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Taverna 58
 
Taverna 58 2018-07-18 15:18:39 Locuste
Voto medio 
 
7.6
Qualità 
 
9.0
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    18 Luglio, 2018
Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 2018
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Recensione

Data di visita
Giugno 27, 2018
Recensione
Ci sono ristoranti che vivono in un tale rapporto di simbiosi con il territorio che li ospita da rendere inimmaginabile quel contesto senza la loro presenza (e viceversa). Istrionico, brioso, sorprendente ma al tempo stesso elegante e tradizionale, il locale creato nel 1980 da Giovanni Marrone sembra aver assorbito lo spirito letterario e teatrale che deborda dai manifesti alle pareti, dai piatti ispirati alle opere di D'Annunzio, dalla casa natale di Flaiano posta a pochi metri; e, al tempo stesso, quello trasgressivo della casa di piacere che un tempo sorgeva da queste parti. Tutto ciò abbinato a un menu insuperabile, con ingredienti di prima scelta e piatti tanto semplici quanto ricercati, fedeli alla tradizione ma anche innovativi. Un vero e proprio "must" per chi passa dalle parti di Pescara e non solo.

Immergersi nell'atmosfera delle splendide volte in mattoni (che nascondono addirittura reperti archeologici romani) è di per sé un piacere, e lo è anche sfogliare l'irresistibile menu infarcito di citazioni e richiami letterari. Non a caso è previsto addirittura un menu dannunziano a 28 euro, con il "Bocconcino del Vate" (una crespella con formaggio e zafferano) seguita da entrecote di agnellone ai funghi prataioli o "frittata sublime" (con ortaggi e formaggio di capra alla griglia), fino ad arrivare al parrozzo di cioccolato e mandorle affogato nel liquore Aurum, il cui nome fu ideato proprio dal poeta. Anche nella lista comunque non mancano le perle, a cominciare dagli antipasti (9 euro): baccalà a crudo, "ciammariche" (lumache di terra), fellata abruzzese (prosciutto di Torano, pecorino di Campo Imperatore, patè di papera e salumi vari) e le celebri pallotte, polpette di ricotta di pecora con ortaggi, oltre agli immancabili arrosticini.

Pure tra i primi (9-10 euro) c'è l'imbarazzo della scelta: deliziose le fregnacce al sugo, pasta fresca con sfrigoli di prosciutto che, secondo il menu, andrebbe gustata "in piedi, con un piede e una spalla appoggiati al muro". Ma altrettanto invitanti sono la chitarrina con funghi e tartufo, la makaira alla trappettara (spaghetti d'orzo con erbette, olio e olive), gli inconsueti strangozzi alla borbonica con pancetta, peperoncino e cioccolato. Come secondo (15-16 euro) imperdibile la robusta pecora della maiella nel tegame di coccio, ma attirano anche il coniglio al fieno di erbe aromatiche, il baccalà con cipolla caramellata e la scottata di vitellone "palluto", per non parlare del gustoso revival anni '80 con l'anatra all'arancia, ai tempi cavallo di battaglia del locale.

Se ancora non si fosse capito, il livello qualitativo è eccezionale - come lo sono i piatti di ceramica su cui sono servite tutte le pietanze - e i dolci non smentiscono il trend: oltre al già citato parrozzo, va assolutamente assaggiato il gelato all'amarena con tanto di deliziose amarene in sciroppo. La cantina è adeguata al contesto e include tutte le principali etichette locali: consigliatissimo il Montepulciano "Incanto" della cantina Marramiero. Vasto pure l'assortimento di liquori amari e dolci per il post. A pranzo è disponibile anche un menu ristretto a 18 euro, bevande escluse.
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