Opinione scritta da Locuste

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Ristoranti
 
2020-07-27 13:12:16 Locuste
Voto medio 
 
7.8
Qualità 
 
9.0
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
6.0
Opinione inserita da Locuste    27 Luglio, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 13, 2020
Recensione
Capo Passero, l'estrema punta meridionale della Sicilia e dell'Italia, regala emozioni sotto forma di selvagge e incantevoli spiagge come quelle di Isola delle Correnti o di Scalo Mandrie. E di istituzioni culinarie come il ristorante del Gruppo Scala, che comprende anche l'attiguo albergo e che, nonostante sia da anni il locale più conosciuto e frequentato della zona, non ha modificato di una virgola la sua impostazione. Atmosfera casalinga e accogliente, lista recitata a voce e tutta incentrata sulle materie prime del giorno, menu degustazione dai prezzi vantaggiosissimi (35 euro dall'antipasto al dolce!). Insomma, un must assoluto per chi ama le delizie del mare. E il perché è chiarissimo se, mentre si sorseggia il caffè, si assiste al trasporto in cucina di un tonno da 70 kg appena pescato...

Come accennato, si può scegliere tra diverse versioni del menu fisso, che a seconda del numero di portate vanno dai 22 ai 35 euro. Le portate variano di giorno in giorno, ma immancabili tra gli antipasti sono i deliziosi crudi di mare (gamberi rossi, gamberetti, cicale, tartare di tonno, uova di cernia), davvero una prelibatezza. Alternative succulente sono l'insalata di polpo o la bruschetta di ricci di mare. Tra i primi spiccano gli spaghetti ai ricci o, quando disponibili, all'aragosta; ma la cucina offre un po' di tutto, dai classici spaghetti alle vongole a quelli con pistacchio e gamberi, fino agli ottimi strozzapreti con tonno e pomodorini Pachino.

Nei secondi il ristorante dà naturalmente il suo meglio, grazie soprattutto al freschissimo pescato del giorno: sarago, pagello, triglia, cernia, pagro dal sapore delicato e dalla consistenza paradisiaca, il tutto alla griglia o al forno (per non parlare di calamari e seppie). Su prenotazione è disponibile anche l'aragosta. I dolci non sono da meno: ovviamente eccellente il cannolo siciliano, ma è addirittura divina la mousse di ricotta e pere. La lista dei vini è abbastanza ridotta, in compenso scorre a fiumi il leggero vino bianco della casa, ideale per accompagnare un pasto che non si dimentica facilmente.
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Ristoranti
 
2020-07-24 14:23:31 Locuste
Voto medio 
 
7.5
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    24 Luglio, 2020
Ultimo aggiornamento: 24 Luglio, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 11, 2020
Recensione
Se vi trovate nella piacevolissima località costiera di Pozzallo non potrete non passare da piazza delle Rimembranze, fulcro della vita cittadina, e se passate da piazza delle Rimembranze non potrete non notare il palazzo in stile risorgimentale che ospita l'osteria Il Tonno Rosso, con i suoi pochi e richiestissimi tavoli esterni. La location a un primo sguardo può addirittura intimidire, con i suoi quadri d'epoca e l'aspetto nobiliare (ci sfugge come qualche recensione online possa definirlo "ambiente rustico"...) ma niente paura: il ristorante è tutt'altro che inavvicinabile, benché i prezzi siano medio-alti. Al tempo stesso non bisogna farsi ingannare neppure nel senso opposto: nonostante la vezzosa definizione "kitchen & sushi", l'osteria è portatrice di una solida tradizione culinaria sicula, con piatti tipici e materie prime locali di alta qualità.

Il "sushi" è in realtà un riferimento ai crudi di mare, che costituiscono un punto di forza del locale e monopolizzano gli antipasti: gamberi rossi crudi, ostriche, ma anche una degustazione completa di pesce e frutti di mare (30 euro). Per chi preferisce il cotto c'è un ricco piatto di assaggi, dal polpo ai fritti (16 euro), oppure una degustazione di crudo e cotto (18 euro). Tra i primi un altro cavallo di battaglia del locale: le splendide linguine ai ricci (18 euro), tra le migliori mai assaggiate per sapore e consistenza del condimento. In alternativa, mezze maniche al tonno rosso o alla cernia e le più che abbondanti linguine alle vongole (14 euro), o ravioli di cernia con gamberetti, zucchina e menta.

