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Osterie d'Italia 2008

Arroccamento sulle posizioni conquistate o proseguimento di una “rivoluzione del gusto” in corso?
Schemi abusati o silenziose innovazioni? Snobismo celato o reale genuinità?
Dubbi che puntualmente ricompaiono, ogni anno, in occasione dell’uscita dell’attesissima guida Osterie d’Italia, il “sussidiario del mangiarbere all’italiana” pubblicato da Slow Food. Dubbi, secondo noi, ancora infondati: è vero che l’idea del recupero delle tradizioni culinarie del territorio ha ormai 17 anni sulle spalle, è vero che di cucina regionale e materie prime locali ormai si parla persino sui giornalini scolastici, ma è anche vero che il principio di base, proprio per questi motivi, va ancora promosso e diffuso nella sua vera essenza, rispondendo colpo su colpo alle volgari imitazioni e a chi di tradizionale ha soltanto la facciata.

Altri sono i problemi che emergono: primo fra tutti, senza voler essere venali, il prezzo. Non quello della guida, rimasto meritevolmente immutato (20,14 € per 912 pagine), ma quello dei locali. Come da noi auspicato nella recensione alla scorsa edizione - lassù qualcuno ci legge? - è ricomparsa quest’anno l’indicazione del limite di prezzo per gli esercizi recensiti (al massimo 35 euro per tre portate); un limite che resta però sulla carta, dal momento che alla prova dei fatti in molti lo scavalcano abbondantemente. In un periodo in cui la riduzione del potere d’acquisto dei salari è ormai evidente anche al profano, c’è da aspettarsi che prima o poi anche il florido settore della ristorazione venga colpito (anzi è già accaduto, stando agli ultimi dati): in questo contesto ci si aspetterebbe una valutazione più rigida sulla variabile “conto”. Per carità, ben vengano 5 euro in più se si tratta di preservare metodi e qualità della cucina, meno se l’obiettivo è quello di tutelare chi vorrebbe continuare a definirsi “osteria” pur avendo da tempo superato la quarantina (di euro).

Un altro tema salito agli onori della cronaca negli ultimi mesi è quello dell’attendibilità dei giudizi delle guide, e in questo campo va senza dubbio elogiata l’operazione trasparenza di Slow Food, che anche quest'anno pubblica un elenco completo dei propri collaboratori, in numero rilevante e decisamente credibile; tra loro spicca un nome d’eccezione, quello dello scrittore John Irving. Proprio lui, insieme a Carlo Petrini e altri nomi storici della fondazione, è protagonista dello scherzoso (ma non troppo) raccontino di Giovanni Ruffa che apre il volume: un modo per dribblare elegantemente l’obbligo dell’introduzione, d’accordo, ma forse anche per trasmettere un po’ di quello spirito slow che troppe volte è stato frainteso all’esterno e probabilmente, a tratti, anche svilito dall’eccessivo sfruttamento commerciale.
Le altre novità contenute in questa edizione, tra cui anche due nuovi percorsi lungo le vie dell’oliva all’ascolana e tra le cantine-frasche del Carso, le lasciamo scoprire al lettore. Basti sapere che tra i 1700 locali recensiti sono parecchie le nuove entrate o i reintegri: annotiamo con piacere, per quanto riguarda la nostra zona di appartenenza, l’Osteria di Nerito Valter a Cantello, e l’ingresso dell’interessante Dodicivolte di Rho. Sembra meritare una visita, a giudicare dalla descrizione, anche il ristorante La Piana a Castello di Brianza; ci riproponiamo di verificare al più presto...
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Qui Marca... bene

Care Locuste dall’insaziabile appetito, vorrei segnalarvi un itinerario gastronomico - un po’ fuori mano- che abbiamo seguito di recente e che ci ha lasciati soddisfatti (il plurale include il mio ipercritico marito).

Lasciata l’autostrada a Vicenza, ci siamo avviati verso la Marca felix di antica memoria e, tra una tappa e l’altra, abbiamo percorso la strada del prosecco, sostando a Farra di Soligo (TV) nell’agriturismo Al Credazzo, di Chèc Stella (lo gestisce col marito Tiziano).
Il posto è accogliente, pulito, “caldo”, molto contenuto nel prezzo.
Con circa 20 euro si può mangiare un antipasto con pancetta e soppressa prodotte da Tiziano, verdure caserecce, crostoni al radicchio inventati da Cristina (figlia dei proprietari nonché cuoca); segue un primo con crespelle al radicchio (ma anche la minestra di zucca non è male) e un secondo (piatto forte) con grigliata mista e/o tagliata all’aceto balsamico; il dessert comprende dolci fatti in casa (torta alle nocciole o alle mele, semifreddo alla banana, biscotti vari). Il tutto viene bagnato con Cabernet, meglio ancora con l’ottimo prosecco prodotto da Tiziano che, se gli piaci, ti offre un bicchierino della sua grappa (produzione per ora molto limitata). Al tavolo serve Valentina, sorella di Cristina: due ragazze belle (anche l’occhio vuole la sua parte), simpatiche, grintose. Per dovere di cronaca, la famiglia si completa con Gianluca, ancora piccolo, ma con le idee chiare: poco studio e via per i campi sul trattore. Possiamo dedurne che la produzione di vino continuerà per molti anni ancora.
Voto: 9 (solo perché la perfezione non è degli umani).

