Opinione scritta da Locuste

La strada per raggiungere Schizzola Alta, dispersa tra le dolci colline dell'Oltrepò Pavese, finisce proprio nel parcheggio del ristorante. Un dettaglio significativo: da Quaglini non si può capitare per caso, ci arriva solo chi lo vuole veramente. E finora sono stati in tanti ad arrivare, trasformando questa trattoria in un punto di riferimento storico per la zona, benché sia aperta "solo" dal 1998. Esperienza e capacità di gestione sono del resto il principale valore aggiunto del locale, una macchina perfettamente oliata che non sbaglia un colpo: qui il servizio è una vera e propria catena di montaggio, in cui a un piatto ne segue immediatamente un altro senza soluzione di continuità. La cucina è all'insegna della semplicità e della tradizione, con funghi, tartufi e talvolta selvaggina a impreziosire un perfetto compendio dei piatti della zona; l'unico rischio è la monotonia (ma non per noi, che siamo alla prima visita). Porzioni abbondanti e prezzi decisamente competitivi rendono il ristorante un luogo ideale per pranzi e cene di gruppo.

Il menu fisso a 30 euro, bevande comprese, varia di stagione in stagione e si apre con una serie di assaggi in rapida successione (bis sempre disponibile a richiesta): coppa, pancetta e salame cucito (tipico della zona di Varzi), peperone grigliato con acciughe e prezzemolo, salame cotto con insalata di favette, prosciutto e melone. A spiccare è però soprattutto l'ottimo soufflé con vellutata di parmigiano e porcini. Sostanziosi e variegati i tre primi a disposizione: risotto con porcini e tartufi neri, lasagne verdi al basilico, agnolotti allo stufato di manzo. Questi ultimi decisamente i migliori, benché essenziali, mentre il risotto risulta un po' troppo acquoso. Intanto scorrono a fiumi i vini della casa: la Bonarda Rubiosa della cantina Le Fracce (Mairano di Casteggio) e l'ottimo Barbera Vigna del Re dell'ormai noto Marchese Adorno (Retorbido).

I secondi alzano notevolmente il livello generale della qualità, grazie soprattutto all'eccellente arrosto di vitello con patate al forno e all'altrettanto gustosa tagliata di scottona al pepe verde, di perfetta cottura. Se a questo punto non si è ancora sazi, un assaggio di pecorino semistagionato con uva (abbinamento riuscitissimo) prepara la sorpresa del dessert che dà un tocco "esotico": prima un assaggio di biscotti secchi con vini dolci sorprendentemente siciliani, Zibibbo e vino alla mandorla. Poi l'immancabile sorbetto al limone, con aggiunta di vodka a richiesta. Infine i dolci veri e propri, tra cui meringata, crostata di frutta e un superbo tiramisu al pistacchio, forse il miglior piatto in assoluto. Caffè e digestivi, anche qui, "stranieri" come limoncello e mirto per chiudere un pasto davvero pantagruelico.

Importare di peso in Italia il rito iberico delle tapas è un'operazione che suscita qualche riserva: molto diversi la filosofia, gli orari, le abitudini dei consumatori nostrani. Alessandro Mayer, che ha aperto i battenti nel lontano 1997 e si è specializzato nel "genere" con una serie di altri indirizzi a tema (famoso il Tasca), ha avuto successo perché non si è limitato al calco pedissequo della realtà spagnola: il suo Ajo Blanco, benché si autodefinisca "bar de tapas", è più simile a un vero e proprio ristorante, e le porzioni sono più "raciones" che semplici assaggi. Ma dove colpisce nel segno il frequentatissimo locale (situato nel cuore di un'ex zona degradata, ora tra le più vitali della città) è nell'intelligente proposta culinaria, che non si limita ai luoghi comuni di vago sapore esotico - anche se i classici ovviamente non mancano - ma va a esplorare in profondità la cucina spagnola, con piatti interessanti e originali. Degna di plauso la cantina, con un assortimento di vini probabilmente unico in Italia, alcuni dei quali disponibili anche al calice. L'atmosfera simpaticamente bohémien rende ancora più piacevole il locale, che spesso ospita mostre d'arte o piccoli spettacoli. I prezzi sono in linea con la media milanese, ma è chiaro che non si tratta di un luogo per abbuffate.

