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The last catch

Un panorama funereo e deprimente con qualche barlume di speranza che, per una volta, viene dall'Italia: gli organizzatori del ciclo di documentari Food Fighters hanno visto lungo abbinando al film "The last catch" una serie di testimonianze dirette, dal vivo e via Skype, di chi lavora quotidianamente nel settore della pesca e sviluppa soluzioni concrete di "resistenza gastonomica". Peccato che si fosse a mezzanotte e la sala del Cinema Beltrade di Milano fosse sostanzialmente vuota, ma tant'è: il tema non è di quelli che attirano le folle, eppure quella che riguarda il pesce (e la sua progressiva scomparsa) è una delle più grandi emergenze alimentari del nostro secolo, soprattutto per quanto attiene al Mediterraneo.

La visione del documentario del tedesco Markus CM Schmidt, va detto, non può certo essere definita piacevole, né per i contenuti né per la forma: il film trasmette fisicamente la sensazione di essere a bordo di un peschereccio, tra gasolio e mal di mare, con abbondante contorno di sangue e carni di tonno spappolate. Dalla costa francese a Tokyo, passando per le acque di Ibiza e quelle di Malta, il quadro tratteggiato è davvero desolante: gli esemplari di tonno rosso sono sempre di meno e sempre più piccoli, il valore delle esportazioni - destinate quasi esclusivamente al Giappone - crolla, le aziende di famiglia chiudono, i pescatori sono costretti a cercare lavoro altrove. E le regolamentazioni per bloccare la pesca di frodo sono una farsa, come denuncia l'ex pescatore Roberto Mielgo, passato dall'altra parte della barricata (è stato osservatore per WWF e Greenpeace) non tanto per ragioni ideali quanto per aver intravisto in tempo la crisi del settore: finché lo sfruttamento intensivo e illegale dei mari continuerà, sotto la spinta dei grandi gruppi industriali, lo scenario non potrà che peggiorare.

Si può dunque fare qualcosa per salvare la pesca e i suoi prodotti? Nel loro piccolo qualche risposta hanno provato a darla gli ospiti della serata, come Mauro Fumagalli, creatore del progetto "La Casa dei Pesci" che sta creando un'area protetta e inaccessibile ai pescatori di frodo per ripopolare il mare della Maremma. O come Gian Carlo Dal Forno, assessore all'ambiente di Marano Lagunare, comune della provincia di Udine che da oltre un secolo si è dato un regolamento per preservare la laguna, pescando solo in periodi determinati dell'anno e tutelando le specie a rischio. Non solo: a Marano - dove un tempo aveva sede la fabbrica del tonno Maruzzella - il mercato del pesce è gestito direttamente dalle aziende locali, che ogni giorno vendono all'asta il pescato a grossisti e dettaglianti, evitando così speculazione e sfruttamento. Certo, si tratta di esempi circoscritti a specifiche realtà locali, difficili se non impossibili da replicare su larga scala; ma è comunque un inizio, così come lo sono le iniziative dei Gruppi d'Acquisto Solidale che permettono di acquistare prodotti del mare a km zero e nel rispetto dell'ambiente. Perché si sa, chi dorme non piglia pesci.

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