Opinione scritta da Locuste

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Ristoranti
 
2014-12-01 16:20:25 Locuste
Voto medio 
 
7.4
Qualità 
 
7.0
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
7.5
Prezzo 
 
7.5
Opinione inserita da Locuste    01 Dicembre, 2014
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Ottobre 21, 2014
Recensione
Moderno, frenetico ed "europeo", il Microcentro di Buenos Aires non è certo il quartiere ideale per un'esplorazione gastronomica della capitale argentina: la Florida, il viale pedonale dello shopping, è attorniata da globalizzati fast food piuttosto che da ristoranti tipici. Eppure, a poche centinaia di metri dal celebre obelisco di Avenida 9 de Julio, ci sono posti come il Suipacha: un compendio per quanto possibile genuino di tutto il folklore porteño in un'antica "parrilla" restaurata, con arredamenti vintage e insegne d'epoca alle pareti. Inevitabilmente turistico, certo, ma comunque efficace come primo impatto con la cucina del luogo, com'è ovvio imperniata sulla carne alla griglia. E il conto non è per nulla salato, grazie anche alle numerose offerte speciali (nei fine settimana tutti i piatti sono scontati del 25%).

Centro o periferia che sia, Buenos Aires è sempre Buenos Aires e quindi il menu non può che aprirsi con il più tipico di tutti gli antipasti argentini: l'empanada, ripiena di carne tagliata al coltello (decisamente appetitosa) oppure di formaggio e prosciutto. In alternativa, taglieri di affettati e formaggi, tortilla di patate, l'immancabile "milanesa" (fettina impanata) o qualche altra suggestione italica come la "muzzarella" con pomodoro e basilico e la parmigiana di melanzane. Ricca anche la scelta di insalate, quasi tutte con robusta aggiunta di pollo, e quella delle paste - ravioli, spaghetti, lasagne, fettuccine - su cui non siamo in grado però di dare un giudizio.

Inutile perdere ulteriore tempo e meglio passare senza indugi a quelli che vengono definiti "Clasicos de la cucina porteña": ovviamente le carni alla parrilla, che partono dal celebre bife de chorizo - taglio molto spesso e morbido - per arrivare al bife de lomo, al pregiato ojo de bife, al lomo al peperoncino o al Roquefort. Particolare è il "churrasquito Suipacha", in cui il lomo viene servito con patate, insalata e uovo fritto. La soluzione migliore per provare tutto, compreso il pollo, è un'abbondante parrillada mixta, disponibile a soli 100 pesos e servita con ottime salsine tra cui il famoso chimichurri. Qualità della carne eccellente, cottura forse un po' troppo abbondante (come quasi ovunque). I dolci, come sempre, sono esagerati per i nostri palati: volcan de chocolate (il nome dice tutto) o panqueque al dulce de leche. In compenso scorrono a fiumi la birra Quilmes, servita nella tipica "jarra" a forma di pinguino, e il vino: buono l'assortimento di Malbec e Cabernet Sauvignon, ma anche di Syrah, Merlot e Chardonnay.

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Ristoranti
 
2014-10-15 12:31:01 Locuste
Voto medio 
 
7.1
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
4.5
Opinione inserita da Locuste    15 Ottobre, 2014
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Settembre 27, 2014
Recensione
Se fossimo negli Stati Uniti, potremmo pensare a una di quelle simulazioni d’epoca scrupolosamente ricostruite in ogni particolare, con tanto di “quinte” cartonate pronte a cadere rivelando una scena teatrale. E invece la Trattoria Milanese è reale e genuina, per quanto possa sembrare incredibile: un esemplare più unico che raro di ristorante di inizio secolo giunto fino a noi perfettamente conservato e in grado di offrire un eccezionale spaccato d’epoca. C’è proprio tutto in questo locale situato nel pieno centro della città, a due passi da corso Magenta: le insegne in stile belle époque, lo stretto corridoio d’ingresso che termina direttamente in cucina, le due sale da pranzo che si aprono ai lati con il buffet degli antipasti, il bancone in legno per i liquori, le bottiglie impolverate alle pareti, il menu del giorno battuto a macchina, i camerieri in divisa che presentano sussiegosi i piatti consigliati, persino il tavolo d’angolo con il proprietario che tiene i conti mentre assaggia (e mette in mostra) le pietanze più prelibate. Nulla è cambiato, salvo i prezzi: quelli sì piuttosto alti e talvolta poco giustificati. Ma la collocazione e, soprattutto, l’atmosfera valgono una visita.

