Opinione scritta da Locuste

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Ristoranti
 
2015-08-24 13:14:00 Locuste
Voto medio 
 
7.8
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
9.0
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
7.0
Opinione inserita da Locuste    24 Agosto, 2015
Ultimo aggiornamento: 08 Settembre, 2016
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Agosto 13, 2016
Recensione
Il primo criterio essenziale che definisce un buon ristorante è... farsi trovare aperto. Una caratteristica non così scontata nel caso dell'agriturismo S'Incantu, che per anni si è lasciato "inseguire" prima di lasciarci finalmente varcare le sue porte. Valeva la pena di attendere così a lungo? Senza alcun dubbio sì, per scoprire una cucina di buon livello e soprattutto non scontata, perfettamente aderente alle tradizioni isolane ma al tempo stesso originale in diversi dettagli. Per chi ne ha la possibilità, il periodo migliore per visitare il ristorante è senza dubbio l'autunno, stagione in cui Putifigari ospita una frequentata mostra micologica: i funghi sono una delle specialità della casa e anche le altre preparazioni si adattano maggiormente a condizioni climatiche più fresche.

Come da tradizione agrituristica, la teoria degli antipasti è pressoché infinita, ma saltarne anche soltanto uno sarebbe un delitto: citiamo melanzane e peperoni grigliati, patate e zucchine ripiene, prosciutto crudo rigorosamente sardo, tartine al formaggio. Imperdibili in particolare le panadas, caratteristiche frittelle ripiene di carne (qui nella versione "spagnola", a forma di mezzaluna e di pasta più leggera), il pane carasau con funghi porcini freschi e il pecorino con noci. Il vino della casa, bianco e rosso, scorre a fiumi mentre arrivano due primi tutt'altro che abbordabili: la fregola con i porcini è una prelibatezza e non ha davvero nulla da invidiare a un gran risotto. Ma eccezionali sono anche i classici ravioli di ricotta con sugo di carne (attenzione: provocano dipendenza!).

Il piatto forte tra i secondi è ovviamente il porcetto sardo, perfetto per qualità delle carni e cottura; eccellente anche il cinghiale in agrodolce. Resta un po' in ombra la faraona in salsa verde che, al momento della nostra visita, sostituiva la più appetitosa pernice, un altro dei piatti tipici della casa. Un abbondante accompagnamento di verdure per rinfrescarsi prima del dolce, altro capolavoro: la misconosciuta versione "povera" delle seadas, con ricotta al posto del formaggio e una riduzione di buccia d'arancio in luogo del miele. Quasi meglio dell'originale. Mirto, filu 'e ferru e limoncello aiutano una digestione che può rivelarsi molto difficile. Non così il prezzo: 30 euro sono davvero pochi considerando l'abbondanza delle porzioni e l'elevato livello qualitativo.
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Ristoranti
 
2015-08-20 10:01:08 Locuste
Voto medio 
 
7.6
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
6.0
Opinione inserita da Locuste    20 Agosto, 2015
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 27, 2015
Recensione
Si dice che chi conosce le valli dell'Appenino parmense possieda le chiavi per il paradiso gastronomico: ma senza arrivare a tanto, è sufficiente percorrere i pochi chilometri che separano Fornovo di Taro e la sua uscita autostradale dall'imbocco della Val Sporzana per avere uno straordinario assaggio di quanto ci attende nell'aldilà dei golosi. Benché abbia cambiato nome in tempi recenti, l'ex Trattoria Restori è rimasta un perfetto avamposto della cucina locale: l'aspetto da modesta osteria - con tanto di bancone in legno e frigo dei gelati - nasconde, o meglio introduce, un vero e proprio bignami delle prelibatezze di questo angolo d'Emilia, con i salumi e gli impareggiabili tortelli a guidare il plotone. I servizio essenziale ma cortese e le porzioni generose completano il quadro di un locale che costituisce un sosta di sicuro affidamento per qualsiasi viaggiatore.

