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Bar Juanito
2012-05-22 21:31:18
Locuste
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Recensione
Data di visita
Agosto 25, 2008
Recensione
Senz'altro il più "ristorante", nel senso classico del termine, tra quelli da noi incontrati nel corso del nostro tour andaluso. Il nome inganna, ma basta fare un giro nell'ampia sala elegantemente arredata - affiancata da diversi tavolini all'aperto - per rendersi conto che il Bar Juanito è un locale con una lunga storia alle spalle: è nato infatti nel 1943 e quarant'anni dopo si è trasferito nell'attuale location. Celebre per i carciofi, piatto tipico della casa raffigurato ovunque, il locale si distingue più in generale per una cucina mai banale e ricca di sapori originali, oltre che per il sapiente uso degli ingredienti tipici della zona, in particolare naturalmente il vino, vanto di Jerez.
Anche il menu si presenta in modo più tradizionale che altrove, con una netta divisione tra antipasti e pietanze vere e proprie: in realtà però tutte le porzioni sono decisamente abbondanti. Inevitabile iniziare con il piatto più atteso, gli alcachofas Juanito: assai simili ai nostri carciofi alla romana, ma davvero molto gustosi e teneri nella consistenza. Da provare anche le albondigas oloroso, polpettine in salsa di xerez ("oloroso" è una delle varietà di questo vino) servite con ottime patatine arrosto. Più tradizionali ma di buona qualità i boquerones fritos (sardine fritt).
Si prosegue con carne di ogni tipo: le costillas en adobo (costine con succulento condimento di spezie), la carne de toro (toro bollito con patate e peperoni) e soprattutto il superbo magret de pato, un eccellente arrosto di anatra in salsa di xerez, con contorno di funghi. Una parola particolare va poi spesa per i dolci, dalla tarta de almendras (mandorle) alla mousse helado de Pedro Jimenez (altra varietà di xerez) con uvetta e pistacchi. Inutile dire che i vini locali sono gettonatissimi anche se, durante il pasto, non manca chi preferisce il consueto, e ottimo, Barbadillo di Sanlucar. Se per chiudere il pasto ci si concede anche l'inevitabile brandy della zona - consigliato il Carlos III delle cantine Pedro Domecq - non si sale comunque oltre i 35 euro di spesa.
Anche il menu si presenta in modo più tradizionale che altrove, con una netta divisione tra antipasti e pietanze vere e proprie: in realtà però tutte le porzioni sono decisamente abbondanti. Inevitabile iniziare con il piatto più atteso, gli alcachofas Juanito: assai simili ai nostri carciofi alla romana, ma davvero molto gustosi e teneri nella consistenza. Da provare anche le albondigas oloroso, polpettine in salsa di xerez ("oloroso" è una delle varietà di questo vino) servite con ottime patatine arrosto. Più tradizionali ma di buona qualità i boquerones fritos (sardine fritt).
Si prosegue con carne di ogni tipo: le costillas en adobo (costine con succulento condimento di spezie), la carne de toro (toro bollito con patate e peperoni) e soprattutto il superbo magret de pato, un eccellente arrosto di anatra in salsa di xerez, con contorno di funghi. Una parola particolare va poi spesa per i dolci, dalla tarta de almendras (mandorle) alla mousse helado de Pedro Jimenez (altra varietà di xerez) con uvetta e pistacchi. Inutile dire che i vini locali sono gettonatissimi anche se, durante il pasto, non manca chi preferisce il consueto, e ottimo, Barbadillo di Sanlucar. Se per chiudere il pasto ci si concede anche l'inevitabile brandy della zona - consigliato il Carlos III delle cantine Pedro Domecq - non si sale comunque oltre i 35 euro di spesa.
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