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PappaMilano

Solo 8.50 € per questa raccolta di ristoranti milanesi che, come dice il sottotitolo, raggruppa "100 ristoranti di qualità a buon prezzo". Si tratta di un utile strumento per orientarsi tra le centinaia di locali disponibili nel capoluogo lombardo: aiuta, inoltre, il formato tascabile, che rende questa guida ottimo compagno di viaggio per buone forchette. Un appuntamento che, del resto, si ripete da diversi anni grazie all'impegno dell'associazione Terre di Mezzo (vedi anche la recensione di PappaMondo edizione 2004).

I ristoranti proposti vengono suddivisi a seconda della loro posizione nella città: ogni pagina riporta un locale e, in bella vista, compare il prezzo di ognuna delle portate proposte, evitando così il concetto, spesso ingannevole e poco indicativo, di prezzo medio. Le recensioni, a detta dell’autore stesso, risultano talvolta poco precise, soffermandosi troppo spesso sull’ambiente e dedicando poco spazio alla descrizione delle portate e, soprattutto, del vino.
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Dove andiamo a cena stasera?

A tutti sarà capitato di stupirsi per la ricchezza di ristoranti, osterie, trattorie e agriturismi che il territorio del nostro paese ha a disposizione. La provincia di Novara non fa certo eccezione: e dunque questo volume, dall'eloquente sottotitolo "Guida ai ristoranti tipici ed agli agriturismi delle colline novaresi", non è certo una curiosità per maniaci, ma un'indispensabile risorsa per orientarsi nella miriade di locali che sorgono in una zona spesso trascurata dai gastronomi, e ricca invece di specialità e di sapori.

Il volume, privo di pretese "letterarie", non è realizzato da scrittori professionisti, ma è patrocinato dal Kiwanis International, un'associazione ormai ultranovantenne che promuove in tutto il mondo la collaborazione tra popolazioni e la risoluzione dei problemi sociali. Tra gli obiettivi dell'associazione rientra anche la valorizzazione del territorio, e in questo quadro si inserisce la guida curata da Riccardo Franchini e Francesco Ragni.

L'edizione 2003-2004, in 320 pagine, raccoglie 46 ristoranti e 6 agriturismi della provincia, oltre a interessanti testi sulla viticoltura novarese e i prodotti tipici del territorio. Per ognuno dei ristoranti, suddivisi per località, è indicata una serie interminabile di informazioni utili: dal prezzo (attenzione: si va dai 20 ai 120 €!) ai giorni di riposo, dall'orario di apertura al parcheggio, fino ai nominativi dei gestori e alle dettagliate indicazioni per raggiungere il locale. Naturalmente c'è anche il menu, che comprende sempre i piatti più tipici della tradizione novarese, dalla paniscia alla casoeula, passando per il tapulone e la trippa. Le recensioni sono estremamente sintetiche ma sempre corredate da numerose immagini fotografiche.

Completano le guida le essenziali indicazioni turistiche - per ognuna delle località citate sono segnalati luoghi e monumenti degni di una visita - e, nelle pagine conclusive, l'elenco dettagliato di tutti i vini DOCG e DOC prodotti in provincia, ciascuno analizzato in base a vinificazione, affinamento, caratteristiche organolettiche, gradazione e abbinamenti culinari.
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Osterie d'Italia 2005

Era appena terminato un decennio di edonismo sfrenato, ma anche di omologazione culturale e di appiattimento sulla scarsa qualità (non solo in campo gastronomico), quando nel 1990 la Slow Food decise di sfornare la sua prima guida alle osterie, completa di 700 recensioni. A quindici anni di distanza quella dell'associazione piemontese è diventata, come abbiamo già avuto occasione di dire, una vera Bibbia del settore; i suoi nemici, invece - come ricostruisce Paola Gho nella gustosissima prefazione - sono scomparsi o in calo. E non è una cattiva notizia, quando i nemici si chiamano nouvelle cuisine e fast food all'americana.

Ma adesso che il modello della piccola e modesta osteria, della cucina genuina, dei prodotti tipici ha avuto successo, il pericolo è un altro, continua la Gho (curatrice principale della guida): appiattirsi sugli stereotipi, giudicare acriticamente buono tutto ciò che si presenta come "povero" e talvolta falsamente tradizionale. Una guida dunque continua a essere indispensabile: per distinguere chi davvero coltiva la tradizione gastronomica locale da chi si limita a sfruttarla a suo uso e consumo, per non adagiarsi sulle mode ma continuare a scoprire nuovi sapori.