L'antipasto più gettonato, come si conviene da queste parti, è naturalmente la torta fritta con salumi (13 euro), di fatto un invitante piatto unico. Gli affettati possono però essere gustati anche da soli, apprezzando così al meglio le eccellenze della zona: culatello di Zibello, salame, coppa e pancetta. In alternativa, spalla cotta di San Secondo o lonza di maiale affumicata. La più attesa specialità della casa, come già ricordato, sono però gli straordinari tortelli (7 euro): straordinari quelli verdi al burro e salvia, ma valgono l'assaggio anche i tortelli di zucca al burro e salvia e quelli di zucca o di patate al soffritto. La composizione dei condimenti è tenuta rigorosamente segreta! Nel menu non mancano poi i cappelletti in brodo e, in stagione, i primi a base di porcini o tartufi.

Tra i secondi da segnalare la gustosa presenza della carne di cavallo, macinata cruda o sotto forma di costata (9 euro). Rigorosamente biologica la carne bovina: tagliata alla griglia con vari condimenti, picaia alla parmigiana, stinco al forno, trippa alla parmigiana (10-18 euro), o ancora filetto di bovino piemontese al rosmarino o al Madeira. I piatti stagionali comprendono anche prelibatezze come cotechino e piede di maiale nero, guanciale al Nebbiolo e cinghiale con polenta. Ristretta ma efficace la scelta dei dolci (4 euro), con l'invitante zuppa inglese cotta a farla da padrona. Da bere, l'ottimo Lambrusco della casa accompagnato da una serie di bottiglie ben selezionate, soprattutto di produttori locali. Prezzi molto onesti.
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Ristoranti
 
2015-07-29 16:16:09 Locuste
Voto medio 
 
7.0
Qualità 
 
8.0
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
5.5
Opinione inserita da Locuste    29 Luglio, 2015
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 25, 2015
Recensione
La locanda più antica di Varzi: così si definisce il Caffè del Centro, che ha aperto i battenti agli inizi del 1900 per mano della famiglia Azzaretti, e l'aspetto del locale non fa nulla per smentirne la fama. Situato proprio nel mezzo dello scenografico intrico di vicoli di Varzi (la toponomastica non lascia dubbi!), il ristorante ha conservato del tutto intatta l'atmosfera dell'antica locanda che fungeva da punto di ritrovo per l'intero paese. Le scelte della cucina sono però solo in parte coerenti con questo scenario: la tradizione si accompagna a qualche piacevole esperimento, con abbinamenti sempre ben studiati e sapori mai troppo aggressivi. In estate c'è anche un piacevole giardinetto esterno.

Varzi è famosa tra i buongustai soprattutto come patria del salame e per aprire il pasto non può ovviamente mancare un antipasto di salumi: oltre al salame ci sono anche pancetta, coppa e lardo, tutto di eccellente qualità. Interessanti, nella stagione estiva, anche il carpaccio di lonza sotto sale con burrata e una fresca versione "rivisitata" della panzanella, con fagiolini e uovo sodo. I primi - qui definiti "Le minestre" - sono all'altezza della situazione: ai ravioli tradizionali varzesi, ripieni di brasato, si accompagnano gli ottimi maltagliati di farro con ragù di maiale e melanzane mantecato alla robiola, davvero una prelibatezza. Buoni anche gli gnocchetti ripieni di pecorino con salsa di patè d'olive e rucola.

Meno fantasia nei secondi che, almeno al momento della nostra visita, vedevano come piatto forte il carré di agnello con panatura di senape e pistacchi, affiancato dal filetto di persico al curry con riso nero e dagli spiedini di pollo in salsa al lime. Da evidenziare sono invece i dolci, soprattutto l'originale semifreddo di liquirizia allo zenzero e limone. E un plauso va anche alla cantina che riunisce alcuni dei migliori prodotti dell'Oltrepò: il Pinot Grigio "Dama d'Oro" del Marchese Adorno non ha bisogno di presentazioni, ma anche il bianco della casa, proveniente dall'azienda La Piotta di Montalto Pavese, si difende bene. Per chiudere il pasto, niente di meglio dell'aromatico Amaro di Rivanazzano, quasi a chilometro zero...
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Ristoranti
 
