Opinione scritta da Locuste

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Ristoranti
 
2013-07-21 22:47:58 Locuste
Voto medio 
 
6.3
Qualità 
 
6.0
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
6.5
Prezzo 
 
5.5
Opinione inserita da Locuste    21 Luglio, 2013
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 18, 2013
Recensione
Nelle non frequentatissime strade interne di Castellanza la visibilità è quella che è, e per avere successo bisogna affidarsi al passaparola ma soprattutto a originali strategie di marketing. Ci sta provando la Locanda Settembrini, ristorante di recente apertura che deve la sua crescente notorietà alle accattivanti formule del "giro-carne" e del "giro-pesce", modellate sull'ormai universale giro-pizza. In sostanza, per tre sere della settimana è a disposizione un'offerta "all you can eat" (o quasi) a prezzi accattivanti: il martedì pizza, birra e caffè a 15 euro, il giovedì primo, carne alla griglia, vino e caffè a 20 euro, il venerdì primo, grigliata o frittura di pesce, vino e caffè a 25 euro. Per il resto, il menu offre un classico assortimento di primi e secondi all'italiana, senza proposte legate al territorio ma con molte proposte di cucina marinara. La qualità dei piatti è altalenante, il risultato finale senza infamia e senza lode; i prezzi alla carta si aggirano sui 40 euro per un menu completo.

Tra gli antipasti ampia disponibilità di pesce, crostacei e molluschi: fantasia di carpaccio, scampi e gamberi allo zenzero, insalata di mare alla catalana, ostriche (2,50 euro l'una) e la classica pepata di cozze. Per chi vuole restare... sulla terra ci sono il tagliere di affettati con gnocco fritto e la scamorza alla piastra con verdure. Primi assortiti, con vaghi echi della cucina meridionale: particolarmente riusciti gli scialatielli alla calabrese, con melanzane, 'nduja e straccetti di manzo. Più ruspanti, ma corposi gli spaghetti allo scoglio e gli gnocchi porcini e speck; i paccheri della strega (con calamari, gamberoni, vongole e gamberetti) meritano una citazione soprattutto per la presentazione, visto che vengono serviti in una scenografica "anatra" di alluminio con tanto di fiamma accesa! Non mancano poi i risotti (per almeno due persone): dai più classici, ai porcini o ai frutti di mare, a quelli più elaborati con pere, taleggio e cacao, oppure con asparagi e speck.

Con i secondi arriva il clou dell'offerta e, insieme, l'anello debole della catena: la grigliata di carne che costituisce il piatto principale della formula a prezzo fisso non è infatti nulla di trascendentale, né per composizione (wurstel, salamelle, salsicce e braciole) né per cottura. Meglio a questo punto optare per tagliata, entrecote o filetto (c'è anche quello con crudo di Parma e Barolo, a 22 euro) oppure, sul fronte pesce, per gamberoni, rombo e branzino. Il fritto misto è discreto ma nulla più. Tra i dolci cattura, invece, il semifreddo alle castagne e rum con cioccolata calda. Non pervenuta la cantina ma è onesto il vino rosso della casa. In generale, proposta non priva di lati positivi ma da affinare su più fronti, anche perché in zona ci sono indirizzi migliori dal punto di vista del rapporto qualità-prezzo.
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Ristoranti
 
2013-07-18 11:02:35 Locuste
Voto medio 
 
6.9
Qualità 
 
9.0
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
4.5
Opinione inserita da Locuste    18 Luglio, 2013
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 07, 2013
Recensione
Chi fosse stato catapultato a sua insaputa da queste parti potrebbe benissimo scambiare la riviera marchigiana per quella ligure: Portonovo, una perla del Conero, ricorda davvero molto da vicino Portofino, per l'invidiabile posizione geografica al centro di una baia dalle acque cristalline, per la collocazione all'interno di un vasto e incontaminato parco naturale e anche perché raggiungibile solo a piedi, dopo aver lasciato l'auto in uno dei tanti parcheggi a disposizione (nelle giornate di maggior affollamento è previsto un servizio di bus navetta). In una cornice del genere, inevitabile che anche i ristoranti siano ben lontani dallo standard: dimenticate il classico "baracchino" da spiaggia, quello che vi aspetta in riva al mare sono tovaglie candide, vini di pregio, ma soprattutto prodotti IGP e Presìdi Slow Food. Il locale di cui parliamo si chiama ufficialmente "Il Laghetto" ma per tutti è semplicemente "Marcello", dal nome del proprietario Marcello Niccolini che troneggia in sala e alla cassa. Frequentato da VIP e autorità, nonostante la location balneare il ristorante non rinuncia mai all'eleganza nella presentazione dei piatti e alla cura del servizio; i prezzi arrivano di conseguenza e non sono inferiori a 50 euro per un pasto completo.