Impossibile riportare qui tutta la vastissima lista di tapas che, peraltro, è meritevolmente consultabile anche sul sito del ristorante. Possono essere ordinate a cena o anche in orario di aperitivo (18-20): in quest'ultimo caso, ogni 4 tapas le bevande sono gratis. Dopo aver rotto il ghiaccio con gli immancabili grissini intinti nell'allioli, la tipica salsa all'aglio, si può partire con un pan tomate (la versione spagnola della bruschetta) accompagnato da queso, jamon o baccalà. Ottimo l'assortimento di formaggi, di mucca e di pecora: tra i più caratteristici il queso manchego (anche marinato in olio) e l'Ibores dall'Extremadura. Non mancano naturalmente i salumi, tra cui il celebre Patanegra, la cecina de Leòn e il chorizo piccante. Tra le pietanze propriamente dette ci sentiamo di consigliare le eccellenti albondigas (polpette di vitello) con salsa di mandorle e zafferano; interessanti anche gli involtini di carne con miga (pane e pomodori) e il chorizo cotto nel sidro. Molti anche i piatti a base di verdura: tortilla, pimientos (peperoni verdi fritti), rollitos de berenjena (rotolini di melanzane con crema di tonno) e l'ottimo purè de habas (purea di fave) con chorizo.

Variegata anche l'offerta di piatti di pesce, tra cui spiccano baccalà, acciughe del Mar Cantabrico, gambas al ajillo (gamberi con olio bollente, aglio e peperoncino) e il mitico pulpo a la gallega. Capitolo dolci: più dell'immancabile crema catalana, colpiscono il gelato al dulce de leche, la Torta Rosales e lo stuzzicante zabaione al Pedro Ximenez, con fichi Empordà (una regione della Catalogna) e fave di cioccolato. Tutte le tapas e i postres hanno un prezzo dai 4 agli 8 euro. Molto curata, come detto, l'offerta di vini da tutte le regioni della Spagna, con ricarichi accettabili; quattro etichette sono proposte quotidianamente anche al calice. Disponibili anche diverse varietà di birra (Alhambra 1925 e Estrella Galicia Riserva tra le altre), brandy e sherry. Anche se l'abbinamento più gettonato resta indubbiamente quello con la sangria di vino bianco o rosso, con frutta e/o cannella.

Una pizzeria che attira clienti da decine di chilometri di distanza (la prenotazione è indispensabile) deve indubbiamente avere qualcosa di straordinario. E la pizzeria Via Montegrigna, a tutti più nota come Tric Trac, ce l'ha eccome: l'eccellente qualità e l'incredibile varietà delle sue celebri pizze. Non parliamo solo di fantasia negli ingredienti e negli abbinamenti: a fare la differenza sono proprio i differenti tipi di impasto che il pizzaiolo mette a disposizione dei clienti. C'è l'Olimpo con farro e segale integrale, l'impasto alle noci, quello giallo con mais ottofile, quello rustico con grano saraceno, quelli aromatizzati al basilico, allo zafferano, alle erbe e peperoncino. E se è quasi maniacale la scelta delle materie prime, altrettanto si può dire per i condimenti: pomodori San Marzano, alici dal Mar Cantabrico, formaggi selezionati (burrata, primo sale, fiordilatte, Castelmagno), origano di campagna, scarola passita e così via.

Tutte cose che sembrerebbero quasi sprecate su una pizza, se il risultato non fosse davvero una delizia per le papille gustative, anche grazie alla lavorazione attenta ai minimi dettagli e alla perfetta cottura. A questo si aggiungono una scelta piuttosto ampia di piatti di carne e di pesce e ottimi dolci (da provare la torta alla ricotta di pecora, cioccolato, fichi e noci). Interessante anche la selezione di birre artigianali in bottiglia, tra cui Extra Omnes e Baladin.
Lati negativi: i prezzi delle pizze sono in molti casi decisamente al di sopra dei 10 euro e, soprattutto, l'attesa al tavolo può superare l'ora. Ma in certi casi lentezza è mezza bellezza...

Nomen omen: i fratelli Contorno producono gustosi condimenti per pasta (alle sarde, al pomodoro, ai frutti di mare), funghi e pomodori essiccati, caponata e caponatina.

Funghi e carciofini sono le specialità della casa, salse e sughi le ultime novità di uno dei più noti produttori di antipasti del Piemonte.

A due passi da Langhirano una delle aziende più note nella produzione e nell'esportazione di salumi; fra i suoi prodotti più innovativi il "Ciao - Salame di Parma".

Tutta dedicata ai vitigni tipici della provincia di Alessandria la produzione di questa cantina: da una parte il Gavi in tre diverse versioni, legate ad altrettanti vigneti (ottimo il Bergi), dall'altra Dolcetto di Alba e Barbera del Monferrato.

Varrebbe una visita (su prenotazione) solo per ammirare il Carapace, la scenografica cantina realizzata da Arnaldo Pomodoro per la famiglia Lunelli. Poi ci sono anche i vini: l'aggressivo Sagrantino e il più morbido Montefalco Rosso.

Nella culla del Brunello una delle più apprezzate interpretazioni di questo eccezionale vino, nella versione "Tradizione" o in quella Riserva invecchiata per due anni in botti di rovere e altrettanti in tonneau.

Le splendide etichette disegnate da Riccardo Schweizer introducono vini straordinari: dal Pinot Nero al Merlot passando per l'originale Manna.