2015-07-24 14:41:37 Locuste
Voto medio 
 
7.5
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
9.0
Prezzo 
 
5.0
Opinione inserita da Locuste    24 Luglio, 2015
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 21, 2015
Recensione
I rapporti tra Italia e Francia, si sa, non sono mai eccessivamente rilassati, neppure sul fronte alimentare. Ma almeno a tavola, con giudizio e passione, il modo di mettersi d'accordo lo si trova sempre. Lo sanno bene i gestori di Anadima, un curioso e riuscitissimo "blend" tra un tipico bistrot transalpino e un locale milanese alla moda, per giunta a due passi dal redivivo Naviglio. Oltre all'irresistibile design "vintage" e all'impeccabile servizio, il locale può vantare studiatissimi abbinamenti tra specialità d'Oltralpe (dalle tipiche galettes ai formaggi) e classici italiani rielaborati, accostamento che si replica anche nella fornita cantina. Inoltre il menu strizza l'occhio ai vegetariani, con una serie di piatti ad hoc. Insomma, una confezione perfetta che però, per una volta, serve a valorizzare e non a nascondere il prodotto.

Come si è detto, uno dei cavalli di battaglia del locale sono le "galettes", sfiziose crepes di grano saraceno ripiene degli ingredienti più vari: dalla Notre Dame con camembert, patate e bacon alla Campagnarde con roquefort, miele e noci, passando per la debordante Forestière con hamburger, formaggio, uovo e funghi. Il prezzo va dai 7 ai 12 euro. Molto richiesti anche i cosiddetti Ana-burger, con carne di chianina e una versione vegetariana a base di spinaci e patate (10-14 euro). La Francia fa capolino anche tra gli antipasti, per esempio nell'ottimo tagliere di formaggi francesi con crostini al miele e confetture; in alternativa molti altri taglieri di salumi e formaggi, tra cui il Siciliano (con caponata e capocollo) e il Toscano (con finocchiona e mortadella al tartufo). I taglieri da due persone hanno un prezzo di 16 euro. Da non sottovalutare infine sfiziosità come la millefoglie di carta musica con pesce spada affumicato e panna acida.

Con i primi si cambia radicalmente atmosfera, passando a un'ispirazione tipicamente mediterranea: citiamo gli eccellenti fusilli avellinesi con pomodorini Pachino e burrata di Andria, serviti su un letto di mousse di melanzana. Ottimi anche gli strozzapreti con pomodorini, battuto di olive di Gaeta e scaglie di ricotta stagionata (10-14 euro). I secondi sono ancora un altro giro di giostra: alla tartare di manzo mediterranea (con olive, capperi, pinoli) si accompagnano filetto di salmone in salsa teriyaki, filetto di orata in crosta di zucchine e anche il "gran piatto vegetariano" con spezie asiatiche (12-20 euro). Infine, tra i dolci, stuzzica la granita di Merlot speziato con caffè amaro; un po' stucchevole la mousse di cioccolato bianco ai lamponi (5-7 euro). Di pregio la cantina, con vini italiani e francesi di qualità, anche al calice.
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Ristoranti
 
2015-07-06 10:17:07 Locuste
Voto medio 
 
6.1
Qualità 
 
6.5
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
7.5
Prezzo 
 
3.5
Opinione inserita da Locuste    06 Luglio, 2015
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Luglio 01, 2015
Recensione
Piccolo, silenzioso, poco appariscente (eufemismo: in realtà è quasi invisibile), lontanissimo dalle mode e da qualsiasi forma di esotismo. Più che un ristorante, quella di Andrea Carola è una sfida ai canoni della ristorazione milanese: ben riuscita, se è vero che in pochi anni il locale ha conquistato la maggior parte dei critici e delle guide. Davvero raccolto e di piccole dimensioni, ma arredato con gusto e con l'ausilio delle opere di artisti locali, il Bacco deve la sua fama ai prezzi non esorbitanti (per Milano) e a una cucina inventiva ma mai eccessiva, nata dalla rivisitazione di piatti classici come cotoletta o carbonara. Purtroppo, però, non sempre il risultato corrisponde all'intenzione, e piatti sulla carta molto accattivanti non soddisfano come previsto nell'accostamento dei sapori: da rivedere.

