Recensione
Castelfidardo è famosa nel mondo come patria della fisarmonica, il che spiega il nome del ristorante, ma è anche una graziosa cittadina medioevale immersa in un territorio incantevole dal punto di vista paesaggistico, tra dolci colline ricoperte di vigneti e campi di girasoli. Panorama che ha sedotto anche Laura Pola, arrivata fin qui dalla lontana Brescia insieme alla figlia Camilla, e oggi impegnata a pieno ritmo nella gestione di un'osteria che deve molto del suo successo alla location: un antico casolare con ampio giardino, appena fuori dal paese. Proprietaria a parte, tutto il resto è "a chilometro zero", dallo staff agli ingredienti dei piatti che riprendono con scrupolosa attenzione la tradizione della cucina marchigiana (di terra). I locali molto curati e l'attenzione nel servizio confermano la prima, positiva, impressione. Prezzi nella media.
Un efficace compendio della gastronomia locale è offerto dagli antipasti misti, soprattutto il tagliere di tipicità che raccoglie una serie di salumi caratteristici della zona (salame di fegato, coppa di testa, salame di cinghiale, crescia) accompagnati da trippa, fagioli con le cotiche, coratella e altre prelibatezze servite nelle tradizionali scodelle di coccio chiamate "cocci de Pignà". In alternativa, verdure dell'orto - zucchine, fagiolini - o frittura all'ascolana, con olive e mozzarelline. I primi, che vanno dai 7 ai 10 euro, comprendono le eccellenti tagliatelle ai porcini e al tartufo e i più ruspanti, ma non meno appetitosi gnocchi alla papera. Immancabili le pappardelle al cinghiale e alla lepre, così come le tagliatelle al ragù marchigiano; il tutto in porzioni sostenute e con bis a richiesta.
Per i secondi il menu vira decisamente sulla carne, in particolare il pregiato vitellone bianco di razza Marchigiana Igp, che è alla base della tagliata con verdure (15 euro) e di quella, ancora più sofisticata, con sale rosa dell'Himalaya al tartufo e Olium Saecolari della Corte dell'Oca (17 euro). Più semplici l'agnello allo scottadito e l'arrosto del Batte, a base di oca e faraona. Tra i molti dolci, come il cestino di croccante con gelato e un'originale variante del tiramisù, da non perdere i cantuccini serviti con il vino di visciole, vera prelibatezza. Una buona cantina non toglie valore al vino sfuso dell'azienda agricola Conti degli Azzoni (Cantalupo o Trebbiano), proposto nel tipico fiaschetto. A fine pasto, con il caffè, irrinunciabile l'amaro Varnelli, seguito da una serie di distillati artigianali.