Opinione scritta da Locuste
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Bar & Pub
2015-02-04 17:20:18
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 04 Febbraio, 2015
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Dicembre 27, 2014
Recensione
L'incarnazione milanese del più noto birrificio artigianale d'Italia, offre una decina di birre alla spina e altrettante in bottiglia, a cui si affianca un vasto menu di tagliate, filetti, tartare e soprattutto hamburger, anche di tipologie speciali (pesce, culatello e persino ossobuco).
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00
Ristoranti
2015-01-27 17:34:47
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 27 Gennaio, 2015
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Gennaio 01, 2015
Recensione
Pur trovandosi nel pieno centro di Roma, a un passo dal Lungotevere, la zona dell'antico ghetto ebraico è tra le meno conosciute e turisticizzate della capitale, e può riservare molte sorprese anche dal punto di vista gastronomico. Qui spuntano ad ogni angolo forni e panetterie dove assaggiare creazioni dolciarie dal sapore antico, e anche molti dei piatti oggi considerati tipicamente romani hanno origine da queste parti: non solo il celebre carciofo alla giudia, ma anche le puntarelle con le alici, tanto per fare un esempio. In questo contesto, il Pompiere è indubbiamente un punto di riferimento, anche se il locale posto al primo piano di un antico stabile non ha più nulla della classica trattoria: elegante e ben frequentato, il ristorante spicca più che altro per puntualità e precisione del servizio. Soprattutto, è l'indirizzo ideale per un "bigino" della cucina capitolina, vista l'impeccabile realizzazione dei piatti della tradizione. Il tutto ha un prezzo (non sotto i 40 euro per un menu completo), ma dimostra decisamente di valerlo.
Vista la location e le premesse, impossibile non concedersi per iniziare il già citato carciofo alla giudia: piatto tutt'altro che facile (il rischio di cottura eccessiva è dietro l'angolo) ma qui assolutamente inappuntabile, croccante, morbido e saporito senza la minima traccia di bruciato. Assai gustosi anche gli immancabili fiori di zucca fritti ripieni di mozzarella e alici. Il capitolo primi è di quelli che non si vorrebbero mai esaurire: spettacolari i tonnarelli cacio e pepe, ben al di là di ogni recente moda, che si affiancano ai bucatini all'amatriciana e alla carbonara, o ai più rustici rigatoni alla pajata. Ma da riscoprire sono anche piatti meno conosciuti fuori da Roma, come i tagliolini alla romana (con acciughe e pecorino) e i delicati tagliolini al limone.
Decisamente interessante anche l'assortimento di secondi, tutti direttamente riconducibili alla tradizione locale. La coda alla vaccinara è sostanzialmente perfetta per sapore e consistenza; in alternativa ecco trippa alla romana, frittura di cervella o di agnello, l'onnipresente abbacchio o il baccalà. Da non perdere, tra i contorni, le già ricordate puntarelle ma soprattutto il sorprendente torsello d'indivia, una prelibatezza. Dolci più ordinari, ma tutti artigianali: tiramisù, profiterol, crème caramel e crostate a base di ricotta. Nel vasto assortimento di vini si può optare per una produzione locale, come il raffinato Cesanese del Piglio dell'azienda Casale Vallechiesa.
Una curiosità per chiudere: si dice che il nome "Al Pompiere" derivi dal soprannome affibbiato al proprietario, incaricato di estinguere a suon di vino gli "incendi" destati nei clienti dalla sua pasta all'arrabbiata...
Vista la location e le premesse, impossibile non concedersi per iniziare il già citato carciofo alla giudia: piatto tutt'altro che facile (il rischio di cottura eccessiva è dietro l'angolo) ma qui assolutamente inappuntabile, croccante, morbido e saporito senza la minima traccia di bruciato. Assai gustosi anche gli immancabili fiori di zucca fritti ripieni di mozzarella e alici. Il capitolo primi è di quelli che non si vorrebbero mai esaurire: spettacolari i tonnarelli cacio e pepe, ben al di là di ogni recente moda, che si affiancano ai bucatini all'amatriciana e alla carbonara, o ai più rustici rigatoni alla pajata. Ma da riscoprire sono anche piatti meno conosciuti fuori da Roma, come i tagliolini alla romana (con acciughe e pecorino) e i delicati tagliolini al limone.