Il menu, molto vario, offre un'ampia gamma di alternative per tutti i gusti. Si parte dagli antipasti (8-16 euro) con gnocco fritto e salumi, tra cui culaccia e strolghino, e con i caratteristici panzerottini ripieni di fiocco di culatello e bufala; ma anche con acciughe del Cantabrico, carpaccio di salmone agli agrumi, finocchi e cren, e l'insalata di "tonno del Chianti" (ricetta a base di coscia di maiale disossata, resa famosa dal macellaio Dario Cecchini). Altrettanto interessanti i primi (10-12 euro), tra cui il gazpacho andaluso e la famosa "carbonara vegetale": caserecce di grano duro con verdure di stagione a sostituire la pancetta. Le tagliatelle con ragù bianco di fagiano e verdure si presentano bene, ma deludono un po' nel condimento, poco amalgamato. Tra le altre proposte, il classico riso giallo al salto e i maccheroncini con ragù di triglie e asparagi.

Secondi sullo stesso tenore (14-16 euro), con piatti tradizionali rivisti e corretti: la cotoletta alla milanese in realtà si distacca poco dal canone, mentre più originali sono il filetto di maiale con salsa ai grani di senape e soprattutto la millefoglie di carpaccio di manzo con pane carasau, insalata e grana padano. Non convincono il filetto di pesce San Pietro, troppo ammortizzato dalla salsa al basilico, e l'arrosto di coniglio alla ligure, in una versione troppo asciutta e poco saporita. Dolci discreti, dalla crema bruciata agli agrumi ai bignè ripieni di crema e fragole; ottimi gelati e sorbetti, tra cui quello al mandarino tardivo della Conca d'Oro. Si beve bene anche al calice: segnaliamo per rapporto qualità-prezzo il Rosso Conero della Fattoria Le Terrazze. Nota negativa, nella stagione calda, l'aria condizionata troppo "aggressiva".
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Ristoranti
 
2015-07-02 21:20:23 Locuste
Voto medio 
 
8.0
Qualità 
 
9.0
Quantità 
 
8.0
Servizio 
 
9.0
Prezzo 
 
6.0
Opinione inserita da Locuste    02 Luglio, 2015
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Giugno 29, 2015
Recensione
E pensare che Paolo Dettori, come lui stesso racconta agli esterrefatti avventori, della viticoltura non ne voleva proprio sapere nulla. Dobbiamo doppiamente ringraziare il figlio Alessandro se oggi, oltre ai suoi vini ormai noti in tutta Italia, possiamo godere anche dell'agriturismo interno alla sua tenuta, in grado di tenere pienamente testa alla produzione enologica per qualità e cura. Kent'Annos (che in sassarese è anche un augurio di prosperità) può contare, tanto per cominciare, su una location paradisiaca: immerse nelle campagne di Sennori ma a due passi dal mare, le tenute si estendono a perdita d'occhio verso un panorama strabiliante, specialmente nelle lunghe e calde serate estive. Ma se la scenografia è eccezionale, tutto il resto non è da meno.

L'agriturismo propone un menu completo a 35 euro, accompagnato dai due eccellenti vini Renosu (bianco e rosso), oppure una degustazione a 50 euro che comprende l'assaggio di 4 vini della cantina. Enologia e ristorazione, in effetti, procedono su binari paralleli: l'una è naturale e biodinamica, l'altra basata interamente su agricoltura biologica, compresa la legna per il forno e per la brace. Con il pane fatto in casa arriva così in tavola una sequenza di antipasti di pregio: salumi (crudo, coppa, lardo, pancetta, salsiccia e la rara testa in cassetta), formaggi freschi e stagionati accompagnati da cipolla caramellata, zucchine ripiene, coratella di maiale, le spettacolari lumache in umido. Tutto davvero squisito.

Il resto del menu può mutare in base alla stagione, ma un punto fermo è la zuppa anglonese, variante locale della zuppa gallurese a base di pane raffermo imbevuto di brodo di pecora, formaggio ed erbe. Da applausi l'altro primo, i ravioli con ricotta e nepitella (semisconosciuta e profumatissima erba aromatica). Come secondo, un porcetto sardo ineguagliabile per morbidezza delle carni e croccantezza della cotenna si accompagna alla robusta ma non troppo invasiva pecora in umido. Dopo tanta abbondanza, il dolce punta sulla leggerezza: un delicato gelato al fiordilatte con sapa (mosto cotto) di Cannonau e menta.