Proprio come si potrebbe immaginare a prima vista, la trattoria è frequentata da una ristretta (e facoltosa) clientela milanese DOC, che oltre al cibo cerca da queste parti confidenza e convivialità. Ma il cliente occasionale non ha nulla da temere: la cortesia è di casa. La lista è enciclopedica e composta soprattutto di piatti semplici e casalinghi, realizzati però con ingredienti di prima qualità e con straordinaria cura: dal menu citiamo a titolo di esempio brodo in tazza, fegato e rognone, mondeghili (le tipiche polpette milanesi), uova a piacere. Ricco il carnet degli antipasti: bresaola, nervetti, paté di tonno, melanzane in carpione, prosciutto di Parma, tutti dai 14 euro in su. Tra i primi, tagliatelle ai porcini o al sugo d’arrosto, spaghetti all’arrabbiata, trofie al pesto, tortellini fatti in casa, gnocchi di patate, minestrone e gli apprezzatissimi tortelli di zucca. Ma da queste parti si cerca soprattutto la cucina meneghina e, dunque, è impossibile non concedersi un piatto di risotto alla milanese, validissimo anche nella versione al salto ripassata in padella il giorno dopo.

Restando nello stesso filone cittadino, inevitabile l’accoppiata risotto-ossobuco, qui a 25 euro; gli ossibuchi sono disponibili anche a parte, in umido, e con loro troviamo altri classici come il rognone con polenta, la frittura di cervella, il polpettone di vitello, le scaloppine al Marsala. Il posto d’onore lo merita però la costoletta alla milanese (attenzione alla “s”), qui nella sua versione più pura: alta, imponente, non troppo cotta, con una panatura dorata e di grana grossa. Una prelibatezza. Vastissimo il carnet dei contorni, dai carciofi al cicorino passando per la polenta, e interessanti anche le proposte di formaggi lombardi (da provare la crescenza con mostarda di marroni). Tra i dolci, insieme alle torte artigianali e al panettone, imperdibili lo zabajone caldo della casa in inverno e, nella stagione calda, le straordinarie pesche all’amaretto. Cantina ampia e ben fornita, con discreto assortimento di vini al bicchiere, dal Barbera al Rosso di Montalcino. Il conto finale è importante, non inferiore ai 45 euro per un pasto completo.
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Sagre
 
2014-10-05 23:03:36 Locuste
Voto medio 
 
7.0
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
5.5
Opinione inserita da Locuste    05 Ottobre, 2014
Ultimo aggiornamento: 02 Ottobre, 2018
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Settembre 09, 2018
Recensione
Per "bue grasso" si intende un castrato di razza piemontese, di cui vengono cotte alla griglia le parti più succulente: quarti anteriori e costato. La sagra, indetta per la prima volta nel 2014, è rapida e ben organizzata e le carni prelibate, ma i prezzi sembrano più adatti a un ristorante (13 euro al piatto!). L'edizione 2018 si è svolta nel centro storico di Legnano, le precedenti al parco Castello.
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Ristoranti
 
2014-09-25 09:08:56 Locuste
Voto medio 
 
6.5
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
6.5
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    25 Settembre, 2014
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Settembre 14, 2014
Recensione
Uscendo da Vergiate e inoltrandosi nei boschi al limite estremo del Parco del Ticino lombardo si può andare incontro a belle sorprese, soprattutto dal punto di vista gastronomico. La Locanda del Buon Cammino sorge, piuttosto inattesa, ai bordi di una strada isolata e offre anche servizio di bed & breakfast nella cascina accanto al ristorante: location ideale per chi ama le passeggiate, a piedi o in bicicletta. Il locale in sé, che da fuori ricorda una baita, all'interno sorprende con colori vivaci e un arredamento un po' bizzarro, con tanto di quadri astratti alle pareti; la cucina però è solida e tutt'altro che sperimentale, specializzata nelle carni alla griglia ma anche in funghi (raccolti rigorosamente nella zona) e cacciagione. L'insieme non è spiacevole anche se richiederebbe maggior cura nei dettagli, soprattutto a fronte di prezzi non particolarmente bassi (decisamente oltre i 40 euro).

