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Antica Osteria Casa di Lucia
2012-05-23 15:02:42
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Recensione
Data di visita
Febbraio 23, 2008
Recensione
Vi siete mai chiesti perché Renzo Tramaglino voleva sposare Lucia ne “I promessi sposi”? Probabilmente no, ammesso che voi non siate critici letterari di fama internazionale: ovviamente nemmeno io, che ricordo ancora i “4” della mia prof. di italiano al liceo. Ma se una sera tiepida di inizio marzo vi capitasse di salire verso Arquate, appena sopra Lecco, e sempre casualmente poteste perdervi nelle piccole viuzze fino ad arrivare davanti all'osteria Casa di Lucia, forse potreste afferrarne il motivo.
Entrate dalla porta a vetrate e scoprirete un piccolo angolo immutato di storia manzoniana. Vi sentirete forse viandanti o bravi, perché no, mentre vi accomoderete ai semplici tavolini apparecchiati da un’autentica “Agnese” dei giorni nostri e, in quell’istante, concorderete con il buon Renzo di quanto ci si possa innamorare di questo posto.
Il menù sarà semplice e vi permetterà di scegliere solo pietanze dal gusto autentico e senza fronzoli: come i paccheri al ragù di salsiccia, gustosi e mai troppo carichi di sapore se non nel profumo di una dolcissima carne di maiale e del pomodoro fresco, o i caserecci al carciofo, ricotta e bottarga. Ritornerete al “presente” solo per la soffusa musica jazz che fa, inconsapevolmente, così “vintage” questa tranquilla corte lombarda.
Passando ai secondi se pensate a un’alternativa alla pur ottima tagliata vi consiglio il fegato di vitello con cipollotte stufate: la tenerezza della carne e la leggera croccantezza del contorno renderanno questa vostra esperienza gastronomica unica. Ottima la lista dei vini che vi permetterà di spaziare dalla vicina Valtellina alla Sicilia, così come la proposta dei dolci varia e interessante come la friabilissima sbrisolona mantovana. Il prezzo si aggira sui trenta “denari” a testa ed è onestissimo sia per la cornice, il servizio, la qualità e l’armoniosa composizione dei piatti.
La tentazione di non andarvene subito sarà così forte che, anche dopo il pranzo o la cena, indugerete nel passeggiare ancora per gli stretti passaggi in cerca di un’apertura che vi farà sospirare nello scorgere dall’alto quell’immutato e pacifico ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno…
Lorenzo Filippi
Entrate dalla porta a vetrate e scoprirete un piccolo angolo immutato di storia manzoniana. Vi sentirete forse viandanti o bravi, perché no, mentre vi accomoderete ai semplici tavolini apparecchiati da un’autentica “Agnese” dei giorni nostri e, in quell’istante, concorderete con il buon Renzo di quanto ci si possa innamorare di questo posto.
Il menù sarà semplice e vi permetterà di scegliere solo pietanze dal gusto autentico e senza fronzoli: come i paccheri al ragù di salsiccia, gustosi e mai troppo carichi di sapore se non nel profumo di una dolcissima carne di maiale e del pomodoro fresco, o i caserecci al carciofo, ricotta e bottarga. Ritornerete al “presente” solo per la soffusa musica jazz che fa, inconsapevolmente, così “vintage” questa tranquilla corte lombarda.
Passando ai secondi se pensate a un’alternativa alla pur ottima tagliata vi consiglio il fegato di vitello con cipollotte stufate: la tenerezza della carne e la leggera croccantezza del contorno renderanno questa vostra esperienza gastronomica unica. Ottima la lista dei vini che vi permetterà di spaziare dalla vicina Valtellina alla Sicilia, così come la proposta dei dolci varia e interessante come la friabilissima sbrisolona mantovana. Il prezzo si aggira sui trenta “denari” a testa ed è onestissimo sia per la cornice, il servizio, la qualità e l’armoniosa composizione dei piatti.
La tentazione di non andarvene subito sarà così forte che, anche dopo il pranzo o la cena, indugerete nel passeggiare ancora per gli stretti passaggi in cerca di un’apertura che vi farà sospirare nello scorgere dall’alto quell’immutato e pacifico ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno…
Lorenzo Filippi
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