca di vitto e alloggio la città presenta soltanto l'imbarazzo della scelta. I ristoranti sono secondi, in numero, soltanto agli innumerevoli negozi di souvenir, e garantiscono ogni tipo di soluzione: una cena con piatti alla carta ha un costo simile ai ristoranti italiani, ma è molto più comune e conveniente optare per il menu fisso proposto dalla quasi totalità dei locali. L'offerta è davvero allettante (primo, secondo e caffé per prezzi intorno agli 8-10 euro) e non delude dal punto di vista della qualità: esempi validi sono il frequentato Casa Manolo, recensito a parte, o l'allettante Taberna do Bispo (in Rua do Franco) che propone ogni tipo di frutti di mare - i mariscos sono fra le specialità locali - e piatti a base di pesce. Ancor più economica e caratteristica è la soluzione delle tapas: un'interminabile lista di minuscoli piattini, dalle tortillas alle immancabili patate fritte, per una sorta di cena allungata che consente di "svariare" a piacimento tra un locale e l'altro.

Le tapas sarebbero in teoria una sorta di aperitivo, ma in pratica sono disponibili a qualsiasi ora del giorno e della notte e basta ordinare due o più cañas (30 cl) di birra per vedersi recapitare in accompagnamento affettati, crocchette, salsicciotti con salsa piccante, e chi più ne ha più ne metta. Si è detto "birra" perché si esclude qualsiasi possibilità di scelta, a fronte dell'ingombrante presenza della celebrata Estrella Galicia, bevanda principe del luogo. Impossibile comunque elencare tutti i locali in cui dedicarsi agli assaggi: fra i migliori senza dubbio il Café Fonseca, nell'omonima piazza, e l'Arellà (sempre in rua do Franco) che propone qualche gustosa variazione sul tema come le cozze con salsa piccante.

Se poi si passa ai locali notturni diventa ancora più arduo suggerire una meta, tanto che è consigliabile, per non perdere il ritmo dei nottambuli del posto, provarne almeno tre o quattro in una nottata. Per avere un quadro della situazione, basti pensare che i locali hanno orari di apertura e di chiusura a scalare (ce ne sono alcuni che aprono alle 6 del mattino!) e sono gli stessi gestori ad accordarsi per traghettare gli avventori da un capo all'altro del centro. Di conseguenza per tutta la notte è facile imbattersi in sotterranei - bar e discoteche sono quasi tutti ospitati da umidissimi "budelli" sotto il livello della strada - traboccanti di persone, di musica e di fumo, che in Spagna è consentito se non addirittura incoraggiato. Si beve, naturalmente, e anche molto: l'Estrella Galicia continua a regnare sovrana, ma seriamente insidiata dai liquori più tipici, il licor café e l'agua ardiente, quest'ultima utilizzata anche per preparare la quemada (un utensile per bevute di gruppo simile alla grolla valdostana). Per non parlare poi dell'immancabile tequila.

Due le segnalazioni d'obbligo in questo campo: la prima è per la Casa das Crechas, angusto ma amatissimo bar la cui parte centrale è riservata alle esibizioni canore che danno libero sfogo alla più tradizionale musica gallega, incentrata su ritmi celtici e strumenti a fiato e a percussione. Ballare è difficile (per problemi di spazio) ma lasciarsi trascinare dalle melodie è quasi inevitabile. Per chi cerca qualcosa di più e soprattutto ha già raggiunto un tasso alcoolico più elevato c'è l'Avante: un locale che già dal nome denuncia l'ispirazione politica e che, in una curiosa colonna sonora a metà fra dance e folk, alterna Manu Chao ai canti della rivoluzione portoghese e Franco Battiato a O bella ciao. Forse una via moderna al socialismo, ma senz'altro un modo sicuro per svegliarsi con un cerchio alla testa la mattina dopo. Soprattutto se in precedenza si è fatta una visitina al piccolo bar adiacente, in apparenza importato direttamente dagli anni Cinquanta, che offre a prezzi ridicoli intere bottiglie di liquore e vino bianco spillato direttamente dalla botte.