AGRITURISMO AL CREDAZZO
Via Credazzo 33
Farra di Soligo (TV)
Tel. 0438-801458
E’ possibile pernottare in camere davvero graziose, diverse l’una dall’altra per arredamento.

Lasciata Farra, è bene fare tappa all’Osteria senza oste di Valdobbiadene: lì è possibile degustare prodotti locali (salumi, carni, vini) … senza pagare. Beh, non è proprio così; in realtà, i clienti si servono da soli, mangiano e bevono quanto vogliono e lasciano l’offerta che ritengono proporzionata a quanto consumato.

Ulteriore segnalazione: osteria La Madonnetta (dicasi Madonéta) a Marostica. E’ un posticino che passa inosservato in mezzo ai ristoranti dai nomi altisonanti che accolgono solitamente i turisti, ma la gente del posto lo conosce bene. Economico, ti offre alla buona i piatti tipici della cucina veneta, con l’immancabile Cabernet.
Voto: 7

Sempre per la cronaca, l’itinerario è interessante anche sul piano artistico. Abbiamo visitato, oltre a Vicenza: Cittadella, Castelfranco Veneto, Bassano del Grappa, Marostica, Asolo, Maser (Villa Barbaro del Palladio), Possagno (Tempio Canoviano), Feltre, Belluno (Mostra di Tiziano) e Vittorio Veneto. L’aria di vacanza e i colori dell’autunno sotto un sole quasi estivo hanno arricchito il viaggio, che consiglio … non solo ai pensionati.

Marinella Pozzi
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Il Golosario 2008

Tanta carne al fuoco, forse troppa. La caratteristica della guida di Paolo Massobrio, protagonista di una gustosa presentazione a Milano, non è certo (ci si passi il gioco di parole) la sobrietà: quasi 1100 le pagine del Golosario 2008, pubblicato da Comunica Edizioni al prezzo di 23,50 euro, per un campionario pressochè infinito di tutto lo scibile italico in materia di ghiottonerie, ristorazione, enologia e insomma, come dice il sottotitolo, “cose buone”. Se c’è un difetto nel mastodontico manuale è proprio l’ansia di stipare troppe “cose” in una sola opera, che determina anche il peso e la scarsa maneggevolezza del volume: per il resto siamo di fronte a un ammirevole, e immaginiamo anche estenuante, lavoro di compilazione che può costituire un’utilissima guida per il viaggiatore curioso e goloso.

La parte più originale e interessante della guida è senza dubbio la prima, quella che raccoglie “I produttori di cose buone”, ovvero aziende agricole e artigiani, divisi per regione, impegnati nella fabbricazione e nella vendita di specialità gastronomiche. La consultazione non è esattamente automatica (gli esercizi sono disposti secondo l’ordine alfabetico delle città in cui hanno sede) ma è facilitata dalle “icone” che identificano di volta in volta la tipologia di prodotto. Simpatica anche l’idea di far intervenire un VIP per ogni regione trattata, anche se la scelta di Valeria Marini per la Sardegna ci pare francamente discutibile!

Interessante anche la seconda sezione “I luoghi del gusto” in cui sono elencate, località per località, tutte le botteghe e le rivendite di prodotti tipici e specialità gastronomiche. Anche qui, per la verità, la tendenza sembra più a “mettere” che a “togliere”: un po’ di selezione in più non guasterebbe, di certo, anche se si avverte chiaramente che per i curatori ogni esclusione è una sofferenza (e non possiamo dar loro torto).
Completano la guida “I vini d’Italia” e “I 320 ristoranti di Papillon”, rassegne delle migliori cantine e delle migliori tavole accompagnate da una breve recensione: sezioni interessanti che però restano a metà del guado, non abbastanza approfondite per essere vere e proprie guide e non abbastanza snelle per una consultazione rapida.

