Recensione
Roma e Milano: città in eterno contrasto, spesso solo dialettico, che si somigliano in realtà più di quanto sembri. E non a caso è riuscita perfettamente l'operazione che puntava a trasportare una vera osteria romana, con tutte le sue caratteristiche (compresi il vino rosso a buon mercato e l'apertura "fino a tardi"), nel cuore del capoluogo meneghino. Sarà un caso che il locale sorga proprio nei pressi di Porta Romana? Forse sì, ma di certo non è casuale il nome scelto per l'insegna, e infatti pane e olio abbondano su ogni tavola. L'incantesimo prosegue ormai da molti anni, al punto che il locale di via Muratori, come la Settimana Enigmistica, ha generato "innumerevoli tentativi d'imitazione": l'originale rimane sempre il migliore per la genuinità delle preparazioni, anche se la scelta di ricorrere al doppio turno a cena - in stile catena di montaggio - stona un po', e i modi sbrigativi del servizio, che qualche anno fa erano un tocco originale, alla lunga stancano.
Il menu cambia ogni sera e viene costantemente aggiornato sulla lavagna: si pesca, comunque, solo ed esclusivamente nella tradizione romana più pura, riscoprendo piatti davvero tipici al di là delle mode passeggere. Antipasti veloci ma sfiziosi come le bruschette al lardo e le verdure fritte al cartoccio (carciofi e zucchine); il meglio, com'è facile immaginarlo, lo danno i primi, con i grandi classici alla ribalta (rigatoni con pajata e bucatini all'amatriciana, insieme all'immancabile cacio e pepe). Ottimi anche i sedanini alla Tuscia, con pomodorini, guanciale e ricotta, e i tonnarelli salsiccia e funghi. Qualche piatto esce comunque dal canovaccio per offrire un po' di sperimentazione in più: è il caso degli gnocchetti alle alici o dei fusilloni zucca, spinaci e mandorle.
Secondi all'altezza della situazione, in particolare con il tipico abbacchio arrosto, servito con patate, carciofi, olive o aromi vari, e con la gustosissima coda alla vaccinara, qui nella sua versione più aderente alla tradizione. Meritano un assaggio anche la salsiccia e i classici saltimbocca alla romana. Meno vasto l'assortimento di dolci, dominati dalla torta cioccolato e pere. La lista dei vini è abbastanza ben fornita, anche se pecca un po' proprio sulle bottiglie laziali: a salvare la situazione arriva il robusto Rosso delle Terre d'Asturia, cantina sociale della zona di Latina. Più che discreto, comunque, anche il rosso della casa. Si chiude con caffè e amari canonici. Le porzioni sono robuste ma non esorbitanti; i prezzi, considerata anche la popolarità del ristorante, si sono mantenuti accettabili, crescendo solo di pochi euro negli anni (9 i primi, 13 i secondi).