Come secondo sarebbe d'obbligo il tonno rosso che dà il nome al locale, scottato sulla griglia (20 euro), ma si può optare anche per una generosa grigliata mista (18 euro) che, rispetto ad altri locali, dà più spazio a pesci come spada e branzino, anche se non mancano gamberi e calamari. Gamberi rossi, gamberoni, pescato del giorno alla griglia e persino aragoste completano la ricca offerta. Sui dolci non c'è da fare troppo conto, anche se non manca qualche proposta interessante, in particolare sul fronte gelati e sorbetti. La cantina è invece curatissima, una vera e propria enciclopedia delle etichette locali: segnaliamo l'Insolia "Chiaramonte" delle cantine Firriato.
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Ristoranti
 
2020-07-22 10:47:46 Locuste
Voto medio 
 
7.1
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
7.5
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    22 Luglio, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 10, 2020
Recensione
Nota alle cronache degli ultimi anni soprattutto per i numerosi sbarchi di migranti, Pozzallo è in realtà soprattutto un'incantevole località turistica che mette a disposizione dei visitatori uno dei litorali più piacevoli della Sicilia sud-orientale. In questo contesto, cosa si potrebbe desiderare più di un accogliente ristorante e lounge bar con una veranda affacciata direttamente sul mare? A Valata deve moltissimo a questo incantevole panorama e un po' vi si adagia, nel senso che il menu non va molto oltre gli standard e i grandi classici: ma siamo comunque in Sicilia, e questo significa qualità molto alta di materie prime e preparazioni. Qualche confusione nel servizio nelle serate di maggior affollamento.

La lista, come detto, è essenziale ma ben concepita. Al gettonatissimo piatto di crudi di mare (20 euro) si accompagnano gli antipasti cotti (18 euro) o anche l'ottimo sauté di frutti di mare, con cozze e vongole freschissime e saporite (indispensabile la "zuppetta" finale con il pane)! Primi (12-15 euro) altrettanto tradizionali: spaghetti alle vongole, linguine burro e acciughe, tagliolini ai frutti di mare, con il tocco di freschezza della calamarata con bottarga e pesto di basilico, menta e pomodoro ciliegino. Se disponibili, le linguine con i ricci (20 euro) sono un must.

L'imponente banco del pesce all'ingresso del locale vi farà leccare i baffi in vista del secondo: il pescato del giorno, che sia alla griglia, al forno o in umido, è sempre la scelta migliore. Anche le tagliate sono molto richieste: davvero prelibata quella di tonno (18 euro), servita con caponata. Ricca ma leggera la frittura mista (14 euro), un po' deludente invece la zuppa di pesce (18 euro), in cui il pesce è molto sacrificato a favore di gamberi e frutti di mare. Nessuna discussione sul dolce: il cannolo siciliano (5 euro), con ricotta di vacca modicana, è magistrale. Ben studiata la cantina: segnaliamo il fresco e profumato Insolia delle cantine Principi di Butera, dal buon rapporto qualità-prezzo.
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Ristoranti
 
2020-06-23 15:32:52 Locuste
Voto medio 
 
7.4
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
9.0
Prezzo 
 
4.5
Opinione inserita da Locuste    23 Giugno, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Giugno 19, 2020
Recensione
Ci ricorderemo di questo ristorante, e non solo perché è il primo che riusciamo finalmente a recensire dopo una sosta di ben tre mesi, dovuta alla famigerata emergenza coronavirus. Ma anche per la squisita ospitalità di Mirco e Alisia che, insieme all'atmosfera accogliente dell'osteria e a una cucina validissima, ha reso davvero piacevole la nostra personale "Fase 2". I nuovi gestori hanno preso in mano lo storico locale di Abbiategrasso nel 2014 e lo hanno decisamente trasformato, ma senza snaturarlo: il menu, pur con qualche saggia sperimentazione, resta saldamente ancorato ai sapori robusti e "agricoli" del territorio, e gli ingredienti sono in buona parte a chilometro zero. I prezzi sono medio-alti, ma è uno di quei casi in cui non ci si pente affatto.

