Opinione scritta da Locuste

Non ci vuole un genio per accorgersi che le origini non sono propriamente autoctone: il fondatore Ferenc è un ungherese che arrivò negli anni Novanta da New York. Eppure i prodotti di questa piccola azienda dalle nobili origini hanno un sapore toscanissimo, soprattutto per quanto riguarda lo spettacolare Brunello di Montalcino. Ottimo anche il Merlot, considerato tra i migliori d’Italia.

Questa piccola e relativamente giovane cantina di Mamoiada, nel cuore della Barbagia, ha ricevuto a Vinitaly il riconoscimento di “Benemerito della viticoltura italiana 2015” e della Medaglia di Cangrande. Ben sei tipologie di Cannonau, dalle vigne più giovani alle più vecchie, compresi l’eccezionale ed eponimo Giuseppe Sedilesu e il barricato Carnevale; due bianchi dal vitigno autoctono Granazza, tra cui lo straordinario Perda Pintà, lasciato fermentare sulle bucce, che può raggiungere i 17 gradi. In generale, la volontà di affermarsi con una produzione di qualità e senza concessioni al “mercato”.

Elegante bar in stile a metà tra il vintage e il post-industriale, con cocktail e aperitivi non convenzionali. E' anche un piccolo ristorante.

Premessa: l'etica del buon recensore prevederebbe di non diventare mai amici dei ristoratori, per evidenti ragioni di conflitto d'interesse. Ma quando sono gli amici a diventare ristoratori, come ci si deve regolare? Da commensali educati, noi ce ne laviamo le mani: la recensione l'abbiamo scritta lo stesso, prendetela con il beneficio d'inventario.

Anche perché Sari Morimoto, oltre che amica (suo malgrado) delle Locuste, è prima di tutto un'appassionata di cucina giapponese che con il suo locale inaugurato a gennaio 2015 sta cercando di realizzare un sogno ambizioso: far conoscere anche nel nostro paese i piatti nipponici "veri", che vadano oltre i classici e ormai standardizzati sushi e sashimi. In quest'operazione nulla è lasciato al caso, tantomeno il nome: "Kome" significa riso, e la famiglia Morimoto ormai da vent'anni gestisce l'azienda Italpo che ad Albonese, in piena Lomellina, produce e commercia il riso più adatto alla gastronomia del Sol Levante. Da questi presupposti nasce in una zona centrale di Milano un locale moderno, accattivante nell'immagine con la sua cucina a vista (in cui non mancano sofisticate tecnologie) e i suoi riferimenti alla cultura pop del Giappone, e frequentato soprattutto in pausa pranzo da studenti e lavoratori.

Dal 2016 la missione di Sari si è allacciata con quella di Sagami, catena di ristoranti giapponesi ancora non presente in Europa, che ha scelto proprio il locale di via Bezzecca per sperimentare la sua formula nel nostro paese. Il nuovo menu basato sui piatti tradizionali della zona di Nagoya (nota per la longevità dei suoi abitanti) ha riscosso subito grande successo: particolarmente apprezzate le pietanze a base di soba, la tipica pasta di grano saraceno, proposta ad esempio in abbinamento con tempura (la classica frittura giapponese), zuppe calde e fredde, carne di manzo. Ma le proposte alternative non mancano, a cominciare dai gustosi piatti unici di pesce come l'unagi hitsumabushi (anguilla grigliata) e il salmon ju, per continuare con il pollo teriyaki e con varie versioni di udon (noodles di farina di grano duro, con diversi tipi di contorni).

La distinzione tra primi e secondi, naturalmente, non esiste: la maggior parte delle preparazioni valgono come piatto unico e costano tra i 10 e i 14 euro. Fanno eccezione (18 euro) le sostanziose cotolette di maiale alla giapponese, servite con o senza salsa al miso (miso-katsu e tonkatsu). Per contro non mancano neppure gli appetitosi snack come alette di pollo, gamberi fritti e i miso kushi-katsu, sfiziosi spiedini di carne ripassati nel miso. I dolci sono pochi ma ben selezionati: eccezionali quelli a base di fagioli Azuki, ma ottimi anche quelli al tè verde (cheesecake o gelato). A parte l'acqua, che è meritevolmente gratuita, per accompagnare il pasto l'ideale è una birra giapponese in bottiglia: le classiche Sapporo e Asahi o la meno conosciuta, ma più caratteristica Kirin. Da non perdere anche il sake.

