Recensione
Ci sono ristoranti che sembrano fare di tutto per non avere successo (e forse, chissà, è proprio così). Indubbiamente la trattoria Barchetta è tra questi: la vicinanza di un incombente e un po' inquietante viadotto autostradale non è certo il migliore dei biglietti da visita, e per di più il ristorante è disponibile solo a pranzo per gran parte della settimana, riducendo al venerdì e al sabato le aperture serali (facile immaginare che la prenotazione è quasi obbligatoria). Eppure il locale è un'oasi di pace e tranquillità; l'ambiente è rustico ma curato, punteggiato da prodotti tipici e bottiglie di pregio che lasciano presagire l'ottimo livello della cucina; il servizio davvero impeccabile per cortesia e disponibilità. Negli anni le cose, se possibile, sono ancora migliorate e quello della trattoria modenese resta un indirizzo di riferimento per gli amanti del mangiar bene.
I piatti proposti rientrano tutti nel solco della tradizione emiliana, con qualche rielaborazione personale ma soprattutto con evidente cura e affetto nei confronti di un patrimonio gastronomico secolare. Da non perdere gli antipasti, ovviamente a base di salumi: lardo di Colonnata, crudo di Parma, salame nostrano e culaccia, ma anche petto d'oca affumicato, petto d'anatra marinato sotto sale e lumache alla borguignonne. A seconda della stagione, disponibili altre prelibatezze come il parmigiano con aceto balsamico o il flan di zucca con prosciutto croccante. I primi non sono da meno: perfetti i tortellini in brodo, consigliamo anche i classici tortelli ricotta e spinaci con burro e salvia e i maccheroni all'amatriciana. Non da meno la gramigna alla salsiccia, i tortelli di zucca con aceto balsamico, gli spaghetti al torchio con guanciale, cipolla e pecorino e, per concludere, una vera e propria chicca: gli spaghetti alla chitarra, proposti di volta in volta con diversi condimenti stagionali. Noi li abbiamo assaggiati, ad esempio, con broccoli e salsiccia o con asparagi e salsiccia.
Neppure nei secondi cala il livello qualitativo del locale, che presenta un eccellente cotechino con purè e un corposissimo stinco di maiale al forno. Da provare anche l'eccellente tagliata di filetto di cavallo, la costata di Angus e soprattutto il filetto di maiale all'aceto balsamico, quasi "affogato" nel prezioso liquido ma non per questo meno equilibrato. Notevole l'abbondanza delle porzioni, che corrisponde peraltro a prezzi onesti. Tra i dolci immancabile e ottima la zuppa inglese, da segnalare però anche il semifreddo al limone con salsa di fragole e la mousse di cioccolato al forno. I vini, regionali ma non solo (ottimo il Sangiovese Aulente delle cantine San Patrignano), sono disponibili anche al bicchiere. Impressionante la selezione di Lambrusco, con una trentina di etichette disponibili: da consigliare il "Vigna del Cristo" delle cantine Cavicchioli. Da non perdere inoltre il Lambrusco di Sorbara.