Il menu, che varia a seconda della stagione, si apre con una gamma di antipasti per tutti i gusti (12-15 euro): dall'"uovodiselva" (uovo biologico prodotto in un bosco) con spinaci e crumble al pancake con salmone affumicato ai sentori di gin tonic e robiola, fino alla ben più corposa e saporitissima lingua di manzo con pan brioche e salsa verde. Curatissimi i primi (15 euro): spaghettoni matt Felicetti alle vongole e paccheri Regina dei Sibillini, con zabaione salato, fonduta al pecorino e guanciale croccante (praticamente una versione "scomposta" della carbonara) sono senza dubbio i più interessanti.

Nei secondi (22 euro) la cucina dà il suo meglio, soprattutto per gli amanti della carne: i cavalli di battaglia della casa sono la cotoletta di vitello con chips di patate e la gustosissima pancia di maiale, cotta per 24 ore, con purè alla senape antica. Anche il filetto di vitello con salsa al vino rosso e verdure grigliate, tuttavia, si difende benissimo. Eccellenti pure i dolci (6-7 euro), dalla tipica torta Santa Maria con crema pasticciera e cioccolato fondente ai gelati di gusti inconsueti, come arachidi e mango, per finire con lo sferamisù - che, come si intuisce, è un tiramisù di forma sferica. Un elogio particolare, per finire, va alla carta dei vini, molto fornita e con proposte non scontate come il Rosso Montalcino delle cantine Caparzo.
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Ristoranti
 
2020-03-27 19:02:41 Locuste
Voto medio 
 
8.1
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
9.0
Servizio 
 
7.5
Prezzo 
 
8.0
Opinione inserita da Locuste    27 Marzo, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Febbraio 23, 2020
Recensione
Ci sono posti che devono restare esattamente quelli che sono, perché anche la modifica di un solo piccolo particolare rischierebbe di distruggere un equilibrio perfetto. La baita di Mamma Rina è un'istituzione, e potete star certi che non lo è solo per la sua posizione lungo una delle arterie più trafficata dell'hinterland di Bologna: quello che centinaia di clienti cercano da queste parti sono crescentine e tigelle preparate a regola d'arte, e nulla di più. Anzi sì: l'atmosfera rustica e conviviale è una componente fondamentale, compresi i goliardici cartelli alle pareti, dal segnale "Montecitorio" che indica il WC in giù. Ideale per abbuffate in compagnia o per un veloce pranzo domenicale, il locale può contare anche su prezzi assolutamente competitivi.

La proposta, come accennato, è tanto basica quanto attraente: crescentine e tigelle accompagnate da ogni ben di dio. Un compendio di tutto ciò lo offre il menu Mamma Rina, con affettati vari (crudo, mortadella, salame, il tipico salame rosa), l'immancabile "conza" di lardo e pancetta pestati, squacquerone, grana, sottoli e sottaceti e per finire nutella e marmellata da spalmare: il prezzo è di 17,50 euro, ma diventa di 14 se tutti i commensali lo ordinano. In alternativa si può optare per il menu Stuzzico (11,50 euro) con soli affettati e formaggi, o per il tagliere Bolognese (14 euro) con 4 porzioni a scelta.

Naturalmente è possibile ordinare crescentine e tigelle anche singolarmente, al prezzo di 0,60 euro l'una, scegliendo i condimenti preferiti; e il giovedì sono disponibili anche i borlenghi, sorta di crepes sottili e croccanti. Per chi vuole esagerare, il menu si completa con piatti di piccola cucina come polenta fritta con squacquerone, crema fritta, olive ascolane, cotolette e alette di pollo, fritto bolognese con verdure pastellate (5-6 euro), e con una piccola offerta di formaggi. Il rosso della casa è sincero e beverino, ma si può scegliere anche tra una ristretta selezione di bottiglie della zona, dal Lambrusco al Pignoletto. Che altro aggiungere? Davvero un indirizzo da non perdere!
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Ristoranti
 