Inutile dire che i vini sono imprescindibili: ai già citati Renosu vanno aggiunti perlomeno l'originale Dettori Bianco, un vino non filtrato da uve Vermentino; i due Cannonau Tenores e Dettori, più classico il primo e più complesso il secondo; il raro Chimbanta & Battoro (cinquantaquattro), passito da vitigno Monica. Se ce n'è la possibilità, è d'uopo però assaggiare anche un bicchiere di Pascale, vino ovunque utilizzato solo per i "tagli" e oggi riscoperto dai Dettori come prodotto autonomo; e soprattutto concedersi qualche minuto in più con il proprietario, sempre disponibile all'approfondimento o alla chiacchiera!
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Ristoranti
 
2015-06-23 15:46:07 Locuste
Voto medio 
 
6.9
Qualità 
 
8.5
Quantità 
 
5.0
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
6.0
Opinione inserita da Locuste    23 Giugno, 2015
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Giugno 19, 2015
Recensione
Milano trabocca letteralmente di ristoranti di ispirazione nipponica, ma si contano sulla dita di una mano quelli che con il Giappone hanno una qualche attinenza reale. Nel caso della Saketeca GO siamo però un passo avanti: basta entrare nel minuscolo locale di viale Piave per fare un tuffo nell'atmosfera dell'Estremo Oriente, non tanto per il menu (che anzi pesca a piene mani nella cucina europea) quanto per l'ambientazione scrupolosamente ricreata e la tipologia di clientela. Nel giro di pochi mesi la Saketeca è infatti diventata un ritrovo abituale della comunità giapponese della città, tanto che al suo interno non è poi così facile parlare italiano... Malgrado il menu ampio e variegato, più che un ristorante il GO è una sorta di "bar di tapas" di diversa consistenza o formato, da stuzzicare davanti a un sake o un bicchiere di vino. I prezzi della singola porzione vanno dai 5 ai 14 euro; peccato per le dosi talvolta davvero troppo ridotte, anch'esse più a misura giapponese che italica!

La specialità della casa è ovviamente il sake, ma i clienti orientali lo ignorano bellamente optando piuttosto per i vini della ben fornita cantina, con tante etichette anche di pregio. Ciò nonostante, vale la pena di sottoporsi al rituale della più tipica bevanda giapponese, rigorosamente da degustare nei caratteristici "ochoko" (tipici bicchierini di ceramica): se non altro questo consentirà di scoprire che di sake esistono tipologie diversissime, dal più fruttato al più alcolico passando per alcune versioni quasi "barricate". Benché nei ristoranti venga quasi sempre servito caldo, il sake è in realtà ottimo anche a temperatura ambiente, fresco e dissetante nonostante il tenore alcolico non proprio bassissimo. Altra degustazione interessante è quella dello shochu, questo sì un vero e proprio liquore a base di canna di zucchero.

Si capisce dunque come il cibo sia solo una sorta di accompagnamento, peraltro molto gustoso: gli imperdibili spicy edamame (fagioli di soia aromatizzati), o il delicato baccalà mantecato avvolto in foglie di daikon (una sorta di rapa), fanno da contraltare a proposte assai meno esotiche come mozzarella di bufala e pomodorini, taglieri di salumi e formaggi. A metà strada si piazzano le deliziose sarde fritte con cuscus e cipolla rossa e gli asparagi impanati con maionese di olive. C'è anche qualche piatto più sostanzioso: calamari in padella con salsa di interiora, triglia al forno con crema di piselli allo zenzero, bistecca di manzo con crema di cavolfiori affumicati, curry giapponese con polpettone di maiale e il robusto locomoco don (riso bianco con ragù e uovo all'occhio di bue). Per finire, tiramisù al tè verde o semifreddo di sesamo bianco e miele.
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Ristoranti
 