Le caratteristiche della guida rimangono costanti nel tempo: recensioni asciutte ma preziose, attente a fornire quante più informazioni possibili; ristoranti a basso prezzo (che offrano cioè un menu completo a meno di 35 euro); aggiornamenti puntuali sui locali recensiti nelle precedenti edizioni. In 189 sono, quest'anno, quelli che si guadagnano la chiocciola di Slow Food, simbolo della massima qualità gastronomica. E più di 1600 in totale i ristoranti segnalati.

Cosa aggiungere ancora? L'ineguagliabile comodità di consultazione (con le pratiche mappe per ogni regione), la presenza di recapiti sempre verificati e affidabili, la sostanziale precisione - salvo qualche sbavatura - di menu e prezzi riportati, e soprattutto la straordinaria abilità nello scoprire, in mezzo a una miriade di locali, quelli davvero significativi e meritevoli di una visita, fanno di questa guida un acquisto imprescindibile per chiunque voglia gustare alla fonte le delizie della cucina italiana.
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Due galli nel pollaio... e in cucina

Dieci ristoranti, dieci diversi menu: anche Gallarate (VA) ha la sua rassegna gastronomica. Nel tentativo di riscoprire una tradizione culinaria spesso dimenticata e bistrattata, il Comune dei "Due Galli" ha indetto per la prima volta l'omonima manifestazione in collaborazione con la Confesercenti e l'Associazione Gourmet Ristoratori (presidente Benito Di Ghionno). Un'iniziativa assolutamente inedita nel circondario, che ha preso il via il 16 novembre e si concluderà il 30 novembre 2004. Lo scopo: gustare nuovamente i sapori della civiltà contadina e quelli immediatamente successivi alla rivoluzione industriale, quando Gallarate viveva il suo periodo di massimo sviluppo. Il tutto con menu a prezzo fisso dai 18 ai 30 € che esplorano tutti i meandri dell'antica gastronomia gallaratese; prezzi volutamente abbordabili per rilanciare ulteriormente l'economia di una città che nell'ultimo anno ha reso più vivibile e decisamente più frequentato il suo centro storico, con l'apertura di svariati locali e bar.

Tra le proposte più interessanti da segnalare sicuramente il risotto con gamberi di fiume e l'arrosto di maiale al latte dell'Antica Locanda Postporta, ma anche la coscia d'anatra cotta nel grasso della Locanda Nord Est. Da non perdere poi il menu Giacomo Pigni servito dal ristorante Brickoven e ispirato alla cucina di un grande chef gallaratese. Tutti i menu vanno dall'antipasto al dolce, in alcuni (vedi specchietto sottostante) sono comprese anche le bevande. In ogni caso è consigliata la prenotazione.
Per ulteriori informazioni vi rimandiamo al sito ufficiale del Comune di Gallarate. Questo l'indirizzo da contattare: Assessorato alla Cultura - Via Verdi 2 - 21013 Gallarate - tel. 0331-754421, con relativa Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

E in esclusiva una chicca per tutti: i proverbi della rassegna!

Ecco l'elenco dei ristoranti che partecipano all'iniziativa:

Antica Locanda Postporta - Via Postporta, 11 - tel. 0331-773201 - Chiuso mercoledì e sabato a mezzogiorno - € 30
Brickoven - Via Mercanti, 2 - tel. 0331-774640 - Chiuso lunedì - € 25 bevande escluse
La Cave - Via Novara, 1 - tel. 0331-793751 - Chiuso mercoledì - € 30
C'era una Volta - Viale Milano, 15 - tel. 0331-774655 - Chiuso domenica - € 30 vino escluso
Galaxy Grill - Via Tenconi, 12 - tel. 0331-245662 o 335-5332581 - Chiuso martedì - € 25 bevande escluse
L'Osteria dei Mercanti - Corso Matteotti, 32 - tel. 0331-770412 - Chiuso mercoledì - € 25 bevande escluse
Locanda Nord Est - Via Varese, 34 - tel. 0331-248355 o 338-3763993 - Chiuso domenica - € 25
Pepenero - Via Confalonieri, 2 - tel. 0331-777014 - Chiuso sabato a mezzogiorno e domenica - € 30
Ristorante La Pergola - Via Donatello, 3 - tel. 0331-781811 - € 18 mercoledì, € 20 sabato con 1/2 litro di vino a persona
La Trattoria Rossi - Via Montenero, 35 - tel. 0331-784665 - Chiuso sabato a mezzogiorno e domenica - € 25
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Welcome to Paradise