2020-03-04 16:58:54 Locuste
Voto medio 
 
7.8
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
8.5
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
6.0
Opinione inserita da Locuste    04 Marzo, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Febbraio 22, 2020
Recensione
La passeggiata sui colli ai piedi del santuario di San Luca, il pranzo in trattoria, la partita allo stadio Dall'Ara. Può sembrare una domenica d'altri tempi, ma per molti bolognesi è ancora una piacevole tradizione; e la tappa fondamentale è quella Trattoria Meloncello che si presenta giustamente come una delle più antiche in città, avendo festeggiato il secolo di attività nel 2018. Ai tempi della sua fondazione da queste parti circolavano carrozze e cavalli, ora via Saragozza è una trafficatissima arteria stradale, ma nel menu non è cambiato assolutamente nulla: il ristorante resta il punto di riferimento per gustare tutte le specialità della tradizione bolognese, con ricette caserecce e porzioni molto corpose. E la rapidità nel servizio è assicurata, perché di arrivare tardi allo stadio non se ne parla!

Uno dei "segreti" di quest'ultimo punto è l'assenza di antipasti: al Meloncello si mangiano solo primi e secondi, ma non c'è certo il rischio di rimanere insoddisfatti. Soprattutto quando tra i primi ci sono prelibatezze come le tagliatelle al ragù, in una versione che rasenta la perfezione, i tortellini e i passatelli in brodo o l'immancabile gramigna con ragù di salsiccia. In alternativa, gnocchi al pomodoro, cannelloni alla ricotta o tortelloni ricotta e salvia. Attenzione: niente lasagne, o almeno non la domenica! In compenso, il vino della casa è esattamente quello che ci si può attendere, modesto ma beverino (ed economico).

Anche i secondi sono a base di tradizione e semplicità: le polpette con patate e piselli sono un classico della casa, ma non sono da meno le zucchine ripiene, l'ottimo coniglio disossato con polenta e l'ossobuco alla bolognese. Da provare anche i diversi tipi di arrosto (di maiale o di vitello) e il maialino da latte al forno, oltre a carpaccio e vitello tonnato. Dolci casalinghi come zuppa inglese, torta di riso e budino con gli amaretti. Un caffè veloce e si va a fare il tifo, dopo aver pagato un conto tutt'altro che salato: sui 35 euro per un pranzo completo.
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Ristoranti
 
2020-02-26 18:16:13 Locuste
Voto medio 
 
6.9
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
4.5
Opinione inserita da Locuste    26 Febbraio, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Febbraio 14, 2020
Recensione
Il lago c'è, ma non si vede. Anzi, i laghi: Capronno è una frazione del comune di Angera a soli 3 km dal lago Maggiore e ancora più vicina a quello di Monate, ma immersa com'è nelle colline, in un'atmosfera sonnolenta e fuori dal tempo, sembra arrivata da un altro mondo. E l'osteria Vecchia Capronno fa la sua parte nel definire quest'atmosfera, con le sue mura antiche e i suoi interni pieni zeppi di arredamento (genuinamente) "vintage". Poi c'è la cucina, che si piazza un po' a mezza via, provando ad abbinare questo ambiente caratteristico a un'offerta culinaria variegata, che passa dalla tradizione alla sperimentazione. I risultati sono più che discreti, peccato per i prezzi un po' troppo elevati.

Il menu è meritevolmente ridotto, con quattro scelte disponibili per ogni portata. Tra gli antipasti (12-16 euro) troviamo ingredienti legati al territorio come la formaggina, servita con polenta e cipolla caramellata, o il gustoso pane al lardo nostrano con miele e rosmarino, ma anche scelte esotiche come i samosa (triangolini di pasta fritta ripieni di verdure). Primi (14-15 euro) per tutti i gusti: robusti e saporiti gli strangozzi al vino rosso mantecati con tartufo e parmigiano, così come i caserecci zucca e salsiccia, più delicati i paccheri al ragù di lago e lime.