2015-06-07 21:03:36 Locuste
Voto medio 
 
7.1
Qualità 
 
6.0
Quantità 
 
8.5
Servizio 
 
6.0
Prezzo 
 
8.0
Opinione inserita da Locuste    07 Giugno, 2015
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Giugno 02, 2015
Recensione
Disperso tra boschi e campi sulla sponda novarese del Ticino, a due passi dall'aeroporto di Malpensa, Divignano è un piccolo e sonnolento borgo che sembra avere poco da offrire al visitatore. Anche il ristorante Cacciatori, del resto, è ben nascosto dietro l'apparenza di un modesto bar di paese; varcata la prima soglia, si apre però una grande e frequentata sala con più di 100 coperti. Un locale da menu fisso e da grandi abbuffate, visti anche i prezzi contenutissimi (25 euro bevande escluse). A dispetto delle apparenze la cucina non si concentra sulle specialità locali, ma spazia fino ai classici della cucina italiana; i risultati non sono però esaltanti, se non quando si torna alla vera specialità della casa, la cacciagione appunto, con particolare riferimento al cinghiale.

Il pranzo si apre invariabilmente con una visita all'oceanico buffet di antipasti, da cui è possibile rifornirsi a piacere: vi si trovano fagioli, pomodori secchi, carciofi sott'olio, varie tipologie di funghi, melanzane e zucchine, insalata russa, nervetti, olive, l'immancabile cocktail di gamberi e la battuta di carne cruda (sicuramente la proposta più notevole del lotto). In tavola vengono inoltre serviti vassoi di salumi - crudo e pancetta - e cozze in umido, per la verità non esaltanti. Come si vede, l'abbondanza è un indubbio punto di forza del ristorante; lo stesso vale per il vino sfuso della casa, modesto ma bevibile, che peraltro si accompagna a una buona offerta di bottiglie locali.

Fra i tre primi previsti dall'offerta spiccano alcun dubbio le eccellenti pappardelle al cinghiale, soprattutto per l'ottima qualità della carne. Un gradino sotto gli spaghetti allo scoglio, deludente invece il risotto al rosmarino, più che altro un riempitivo. Dopo un veloce sorbetto al limone si passa ai secondi: accanto ai convenzionali filetto e costata e a qualche proposta di mare (gamberoni) compaiono la bistecca di cavallo e soprattutto lo spezzatino di cinghiale. Conclusione degna con dolci della casa, tra cui un invitante tiramisù al cucchiaio. Tirando le somme, un indirizzo non per palati finissimi, ma sicuramente adatto per un pranzo di sostanza e non troppo costoso.
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Ristoranti
 
2015-06-04 16:43:55 Locuste
Voto medio 
 
7.8
Qualità 
 
7.5
Quantità 
 
7.5
Servizio 
 
8.0
Prezzo 
 
8.0
Opinione inserita da Locuste    04 Giugno, 2015
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Mag 28, 2015
Recensione
Per la maggior parte dei visitatori, il Radio Café è "solo" un bel ristorante a pochi passi dalla stazione centrale di Varsavia, con un arredamento sobriamente elegante e un ottimo assortimento di specialità polacche. In realtà, il nome esplicita un'origine ben più interessante: il locale fu fondato come club degli ex dipendenti di Radio Free Europe, l'emittente finanziata dagli USA che dall'Occidente diffondeva le sue trasmissioni clandestine oltre la Cortina di Ferro. Un bel pezzo di storia della guerra fredda, del resto ricordata anche da libri e pubblicazioni esposti alle pareti (e liberamente consultabili). Oggi che del regime restano solo pallidi segni, il Radio Café resta un validissimo punto di riferimento per gustare i piatti locali nella loro versione più sofisticata, con qualche interessante incursione nella cucina internazionale. Impeccabile il servizio, porzioni molto abbondanti e robuste.

Il locale è aperto dalle 10 nel weekend, addirittura dalle 7.30 nei giorni feriali, quando offre un'oceanica colazione a buffet a prezzi ridicoli (circa 7 euro). Ma il cuore dell'offerta è il menu alla carta, che si apre con una serie di antipasti più o meno classici: aringa "alla polacca", steak tartare, verdure miste, pane all'aglio e omelette, oltre a un vasto assortimento di insalate. Ovviamente il meglio deve ancora venire, a cominciare dalle zuppe: il classico barszcz a base di barbabietole, il rosol (brodo con ravioli), lo zurek con salsiccia e funghi, il flaki (trippa) e la zuppa di cipolle. Come si vede, tutte proposte assai sostanziose e caloriche.