Questo Golosario, insomma, tiene fede al suo nome e sfiora addirittura il peccato di ingordigia: nulla di male, s’intende, anche perché l’idea di raggruppare in un’unica guida tutte le informazioni indispensabili per il viaggiatore-gourmet è meritevole e degna di fiducia. Servirebbe soltanto un po’ di labor limae per rendere il tutto meno enciclopedico e più accessibile.
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Golosaria 2007

Papillon e abito scuro d’obbligo per la seconda edizione di Golosaria, presentata lo scorso 6 novembre al Grattacielo Pirelli di Milano (sede della Regione Lombardia): la “rassegna di cultura e gusto” è infatti una delle creature di Paolo Massobrio, il giornalista e critico gastronomico immediatamente identificabile dal caratteristico cravattino che ha dato anche il nome alla sua associazione, il Club di Papillon.

Come l’anno scorso, dunque, per tre giorni (da sabato 10 a lunedì 12 novembre) operatori e appassionati del settore saranno all’Hotel & Convention Center Melià di via Masaccio per partecipare a una serie di incontri, assaggi ed eventi dedicati alle produzioni alimentari artigianali.

Eventi che per la verità hanno preso il via già in occasione della presentazione stessa: davanti a un folto pubblico di giornalisti, infatti, dopo gli interventi di Viviana Beccalossi (vicepresidentessa della Regione Lombardia) e di altre autorità provinciali e regionali, Massobrio ha presentato in collaborazione con Mauro Gatti la sua guida Il Golosario, alla quale dedichiamo un’apposita presentazione, e soprattutto l’ormai celebre Davide Oldani come miglior ristoratore della provincia.
Il riconoscimento a Oldani premia il successo della sua trattoria D'O, da noi recensita nel 2005, e la sua formula innovativa fatta di recupero della tradizione ma anche di ardite sperimentazioni. Ma la consegna del premio è stata anche l’occasione per gustare un ottimo buffet allestito dallo stesso Oldani in collaborazione con i docenti dell’IPC Falcone di Gallarate, con alcuni piccoli gioielli come l’insalata di trippa con uvetta, capperi e pinoli, la testina di vitello con creste di gallo e agrumi, il formaggio di capra semistagionato e il dolce di panettone.

Tornando a Golosaria, da sottolineare subito che la rassegna è a inviti: per partecipare bisogna iscriversi sul sito di Papillon. L’invito consente anche di acquistare a prezzo scontato l’ultima edizione della GuidaCriticaGolosa alla Lombardia, in uscita in questi giorni. La manifestazione si apre sabato dalle 14.30 alle 22.30, continua per tutta la giornata di domenica (10-15.30) e si conclude lunedì (10-17). Tra gli appuntamenti più interessanti le “lezioni popolari di cucina milanese” proposti da chef locali che presenteranno piatti tipici come cassoeula, ossobuco e cotoletta; i dibattiti su temi d’attualità come la riscoperta delle botteghe di quartiere e il futuro dell’happy hour; la gara di caffè tra i migliori baristi recensiti dal Golosario e naturalmente le premiazioni dei migliori vini, prodotti, locali e operatori del 2007. Momento particolarmente atteso sarà la premiazione di Gualtiero Marchesi, celebrato maestro della cucina italiana.
Per tutta la durata della rassegna sarà possibile degustare nell’Area Lounge i piatti della tradizione lombarda in abbinamento ai 100 migliori vini d’Italia selezionati dallo staff di Massobrio.

A margine della rassegna sono da segnalare due iniziative interessanti (anche se discutibili). La prima è il lancio della De.Co, Denominazione Comunale: un’etichetta da attribuire ai prodotti tipici dell’enogastronomia milanese, che dovrebbe incentivare la riscoperta e la conservazione della cucina locale soprattutto in vista dell’appuntamento cruciale con l’Expo 2015. La seconda è l’attribuzione del marchio di qualità “Q” a otto strutture agrituristiche della zona, non necessariamente dotate di ristorante, da parte della Camera di Commercio di Milano: tra queste c’è anche l’agriturismo “La Stella” di Legnano.
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LocusTour 2007

Anche la Sicilia deve arrendersi alle Locuste, protagoniste di un lungo viaggio alla scoperta delle meraviglie dell'isola (18 agosto-1° settembre 2007). Ecco alcune immagini, per ulteriori testimonianze vedere le singole recensioni:
La Bettola dei Marinai - Da Lorenzo
Trattoria Don Saro
Trattoria Veneziano
La Taverna dell'Etna
Trattoria Casalinga


La colazione dei campioni


Goliardia e zibibbo al bar Turrisi di Castelmola


Locuste a Ragusa Ibla


Dolci in vetrina a Modica


Il ristorante Ottocento a Siracusa


Sagra del Pesce a Santa Maria la Scala


Tra gli scogli di Santa Tecla


Un piccolo passo per l'uomo...


Volto noto a Noto


In alto i calici!


La scala che porta al successo


Il magnifico panorama che si gode da Erice


Uno scorcio della cattedrale di Palermo


Locuste alla Scala dei Turchi


Anche Cefalù è conquistata

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