La specialità del locale e della zona sono i Moscioli di Portonovo, mitili selvatici che si riproducono spontaneamente sugli scogli del Conero. Si pescano solo nel periodo estivo e sono molto rari, visto che per evitarne l'estinzione è necessario limitare costantemente la produzione. Nel menu sono presenti con un semplice condimento di olio e limone, oppure gratinati con molliche di pane (eccezionali), o ancora come base degli spaghetti con i moscioli. Per non sbagliare, comunque, la casa propone un assortimento completo di antipasti misti: oltre ai moscioli ci sono anche vongole con pomodorini freschi, pesce azzurro alla scottadito, insalata di polpo e raguse in porchetta (le stesse conchiglie che altrove si chiamano "bocconi", condite con pomodoro, finocchietto, aglio e peperoncino). Tra i primi, oltre ai già citati moscioli, da citare le chitarrine con le vongole e i famosi ciavattoni allo scoglio (pasta corta e larga), serviti direttamente nella padella di cottura. Il menu può naturalmente variare di giorno in giorno anche in base alla disponibilità del pescato.

Come secondo ecco arrivare in tavola ogni possibile declinazione del pesce fresco: mette quasi soggezione la frittura mista, composta come una costruzione di "shanghai", ma non sono da meno la grigliata, gli spiedoni di calamari e i gamberoni alla griglia. Diverse anche le preparazioni al forno come il corbello (ombrina) con pomodori e aromi, o il rombo con patate e olive. Si consiglia comunque di non trascurare il pescato del giorno: 21 euro non sono pochi, ma li vale tutti l'eccellente orata alla griglia accompagnata da saporitissime verdure (carote e pomodori in particolare), una vera sorpresa in positivo. Per dolce crema catalana, sorbetti e gelati, ma insieme al caffè viene invariabilmente servito anche l'ottimo e corposo "ciambellone di Gina". Sul lato vini, la fanno ovviamente da padroni i bianchi della zona, come Verdicchio e Bianchello del Metauro; da segnalare meritoriamente la disponibilità di numerose etichette in bottiglie da 50 cl.
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Ristoranti
 
2013-07-16 11:20:03 Locuste
Voto medio 
 
7.0
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
6.5
Prezzo 
 
6.0
Opinione inserita da Locuste    16 Luglio, 2013
Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 2013
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 06, 2013
Recensione
Ratalanga è lo pseudonimo di Gabriele Galantara, celebre disegnatore e vignettista satirico del primo Novecento, fondatore della rivista "L'Asino". Proprio lui è l'"Artista" a cui è dedicato il ristorante e non si tratta certo di appropriazione indebita, visto che all'interno sono esposti anche alcuni lavori originali del più noto enfant du pays. Ma la taverna non vive solo sulle passate glorie e sull'incanto di Montelupone, uno dei borghi medioevali meglio conservati d'Italia (lo stesso ristorante si trova all'interno di un palazzo del XVIII secolo): la vastissima offerta culinaria e la particolare cura dedicata alla selezione di vini e birre, insieme ai prezzi decisamente abbordabili, ne fanno un indirizzo ideale sia per il pasto veloce del turista, sia per chi vuole approfondire le prelibatezze della gastronomia marchigiana. L'affollamento arriva di conseguenza, quindi è consigliabile prenotare.