I secondi (20-25 euro) ripercorrono la via del pesce di lago, con l'ottimo - ma un po' troppo ridotto nella porzione - trancio di luccioperca agli agrumi. Molto interessanti anche l'arrosto di faraona imbottito e il filetto di manzo arrotolato con crudo e toma, in alternativa la tartare con tartufo nero. Dolci meno entusiasmanti, ma la torta caprese è una specialità della casa. Menzione d'onore per una cantina ben selezionata, con scelte di livello come il Ruché "'Na vota" delle Cantine Sant'Agata. Qualche incertezza nel servizio, ma nel complesso una buona scelta per una cena intima e tranquilla in un contesto che ha il suo fascino.
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Ristoranti
 
2020-01-28 15:36:03 Locuste
Voto medio 
 
7.4
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
7.5
Prezzo 
 
5.5
Opinione inserita da Locuste    28 Gennaio, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Gennaio 22, 2020
Recensione
Al di fuori dai percorsi più turistici di Torino, ma nel cuore del vivacissimo e multietnico quartiere di San Salvario (a metà strada tra la stazione di Porta Nuova e il Valentino), l'osteria Le Putrelle è il posto giusto per una full immersion nella ricchissima tradizione culinaria del capoluogo. E questo benché il locale nasca dall'intuizione del pugliese Giovanni Foresto, che negli anni 2000 trasformò in ristorante la vineria San Salvario, e dalla creatività dello chef Martino Blonda, suo conterraneo. Ma poco conta: l'atmosfera è quella giusta, gli abbinamenti pure, e a pranzo l'osteria riesce a coniugare mirabilmente qualità e rapidità. Promosso a pieni voti.

La proposta del mezzogiorno, come accennato, è tra le più interessanti: ottimo il menu piemontese (23 euro) che comprende antipasto, primo, dolce e bevande. Per iniziare si sceglie tra insalata russa, vitello tonnato, tris di tomini, sformato del giorno e la splendida battuta di fassone, poi si prosegue con il piatto migliore: gli agnolotti alle tre carni con burro, nocciole e formaggio Bra. Infine, dessert a scelta tra panna cotta alle nocciole e lo squisito bonet al caramello salato. In alternativa ci sono il menu sinoira (21 euro) con un ricco misto di antipasti seguito dal dolce, e i piatti del giorno, più fantasiosi e sperimentali, in combinazioni da 9 e 11 euro.

Il menu della cena ricalca lo stesso canovaccio, con qualche aggiunta gustosa: tra gli antipasti (7,50-10 euro) troviamo ad esempio la lingua al bagnetto rosso e i peperoni di Carmagnola con bagna caoda, come primi (9 euro) i tagliolini "Nonna Giulia" con ragù di fassone cotto per 12 ore in terracotta e gli gnocchi di patate con salsiccia brasata al Barbera e fonduta di gorgonzola. I secondi (12-16 euro) sono rigorosamente di carne, tra battuta di carne cruda, tagliata di fassone e vitello tonnato, ma anche stuzzicanti proposte fuori menu. Economici i dolci (4 euro) e in generale il prezzo finale non va oltre i 40. Buona scelta di vini, piemontesi e non, per un'esperienza decisamente soddisfacente.
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Ristoranti
 
2020-01-14 16:45:57 Locuste
Voto medio 
 
7.4
Qualità 
 
9.0
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
4.5
Opinione inserita da Locuste    14 Gennaio, 2020
Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 2020
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Gennaio 09, 2020
Recensione
Il successo di Trippa è tanto semplice da comprendere quanto impossibile da imitare: la creatura di Diego Rossi ha stravolto le regole della ristorazione milanese, fondendo l'atmosfera e il servizio da trattoria tradizionale con la cura e la vocazione alla sperimentazione di un ristorante stellato. Risultato? Cinque anni di premi, riconoscimenti, "ospitate" a congressi ed eventi e un pienone praticamente continuo, perché tutto si può dire di Milano, ma non che non sappia fiutare i fenomeni di costume. Qui però, oltre al fumo, c'è anche tanto arrosto: piatti della tradizione reinventati, cura estrema nella selezione degli ingredienti, la riscoperta del "quinto quarto" e di carni erroneamente considerate poco nobili. Unica avvertenza: prenotare con larghissimo anticipo e prepararsi al meccanismo dei turni, il che significa che la cena non può superare le due ore di durata.