Decisamente interessante anche l'assortimento di secondi, tutti direttamente riconducibili alla tradizione locale. La coda alla vaccinara è sostanzialmente perfetta per sapore e consistenza; in alternativa ecco trippa alla romana, frittura di cervella o di agnello, l'onnipresente abbacchio o il baccalà. Da non perdere, tra i contorni, le già ricordate puntarelle ma soprattutto il sorprendente torsello d'indivia, una prelibatezza. Dolci più ordinari, ma tutti artigianali: tiramisù, profiterol, crème caramel e crostate a base di ricotta. Nel vasto assortimento di vini si può optare per una produzione locale, come il raffinato Cesanese del Piglio dell'azienda Casale Vallechiesa.
Una curiosità per chiudere: si dice che il nome "Al Pompiere" derivi dal soprannome affibbiato al proprietario, incaricato di estinguere a suon di vino gli "incendi" destati nei clienti dalla sua pasta all'arrabbiata...
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Ristoranti
2015-01-21 12:35:31
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 21 Gennaio, 2015
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Dicembre 23, 2014
Recensione
Ai fornelli si possono trovare i cuochi, gli chef, e poi gli artisti. Pinuccio Chessa lo è certamente, e non in senso metaforico: già un decennio fa, quando militava nei Vigili del Fuoco, realizzava quadri e sculture di successo. Poi, dopo anni passati "in continente", questo personaggio a dir poco eclettico ha deciso di tornare nel paese natale di Usini per aprire un piccolo bar-ristorante. Ma senza abbandonare la passione per l'arte: i suoi sorprendenti e mutevoli quadri firmati "Pichessa", che spaziano dal divisionismo all'allegoria, sono appesi ovunque alle pareti del locale. Lo spirito libero di Pinuccio si esprime allo stesso modo anche in cucina, con piatti di disarmante semplicità che non trascurano mai l'aspetto estetico; ma il vero valore aggiunto del ristorante è la cordialità del titolare, in grado di trattare ogni cliente come un amico di vecchia data e conquistare tutti con la sua simpatia.
Il menu alla carta raccoglie una serie di piatti piuttosto ordinari; tanto vale ignorarlo del tutto e rivolgersi direttamente a Pinuccio, che di volta in volta "inventa" nuovi piatti in base agli ingredienti disponibili e alla sua ispirazione, rivisitando i capisaldi della cucina sarda. Noi abbiamo assaggiato un'eccezionale fregola (tipica pasta di semola rotonda) con carciofi, salsiccia, pecorino e cavolo cappuccio, un perfetto connubio di sapori. A seguire, agnello impanato con carciofi, funghi "Antunna" e cavolo, il tutto innaffiato copiosamente (forse fin troppo) dall'eccellente olio locale. Parlando di semplicità, da non perdere anche le tartine di pane con olio, salsiccia e formaggio molle, e le immancabili seadas con miele e/o zucchero. I vini sfusi, Cagnulari e Vermentino, sono più che onesti; il vero asso nella manica sono però le bottiglie della cantina Chessa, come lo splendido moscato Kentales, e le grappe generosamente offerte dalla casa.
Il menu alla carta raccoglie una serie di piatti piuttosto ordinari; tanto vale ignorarlo del tutto e rivolgersi direttamente a Pinuccio, che di volta in volta "inventa" nuovi piatti in base agli ingredienti disponibili e alla sua ispirazione, rivisitando i capisaldi della cucina sarda. Noi abbiamo assaggiato un'eccezionale fregola (tipica pasta di semola rotonda) con carciofi, salsiccia, pecorino e cavolo cappuccio, un perfetto connubio di sapori. A seguire, agnello impanato con carciofi, funghi "Antunna" e cavolo, il tutto innaffiato copiosamente (forse fin troppo) dall'eccellente olio locale. Parlando di semplicità, da non perdere anche le tartine di pane con olio, salsiccia e formaggio molle, e le immancabili seadas con miele e/o zucchero. I vini sfusi, Cagnulari e Vermentino, sono più che onesti; il vero asso nella manica sono però le bottiglie della cantina Chessa, come lo splendido moscato Kentales, e le grappe generosamente offerte dalla casa.