All'arredamento essenziale si accompagna un servizio pragmatico e piuttosto spartano; d'estate è possibile cenare anche nel fresco giardinetto esterno (e non è difficile assistere o partecipare a conversazioni con i passanti!). Quanto al menu, ce n'è davvero per tutti i gusti: gli amanti della pizza hanno a disposizione svariate soluzioni, quelli della birra possono contare su oltre 35 etichette internazionali. Il consiglio è però quello di orientarsi sulla cucina regionale, a cominciare dai succulenti taglieri di salumi e formaggi in cui spiccano numerosi prodotti "a chilometro zero": il crudo di Montelupone, il pecorino di fossa di Arrone, il prelibato ciauscolo, per non parlare del carciofo di Montelupone, prodotto simbolo della cittadina, a cui è dedicata anche una sagra nel mese di maggio. Per gli amanti del mare non mancano cozze, vongole e capesante.

Nei primi, come sempre da queste parti, la cucina dà il suo meglio: davvero eccellenti i vincisgrassi, le tipiche lasagne con ragù e besciamella dalla sfoglia morbida e sottile, affiancati da tagliatelle al ragù, pappardelle al cinghiale, al tartufo o alla carbonara e dai tortellini di Campofilone. Sul fronte marino la specialità della casa è la "Pentolaccia" di tonnarelli all'uovo con cozze, vongole e pannocchie. Secondi non meno interessanti: la carne regna sovrana con la tagliata di vitellone, servita anche nelle versioni "dello chef" (indivia, funghi e formaggio) o "Ratalanga" (carciofini, miele e olive). Ottima e abbondante la grigliata di agnello con arrosticini; altre alternative, la tagliata di petto d'anatra all'arancia con salsa di mirtilli e moutarde di Dijon, le mazzancolle alla griglia o il filetto di pescatrice. Come contorno si può optare per un robusto piatto di cicoria piccante. Molto solidi anche i dolci tra i quali spicca una zuppa inglese con abbondante copertura di cioccolato. La cantina, infine, è ben fornita con oltre 60 bottiglie, ma il vino della casa (rosso dei Colli Maceratesi o Verdicchio) si difende egregiamente.
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20
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Negozi
 
2013-07-15 14:10:35 Locuste
Opinione inserita da Locuste    15 Luglio, 2013
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 07, 2013
Recensione
Hotel a prezzi modici (45-55 euro a notte) a due passi dall'autostrada A14 e con bella vista sulla basilica di Loreto. Struttura un po' vecchiotta ma accogliente, personale cortese. Al pianterreno un grande ristorante-pizzeria con piatti di carne e pesce.
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Ristoranti
 
2013-07-15 13:32:55 Locuste
Voto medio 
 
7.3
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
5.5
Opinione inserita da Locuste    15 Luglio, 2013
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 05, 2013
Recensione
Castelfidardo è famosa nel mondo come patria della fisarmonica, il che spiega il nome del ristorante, ma è anche una graziosa cittadina medioevale immersa in un territorio incantevole dal punto di vista paesaggistico, tra dolci colline ricoperte di vigneti e campi di girasoli. Panorama che ha sedotto anche Laura Pola, arrivata fin qui dalla lontana Brescia insieme alla figlia Camilla, e oggi impegnata a pieno ritmo nella gestione di un'osteria che deve molto del suo successo alla location: un antico casolare con ampio giardino, appena fuori dal paese. Proprietaria a parte, tutto il resto è "a chilometro zero", dallo staff agli ingredienti dei piatti che riprendono con scrupolosa attenzione la tradizione della cucina marchigiana (di terra). I locali molto curati e l'attenzione nel servizio confermano la prima, positiva, impressione. Prezzi nella media.

Un efficace compendio della gastronomia locale è offerto dagli antipasti misti, soprattutto il tagliere di tipicità che raccoglie una serie di salumi caratteristici della zona (salame di fegato, coppa di testa, salame di cinghiale, crescia) accompagnati da trippa, fagioli con le cotiche, coratella e altre prelibatezze servite nelle tradizionali scodelle di coccio chiamate "cocci de Pignà". In alternativa, verdure dell'orto - zucchine, fagiolini - o frittura all'ascolana, con olive e mozzarelline. I primi, che vanno dai 7 ai 10 euro, comprendono le eccellenti tagliatelle ai porcini e al tartufo e i più ruspanti, ma non meno appetitosi gnocchi alla papera. Immancabili le pappardelle al cinghiale e alla lepre, così come le tagliatelle al ragù marchigiano; il tutto in porzioni sostenute e con bis a richiesta.

