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Trattoria Cibreo
2012-05-17 11:02:32
Locuste
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Recensione
Data di visita
Marzo 13, 2009
Recensione
Per un non fiorentino è già piuttosto strano trovare, accanto a un rinomato ristorante d'alta classe (lo chef Fabio Picchi è ormai una celebrità), una piccola trattoria dallo stesso nome che ripropone su scala ridotta le preparazioni del... fratello maggiore. Il fatto è che il Cibrèo non si è fermato qui: oggi lo stesso marchio identifica anche un caffè, un negozio di alimentari e perfino un teatro. All'interno di questo quartiere su misura, la soluzione gastronomica più economica e al tempo stesso qualitativamente eccellente resta la trattoria: entrarci, però, è difficile, perché i coperti sono soltanto 30 e non sono accettate prenotazioni. I piatti, nella loro semplicità, si pregiano di tutto l'estro e la fantasia della cucina d'alto livello; purtroppo, il servizio (piuttosto lento) e soprattutto la quantità non sono alla stessa altezza.
Un rosso della casa decisamente sopra la media - ma la cantina non è certo sfornita - accompagna antipasti sfiziosi anche se in porzioni, come detto, decisamente ridotte. Segnaliamo soprattutto l'insalata di trippa e l'ottimo, per consistenza e sapore, sformato di ricotta e patate; ma ci sono anche i classici crostini al paté. Tra i primi è assente la pasta ma in compenso abbondano le minestre: passato di spinaci, decisamente soddisfacente, e minestra di pane, versione più leggera della tipica ribollita. Non manca la pappa al pomodoro ed è notevole la polenta alle erbette e formaggio, ma anche qui non ci sono da aspettarsi porzioni pantagrueliche.
I secondi si aprono con un coup de théâtre: collo di pollo ripieno, un piatto che è quasi un'opera d'arte. Ma a soddisfare il palato più della vista è il polpettone di vitella, servito con una fantastica maionese artigianale che ha tutto il sapore della cucina casalinga. Gustose anche le polpettine di pollo e ricotta. I dolci sono quasi tutti al cucchiaio: bavarese alla vaniglia o al caffè e panna cotta. Ad alzare decisamente il livello dei dessert è la sublime cheesecake alla marmellata d'arance, uno splendido contrasto dolce-amaro che lascia assolutamente appagati. Il conto finale sarà sicuramente sopra i 35 euro, non troppo comunque se si considera la fama del locale.
Un rosso della casa decisamente sopra la media - ma la cantina non è certo sfornita - accompagna antipasti sfiziosi anche se in porzioni, come detto, decisamente ridotte. Segnaliamo soprattutto l'insalata di trippa e l'ottimo, per consistenza e sapore, sformato di ricotta e patate; ma ci sono anche i classici crostini al paté. Tra i primi è assente la pasta ma in compenso abbondano le minestre: passato di spinaci, decisamente soddisfacente, e minestra di pane, versione più leggera della tipica ribollita. Non manca la pappa al pomodoro ed è notevole la polenta alle erbette e formaggio, ma anche qui non ci sono da aspettarsi porzioni pantagrueliche.
I secondi si aprono con un coup de théâtre: collo di pollo ripieno, un piatto che è quasi un'opera d'arte. Ma a soddisfare il palato più della vista è il polpettone di vitella, servito con una fantastica maionese artigianale che ha tutto il sapore della cucina casalinga. Gustose anche le polpettine di pollo e ricotta. I dolci sono quasi tutti al cucchiaio: bavarese alla vaniglia o al caffè e panna cotta. Ad alzare decisamente il livello dei dessert è la sublime cheesecake alla marmellata d'arance, uno splendido contrasto dolce-amaro che lascia assolutamente appagati. Il conto finale sarà sicuramente sopra i 35 euro, non troppo comunque se si considera la fama del locale.
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