Largo l'assortimento di antipasti, tra i quali robusti taglieri di carni e salumi a 10 euro l'uno: salame, crudo e carpaccio di Black Angus marinato nel tagliere Mix, lardo di Arnad, carpaccio di petto d'oca e formaggi in quello Goloso. In alternativa, appetitosi la tartare di carne texana con bacche di senape e gli sfilacci di cavallo con verdurine. Tra i primi il piatto forte della casa sono senza dubbio i risotti, specialmente ai funghi porcini ma anche con radicchio e fonduta di taleggio, preparati per un minimo di due persone; in lista ci sono anche strozzapreti con salsa tartufata, pappardelle al cinghiale, gnocchi alla tirolese ripieni di speck.

Come detto però è la griglia a regnare sovrana, grazie alla disponibilità di carni di pregio come Black Angus, Irish Angus e bisonte. Fiorentina (4,20 euro all'etto) e costata sono all'ordine del giorno, così come la tagliata di controfiletto; altrimenti da provare il filetto di Angus ai funghi e, fuori lista, il gustosissimo filetto di vitello al Porto con cipolle caramellate. Interessanti anche le lumache trifolate con polenta. Il consiglio però è quello di concedersi, nella stagione giusta, un semplice piatto di porcini alla griglia: eccellenti per consistenza e sapore. Buoni anche i dolci della casa, tutti artigianali (spicca il castagnaccio), e buon assortimento di vini toscani, come il Chianti Classico della Villa Cigliano. Meritoria la scelta di non far pagare il coperto.
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Ristoranti
 
2014-09-22 10:30:24 Locuste
Voto medio 
 
6.9
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
4.0
Opinione inserita da Locuste    22 Settembre, 2014
Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 2015
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Marzo 13, 2015
Recensione
Preparatevi a essere sorpresi almeno due volte. Prima di tutto perché Concagno, minuscola e sonnolenta frazione sperduta ai confini tra comasco e varesotto, è l'ultimo posto in cui vi aspettereste di trovare un locale specializzato in carni di canguro, struzzo, renna, zebra e cammello, e tappezzato di arredi in stile africano, asiatico e latino. E poi perché in questo contesto esotico, tra una maschera Masai e un batik indonesiano, tutto ci si attenderebbe meno che un servizio raffinato e formale da ristorante d'altri tempi, a cui mancano soltanto i camerieri in livrea. La combinazione di questi stravaganti elementi rende l'Etnic un luogo assolutamente unico, impossibile da scoprire per caso (non aiuta neppure la location assai poco illuminata e quasi invisibile dall'esterno) ma da visitare se non altro per curiosità. La qualità di materie prime e preparazioni, nonché l'abbondanza delle porzioni, ripagheranno decisamente la scelta, anche se i prezzi sono tutt'altro che abbordabili.

Come detto, la specialità della casa sono le carni più o meno esotiche, provenienti da ogni parte del mondo, ma in realtà il menu presenta anche diversi piatti "nostrani" più che apprezzabili. Per cominciare c'è un faraonico antipasto misto comprendente un pot pourri di salumi (salame, coppa piacentina, finocchiona, speck, mortadella di cinghiale, prosciutto di Praga) e formaggi (provola affumicata, cuor di latte al miele d'acacia) accompagnate da ottima carne salata, cipolle caramellate, anelli di cipolla e focaccia rustica. In alternativa, per chi non volesse rovinarsi l'appetito (si fa per dire), ci sono i carpacci: fesa di chianina ai cento aromi, carne salata alla trentina, cecina de Leon, prosciutto d'alce, bresaola di bufalo o di puledro. Tutto decisamente interessante e servito in porzioni più che degne.

Tra i primi segnaliamo gli ottimi riccioli di sfoglia all'Etnic, con l'inusuale carne di canguro, funghi porcini, tartufo e panna; oppure i fiocchi di patate con trevigiana e salamelle di bufala, con robusta mantecatura al Chianti. Di ottima fattura, anche se per nulla esotiche, le fettuccine al cinghiale. Attirano anche il risotto ai mirtilli e castagne e gli strigoli con pere e salsa di noci. Con i secondi, come detto, arriva il piatto forte della casa: la "semplice" tagliata di Angus argentino è già un must, ma al suo fianco troviamo filetto di chianina, tagliata di bisonte, filetto di canguro, di renna, di struzzo o di zebra, controfiletto di cervo e molte altre prelibatezze. Eccellente il filetto di maialino al Porto. Non male anche l'assortimento di formaggi (Castelmagno, formaggio di fossa, pecorino romano) mentre sui dolci la cucina è meno fornita, ma presenta comunque alcune discrete torte artigianali: piacevole la Chantilly al tiramisu. Buona cantina con qualche etichetta toscana di livello.