Il test può dirsi pienamente superato, tanto che Sagami ha deciso di allargare la propria attività altrove: attendiamo quindi con ansia l'ultima "versione" del WellKome, che riaprirà a febbraio 2018 con locali e menu completamente rimessi a nuovo!

Piccola cantina siciliana che in 5 ettari di terreno produce vini pregiati come il Cerasuolo Don Vicè, il Nero d'Avola e l'intenso Frappato, oltre ad alcuni bianchi di qualità.

Prestigioso marchio (tra i soci i Marchesi Antinori) che riunisce tre cantine molto diverse tra loro: Col de' Salici a Castello Roganzuolo (Treviso), Chapelle de la Croix in Languedoc-Roussillon (Francia) e Il Grillesino a Magliano in Toscana (Grosseto). Da quest'ultima provengono eccellenti vini come il fresco e leggero Ciliegiolo, il Morellino di Scansano base o Riserva (14 mesi in barrique) e il robusto Cabernet Sauvignon Ceccante.

Celebre cantina valtellinese, nota per i suoi vini da uve Nebbiolo: il semplice Cormelò, il delicato e avvolgente Sassella e il corposo e acido Inferno, e il gioiello Sforzato dell'Orco, da uve appassite in cassetta per 3-4 mesi.

Una delle più celebri case produttrici di spumanti in Valdobbiadene: il Rustico è il Prosecco base, da non perdere il Brut, il profumato Vigneto della Riva di San Floriano e il leggero e tradizionale Primo Franco.

Un vero caffè libanese nel cuore di Milano, con tanto di narghilè e dolcetti provenienti dall'adiacente ristorante Aladino (non chiedeteci di spiegare la variazione nel nome!). I prezzi sono però sproporzionati.

Dove è difficile mangiare male, non è facile neanche mangiare benissimo. Paradosso solo apparente: in un posto come Modena, dove praticamente ogni locale può offrire ingredienti tipici di prim'ordine, identificare l'eccellenza è più complicato del previsto. Specialmente se ben nascosto come l'Antica Grama, anonimo ristorantino sulla vignolese che da anni costituisce un approdo sicuro per gli aficionados della cucina emiliana. Anche qui la qualità delle materie prime, dai salumi ai formaggi passando per i vini, sarebbe più che sufficiente a garantire soddisfazione; ma i gestori ci mettono quel "quid" in più sia a livello di creatività in cucina, sia per generosità delle porzioni e cortesia nel servizio. Si spendono circa 40 euro per un pasto completo, che viste le premesse non è certo uno sproposito.

Tra le specialità per cui il ristorante è famoso ci sono gnocco fritto e tigelle. E qui non c'è bisogno di aggiungere molto: lo gnocco è perfetto per consistenza e per nulla pesante, le tigelle (appena sfornate) calde e sostanziose. Perfetti ovviamente gli affettati, dal crudo alla coppa passando per mortadella, salame e ciccioli, ma a stuzzicare l'appetito sono soprattutto i condimenti serviti a parte: parmigiano grattuggiato e l'impagabile lardo pestato da spalmare, una prelibatezza. La porzione singola basta senza problemi per due persone. Per chi volesse "limitarsi" c'è anche l'antipasto all'emiliana con i soli salumi e scaglie di parmigiano reggiano; o, in alternativa, petto d'oca con crostini, lardo di Colonnata, culatello di Canossa e le raffinate pere allo speck in salsa di Gorgonzola.

Inutile dire che da queste parti i primi, tutti a base di freschissima pasta artigianale, non sono un problema. Eccellenti (e oceaniche) le tagliatelle al ragù, si rischia l'overdose con i tortelli di zucca o di patate all'antica Grama, annegati in una salsa al formaggio fuso, speck e spinaci. Non mancano poi tagliatelle ai funghi, pappardelle all'anatra, tortellini in brodo, risotti e varie versioni di polenta. Chi riuscisse ad arrivare al secondo ha comunque di che sbizzarrirsi: la carne alla griglia la fa da padrona, tra filetto di manzo argentino, tagliata di manzo brasiliano o di puledro e persino l'esotico filetto di canguro. Assolutamente non trascurabili i dolci: la crema di mascarpone al croccante e cacao è un bijou, ma da provare è anche il "semifreddo della Duchessa", sempre a base di mascarpone. Vasto l'assortimento di vini della zona, tanto rossi quanto bianchi: fresco e leggero il Pignoletto della cantina Zanasi.