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20
Ristoranti
2015-01-16 12:43:20
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 16 Gennaio, 2015
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Novembre 23, 2014
Recensione
La buona cucina è un'arte che si manifesta nei tempi e nei modi più impensati. Per questo stupisce solo relativamente gironzolare per le vie di San Bonifacio e trovarsi di fronte all'Enosteria di Andrei Ursu, un locale dal design moderno e minimal che senza mezzi termini si è votato a una cucina quasi agli antipodi rispetto alla tradizione della zona. La specialità del ristorante sono infatti pesce e frutti di mare crudi: un menu non certo tipico da queste parti ma comunque apprezzatissimo, come dimostra l'affluenza di visitatori. Il successo del locale, c'è da scommetterci, è comunque dovuto anche alla raffinatezza e all'estrema cortesia del servizio, merce rara per un esercizio non certo di fascia altissima (il costo di un pasto completo si può facilmente contenere entro i 40 euro).
Come anticipato, si va all'Enosteria soprattutto - se non esclusivamente - per il pesce: immancabile dunque il grande e scenografico vassoio di frutti di mare, tra cui scampi, gamberi, capesante, ostriche e l'immancabile pesce spada. Impeccabili materia prima e freschezza. In alternativa ci sono anche antipasti caldi, come polpo con patate o granseola. Ampio l'assortimento di primi, anche questi quasi tutti di mare: spaghetti alle vongole, paccheri al gambero di Sicilia, penne al tonno con pomodorini e olive taggiasche, spaghetti ai ricci (in stagione). Per chi vuole restare... con i piedi per terra ci sono invece gli spaghetti al ragù. Porzioni decisamente abbondanti.
Anche tra i secondi ci si può buttare decisamente sui piatti di pesce: rombo o gallinella al forno, tagliata di tonno, branzino al sale con patate e carciofi e l'immensa catalana di crostacei con astice, gamberi, scampi e capesante, da considerarsi un piatto unico. Ottima comunque, per consistenza e sapore, anche la tagliata di manzo. Come dolce da consigliare assolutamente un tiramisù di grande livello. La cantina, come suggerisce il nome del ristorante, è decisamente ben fornita: vanno per la maggiore le bollicine, mentre tra i rossi si suggeriscono le bottiglie della storica azienda Bertani, come il Ripasso e la Corvina.
Come anticipato, si va all'Enosteria soprattutto - se non esclusivamente - per il pesce: immancabile dunque il grande e scenografico vassoio di frutti di mare, tra cui scampi, gamberi, capesante, ostriche e l'immancabile pesce spada. Impeccabili materia prima e freschezza. In alternativa ci sono anche antipasti caldi, come polpo con patate o granseola. Ampio l'assortimento di primi, anche questi quasi tutti di mare: spaghetti alle vongole, paccheri al gambero di Sicilia, penne al tonno con pomodorini e olive taggiasche, spaghetti ai ricci (in stagione). Per chi vuole restare... con i piedi per terra ci sono invece gli spaghetti al ragù. Porzioni decisamente abbondanti.
Anche tra i secondi ci si può buttare decisamente sui piatti di pesce: rombo o gallinella al forno, tagliata di tonno, branzino al sale con patate e carciofi e l'immensa catalana di crostacei con astice, gamberi, scampi e capesante, da considerarsi un piatto unico. Ottima comunque, per consistenza e sapore, anche la tagliata di manzo. Come dolce da consigliare assolutamente un tiramisù di grande livello. La cantina, come suggerisce il nome del ristorante, è decisamente ben fornita: vanno per la maggiore le bollicine, mentre tra i rossi si suggeriscono le bottiglie della storica azienda Bertani, come il Ripasso e la Corvina.
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Negozi
2015-01-16 12:13:07
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 16 Gennaio, 2015
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Novembre 08, 2014
Recensione
Grande azienda vinicola di Lujan de Cuyo, a pochi km da Mendoza, offre a pagamento visite guidate interessanti ed esaustive. Ovviamente la fanno da padroni Cabernet Sauvignon e Malbec, di vario invecchiamento.
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Negozi
2015-01-14 14:33:33
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 14 Gennaio, 2015
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Novembre 08, 2014
Recensione
Una delle cantine più interessanti dei dintorni di Mendoza, offre degustazioni guidate a pagamento. Oltre al Malbec anche il Graciana è da assaggiare (ed eventualmente acquistare).
