Bistrot Chez Nous
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26572
0Add
Indirizzo
Via / piazza
via Borgo 14
Città
Battuda
Regione
Lombardia
Provincia
Pavia
Informazioni
Giorno di chiusura
nessuno
Orari
lunedì-sabato solo sera, domenica solo mezzogiorno
Coperti
20
Prezzi
Fino a 20 €
Note
Prenotazione consigliata
Contatti
Telefono
366-7447985
Telefono alternativo
333-3554904
Sito internet
E-mail
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Opinione autore
Bistrot Chez Nous
2014-01-21 23:31:27
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 21 Gennaio, 2014
Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 2014
#1 recensione - Guarda tutte le mie opinioni
Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 2014
#1 recensione - Guarda tutte le mie opinioni
Recensione
Data di visita
Gennaio 19, 2014
Recensione
Chi compone il numero del Bistrot Chez Nous sappia a cosa va incontro: non tanto una prenotazione, quanto un invito. Perché l’esperienza che lo attende ha più a che fare con una visita a casa di amici che con una cena al ristorante. Non solo per l’ubicazione in un piccolo appartamento su due piani nel minuscolo abitato di Battuda (meno di 600 abitanti), o per i goliardici cartelli alle pareti: c’è molto di più, a cominciare dalla proprietaria Roberta che si comporta da perfetta padrona di casa, commentando i piatti, intrattenendo gli ospiti con racconti e aneddoti e aspettando che tutti siano seduti per iniziare a servire in tavola. Non c’è una lista alla carta: il primo che prenota decide il menu per tutti, scegliendo tra i piatti già proposti o suggerendone di nuovi. Roberta e Rodolfo hanno cominciato con servizi di chef a domicilio (ancora operativi) e così, pian piano, hanno finanziato l’apertura del locale, avvenuta nel maggio 2013: si va naturalmente al risparmio, non a caso suppellettili e bicchieri sono dell’Ikea, e chi osasse chiedere i calici per il vino verrebbe fustigato. Ma una volta capita l’antifona tutto suona genuino e gradevole, soprattutto perché il rapporto qualità-prezzo è strabiliante: 20 euro per un pasto completo, bevande comprese! Non è un caso se, dall’inaugurazione a oggi, il locale ha chiuso i battenti soltanto per 4 giorni…
Quanto detto nell’introduzione non deve far pensare a una cucina sbrigativa o dozzinale, tutt’altro: i piatti sono sì di semplice preparazione, ma anche originali e talvolta esotici. Il menu, come accennato, è deciso dai clienti, salvo per le serate a tema il cui prezzo varia dai 25 ai 35 euro. Esempi: cena spagnola, al tartufo, marocchina o francese (il legame con la Francia si avverte anche in molti piatti oltre che nel nome del locale). Noi abbiamo provato un interessante menu a base di pesce, introdotto da un goloso pavé d’Affinois (formaggio a pasta molle) con crema di cassis. Altri antipasti, a piccole dosi ma decisamente appaganti: pesce spada con melograno, le richiestissime capesante fresche e un eccellente salmone al tè verde. Il quadro si chiude con l’assaggio più essenziale ma anche più appetitoso: delicati gamberi al pepe rosso di cui, potendo, si fa volentieri il bis. Il primo è forse il piatto meno convincente: gnocchi di ricotta con pesto e vongole, un po’ salati e non del tutto equilibrati nei sapori. Nulla da dire invece sui vini delle vicine Cantine Cavallotti di Bubbiano, senza pretese ma onesti: il Pinot Nero è un validissimo esempio, discreti anche Bonarda e Barbera.