Su tavoli di legno senza tovaglia e in un ambiente fintamente (ma impeccabilmente) old style, il menu arriva su una sola pagina: le proposte cambiano in continuazione, anche se alcuni capisaldi rimangono immutati. Tra questi quelli che vengono definiti "piatti della casa": il midollo alla brace (8 euro), la gustosissima trippa fritta (11 euro) da sgranocchiare tra un piatto e l'altro, la trippa del giorno (13 euro, noi abbiamo provato quella ai fagioli) e la battuta di Fassona alle nocciole. Immancabile pure il vitello tonnato (14 euro), in una versione tanto scenografica quanto succulenta. E tra gli antipasti, già che ci siamo, segnaliamo pure l'ottima testina di vitello.

Come si sarà capito, qui vige il culto della carne, preparata sempre nel rispetto della qualità delle materie prime e della sostenibilità. Non mancano però alternative per gli amanti di altri sapori, come le zuppe del giorno: nel nostro caso quella di cime di rapa con formaggio Fiore Sardo (13 euro). Oppure, sgombro e baccalà. Tra i secondi, imperdibile la coppa di mora con carciofi e una saporitissima salsina al cavolo nero (18 euro). Non mancano mai i piatti fuori carta "in base alla disponibilità e all'umore dello chef", che personalmente si occupa di servire i dolci: eccellente il castagnaccio con zabaione e vin brulè (6 euro). Impeccabile pure la cantina, che vanta tra l'altro il delicato Piedirosso Campi Flegrei di Mario Portolano. Insomma: tutto ad altissimo livello, e per un prezzo (45-50 euro all inclusive) che non è certo da disprezzare in rapporto alla fama del locale.

(Foto: Sari Morimoto)
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Ristoranti
 
2019-11-28 16:54:08 Locuste
Voto medio 
 
5.3
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
5.5
Servizio 
 
3.0
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    28 Novembre, 2019
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Novembre 03, 2019
Recensione
A Faenza, come un po' in tutta l'Emilia Romagna, il cibo è religione più che alimentazione; alle specialità gastronomiche e ai prodotti tipici del territorio si dedica un'attenzione particolare, che va ben oltre la semplice consuetudine per trasformarsi in rito. Per questo è ancora più sconcertante imbattersi in un'esperienza culinaria negativa come quella vissuta con La mia infanzia a tavola. Un peccato, perché le apparenze sembrano promettere bene: la location nel pieno centro storico, la cucina a vista, il simpatico arredamento ispirato al tema delle carte da gioco. Purtroppo, il ristorante dimostra di non essere preparato per accogliere una clientela numerosa e, oltre ad andare "nel pallone" con il servizio precipitando in errori e tempi biblici, non convince nemmeno per il rapporto tra le proporzioni troppo ridotte e i prezzi piuttosto alti. Un'occasione persa.

Il menu è succinto ma apparentemente interessante, con alcuni dei grandi classici della zona in versione casereccia. Tra gli antipasti (7 euro) la specialità della casa è il "crostone di Stefania" con sformato di spinaci, prosciutto e salsa di parmigiano; in alternativa, piadina con il lardo, fagottino di fiori di zucca con crema di zafferano o un'insalata di carciofi, sedano e grana in verità un po' insipida. I primi (9-11 euro) sono il cavallo di battaglia del ristorante, ma i gustosi cappellacci alla robiola e asparagi non fanno davvero una gran figura con una porzione da soli 7 elementi... In lista anche tagliatelle al ragù, strichetti con pancetta, scalogno e zucchine e garganelli al ragù bianco di salsiccia e pancetta.

Sulla stessa linea i secondi, con costoline di maiale in agrodolce (10 euro), la tipica cotoletta alla faentina in umido (12 euro) ed entrecote affogata nel pomodoro fresco e basilico (18 euro). Non mancano piatti ancora più essenziali come parmigiana di melanzane, vitello tonnato, uova con asparagi, e contorni base (6 euro) dalle patate ai fagiolini. Tra i dolci, che non abbiamo potuto provare visto il prolungarsi del pasto, sembra di qualche interesse la torta ricotta e mandorle. Anche la cantina è da verificare: la scelta di vini al calice è limitatissima, ma di discreto livello. Purtroppo i problemi del servizio finiscono per minare, oltre alla pazienza dei clienti, anche il rapporto con il personale, rovinando definitivamente l'atmosfera.
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