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Negozi
2015-01-14 14:29:40
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 14 Gennaio, 2015
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Novembre 08, 2014
Recensione
Una delle più antiche aziende vinicole dei dintorni di Mendoza, sorge nel pieno centro di Maipú. Oggi è in gran parte inutilizzata ma le visite guidate (a pagamento) sono di grande interesse. La degustazione finale è evitabile, ma interessante il negozio interno che include anche prodotti di altre cantine della zona.
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00
Bar & Pub
2015-01-14 14:26:04
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 14 Gennaio, 2015
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Novembre 08, 2014
Recensione
Accogliente caffè affacciato su una delle vie principali di Mendoza, offre roboanti "stuzzichini" (vedi foto) e semplici piatti per tutta la giornata. Vini delle cantine locali senza eccessivi ricarichi: il Malbec Norton è uno dei migliori.
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Ristoranti
2015-01-13 22:44:41
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 13 Gennaio, 2015
Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 2019
#1 recensione -
Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 2019
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Novembre 29, 2014
Recensione
Dove bisogna andare per trovare la vera cucina milanese? La risposta è tanto ovvia da apparire quasi scontata: fuori Milano. Anche se parliamo di un "fuori" molto relativo, visto che Locate Triulzi (come tutti la chiamano, omettendo la preposizione) dista soltanto pochi chilometri dalla tangenziale; e anche se, a voler essere onesti fino in fondo, il Grass de Rost è tutt'altro che rigoroso nel rispetto della tradizione locale. Ma se per milanesità si intende quell'atmosfera da trattoria da paese, con piatti genuini e abbondanti e osti a metà tra il burbero e il sarcastico, allora il posto è quello giusto. Del tutto sconsigliato a salutisti e raffinati gourmet, il ristorante ha nella schiettezza e nella semplicità i suoi punti di forza, pur concedendosi qualche divagazione "sperimentale". I prezzi, purtroppo, non sono più quelli di una volta, ma l'importo del conto è ben speso.
Un valido consiglio per iniziare: evitare l'antipasto misto, che non rende giustizia alle qualità del locale e, come spesso accade, ha un prezzo sproporzionato (10 euro). Non che il piatto sia degno di censura, ma neppure contiene nulla di memorabile: bruschette, capesante grigliate, salame, cipolline sottaceto, crocchette di riso, mini-parmigiana di melanzane e - il tocco più originale - lampascioni. Tanto vale saltare il tutto in blocco e dirigersi sui sontuosi primi che danno lustro al menu: il risotto alla milanese, naturalmente, ma anche quelli con salsiccia e borlotti o con Castelmagno e borragine. Oppure i ricercati ravioli alla ricotta con salsa al miele, cannella e lavanda, e i ravioli alla borragine e cicoria matta; per non parlare dell'eponimo timballo Grass de Rost. Non manca qualche suggestione "esotica" come le penne caviale e salmone o i culurgionis con pomodoro e pecorino.
Il meglio, comunque, il ristorante lo dà nei piatti unici come il perfetto risotto alla milanese con ossobuco in gremolada, davvero un "must", o come la cassoeula, disponibile su ordinazione. Sarebbe un peccato però perdersi i robustissimi secondi: da leccarsi i baffi l'arrosto ripieno con salsa ai funghi e purè, così come il filetto al Porto, ripieno di formaggio e avvolto nel prosciutto crudo. A richiesta anche trippa alla milanese e brasato di manzo, oltre a qualche piatto di pesce. E dopo tanto ben di dio ci si può ben concedere un sorbetto al limone o al mandarino, specie se abbondantemente innaffiato di vodka o rum... Discretamente fornita la cantina, che annovera anche alcuni vini di pregio.