Tra i piatti principali non mancano i pierogi, tipici ravioloni bolliti ripieni di carne, verdure o formaggi. Da non perdere sono però soprattutto il bigos, stufato di carne, crauti e altre verdure, e la kotlet schabowy, una cotoletta di maiale con uovo al tegamino. Alternative: kielbasa (salsiccia), golabki (involtini di cavolo ripieni di carne), filetto Strogonoff. Più scarna la lista dei dolci, ma è da provare la szarlotka, morbida torta di mele simile alla "apple pie" americana, servita calda con gelato o crema. Alla carta si aggiunge poi una lista del giorno con numerosi piatti aggiuntivi. Si beve vino d'importazione argentino, cileno o italiano, birra polacca (Zywiec alla spina) e naturalmente vodka, compresa la famosa Zubrowka. I prezzi dei piatti principali vanno dai 25 ai 50 zloty: davvero difficile spenderne più di 100 (25 euro) per un pasto completo.
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Ristoranti
 
2015-06-04 10:53:40 Locuste
Voto medio 
 
7.3
Qualità 
 
6.5
Quantità 
 
7.0
Servizio 
 
7.0
Prezzo 
 
8.5
Opinione inserita da Locuste    04 Giugno, 2015
#1 recensione  -  

Recensione

Data di visita
Mag 28, 2015
Recensione
Da caratteristico ristorantino con piatti della tradizione polacca a vera e propria catena con ben 8 punti vendita sparsi per Varsavia (4 dei quali in pieno centro storico): lo Zapiecek è il modello perfetto dello sviluppo e della progressiva turisticizzazione di una Polonia in piena ascesa. Anche se a dire il vero questo "Polski pierogarnie", con i suoi graziosi tavolini in legno e le sue cameriere in costume tipico (da non invidiare nella stagione invernale...), non ha mai nascosto le proprie ambizioni commerciali. Se non una meta, lo Zapiecek può dunque costituire senza dubbio un punto di partenza per scoprire la gastronomia locale, con il suo "bigino" culinario che prende le mosse dai piatti più semplici ed essenziali. Ideale per una sosta a pranzo durante la visita della città, può contare anche su prezzi assai abbordabili in un contesto in cui comunque è davvero arduo spendere molto per il cibo!

Come dice il nome del locale, la specialità della casa sono i pierogi, robusti ravioloni con ogni possibile ripieno. Ce ne sono ben 23 tipologie che vanno dalle più semplici alle più elaborate: tra i migliori quelli "alla russa", con patate e bacon, agli spinaci, al formaggio o alla carne tritata. I pierogi sono serviti con accompagnamento di pancetta o lardo saltati, panna acida o burro; il consiglio è quello di ordinarne una porzione mista (minimo 9 ravioli) per apprezzare i diversi sapori. Non è finita: ci sono anche i pierogi saltati in padella, con altre 9 varianti, e persino la versione dolce con ripieno di frutti di bosco.

L'offerta gastronomica del ristorante non si ferma comunque ai pierogi, ma prosegue con zuppe di ogni tipo, come le caratteristiche barszcz e zurek, o anche il flaki wolowe, la trippa alla polacca servita su un fornellino riscaldato. Per i più affamati non mancano i piatti di carne: costine e stinco di maiale, le tipiche salsicce kielbasy e il bigos, un piatto a base di carne, crauti e altre verdure. Il tutto a prezzi che vanno dai 20 ai 30 zloty (5-7 euro) a piatto. Lo Zapiecek propone anche una vasta offerta di cocktail e vodka; ci sono anche diverse bottiglie di vino d'importazione e il grzane wina, corrispondente al nostro vin brulé. La scelta migliore per quanto riguarda le bevande è comunque sempre la birra: alla spina c'è la gradevole Tyskie.
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