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Al Pompiere
2015-01-27 17:34:47
Locuste
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Recensione
Data di visita
Gennaio 01, 2015
Recensione
Pur trovandosi nel pieno centro di Roma, a un passo dal Lungotevere, la zona dell'antico ghetto ebraico è tra le meno conosciute e turisticizzate della capitale, e può riservare molte sorprese anche dal punto di vista gastronomico. Qui spuntano ad ogni angolo forni e panetterie dove assaggiare creazioni dolciarie dal sapore antico, e anche molti dei piatti oggi considerati tipicamente romani hanno origine da queste parti: non solo il celebre carciofo alla giudia, ma anche le puntarelle con le alici, tanto per fare un esempio. In questo contesto, il Pompiere è indubbiamente un punto di riferimento, anche se il locale posto al primo piano di un antico stabile non ha più nulla della classica trattoria: elegante e ben frequentato, il ristorante spicca più che altro per puntualità e precisione del servizio. Soprattutto, è l'indirizzo ideale per un "bigino" della cucina capitolina, vista l'impeccabile realizzazione dei piatti della tradizione. Il tutto ha un prezzo (non sotto i 40 euro per un menu completo), ma dimostra decisamente di valerlo.
Vista la location e le premesse, impossibile non concedersi per iniziare il già citato carciofo alla giudia: piatto tutt'altro che facile (il rischio di cottura eccessiva è dietro l'angolo) ma qui assolutamente inappuntabile, croccante, morbido e saporito senza la minima traccia di bruciato. Assai gustosi anche gli immancabili fiori di zucca fritti ripieni di mozzarella e alici. Il capitolo primi è di quelli che non si vorrebbero mai esaurire: spettacolari i tonnarelli cacio e pepe, ben al di là di ogni recente moda, che si affiancano ai bucatini all'amatriciana e alla carbonara, o ai più rustici rigatoni alla pajata. Ma da riscoprire sono anche piatti meno conosciuti fuori da Roma, come i tagliolini alla romana (con acciughe e pecorino) e i delicati tagliolini al limone.
Decisamente interessante anche l'assortimento di secondi, tutti direttamente riconducibili alla tradizione locale. La coda alla vaccinara è sostanzialmente perfetta per sapore e consistenza; in alternativa ecco trippa alla romana, frittura di cervella o di agnello, l'onnipresente abbacchio o il baccalà. Da non perdere, tra i contorni, le già ricordate puntarelle ma soprattutto il sorprendente torsello d'indivia, una prelibatezza. Dolci più ordinari, ma tutti artigianali: tiramisù, profiterol, crème caramel e crostate a base di ricotta. Nel vasto assortimento di vini si può optare per una produzione locale, come il raffinato Cesanese del Piglio dell'azienda Casale Vallechiesa.
Una curiosità per chiudere: si dice che il nome "Al Pompiere" derivi dal soprannome affibbiato al proprietario, incaricato di estinguere a suon di vino gli "incendi" destati nei clienti dalla sua pasta all'arrabbiata...
Vista la location e le premesse, impossibile non concedersi per iniziare il già citato carciofo alla giudia: piatto tutt'altro che facile (il rischio di cottura eccessiva è dietro l'angolo) ma qui assolutamente inappuntabile, croccante, morbido e saporito senza la minima traccia di bruciato. Assai gustosi anche gli immancabili fiori di zucca fritti ripieni di mozzarella e alici. Il capitolo primi è di quelli che non si vorrebbero mai esaurire: spettacolari i tonnarelli cacio e pepe, ben al di là di ogni recente moda, che si affiancano ai bucatini all'amatriciana e alla carbonara, o ai più rustici rigatoni alla pajata. Ma da riscoprire sono anche piatti meno conosciuti fuori da Roma, come i tagliolini alla romana (con acciughe e pecorino) e i delicati tagliolini al limone.
Decisamente interessante anche l'assortimento di secondi, tutti direttamente riconducibili alla tradizione locale. La coda alla vaccinara è sostanzialmente perfetta per sapore e consistenza; in alternativa ecco trippa alla romana, frittura di cervella o di agnello, l'onnipresente abbacchio o il baccalà. Da non perdere, tra i contorni, le già ricordate puntarelle ma soprattutto il sorprendente torsello d'indivia, una prelibatezza. Dolci più ordinari, ma tutti artigianali: tiramisù, profiterol, crème caramel e crostate a base di ricotta. Nel vasto assortimento di vini si può optare per una produzione locale, come il raffinato Cesanese del Piglio dell'azienda Casale Vallechiesa.
Una curiosità per chiudere: si dice che il nome "Al Pompiere" derivi dal soprannome affibbiato al proprietario, incaricato di estinguere a suon di vino gli "incendi" destati nei clienti dalla sua pasta all'arrabbiata...
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