Un valido consiglio per iniziare: evitare l'antipasto misto, che non rende giustizia alle qualità del locale e, come spesso accade, ha un prezzo sproporzionato (10 euro). Non che il piatto sia degno di censura, ma neppure contiene nulla di memorabile: bruschette, capesante grigliate, salame, cipolline sottaceto, crocchette di riso, mini-parmigiana di melanzane e - il tocco più originale - lampascioni. Tanto vale saltare il tutto in blocco e dirigersi sui sontuosi primi che danno lustro al menu: il risotto alla milanese, naturalmente, ma anche quelli con salsiccia e borlotti o con Castelmagno e borragine. Oppure i ricercati ravioli alla ricotta con salsa al miele, cannella e lavanda, e i ravioli alla borragine e cicoria matta; per non parlare dell'eponimo timballo Grass de Rost. Non manca qualche suggestione "esotica" come le penne caviale e salmone o i culurgionis con pomodoro e pecorino.
Il meglio, comunque, il ristorante lo dà nei piatti unici come il perfetto risotto alla milanese con ossobuco in gremolada, davvero un "must", o come la cassoeula, disponibile su ordinazione. Sarebbe un peccato però perdersi i robustissimi secondi: da leccarsi i baffi l'arrosto ripieno con salsa ai funghi e purè, così come il filetto al Porto, ripieno di formaggio e avvolto nel prosciutto crudo. A richiesta anche trippa alla milanese e brasato di manzo, oltre a qualche piatto di pesce. E dopo tanto ben di dio ci si può ben concedere un sorbetto al limone o al mandarino, specie se abbondantemente innaffiato di vodka o rum... Discretamente fornita la cantina, che annovera anche alcuni vini di pregio.
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Ristoranti
2015-01-07 18:25:35
Locuste
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Opinione inserita da Locuste 07 Gennaio, 2015
#1 recensione -
#1 recensione -
Recensione
Data di visita
Novembre 09, 2014
Recensione
Una delle esperienze più surreali che possano capitare nella vita è essere catapultati a Vicuña Mackenna, cittadina sperduta nella pampa di cui non si conosce con certezza neppure il nome (qualcuno lo scrive con una sola "n"): il centro più vicino in qualsiasi direzione è a più di 80 km, l'abitato è costituito praticamente da una sola strada e alla domenica pomeriggio i "vicuñesi" adorano percorrerla avanti e indietro per ore... in automobile! In un contesto del genere tutto ci si aspetterebbe meno che un ristorante gourmet, e invece eccolo qua, proprio sulla strada principale: lungi dall'essere solo un punto di ristoro, il Sabores ha pretese culinarie e artistiche di livello medio-alto (non mancano le esibizioni musicali dal vivo), e si può dire che le creazioni dello chef Isaac Muñoz raggiungano almeno in parte l'obiettivo.
Il tutto, ovviamente, con le debite proporzioni: sui graziosi tavolini del ristorante non scorrono né foie gras né anatra all'arancia, e non si può pensare che nel menu manchino le empanadas o il bife de chorizo, immortali capisaldi della cucina argentina. Però ci sono piatti curiosi come l'ensalada de pollo, preparata con ingredienti perlomeno inconsueti: formaggio, mele, mandorle, cavolo rosso e peperoni, oltre naturalmente al pollo e alla lattuga. E preparazioni decisamente degne di nota come l'entrecote alla salsa borgoña, accompagnata da abbondanti funghi e verdure, originale sia cromaticamente (visto il caratteristico colore viola del condimento) sia al palato. Il tutto a prezzi decisamente contenuti, dai 75 ai 100 pesos - meno di 10 euro - per ogni piatto. Peccato solo che la località sia un tantino fuori mano per pensare di tornarci a breve termine...
Il tutto, ovviamente, con le debite proporzioni: sui graziosi tavolini del ristorante non scorrono né foie gras né anatra all'arancia, e non si può pensare che nel menu manchino le empanadas o il bife de chorizo, immortali capisaldi della cucina argentina. Però ci sono piatti curiosi come l'ensalada de pollo, preparata con ingredienti perlomeno inconsueti: formaggio, mele, mandorle, cavolo rosso e peperoni, oltre naturalmente al pollo e alla lattuga. E preparazioni decisamente degne di nota come l'entrecote alla salsa borgoña, accompagnata da abbondanti funghi e verdure, originale sia cromaticamente (visto il caratteristico colore viola del condimento) sia al palato. Il tutto a prezzi decisamente contenuti, dai 75 ai 100 pesos - meno di 10 euro - per ogni piatto. Peccato solo che la località sia un tantino fuori mano per pensare di tornarci a breve termine...
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