Come anticipato il conto è il tasto più dolente: antipasti da 10 a 16 euro, primi a 10-12, secondi da 20 a 27. Ma ci sono anche menu degustazione da 29 a 45 euro, e in questo caso anche le offerte via coupon, che compendiano abbastanza fedelmente la proposta culinaria del ristorante, valgono l'acquisto.
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Ristoranti
 
2014-09-15 23:31:28 Locuste
Voto medio 
 
7.1
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
6.5
Prezzo 
 
7.5
Opinione inserita da Locuste    15 Settembre, 2014
Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 2016
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Gennaio 14, 2016
Recensione
Prendi una storica catena americana, attiva dal “lontano” 1980 e che proclama, come peraltro ogni altro ristorante degli Stati Uniti, di servire i migliori hamburger del mondo; trasportala oltreoceano aprendo le prime due sedi italiane a Varese e Legnano; poi siediti tranquillo in un angolo e assisti all’invasione delle orde barbariche di clienti affamati, capaci di creare lunghissime code anche fuori dal locale (e meno male che si tratta di un fast food). C’è davvero così tanto bisogno di hamburger nel nostro paese? Diciamo che se da un lato si tratta di una moda dilagante e forse ancor più maniacale che negli anni Ottanta, imposta dai soliti interessi economici made in USA, dall’altro questa semplice polpetta di carne, una volta emblema del cibo-spazzatura, ha saputo trasformarsi negli anni in qualcosa di molto diverso. Perché Fuddruckers può vantarsi anche di utilizzare per i propri panini ingredienti freschi e, apparentemente, di prima qualità, e perché, fatto non secondario, i suoi hamburger sono indiscutibilmente buoni. Al punto che i prezzi, non esattamente economici per il settore (11-12 euro per un menu), finiscono per sembrare addirittura sottostimati.

A parte le già citate rivendicazioni di qualità sulla carne, tutta di razza piemontese, sul pane fatto in casa e sulle altre materie prime, Fuddruckers ha anche la particolarità di servire ai propri clienti un panino “fai da te”. Nel senso che, una volta ritirato il burger, l’avventore può assemblarlo a suo piacimento attingendo da un banco frigo in cui fanno bella mostra di sé cetrioli, pomodori, insalata, cipolle e altre prelibatezze, oltre ovviamente a ogni tipo di salsa. Va detto, però, che i condimenti originali sono già talmente “carichi” e ben amalgamati che appare quasi un peccato intervenire con aggiunte dell’ultim’ora. Nell’esperienza rientrano poi a pieno titolo anche l’arredamento, che riproduce rigorosamente quello di un ristorante americano anni Cinquanta con tanto di insegne al neon, targhe made in USA alle pareti e chi più ne ha, più ne metta, e il metodo di servizio. Una volta completata l’ordinazione, infatti, il cliente si vede consegnare un dischetto di plastica dotato di wi-fi che può portare con sé al tavolo: quando sarà arrivato il suo turno, il dischetto comincerà a illuminarsi e vibrare segnalandogli di raggiungere la cassa. That’s America!

Veniamo al cibo vero e proprio e, quindi, agli hamburger. Sono ben nove le varianti in lista, tutte come detto personalizzabili: dal semplice Bacon Cheddar con formaggio e pancetta al potentissimo Inferno con peperoncini piccanti, passando per il Three Cheese (nomen omen). Segnaliamo in particolare il gustoso Swiss Melt con funghi, formaggio svizzero e cipolle grigliate, l’esotico Southwest con bacon e guacamole, e il robusto Lumberjack con pancetta e funghi. Tutti gli hamburger sono disponibili in due dimensioni: 130 o 220 grammi, e accompagnati da patatine tagliate a mezzaluna, ben lontane dalle solite french fries. Nulla da dire sulla qualità delle carni, davvero saporite e perfette anche nella versione più al sangue. Non manca una ricca lista di hot dog e di sandwich al pollo, al tacchino, al pesce o persino vegetariani; per chi proprio non si accontenta ecco pollo arrosto e fritto, filetto di manzo e le immancabili “ribs” costine di manzo, tutti piatti che vanno dai 10 ai 19 euro. Alle consuete bibite gassate si è affiancata la birra (Peroni) e chi proprio ci tiene può concedersi un’insalatona, anche se la scelta appare un po’ fuori luogo. Dove il menu appare davvero carente è nel reparto dolci; anche da questo punto di vista, in fondo, si può elogiare l’assoluta fedeltà al modello originale…
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Ristoranti
 