Per i secondi il menu vira decisamente sulla carne, in particolare il pregiato vitellone bianco di razza Marchigiana Igp, che è alla base della tagliata con verdure (15 euro) e di quella, ancora più sofisticata, con sale rosa dell'Himalaya al tartufo e Olium Saecolari della Corte dell'Oca (17 euro). Più semplici l'agnello allo scottadito e l'arrosto del Batte, a base di oca e faraona. Tra i molti dolci, come il cestino di croccante con gelato e un'originale variante del tiramisù, da non perdere i cantuccini serviti con il vino di visciole, vera prelibatezza. Una buona cantina non toglie valore al vino sfuso dell'azienda agricola Conti degli Azzoni (Cantalupo o Trebbiano), proposto nel tipico fiaschetto. A fine pasto, con il caffè, irrinunciabile l'amaro Varnelli, seguito da una serie di distillati artigianali.
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10
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Ristoranti
 
2013-07-11 15:04:46 Locuste
Voto medio 
 
7.9
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
9.5
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    11 Luglio, 2013
Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 2013
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 04, 2013
Recensione
Si sa che lungo la costa adriatica il brodetto è una religione, con svariati riti e reciproche accuse di eresia. Non c'è troppo da stupirsi, dunque, se qualcuno ha pensato di vendere l'anima al... Diavolo chiedendo, in cambio, la facoltà di cucinare il "brodetto perfetto". Difficile dire se la transazione abbia avuto gli effetti sperati, ma di certo l'esperienza gastronomica che si può provare in questo minuscolo locale sul lungomare di Porto Recanati ricorda le delizie paradisiache più che le torture infernali. La location ovviamente fa la sua parte: una veranda ben arieggiata, letteralmente a due passi dal mare che dà vita a tutte le freschissime materie prime. Piera Giri, con i suoi modi spicci ma mai scortesi, è la regina della sala: decide lei cosa, come e quando mangiare, e persino se aprire i battenti (in assenza di pescato il ristorante rimane chiuso). Consigli: prenotare in anticipo, soprattutto nella bella stagione, e ritagliarsi qualche ora di libertà!

Il menu, enunciato solo a voce, non lascia alcuno spazio ai fronzoli: la ragione per cui si viene da queste parti è una sola, il brodetto, e al massimo ci si può concedere un assaggio di alici marinate (eccellenti) in attesa che sia completata la non breve preparazione. Vale la pena di attendere: il piatto che viene presentato in tavola è una vera delizia per la vista, prima ancora che per il palato. La ricetta è naturalmente quella del brodetto "di Porto Recanati", con l'insostituibile contributo della zafferanella (zafferano selvatico del Conero); se chiedete spezie o condimenti ulteriori vi saranno (giustamente) negati, perché rovinerebbero il perfetto equilibrio di sapore del piatto. Siamo, del resto, ben lontani dalla banale e indistinta "zuppa di pesce": qui ogni ingrediente, pesce o crostaceo che sia, ha il suo gusto e la sua consistenza ben definiti. Tra le tante specie utilizzate segnaliamo soprattutto la gallinella, la tracina, lo scorfano, la cicala e la sogliola, oltre agli scampi e ai saporitissimi granchi. Il prezzo di 30 euro a porzione si rivela adeguato, se si considera che un piatto di brodetto richiede almeno due ore per essere degustato... Da tenere ben presente che il brodetto non può essere preparato nei mesi di fermo biologico della pesca (in genere agosto e settembre).

