Recensione
ATTENZIONE: Ci viene segnalato che dopo la nostra visita il ristorante ha cambiato nome e gestione. Le caratteristiche del locale potrebbero essere mutate.
A una prima occhiata, neppure troppo distratta, non sembra neppure un ristorante, e si tratta infatti di un semplice bar con qualche tavolo annesso. Nemmeno la zona è delle migliori: siamo a poca distanza dal centro città, ma già in piena periferia, più o meno degradata, certamente poco raccomandabile nelle ore serali. Eppure, a dispetto di questi handicap, l'indiscutibile vocazione imprenditoriale del proprietario Fitui e la cucina di Abeba fanno del Dahlak Bar una tappa interessante e gradita alla scoperta di nuove cucine. Certo, l'ambiente è forse troppo spartano persino per le Locuste più incallite; la cucina eritrea però si fa rispettare, a patto di avere una buona tolleranza al piccante, e il prezzo è davvero abbordabile. Avvertenza: per cenare è necessario prenotare.
Si comincia con un minimo antipasto, giusto per farsi la bocca: è il sambusa, una frittellina di carne e di porro. Ma si fa subito sul serio con il cous cous ai ceci, servito con accompagnamento di ottime verdure bollite e soprattutto di harissa, la salsa piccante che è comunque soltanto una tenue anticipazione di quanto verrà dopo. Le bevande? I puristi storceranno il naso, ma il vino rosso italiano regge tutto sommato l'inconsueto abbinamento: da evitare però il Montepulciano d'Abruzzo, piuttosto scadente. Decisamente meglio un robusto Barbera.
Il piatto forte è lo zighinì, specialità principe della cucina eritrea: grossi dischi di pane sottile e spugnoso sul quale si dispongono, a piacere, passato di ceci, verdure, pesce, carne in salsa piccante e yogurt (per temperare la "potenza" d quest'ultima). Il tutto servito su un piatto girevole dal quale si "pesca" a turno, se gli altri commensali lo consentono... Si consiglia, nell'assaggio, di seguire l'ordine indicato, perché l'escalation dei sapori è alquanto rapida e impegnativa.
Il pasto si chiude poi con la torta al cocco della casa; il caffé si può saltare senza rimpianti, vale la pena invece di assaggiare lo zabib, liquore all'anice fatto arrivare direttamente da Asmara.