2014-09-11 12:01:47 Locuste
Voto medio 
 
7.4
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
8.5
Prezzo 
 
5.5
Opinione inserita da Locuste    11 Settembre, 2014
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Agosto 31, 2014
Recensione
A volte ritornano, è il caso di dirlo. Avevamo conosciuto Samanta Cordani e il marito ai tempi dello scenografico ristorante Le Tre Pergamene di Podenzano; poi il locale ha chiuso i battenti, ma i gestori non sono riusciti a resistere a lungo al richiamo dei fornelli e ben presto sono tornati in attività non troppo lontano dalla precedente "casa", questa volta a Pontenure. La sede è un antico cascinale ben ristrutturato, il nome suggestivo anche se non del tutto corrispondente alla realtà. Gli “antichi sapori” ci sono, beninteso, ma mescolati con abilità a tocchi creativi e alla riscoperta di piatti dimenticati, così da evitare sapientemente l’unico rischio connesso alla splendida cucina piacentina: quello della monotonia. Il locale, attento alla soddisfazione dei clienti sia nella presentazione sia nella sostanza, è quindi in grado di presentare un menu ridotto ma vario, talvolta con qualche eccesso di zelo nei condimenti ma anche con punte di assoluta eccellenza. Prezzi nella norma: dai 35 ai 40 euro per un pasto completo.

Vista la zona, quasi inutile farsi domande sull’antipasto: si va sul sicuro con un abbondante vassoio di salumi che affianca pancetta, salame e coppa piacentina, accompagnandoli con i classici “chisolini”, la versione locale dello gnocco fritto. Il carico da undici ce lo mettono i cosiddetti “saporini”, ossia assaggi del lussurioso pistà ad grass (lardo battuto), caciotta ai pepi e torte di patate o, se si è fortunati, di zucca. Tutto di ottima qualità. Si fa subito sul serio con i primi, che partono dalla tradizione più pura con i tortelli burro e salvia e gli immancabili pisarei e fasò (qui insaporiti però con le cotiche), per arrivare a piatti assai meno conosciuti come i cursoli: il nome, in dialetto, significa “lacci” e si tratta infatti di una pasta allungata e squadrata, condita con pomodoro, abbondante pasta di salame e patate. Altre prelibatezze sono i delicati bastoncini di ricotta e prezzemolo ai funghi porcini e i cappelli di suora - ovviamente, una pasta ripiena - alla crema di parmigiano e culatello, forse i migliori del lotto per equilibrio di sapori.

I secondi ricalcano la stessa successione dei primi: si comincia con i grandi classici come la coppa arrosto e la trippa ai fagioli, per poi riscoprire antiche tradizioni oggi misconosciute come quella della “piccola” di cavallo, ossia carne macinata e condita con peperoni e spezie, accompagnata da una robusta quantità di polenta. La stessa polenta accompagna anche i ganassini (guanciali) di maiale, ma il piatto migliore è senz’altro il cuore di controfiletto di manzo al rosmarino, tenero e saporito. Tra i dolci, oltre ai gelati, molte torte fatte in casa tra cui l’ottima crostatina servita con sorbetto alla pesca e pezzettini di frutta. Cantina ben fornita, tutta concentrata sui vini locali: è d’obbligo puntare sul Gutturnio, che sia mosso, fermo o barricato. Non tradiscono, come d’abitudine, le bottiglie delle cantine Pusterla di Vigolo Marchese.
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Ristoranti
 