Solo una volta adempiuto al proprio dovere gastronomico si può tornare nel ristorante alla ricerca di una variazione sul tema, sempre nel segno dell'assoluta semplicità: spaghetti alle vongole, fritto di paranza (con merluzzi e triglie a farla da padroni) e la rinomata grigliata mista. Tutto rigorosamente legato alla stagionalità e all'approvvigionamento di materia prima. In cantina pochissime bottiglie di vini locali; si consiglia di optare per il più che discreto bianco della casa.
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Ristoranti
 
2013-07-10 11:31:45 Locuste
Voto medio 
 
7.5
Qualità 
 
9.0
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
5.5
Opinione inserita da Locuste    10 Luglio, 2013
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 02, 2013
Recensione
Dimenticatevi tutto quello che sapete della cucina romagnola e delle osterie di paese: qui, nonostante la location nel pieno centro storico di Faenza, siamo da tutt'altra parte, e già il nome "Baita" (apparentemente incongruo) dovrebbe farlo intuire. Il legame con il territorio non manca, ma prima ancora che nella cucina sta nella congenita passione per il buon gusto e i prodotti alimentari di qualità; senza un inveterato amore per il cibo, infatti, sarebbe stato impossibile mettere insieme un così vasto assortimento di eccezionali salumi e formaggi da ogni parte d'Italia e del mondo, che rendono il locale faentino davvero unico nel suo genere. La Baita, quindi, è prima di tutto raffinata e fornitissima rivendita di prodotti tipici, molti dei quali introvabili altrove. Poi, certo, ci sono i piatti veri e propri, e qui al valore degli ingredienti si uniscono la creatività e la (moderata) sperimentazione. Per farla breve: una sosta obbligata, anche per lo squisito servizio e l'atmosfera gradevolmente casalinga.

Come anticipato, il fiore all'occhiello del ristorante è l'ineguagliabile assortimento di affettati e formaggi, esposti anche nello scenografico bancone all'ingresso. Impossibile citare tutti i salumi disponibili (più di 40), possibilissimo invece abbinarli in piatti misti accompagnati dall'immancabile piadina: segnaliamo tra gli altri l'eccellente salame di Mora romagnola, il crudo toscano, la coppa estiva marchigiana, la lonza affumicata, e per i più esterofili anche il celebre Pata Negra. Stesso discorso per i formaggi, serviti con confetture, mostarda, miele, aceto balsamico: qui troviamo il meglio da tutta Italia (parmigiano, pecorino di fossa, robiola di capra, burrata, gorgonzola, piacentinu, caprino fresco...) e dall'estero (camembert, roquefort, vacherin de chevre, munster, stilton), con ampio turnover a seconda della stagione. Altri antipasti: verdure sott'olio, funghi, peperoni ripieni, crostini alla toscana, insalata di stagione e petto d'anatra. Insomma, ce n'è abbastanza per un pranzo "freddo" da leccarsi i baffi.

Ma attenzione, non è affatto finita qui: oltre all'affettatrice lavora anche la cucina, e lo fa con intelligenza e misura, sfruttando nel modo migliore le eccellenti materie prime a disposizione. Nascono così, per esempio, i raviolotti al pecorino di Pienza con crema di porro, rigatino arrostito e lamelle di mandorle: un piatto ammirevole per sostanza ed equilibrio. Tra gli altri primi (tutti a 9 euro) anche i tipici strichett al ragù di piselli e prosciutto, o i passatelli al trito di gamberi e calamari. Secondi (13-14 euro) prevalentemente di carne: tagliata di manzo con asparagi e scorzone, coniglio di campagna alla Rossini, braciola o involtini di troia mora. Non manca comunque qualche specialità di pesce come il medaglione di tonno in crosta di salmoriglio. Un gradino sotto i dolci, almeno per quanto riguarda il semifreddo al cioccolato e amarene. Di livello assoluto invece la cantina, con molti vini disponibili anche al bicchiere, tra cui l'ottimo Sangiovese delle cantine Nicolucci di Predappio.
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Ristoranti
 