Canti popolari, fiumi di birra, costumi bavaresi e bretzel: cosa si può dire dell’Oktoberfest che non sia già stato detto? Nulla, e forse proprio questo è il bello. L’evento più importante dell’autunno tedesco affascina per la sua regolarità, per il ripetersi sempre uguale a se stesso di un rituale canonico e consolidato. E sicuramente da questo punto di vista non delude.
Siamo stati alla Theresenwiesse, il grande parco che ospita la festa, negli ultimi due giorni utili (la manifestazione, iniziata il 18 settembre 2004, si è conclusa infatti il 3 ottobre): e questo ci ha permesso, seppure in breve tempo, di cogliere approssimativamente tutto il meglio e il peggio della rassegna bavarese.

Non si smentisce la vocazione teutonica alla disciplina: si beve solo con il posto a sedere e solo all’interno dei tendoni, e alle 22.30 si chiudono i rubinetti. Una disciplina peraltro indispensabile per gestire una massa impressionante di visitatori in preda ai fumi dell’alcool. Ma l’esistenza di ferree regole non impedisce agli italiani, anche qui in grande maggioranza, di infrangerle: questo può portare, se va bene, al furto di un boccale o magari a una birra scroccata senza pagare, se va male a un placcaggio in piena regola da parte della Polizei (abbiamo assistito anche a questo).
Non mancano dunque scene di ordinaria follia: anche il personale, spesso, si lascia trasportare dall’ebbrezza. L’Oktoberfest non è esattamente, per intenderci, il posto dove porteremmo i nostri bambini - per quanto i tedeschi lo facciano. Ma per un appassionato il grande parco nel centro di Monaco è una sorta di Disneyland: si vorrebbe vedere e fare tutto, si ha il terrore di non farcela.
Noi siamo riusciti a visitare, con difficoltà dovute all’enorme afflusso di persone, due fra gli stand più rappresentativi (li chiamano “tendoni” ma ci vuole un bel coraggio): quello della Paulaner e quello della Hacker-Pschorr, entrambe fresche e leggere come si conviene alle pilsener tedesche. I prezzi? Dai 6 ai 7,20 € per il boccale da un litro: non esistono, ovviamente, altre scelte. Per mangiare si consiglia invece di ricorrere ai moltissimi, praticamente infiniti, chioschi che si trovano all’esterno degli stand: non mancheranno bretzel, bockwurst (salsicce bollite), bratwurst (salsicce alla brace), pollo e schnitzel (cotolette).
Di contorno, si fa per dire, tutto il folclore della festa: gli stand più grandi sono uno spettacolo per la vista, con le loro scenografie colorate, e per l’udito, grazie alle attivissime orchestrine. Sui tavoli si beve, si balla, ci si insulta, si indossano magliette e cappelli celebrativi: di più non si potrebbe davvero chiedere, anche se resta la sensazione che per gustare al meglio l’evento servirebbe una full immersion dall’apertura alla chiusura.
Un’ultima nota sul pernottamento: se non si ha la possibilità di prenotare con almeno due mesi di anticipo è inutile sperare di trovare posto a Monaco. Una buona soluzione è il camper (anch’esso da riservare con largo anticipo), un’altra idea è quella di dormire ad Augsburg, che si trova a una cinquantina di km ed è facilmente raggiungibile in treno. Noi abbiamo optato per l’economico Etap Hotel.

Sito ufficiale


Il tendone della Hoffbrau

ll bretzel: un protagonista della festa

Un particolare dell'ospitalità tedesca

Due Locuste in piena bevuta

Si abbatte il martello del Consigliere

Un "simpatico" cameriere

Il Navigatore Capo festeggia

L'Arcinemico delle Locuste

Gli effetti della festa si fanno sentire




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