2014-09-05 11:11:02 Locuste
Voto medio 
 
7.0
Qualità 
 
6.5
Quantità 
 
9.5
Servizio 
 
6.0
Prezzo 
 
6.0
Opinione inserita da Locuste    05 Settembre, 2014
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Agosto 18, 2014
Recensione
Parlare di "abbondanza", certe volte, non è sufficiente: il termine "maratona gastronomica" rende forse meglio l'idea di una sosta al ristorante della famiglia Malduca, che si affaccia sul corso principale di Ittiri da cui prende il nome. Se ci si affida alle cure del gestore, la perdizione è assicurata: in men che non si dica comincia a scorrere sulla tavola una quantità di cibo inusitata anche per una Locusta, e soprattutto a un ritmo infernale, che rende assolutamente impossibile consumarla completamente (con grande dispiacere dei commensali). Pare, del resto, che anche per chi sceglie alla carta il risultato non sia molto diverso... Questo tourbillon di antipasti, primi e secondi rischia di rendere meno lucido il giudizio sulla qualità della cucina, che invece, seppure altalenante, non è affatto disprezzabile. Qualche trascuratezza nel servizio non inficia la generosissima offerta dal locale che, se da un lato si macchia del "peccato" di spreco, dall'altro ha il merito di mettere decisamente alla prova anche il mangiatore più navigato. Da provare se non si hanno impegni il giorno successivo!

Abbiamo già parlato dell'infinita teoria di antipasti che giunge subito in tavola e che forse faremmo bene a elencare senza ulteriori commenti: prosciutto crudo e melone, salame, pecorino, bresaola con rucola e mais, ricotta fresca, burrata, cozze alla marinara, lumache gratinate, vongole in umido, cocktail di gamberetti in gusci di capesante, calamari fritti e, per non farsi mancare nulla, rana pescatrice alla catalana. Di ognuno di questi piatti, tanto per capirci, viene servito un intero vassoio, le cui dimensioni non sono per nulla correlati al numero dei commensali. Nell'enciclopedica proposta (in cui vanno inseriti anche carpaccio di pesce spada, crostini alla bottarga e insalata di polpo, tutti presentati in lista) spiccano soprattutto le eccellenti lumache, i calamari, di eccellente e leggera frittura, e la burrata. Intanto si beve abbondante Vermentino.

A questo punto il pasto potrebbe essere già finito e invece si continua con un primo da fare spavento: spaghetti con bottarga, pomodorini, cozze e vongole, sempre in quantità da ricovero ospedaliero. In alternativa, il menu offre anche spaghetti al cartoccio, penne allo scoglio, gnocchetti con funghi, zafferano e prosciutto, fregola e arselle e molto altro. Il secondo è costituito invece da un piatto senza fine di gamberoni, orate e spigole (ma in lista non mancano tagliata, chateaubriand e altre carni): tutto di discreta qualità, un peccato non poterselo gustare fino in fondo. Anche perché subito arriva un sorbetto preparatorio alla frutta di stagione, al dolce, che non può che essere una gustosissima seadas, e al caffè. Vasta scelta di "ammazzacaffè", compresi il mirto e un'ottima grappa barricata, indispensabile per provare a digerire...
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Ristoranti
 
2014-09-04 14:13:59 Locuste
Voto medio 
 
7.0
Qualità 
 
7.0
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
6.5
Prezzo 
 
7.5
Opinione inserita da Locuste    04 Settembre, 2014
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Agosto 11, 2014
Recensione
Girovagando per la selvaggia Ogliastra, sulla costa orientale della Sardegna, pare quasi un miracolo imbattersi in un chiosco attrezzato come il Cala Surya, quasi invisibile dalla strada ma dotato di tutti i comfort: bagni e docce, discesa a mare e soprattutto un ristorante di tutto rispetto. Immerso nella macchia mediterranea e affacciato su un tratto di mare roccioso ma pur sempre incantevole, il locale - che è anche apprezzata pizzeria - ha ovviamente il suo massimo punto di forza nella location, ma mette a disposizione della clientela anche una cucina di mare semplice ed efficace. Arredamento e servizio sono spartani, come si addice alla cornice, ma i prezzi sono davvero interessanti e competitivi.

Inutile dire che il pesce fresco è tra le armi migliori a disposizione della cucina, a partire da un ricco antipasto di mare con cozze, vongole, gamberetti, polpi e seppie; in alternativa, la consueta "ouverture" isolana a base di salsiccia, pecorino, guanciale e prosciutto crudo (tipico della zona), più le immancabili melanzane grigliate. Il piatto forte sono comunque i primi, soprattutto gli eponimi spaghetti Cala Surya con frutti di mare, gamberoni, polpi e seppie e un sugo piuttosto piccante: il tutto a 8 euro, così come per il risotto con lo stesso condimento. Più che discreti anche i culurgiones, altro piatto caratteristico ogliastrino: i classici gnocchi fatti a mano con formaggio e menta, conditi con sugo di pomodoro.