2013-06-27 14:33:09 Locuste
Voto medio 
 
6.5
Qualità 
 
5.0
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
7.5
Prezzo 
 
6.5
Opinione inserita da Locuste    27 Giugno, 2013
Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 2013
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Giugno 26, 2013
Recensione
Non è facile dribblare i pregiudizi nel recensire questo ristorantino che sorge nel cuore dell'Isola, il quartiere ormai più chic che alternativo della nuova Milano. Può suscitare più di un dubbio il fatto che il locale sia gestito interamente da personale cinese (ma in realtà nel menu non c'è traccia di piatti orientali e il titolare, "Pino", è più italiano di molti dei commensali...) e che ad alimentarlo sia soprattutto una clientela attirata da coupon e offerte speciali. Sul primo aspetto meglio fugare subito ogni perplessità: il servizio è curato, cortese e fin troppo rapido, l'ambiente decisamente più accogliente rispetto ad alcune alternative "italiche". Di contro, purtroppo, a risultare troppo incostante è la qualità, delle materie prime prima ancora che dei piatti; aspetto non certo secondario dal momento che il pesce è la specialità della casa. Decisamente competitivi in compenso i prezzi, anche al di fuori dei coupon: a cena un menu completo (dolce escluso) viene proposto a soli 28 euro.

Il menu, come accennato, non sgarra di una virgola rispetto alla tradizione della cucina italiana di mare, fin dagli antipasti: cozze in zuppa o impepata, polpo, capesante, carpaccio di tonno, salmone o pesce spada, scampi e gamberi. Buoni i cannolicchi gratinati, decisamente insoddisfacenti invece i gamberoni rossi, non abbastanza freschi. Anche i primi sono esclusivamente a base di pesce: ecco dunque risotto al nero di seppia, linguine all'astice, penne alla polpa di granchio. Non certo indimenticabili i tagliolini alle vongole e fiori di zucca; molto meglio gli spaghetti con bottarga, pomodorini e ricci di mare (per una volta speriamo non freschi, visto che li abbiamo assaggiati in periodo di fermo biologico!).

Non si cambia strada con i secondi, che alla carta vanno dai 15 ai 20 euro: c'è la classica grigliata mista con tonno, pesce spada e orata o branzino, c'è il fritto misto e la zuppa di pesce con crostini. Discreta l'orata presentata come "al forno" ma in realtà qualificabile come all'acqua pazza; meno riuscita la frittura di paranza. L'astice alla catalana completa la lista. Dolci evitabili, ci si può accontentare di un sorbetto al limone. A sorpresa è invece piuttosto curata la lista dei vini che comprende, tra l'altro, Vermentino della Sella & Mosca, Falanghina, Ribolla Gialla e un'ottima Passerina Terre di Chieti.
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Ristoranti
 
2013-06-26 14:32:49 Locuste
Voto medio 
 
6.3
Qualità 
 
6.5
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
4.5
Opinione inserita da Locuste    26 Giugno, 2013
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Giugno 21, 2013
Recensione
È fin troppo evidente che l'ambizione di questa trattoria, situata in una zona estremamente periferica eppure affollata di locali notturni, sia quella di essere qualcosa in più di una semplice trattoria. Lo dice l'arredamento un po' chiassoso ma curato, in impeccabile stile vintage; lo sottolineano alcuni vezzi (per la verità abusati) come l'aggettivo "antica" e l'articolo prima dei nomi dei piatti; lo ribadiscono soprattutto le serate musicali e gli spettacoli di cabaret che, di tanto in tanto, ripropongono i classici della comicità e della canzone milanese. Un'atmosfera sempre in bilico tra kitsch e genuinità, ma alla fine non del tutto spiacevole. La cucina segue lo stesso andazzo: pietanze tradizionali milanesi (dall'ossobuco alla cotoletta) con qualche sconfinamento nelle altre province lombarde e incursioni creative più o meno riuscite. Ciò che fa storcere un po' il naso sono i prezzi, in particolare quelli degli antipasti, decisamente eccessivi (9-10 euro) se rapportati al resto del menu; un "dettaglio" che rischia di segnare la differenza facendo lievitare il conto finale ben oltre i 40 euro a persona.

Partiamo appunto dagli antipasti segnalando a titolo di curiosità il più "povero": il cartoccio di bucce, che come dice il nome è composto da bucce di patate fritte secondo un'antica tradizione della bassa lombarda (sorvoliamo sull'utilizzo del termine "Padania"). Tra le altre proposte, la più abbondante è la gran selezione di salumi con pancetta stagionata, salame, soppressa, coppa, nervetti e giardiniera fatta in casa; la più tipica i mondeghili (classiche polpette meneghine); la più sfiziosa, ma decisamente poco appagante, le frittelle di melanzane. Con i primi si resta nel solco della tradizione regionale: a seconda della stagione si possono trovare riso al salto, tagliatelle con luganega e fiori di zucca e la celeberrima polenta uncia, ma anche piatti unici come ossobuco e rognoni con risotto alla milanese o lumache con polenta.