Venendo ai secondi si scopre uno dei cavalli di battaglia del locale: la tagliata di tonno, severa nel suo purismo e nella totale assenza di condimenti. Così come per la carne, è d’obbligo gustarla semicruda: chiedere una variazione nella cottura equivale a un sacrilegio contro cui vige la tolleranza zero. Quasi a bilanciare l’eccessivo rigore, la tagliata è servita con uno sbarazzino involtino di verza ripieno di ratatouille e spolverato di zucchero di canna: per quanto possa sembrare strano, l’abbinamento funziona a meraviglia. Comunque una valida introduzione al dessert, una panna cotta vanigliata ai pistacchi ricoperta da crema di lamponi e miele, in gradevole contrasto tra acidità e dolcezza; e per chi non fosse sazio c’è anche un assaggio di crema chantilly direttamente dal cucchiaio dello chef. Al caffè servito in piccole caffettiere rosse seguono digestivi senza fronzoli come grappa e sambuca. Si esce tra saluti e baci dopo aver stretto inevitabilmente amicizia con tutti gli altri commensali: nulla di strano nel fatto che chi passa da queste parti, di solito, tenda a tornare.
(E infatti - aggiornamento doveroso - sono tornate anche le Locuste, questa volta per assaggiare il predetto menu al tartufo: molte le prelibatezze da segnalare,tra cui la doppia tartare di salsiccia e manzo, la senape fatta in casa, il tournedos con insalata di asparagi e mirtilli. A deludere, paradossalmente, è proprio il tartufo, che stenta a emergere in questo diluvio di sapori...)
Quanto detto nell’introduzione non deve far pensare a una cucina sbrigativa o dozzinale, tutt’altro: i piatti sono sì di semplice preparazione, ma anche originali e talvolta esotici. Il menu, come accennato, è deciso dai clienti, salvo per le serate a tema il cui prezzo varia dai 25 ai 35 euro. Esempi: cena spagnola, al tartufo, marocchina o francese (il legame con la Francia si avverte anche in molti piatti oltre che nel nome del locale). Noi abbiamo provato un interessante menu a base di pesce, introdotto da un goloso pavé d’Affinois (formaggio a pasta molle) con crema di cassis. Altri antipasti, a piccole dosi ma decisamente appaganti: pesce spada con melograno, le richiestissime capesante fresche e un eccellente salmone al tè verde. Il quadro si chiude con l’assaggio più essenziale ma anche più appetitoso: delicati gamberi al pepe rosso di cui, potendo, si fa volentieri il bis. Il primo è forse il piatto meno convincente: gnocchi di ricotta con pesto e vongole, un po’ salati e non del tutto equilibrati nei sapori. Nulla da dire invece sui vini delle vicine Cantine Cavallotti di Bubbiano, senza pretese ma onesti: il Pinot Nero è un validissimo esempio, discreti anche Bonarda e Barbera.
Venendo ai secondi si scopre uno dei cavalli di battaglia del locale: la tagliata di tonno, severa nel suo purismo e nella totale assenza di condimenti. Così come per la carne, è d’obbligo gustarla semicruda: chiedere una variazione nella cottura equivale a un sacrilegio contro cui vige la tolleranza zero. Quasi a bilanciare l’eccessivo rigore, la tagliata è servita con uno sbarazzino involtino di verza ripieno di ratatouille e spolverato di zucchero di canna: per quanto possa sembrare strano, l’abbinamento funziona a meraviglia. Comunque una valida introduzione al dessert, una panna cotta vanigliata ai pistacchi ricoperta da crema di lamponi e miele, in gradevole contrasto tra acidità e dolcezza; e per chi non fosse sazio c’è anche un assaggio di crema chantilly direttamente dal cucchiaio dello chef. Al caffè servito in piccole caffettiere rosse seguono digestivi senza fronzoli come grappa e sambuca. Si esce tra saluti e baci dopo aver stretto inevitabilmente amicizia con tutti gli altri commensali: nulla di strano nel fatto che chi passa da queste parti, di solito, tenda a tornare.
(E infatti - aggiornamento doveroso - sono tornate anche le Locuste, questa volta per assaggiare il predetto menu al tartufo: molte le prelibatezze da segnalare,tra cui la doppia tartare di salsiccia e manzo, la senape fatta in casa, il tournedos con insalata di asparagi e mirtilli. A deludere, paradossalmente, è proprio il tartufo, che stenta a emergere in questo diluvio di sapori...)
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