Recensione
Ancora nel 2008, quando recensivamo locali come il Mongolian Barbecue, "all you can eat" era una formula esotica per solleticare i clienti più golosi o più eccentrici; oggi di fatto non esiste ristorante giapponese (o presunto tale) che non adotti il menu a prezzo fisso e portate illimitate, con tutte le incognite e i rischi del caso. I rischi non sono certo per il ristorante, che anche nell'eventualità peggiore (come l'arrivo delle Locuste) ha sempre la certezza di chiudere in attivo, quanto per il cliente che vede spesso sacrificata la qualità degli ingredienti all'abbondanza delle portate. In questo locale un po' defilato rispetto al centro di Pavia, molto gradevole e curato nel design e nell'arredamento, siamo un po' a mezza via: certo, cuochi e personale sono cinesi e non giapponesi, come nel 99% degli omologhi, e alcuni piatti suonano piuttosto stereotipati e ripetitivi. Qua e là però spunta qualche "chicca" degna di nota, e del resto non potrebbe essere altrimenti, visto l'oceanico menu composto di oltre 100 pietanze differenti!
Di fronte a un panorama tanto ampio e variegato, l'errore peggiore sarebbe quello di farsi trascinare dall'ingordigia e ordinare più di quanto sia possibile mangiare (cosa che, ovviamente, le Locuste hanno fatto senza alcuna esitazione): una minacciosa nota sul menu avverte, infatti, che ogni piatto non consumato sarà pagato a parte. Si tratta però più di un deterrente che di un reale pericolo: i controlli non sono poi così rigidi... Per il resto, l'offerta all you can eat (23 euro bevande escluse) dà la possibilità di spaziare su ogni tipo di piatto, ad eccezione di quelli - più costosi - indicati da un apposito simbolo. Il consiglio è di non esagerare con gli antipasti: tra questi si possono assaggiare la tartare di salmone con olio di sesamo, gli harumaki (involtini fritti) e le koruke (crocchette di patate). Evitabili invece gli ebi gyosa (ravioli di gamberi). Potrebbe essere interessante assaggiare una zuppa come la osu mashi (con gamberi, surimi e alghe), a patto però che non ci si attendano sapori troppo marcati.
I piatti forti sono ovviamente quelli a base di riso e di pesce: gli udon, in particolare, contengono una gran quantità di riso con il preciso scopo di saziare il prima possibile il malcapitato cliente. Da provare, comunque, il riso con tempura misto e soprattutto il riso avvolto nelle foglie di loto, forse il piatto migliore; il peggiore è senza dubbio il kaisen don, pappetta di riso e pesce ai limiti del disgustoso. Meglio gettarsi sul tempura di verdure e di gamberoni, ben realizzato, e soprattutto sulle immancabili "barchette" di sushi, sashimi e nighiri di qualsiasi foggia e ripieno: tonno, salmone, gamberi, calamari, granchi, ma anche uova di salmone e ricci di mare. Per chi proprio non fosse sazio ci sono il chirashi (ciotola di abbondante riso con pesce) e numerosi piatti di pesce e carne alla griglia: tutto senza infamia e senza lode, più significativi i piatti - questi sì tipicamente cinesi - a base di manzo in umido e verdure o ananas. In quest'orgia di cibo quasi gratis, l'unica cosa che si paga è il bere: in lista, per fortuna, ci sono alcune bottiglie degne di nota come il buon Gewurztraminer delle cantine Toblino.