Il meglio di sé la cucina lo dà comunque nei secondi di carne, alcuni semplici come la cotoletta da 350 grammi, la grigliata mista o la costata ai ferri, altri più elaborati: citiamo a titolo di esempio il filetto di maialino al San Colombano bardato con lardo o la tagliata di petto d'anatra ai frutti di bosco. Merita una segnalazione il carpaccio di bue con pesto di erbe e pinoli, in cui l'equilibrio dei sapori è più riuscito che altrove. Per dessert, accanto a tiramisù, panna cotta e strudel, spiccano alcune torte fatte in casa. La cantina è in buona parte a sua volta legata all'appartenenza regionale con molte bottiglie della cantina Quaquarini (Oltrepò); non manca tuttavia qualche alternativa "esotica" come il Neprica (blend di Negroamaro, Cabernet e Primitivo) di Tormaresca. Importanti comunque i ricarichi.
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Ristoranti
 
2013-05-30 15:30:25 Locuste
Voto medio 
 
7.9
Qualità 
 
7.0
Quantità 
 
8.5
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
8.0
Opinione inserita da Locuste    30 Mag, 2013
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Mag 26, 2013
Recensione
Da una parte - vicinissimi - gli argini del Po e del Secchia, dall'altra le colline del Lambrusco. Siamo nella Bassa mantovana, quasi più Emilia che Lombardia, e le differenze vi saranno ricordate a ogni piè sospinto anche dal punto di vista gastronomico, a cominciare dal formaggio (qui Parmigiano, di là Grana). La zona è stata duramente colpita dal rovinoso terremoto del 2012: a testimoniarlo, in questo sobborgo di San Benedetto Po, c'è il campanile decapitato, ma a pochi chilometri di distanza Moglia è stata semidistrutta dal sisma. Nel locale della famiglia Bellintani, però, la vita è andata avanti esattamente come prima: siamo nella più classica delle trattorie all'antica, sobria e quasi invisibile dalla strada, essenziale all'interno. Si mangia quello che si trova, le alternative sono due o tre al massimo, ma gli ingredienti genuini e a chilometro "sotto zero". La qualità dei piatti talvolta è incostante, ma i prezzi sono davvero imbattibili: 25 euro bevande comprese.

Gli antipasti della casa sono quanto di più tipico si possa immaginare: salame casalin (una vera e propria religione per i mantovani), prosciutto crudo e soprattutto l'inimitabile salsina verde a base di verdure sott'olio, che verrebbe voglia di trangugiare a cucchiaiate. L'abbondanza delle porzioni, del resto, autorizzerebbe. Meglio però passare ai primi, tra i quali dominano naturalmente i tortelli di zucca al burro e salvia: diversi - va rigorosamente specificato - da quelli prodotti solo pochi chilometri più a nord, sia nell'impasto (che qui non include la mostarda) sia nella forma, frastagliata e non quadrata, per tacere di altri particolari. Risultato in estrema sintesi: un capolavoro. Le altre possibilità sono i maccheroni al torchio con ragù, sempre fatti in casa ma meno entusiasmanti, e i cappelletti in brodo.

Secondi esclusivamente di carne: le specialità della casa sono la lingua salmistrata in salsa verde e lo stracotto d'asino. In occasione della nostra visita abbiamo provato gli involtini di fagiano con pancetta, sostanziosi ma non esaltanti per cottura. Nella stagione giusta fanno capolino anche le verdure, sempre in porzioni debordanti: un esempio sono gli asparagi lessati, da consumare con soli olio e sale per un inno alla semplicità. Da non perdere invece i dolci: gelato al vin cotto, ma soprattutto l'immancabile sbrisolona - da innaffiare con il maraschino - e l'originalissima torta di tagliatelle, che insieme formano un'accoppiata micidiale. I vini sono quelli della quasi adiacente Cantina Sociale di Quistello, tra cui l'eccellente Gran Rosso del Vicariato.
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