Come secondo il consiglio è quello di optare per il pescato del giorno: orate e spigole a soli 9 euro l'una. In alternativa, una frittura di calamari leggera e abbondante, un piatto di gamberoni o cozze alla marinara. Tra i dolci non possono mancare le classiche seadas (più correttamente chiamate sebadas, almeno in questa zona dell'isola). Vino bianco della casa più che accettabile e in conclusione del pasto ampia scelta di amari. In definitiva, un buon ristorante "da spiaggia" che offre anche qualche piatto al di sopra della media.
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Ristoranti
 
2014-08-29 10:58:54 Locuste
Voto medio 
 
7.3
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
7.5
Prezzo 
 
7.0
Opinione inserita da Locuste    29 Agosto, 2014
Ultimo aggiornamento: 12 Settembre, 2016
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Agosto 18, 2016
Recensione
Per rendersi conto di quanto una città possa cambiare nel breve volgere di pochi anni, è una buona idea fare un giro dalle parti di piazza Tola. Questa piazza, che ospita il mercato cittadino, negli scorsi decenni ha costituito la porta di confine tra il centro ottocentesco, frequentato dalla “Sassari bene”, e un centro storico in gran parte abbandonato e degradato; oggi invece, in coincidenza con un certo “risveglio” cittadino, si è popolata improvvisamente in ogni angolo di bar, enoteche, birrerie e ristoranti, riproponendosi come luogo di ritrovo serale dei sassaresi. In questa benefica colonizzazione rientra anche la Taberna Santona, locale di recentissima apertura che con l’ultima stagione estiva ha vissuto una vera e propria esplosione, espandendosi dall’angusta saletta che lo ospitava fino a occupare parte della piazza con i suoi tavolini. La cucina, con intelligenza, evita di concentrarsi sui già inflazionati piatti di cucina locale, spaziando invece su pietanze di altre regioni italiane e anche internazionali, ma senza mai eccedere nella sperimentazione. Vincente anche la formula che prevede un menu limitato a 6 piatti, aggiornati quasi quotidianamente. Con queste premesse, l’avvenire è assicurato.

Che tra i gestori e la Spagna ci sia qualche legame, magari anche solo ideale, lo si avverte dai richiami iberici nel menu e soprattutto nell’approccio stile “tapas”: ogni piatto è infatti disponibile in porzione intera a 8 euro, oppure in versione “assaggio” al modico prezzo di 4 euro. Caratteristiche anche le scodelle di coccio e le scodelline che fanno le veci dei piatti di portata: piccoli dettagli che però funzionano. Il menu vero e proprio comprende quasi sempre piatti unici, senza distinzione tra primi e secondi: si può scegliere quindi indifferentemente tra un classico ma ben realizzato minestrone con verdure e il più esotico marmitako, una tipica zuppa basca a base di tonno, patate e peperoni, il tutto stufato con pomodori e spezie. Il piccante, d’altronde, è un po’ il leit motiv di tutta la lista (almeno di quella provata da noi), senza però che venga mai superato il livello di guardia. Anche il chili con carne, altro piatto di ispirazione straniera, mantiene così un perfetto equilibrio di sapori.

Tra i piatti da segnalare ci sono poi la trippa in rosso, questa sì tipica della cucina sassarese, e soprattutto l’eccellente pollo al pastis: un abbinamento del tutto inconsueto che sulla carta può lasciare perplessi, ma che alla prova dei fatti si trasforma in una vera e propria leccornia. Di ottimo livello anche lo stufato di cavallo. La breve lista si chiude poi con una versione della panzanella toscana particolarmente fedele all’originale. Merita un assaggio il vino della casa, che non è un rosso qualsiasi ma il poco conosciuto Bovale di Terralba. Più comuni ma non per questo meno appetitosi i dolci, come la gustosa crème caramel e la poderosa torta al cioccolato. In generale, un pasto all’insegna della semplicità e dell’essenzialità, ma non per questo “povero”, nonostante il prezzo più che abbordabile.
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